Cartello del gas, uno spauracchio per il mondo

Il cartello dei paesi produttori di gas potrebbe diventare realtà, e il suo impatto sugli equilibri economici ma anche socio-politici mondiali sarebbe devastante. A rilanciare l’ipotesi è un giornale russo, secondo il quale il patto potrebbe essere sancito il prossimo 9 aprile, data del forum dei produttori di gas che si troveranno a Doha in Qatar. E qualcuno già parla di Opec dl gas, magari in compagnia Iran, Algeria, lo stesso Qatar e il Venezuela.
L’idea non è nuova, e il forum del gas esiste da circa sei anni, senza però aver fatto nulla di davvero concreto finora. Un’ipotesi che riporta alla luce lo spauracchio lanciato un mese fa, circa, dal presidente russo Putin, il quale aveva definito l’idea come buona. Lo stesso Putin, ora, però getta acqua sul fuoco, conscio che una tale mossa sarebbe mal interpretata da molti paesi occidentali, in primis dagli Usa.
Il progetto del cartello del gas sembrerebbe dunque destinato a restare sulla carta, secondo diversi analisti ed osservatori del settore energetico. O comunque difficilmente potrebbe realizzarsi in qualcosa di paragonabile all’Opec. La maggior parte del gas viene distribuito oggi attraverso gasdotti dal produttore direttamente al consumatore, attraversando molto paesi non produttori, con i quali esiste una contrattazione diretta e spesso difficile. La diffusione dei rigassificatori – che sono in grado di trasportare in maniera alternativa e diretta il gas – ad oggi è molto bassa in tutto il mondo. Solo la loro diffusione potrebbe trasformarli, teoricamente, in un mezzo di ricatto al pari delle petroliere che trasportano in maniera indipendente il greggio da una parte all’altra del globo.
Naturalmente un tale progetto sarebbe realizzabile solo con la guida forte della Russia, che possiede circa un terzo del gas in circolazione nel mondo. Putin, però, secondo gli osservatori di politica internazionale, è cosciente del fatto che la sua produzione in inverno non basta all’enorme fabbisogno nazionale e che gli investimenti per stoccare – e creare delle scorte al pari del greggio – sarebbero insostenibili per la delicata economia russa. Verrebbero meno dunque quelle armi fondamentali utilizzate dai paesi arabi per “ricattare” l’occidente attraverso il petrolio, del quale possono aprire e chiudere i rubinetti senza problemi.