Notizie ETF Costi sempre più bassi, price war anche sugli ETF Smart Beta

Costi sempre più bassi, price war anche sugli ETF Smart Beta

Pubblicato 20 Settembre 2017 Aggiornato 26 Settembre 2022 08:38

Non è certamente passato inosservato il lancio di un nuovo Smart Beta da parte di Goldman Sachs Asset Management (GSAM). La divisione di asset management della banca d’affari statunitense ha proposto sul mercato statunitense un clone che replica un indice equal-weight di circa 500 azioni a larga capitalizzazione. A catturare l’attenzione del mercato è il costo decisamente contenuto con spese correnti pari a solo lo 0,09%.

Gli ETF, che sin dagli albori si sono caratterizzati per costi decisamente contenuti, hanno visto negli ultimi anni assottigliarsi tale voce divenuta un elemento di concorrenza tra i principali players. Morgan Stanley ha stimato lo scorso giugno che le commissioni potrebbero scendere di un ulteriore 10-15% nei prossimi 3-5 anni. Guardando al mercato statunitense, i costi sono complessivamente diminuiti di quasi un terzo tra il 2009 e il 2016 attestandosi a 23 punti base rispetto ai 34 punti base del 2009.

La nuova proposta di Goldman Sachs va a posizionarsi a livelli decisamente inferiori rispetto alla media delle altre proposte smart beta presenti sul mercato. Risulta pertanto probabile che la guerra dei prezzi a cui si è assistito negli ultimi anni sul mercato ETF si acuisca per quanto riguarda la categoria di prodotti smart beta. Questa tipologia di ETF, che si rifà a indici strategia alternativi a quelli tradizionali a capitalizzazione di mercato (ETF low volatility, equal-weight, fattoriali, etc) ha attirato forti afflussi negli ultimi anni parallelamente all’aumento della varietà di prodotti a disposizione. A fine luglio 2017 gli Smart beta hanno raggiunto la quota record di 607 miliardi di dollari di asset in gestione.
La maggior parte dei prodotti smart-beta, stando a quanto riportato da Moody’s, ha un rapporto di spesa tra lo 0,24% e lo 0,39%, mentre i fondi comuni di investimento sono generalmente più costosi, nei pressi dello 0,63%. Considerando i 100 maggiori ETF smart Beta, il TER medio è dello 0,27%.

Gli investitori sono sempre più coscienti del valore che ricevono per le spese di gestione che pagano – rimarca l’analista di Moody’s, Stephen Tu – e di conseguenza il segmento dei prodotti con costi inferiori a 10 punti base è quello che riceve maggiori flussi“. Difatti gli ETF con costi compresi tra 0% e 0,1% hanno avuto afflussi di circa 250 miliardi di dollari da inizio anno (dati Bloomberg al 31/8/2017), mentre quelli che presentano un TER tra lo 0,21% e lo 0,30% hanno visto entrate inferiori a 25 miliardi di dollari.

“Con questa mossa GSAM consolida un prezzo inferiore a 10 punti base per strategie Smart Beta”, aggiunge l’analista di Moody’s che è dubbioso circa la capacità dei prodotti Smart Beta di offrire premi significativi rispetto a quelli degli ETF legati a indici tradizionali.
L’ETF con ticker GSEW è l’undicesimo replicante proposto da Goldman Sachs Asset Management (GSAM) da quando ha iniziato a offrire ETF nel 2015 (GSAM gestisce 5,6 miliardi di dollari in asset ETF). “Il GSEW cerca di aiutare gli investitori a cercare una modalità a basso costo per posizionarsi in maniera uniforme sulle più grandi aziende statunitensi, indipendentemente dalla loro dimensione relativa”, ha dichiarato Michael Crinieri, chief ETF strategist di GSAM. L’ETF si rifà all’indice Solactive US Large Cap Equal Weight Index evitando l’eccessiva concentrazione nelle aziende statunitensi più grandi attraverso un meccanismo di equiponderazione dei titoli all’interno dell’indice che prevede il ribilanciamento ogni mese.

GSAM già nel 2015 aveva attaccato il mercato con un ETF multifattoriale, il Goldman Sachs ActiveBeta US Large Cap Equity ETF (GSLC), che vanta un patrimonio di 2,4 miliardi di dollari. La risposta di BlackRock, leader mondiale nel settore ETF attraverso la piattaforma iShares, è arrivata a fine 2016 con un netto taglio delle commissioni sui propri ETF multifattoriali.

Mercato degli ETF che sta diventando sempre più terreno di caccia viste le difficoltà dei fondi attivi che lo scorso anno hanno visto deflussi per 285,2 miliardi di dollari a fronte dei flussi record di 428,7 miliardi di dollari dei fondi passivi (dati Morningstar). Crescita del mercato ETF che è accelerata quest’anno con asset in aumento del 35,5% a livello globale nei primi 8 mesi dell’anno a quota 4.800 miliardi di dollari (dati ETFGI).
Sempre questo mese sul fronte costi è arrivata la novità del GraniteShares Gold Trust BAR, che permette di prendere posizione sull’oro con TER pari allo 0,20%, ossia la metà di quello dello SPDR GOLD ETF, il maggiore fondo sull’oro presente sul mercato.