La crisi del credito non è ancora chiusa

Si sono susseguite anche oggi le notizie di problemi per le istituzioni finanziarie americane ed europee. Ha iniziato Capital One Financial annunciando la chiusura della sua divisione mutui e il licenziamento di 1900 dipendenti. Nel pomeriggio è stata la volta di Accreditated Home che ha reso noto di aver siglato un’intesa con un’istituzione finanziaria per la vendita di asset del valore di 1 miliardo di dollari da utilizzare in previsione di un richiamo dei margini.
Intanto il ceo della banca tedesca WestLb, Alexander Stuhlmann, ha espresso la propria preoccupazione per gli impatti che potrebbero derivare dalla crisi dei mutui subprime americani sul sistema bancario tedesco. Secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa internazionali, secondo Stuhlmann, le preoccupazioni per i subprime starebbero rendendo difficile per le banche tedesche l’accesso alle linee di credito degli istituti stranieri che sarebbero sempre più riluttanti a concedere prestiti alle banche del Paese dopo la quasi bancarotta di Ikb a inizio mese.
In giornata la Federal Riserve ha nuovamente iniettato liquidità nel sistema bancario per 3,75 miliardi di dollari e il segretario al tesoro Paulson ha chiarito che le normali condizioni di liquidità del mercato del credito potranno tornare solo una volta che gli operatori avranno concluso l’operazione di repricing del rischio.
Stamattina tuttavia in un report gli analisti di Morgan Stanley hanno espresso la convinzione che la crisi dei mutui subprime non rappresenti un problema per le banche italiani. Sulla base di contatti diretti intrattenuti dagli analisti con le banche risulterebbe un’espozione ai titoli derivanti da tali mutui molto limitata.