La crisi del debito si allarga: la Tigre irlandese non ruggisce più e Moody’s taglia il rating
E adesso tocca all’Irlanda a salire sulla graticola dei paesi a rischio. Dopo Atene e Madrid l’onda lunga della crisi del debito soffia forte sulla Manica. Moody’s ha abbassato il rating sovrano sul paese anglofono, portandolo da Aa1 a Aa2, mentre l’outlook è passato da negativo a stabile. L’agenzia di valutazione del rischio di credito ha mosso contro Dublino ravisando almeno tre motivi per essere più cauti: primo il peggioramento dei parametri di finanza pubblica del Paese, secondo le prospettive di crescita economica più basse per i prossimi tre-cinque anni e terzo e ultimo un pessimo stato di salute del sistema bancario nazionale.
Quanto basta insomma per accendere la spia rossa. “La bocciatura di oggi è motivata principalmente dalla graduale ma significativa perdita di forza finanziaria del Paese, di riflesso al deterioramente sulla affidabilità del debito pubblico”, precisa Dietmar Hornung, vice presidente di Moody’s – il Paese ha sofferto della drammatica contrazione del Pil iniziata nel 2008, causata dal declino del sistema di tassazione dei ricavi”.
Imputato numero uno è pesante sboom che ha travolto i settori finanziario e immobiliare, che ha poi investito il settore dell’erogazione di prestiti al settore privato. Una situazione che non troverà soluzione nel breve. Tanto che secondo gli esperti Di conseguenza, il trend di crescita dell’economia irlandese dovrebbe restare, almeno nei prossimi tre-cinque anni, al di sotto del tasso storico.
Il governo di Dublino ha dal canto suo perso una parte considerevole della propria solidità finanziaria, cosa che si riflette prima di tutto nel forte aumento del debito, passato dal 25% rispetto al Pil prima della crisi al 64% a fine 2009, con ulteriore tendenza al peggioramento. “Non è un buon momento, ma sono convinto che non ci sia da essere eccessivamente drammatici sulle prospettive di crescita irlandesi, che sembrano essersi indebolite. I paesi periferici stanno ancora soffrendo”, osserva Alan McQuaid, capoeconomista di Bloxham.
Quel che è certo è che la situazione della Nama (National Asset Management Agency), la bad bank con la quale il Governo gestisce i prestiti a rischio del sistema, fa tremare i polsi agli investitori e anche agli esperti di Moody’s. Si brancola nel buio sull’entità delle perdite che risulteranno per il Governo centrale da questa attività e, quindi, non è da escludersi un ulteriore impatto sulle finanze pubbliche, tanto più che per Anglo Irish Bank si renderà probabilmente necessaria una ulteriore ricapitalizzazione.