Materie prime, dai Paesi emergenti all’Europa: i vincitori e i vinti secondo Pictet
Ogni guerra decreta vincitori e vinti. Quella delle commodities la stanno vincendo a mani basse tra i Paesi emergenti quelli esportatori di materie prime e fisicamente più lontani dal conflitto in Ucraina: America Latina, Medio Oriente e Africa. Al contrario l’Europa soffre la vicinanza geografica e la dipendenza energetica dalla Russia. Ad analizzare il tema è un report di Pictet.
Il conflitto in Ucraina ha sconvolto il mondo intero, causando una grave crisi sociale e umanitaria, oltre che economica. Proprio in questi giorni il Fondo Monetario Internazionale ha abbassato le stime per la crescita del PIL globale nel 2022 dal 4,4% al 3,6%. Una delle conseguenze più significative della guerra russo-ucraina è lo shock provocato sul mercato delle materie prime.
Non è semplice sostituire gli approvvigionamenti di queste materie prime con altre fonti. Le implicazioni dello scenario descritto per i mercati finanziari sono molteplici e rendono ancor più determinante una gestione flessibile degli investimenti, capace di reagire con tempestività al contesto in cui ci muoviamo. La necessità di base è quella di valutare le conseguenze a livello più granulare, a seconda del Paese o dell’area nell’universo investibile.
È chiaro che si tratta di un problema particolarmente grave per l’Europa: infatti, se gli Stati Uniti sono tra i maggiori produttori mondiali di gas e petrolio, l’Europa importa invece il 60% dell’energia di cui ha bisogno. Leggermente diversa e più complessa è la lettura delle implicazioni di questa situazione per i mercati emergenti, poiché sono composti da un universo molto ampio e variegato di Paesi, alcuni dei quali, come detto, possono giocare un ruolo importante nel sostituire parte della produzione persa a causa del conflitto.
La reazione dei mercati nel contesto attuale non si è scostata da quanto osservato in occasioni passate. Le aree più colpite sono state senza dubbio quelle limitrofe al conflitto, una porzione dell’Europa emergente (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e via dicendo) danneggiata non solo per le importazioni da Russia e Ucraina ma anche attraverso altri canali dell’economia, come il turismo.
Ci sono poi alcuni Paesi emergenti fortemente impattati a causa della dipendenza dalle importazioni di beni agricoli dalla Russia e dall’Ucraina, come l’Egitto e la Turchia. Ci sono poi altre economie minori che dipendono in misura significativa dalle importazioni agricole da Russia e Ucraina, come Pakistan, Bangladesh, Libia, Marocco e Tunisia. Tuttavia, nel complesso questi Paesi hanno un’importanza molto marginale a livello di universo investibile, considerato che alcuni di essi non sono nemmeno accessibili agli investitori stranieri.
Ci sono, però, anche aree e Paesi che hanno giovato dell’aumento dei prezzi delle materie prime, anche per la prospettiva di essere una possibile fonte sostitutiva delle commodity prima provenienti da Russia e Ucraina. I Paesi esportatori di materie prime in America Latina, Medio Oriente e Africa, oltre a essere geograficamente isolati dal conflitto, trarranno vantaggio dall’aumento del prezzo del petrolio, dei metalli e di altre materie prime. Il debito, unico strumento facilmente a disposizione degli investitori internazionali in Paesi come Angola ed Ecuador (esportatori di petrolio), ha registrato ottime performance negli ultimi mesi. Anche le valute possono rivelarsi molto utili in tal senso: non a caso, real brasiliano e rand sudafricano sono state tra le migliori divise emergenti in questo periodo.
In questa fase, gli esperti di Pictet privilegiano la selezione, rafforzando le scelte all’interno del portafoglio a favore dei Paesi esportatori di materie prime, i chiari vincitori nel contesto attuale, come Arabia Saudita, Brasile e America latina in generale, e Sud Africa (sia nella componente azionaria che in quella obbligazionaria). I temi di investimento correlati alle materie prime rappresentano circa il 25% del portafoglio del fondo Pictet–Emerging Markets Multi Asset (EMMA) e hanno fruttato circa 250pb durante il primo trimestre di quest’anno. Per gli stessi motivi le uniche esposizioni valutarie diverse dal dollaro hanno riguardato BRL, MXN, ZAR e CNY.
Da qui in avanti, è probabile che gli esportatori di materie prime, i Paesi ad alto rendimento e i Paesi lontani dal conflitto continueranno a sovra-performare l’universo dei Paesi emergenti. Almeno fino a quando le tensioni geopolitiche non si affievoliranno.