Cipro, è davvero un precedente pericoloso?
<i>Il fine settimana ha portato una sorpresa amara ai correntisti ciprioti, colpiti dal prelievo forzoso voluto dai leader europei per garantire le risorse necessarie al salvataggio della piccola isola del mediterraneo. La mossa ha tuttavia creato scompiglio in tutta Europa. Non tanto per la dimensione economica di Cipro, piuttosto per la possibilità che i correntisti degli istituti di credito degli altri Paesi periferici decidano di spostare i propri risparmi verso le banche dei Paesi più solidi al fine di evitare simili spiacevoli sorprese. Quello che resta da capire è se la vicenda cipriota rappresenti davvero un pericoloso precedente. Di seguito pubblichiamo un commento sulla questione elaborato nel consueto report settimanale a cura di JW Partners, società indipendente specializzata in currency advisory a investitori istituzionali.</i>
Cipro era rimasta un po' sottotraccia e dimenticata nelle analisi. Le dimensioni ridotte (un GDP pari a 17,9 miliardi di euro, circa 0,2% dell'Eurozona) rendevano assai remota la possibilità di un nuovo contagio per l'ennesimo, indispensabile bail-out.
Molti sicuramente non si aspettavano la decisione di recuperare una parte significativa (5,8 miliardi) dei fondi necessari con una tassa sui depositi bancari. Le altre misure, bail-in di detentori subordinati di carta bancaria, aumento della corporate tax da 10,0% a 12,5%, aumento delle tasse sui redditi da capitale, privatizzazioni, fanno appena da sfondo a quello che è il piatto forte, almeno mediaticamente, di un bail-in certamente innovativo. Mentre si levano alte le critiche per aver creato un precedente che secondo i più pessimisti porterà a breve code agli sportelli di banche italiane e spagnole, cerchiamo di analizzare lucidamente quanto sta succedendo.
Quando, nelle prossime ore, sentiremo fino alla noia ripetere che Cipro è un caso unico ed eccezionale e che quindi non ripetibili sono le soluzioni adottate per gestirne la crisi... crediamoci. Simili affermazioni sono infatti ben più fondate a nostro avviso di quelle dello stesso tenore formulate ai tempi della ristrutturazione in Grecia, che peraltro, a suo modo, aveva comunque specificità significative.
A Cipro le dimensioni del sistema bancario sono dell'800% del GDP. I depositi circa 69 miliardi, di cui 43 di residenti, 5 di residenti di altri stati membri dell'EuroZona, 21 di non-residenti fuori dall'Eurozona. Di questi ultimi si stima che circa 14 siano di cittadini russi, presumibilmente quelli con i saldi medi più elevati. Cipro è da sempre conosciuta come un ricettacolo scarsamente trasparente di soldi di dubbia provenienza.
Salviamo quindi la sostanza del provvedimento anche perché attaccare i senior bond holder (solo 1,7 miliardi) avrebbe avuto un costo contagio enorme con un beneficio ben ridotto. Sicuramente le aliquote finora proposte (6,75% fino a 100.000 euro e 9,9% oltre) sono troppo poco progressive ed attaccabili politicamente. Ma in queste ore si sta lavorando per rendere l'attuazione più equa nei confronti dei risparmiatori più piccoli, i domestici.
Le misure dovranno essere trasformate in legge da un parlamento (56 deputati) in cui il governo ha una maggioranza molto risicata. Un 'no' parlamentare è quindi un rischio ben più tangibile delle corse agli sportelli in altri paesi. Il voto è stato rimandato perché si sta ovviamente facendo tutto il possibile per preparare il terreno ad un sì ad ogni costo (anche di modificare il provvedimento in maniera significativa) , mentre la chiusura delle banche prevista per feste comandate per lunedì e martedì è stata estesa fino a giovedì. Ma, come abbiamo visto nelle elezioni italiane, la politica dei singoli paesi è proprio il fattore più difficilmente controllabile a livello centrale.
Il sì di Cipro è lo scenario più probabile ed è quello che farebbe ritornare il focus sull'analisi della sempre ingarbugliata situazione politica italiana. Le ramificazioni di un no diventano invece molto meno prevedibili, probabilmente dipendenti dalle decisioni della BCE sulla liquidità di emergenza che attualmente tiene in piedi il sistema bancario cipriota. Con gli occhi puntati nel bel mezzo del mediterraneo orientale è passato in secondo piano che l'Eurogruppo abbia approvato una dilazione nelle scadenze dei prestiti agevolati per Portogallo e Irlanda.