La contrazione nel comparto obbligazionario apre nuove opportunità nei Mercati Emergenti
Di seguito pubblichiamo un commento di mercato di Damien
Buchet, Head of Emerging Market Fixed Income di AXA Investment Managers. L'esperto
prende in esame in particolar modo il comparto obbligazionario dei paesi
emergenti, reduce nell'ultimo dal peggior ribasso degli ultimi 3 anni causato anche
dalla revisione della politica monetaria annunciata dalla Fed. La risposta del
mercato a detta del gestore è stata tuttavia sproporzionata se si considerano i
fondamentali di questa specifica asset class. E per questo motivo, Buchet ritiene che la
recente contrazione abbia aperto nuove opportunità nell'universo dei mercati
emergenti e che le prossime settimane rappresenteranno un punto d'ingresso
interessante per l'anno.
L'ultimo mese è stato un mese particolare per il comparto
obbligazionario dei mercati emergenti che ha subito il peggior ribasso degli ultimi
3 anni. Il re-pricing del mercato legato alla revisione delle prospettive di
politica monetaria negli USA, è stato amplificato dalle difficoltà di
posizionamento degli investitori nel corso del mese, penalizzando soprattutto
gli attivi con duration lunga e con valorizzazioni contenute. Gli spread del
credito sovrano e corporate, i tassi d'interesse locali e le valute dei mercati
emergenti hanno risentito in maniera non proporzionale rispetto ai fondamentali
e alle asset class analoghe. Per quanto paragonabile per dimensioni alla crisi
del 2011, ci sembra che la situazione attuale rifletta piuttosto una logica di
posizionamento piuttosto che i fondamentali.
Gli spread sovrani e corporate i tassi di interesse locali e
le valute dei mercati emergenti hanno sofferto in maniera sproporzionata se si
considerano i loro fondamentali. Anche se la crescita è in rallentamento da
febbraio, infatti, i fondamentali non si sono deteriorati significativamente
negli ultimi due mesi. Le notizie provenienti dalla Turchia o, più di recente,
dal Brasile, e l'aver compreso che la Cina non potrà salvare il mondo, possono
in parte spiegare la stanchezza degli investitori nei confronti dei mercati
emergenti, ma non riassumono adeguatamente tutta la vicenda.
A nostro avviso, le economie emergenti sono molto più
resistenti e in grado di affrontare i potenziali deflussi rispetto a quanto non
lo fossero 5 - 10 anni fa. E' improbabile che si verifichi una crisi come
quella passata, fatta eccezione per alcune situazioni specifiche, le quali non
costituiscono comunque un rischio sistemico per l'asset class.
Tuttavia, investire sui mercati emergenti forse non è più
semplice come una volta. La differenziazione del rischio Paese, l'insorgere di
problematiche specifiche per alcuni di essi, le correlazioni presenti tra le
commodity e le valute dei mercati emergenti, sono tutti elementi che indicano
una maggiore difficoltà nel prevedere la direzione complessiva di un mercato
molto diverso nei prossimi mesi.
La recente conferma da parte della Federal Reserve di un
graduale ridimensionamento del suo programma di QE3 ha deluso i mercati
obbligazionari e potrebbe scatenare altre correzioni di posizionamento, ma ha
avuto il merito di portare chiarezza circa le mosse della Fed nei prossimi mesi.
Trattandosi di un mercato molto efficiente, i Treasury USA dovrebbero aver già
prezzato questa nuova situazione.
Pensiamo che la recente contrazione abbia aperto nuove
opportunità nell'universo dei mercati emergenti e che le prossime settimane
rappresenteranno un punto d'ingresso interessante per l'anno. Il periodo a
venire sarà tuttavia meno prevedibile in termini di direzione complessiva del
mercato rispetto al passato, in quanto contrassegnato da una crescente
diversificazione tra Paesi e settori. Un approccio che abbia quale obiettivo il
rendimento offerto dal credito sovrano e corporate con duration breve sembra la
proposta rischio/rendimento ottimale per investire sul mercato obbligazionario
degli emergenti nel prossimo futuro.