Carica sovranisti in Europa non affossa spirito europeista. Boom Lega, disfatta M5S

L’ascesa dei sovranisti e dei populisti, in Europa, è un fatto incontrovertibile. Ma l’ala europeista tiene, e tiene al punto tale che i vari sovranisti di Salvini, Marine Le Pen, Viktor Orban, avranno sicuramente più voce in capitolo nel promuovere le loro idee, ma rimarranno comunque all’opposizione.
Per quanto la sensazione di amaro in bocca sia forte – sia il Ppe che i socialisti e democratici dell’S&D hanno subìto forti perdite di consenso e non hanno più la maggioranza da soli – la nuova alleanza li vedrà sempre protagonisti, probabilmente insieme ai liberali di Alde, che si sono distinti anch’essi per la loro ascesa.
La nuova mappa del Parlamento europeo non è ancora definita.
Servono infatti almeno 376 voti, la metà più uno dei 751 seggi totali dell’Europarlamento, per scegliere il prossimo presidente della Commissione europea, e poi dare la fiducia a tutto il suo Esecutivo.
Pur restando primo partito con 179 seggi, il Ppe ha sofferto una perdita di 38 seggi rispetto a quelli al momento detenuti, pari a 217; in perdita anche i Socialisti e Democratici (S&d), che con 150 seggi avranno 37 seggi in meno rispetto ai 187 di oggi. Dal canto suo, l’Alde (movimento di cui fa parte anche il presidente francese Emmanuel Macron ) ha di fatto guadagnato 107 seggi (+39), segnando l’ascesa più forte.
In forte crescita anche i Verdi con 70 seggi (+18) e il gruppo di estrema destra Enf (in cui siedono la Lega e Marine Le Pen) con 58 seggi (+21).
Tra gli altri risultati di queste elezioni europee del 2019, l’Efdd (con dentro il M5s) ha beneficiato del successo del partito della Brexit di Nigel Farage ottenendo 56 seggi (+15).
In forte calo i Conservatori dell’Ecr con 58 seggi (-18), e la Sinistra unitaria europea (Gue) con 38 seggi (-14)”.
Guardando ai singoli paesi, in Germania è riuscita a tenere l’alleanza Cdu-Csu della cancelliera Angela Merkel, che si è confermata primo partito. Ma, con appena il 28,4% dei voti, il risultato è stato il peggiore della storia e ha pagato, tra le altre cose, anche l’ascesa dei Verdi, che hanno segnato un boom del 20%. Male i socialdemocratici della SPD,appena il 15,5% dei voti).
In Francia Marine Le Pen ha trionfato chiedendo “lo scioglimento delle Camere” e il cambiamento del sistema elettorale in proporzionale. Le Pen ha detto che al Parlamento europeo si insedierà un “super gruppo” di sovranisti che riuscirà a incidere sull’organizzazione dell’Unione europea.
La lista del Rassemblent National di Marine Le Pen ha vinto, per la precisione, con il 23,31% dei voti; al secondo posto, la lista LREM-MoDem del presidente Emmanuel Macron con il 22,41%. Lo scarto è di poco conto, e di fatto entrambe le liste si aggiudicheranno lo stesso numero di deputati eletti al Parlamento europeo (23).
Sovranisti in pole position anche nel Regno Unito, con il nuovo Brexit Party di Nigel Farage che trionfa con il 32%. Stando a una prima proiezione nazionale della Bbc, i LibDem filo-Ue si sono confermati comunque secondi al 19% (+11%), il Labour di Jeremy Corbyn è scivolato invece al terzo posto, in flessione al 16; anche qui hanno guadagnato i Verdi (due punti in più)., all’11, mentre i Tory della dimissionaria premier britannica Theresa May sono crollati al quinto posto, riportando un record negativo storico pari ad appena l’8%.
Non ce l’hanno fatta in Olanda i sovranisti del Partito per la Libertà (Pvv) di Geert Wilders, alleato della Lega di Matteo Salvini. Dai dati di Europe Elects, con l’85% dei voti contati, il partito ha sofferto infatti il risultato peggiore della storia, senza riuscire a raggiungere la soglia del 3,85% e rimanendo dunque senza neanche un seggio all’Europarlamento.
Ha stravinto in Ungheria il partito di Viktor Orban, con un pieno di consensi attorno al 56%, anche meglio rispetto alle elezioni europee del 2014.
Sovranisti stravincono in Italia con Salvini
Per quanto riguarda il caso specifico dell’Italia, qui gli effetti del trionfo dei sovranisti si faranno sicuramente sentire nelle scelte del governo M5S-Lega.
La Lega è il primo partito in Italia, mentre il Pd ha superato il M5S.
Il partito di Matteo Salvini, quando sono state scrutinate 49.168 su 61.576 (oltre due-terzi), stando ai dati pubblicati dal Viminale, si à aggiudicato il 34,4% con 7.064.904 di voti. Secondo partito, il Pd con 23,3% e 4.792.147 voti.I Cinque Stelle invece quasi dimezzato il risultato delle politiche di soli dodici mesi fa: 16,5% pari a 3.399.035 voti.
Forza Italia di Silvio Berlusconi si è aggiudicata l’8,4%, con 1.742.192 voti. Fratelli d’Italia il 6,4% con 1.316 974 voti.
Salvini, vicepremier del governo M5S-Lega e leader del Carroccio, ha commentato a caldo il risultato elettorale, scrivendo su Twitter «Una sola parola: Grazie Italia!», per poi, parlando da Milano, aggiungere:
“Chiedo un’accelerazione sul programma di governo. A livello nazionale non cambia nulla- Siamo il primo partito in Italia, adesso si cambia in Europa”.
L’altro vicepremier, il grande sconfitto leader del M5S Luigi Di Maio, ha dato invece lacolpa alla bassa affluenza:
“Siamo stati penalizzati dall’astensione, soprattutto al Sud, ma ora testa bassa e lavorare. Restiamo comunque ago della bilancia in questo governo. Da qui in avanti più attenzione ai territori”.
Così invece il leader del Pd, Nicola Zingaretti: “Molto soddisfatti per l’esito elettorale, la scelta della lista unitaria è stata vincente. Il bipolarismo è tornato a essere centrato sulla presenza del Pd”.
Indubbiamente, i leghisti di Salvini ora avranno più voce in capitolo negli equilibri del governo M5S-Lega. Per quanto Salvini continui a negare il rischio di una crisi con gli alleati, i toni accesi della campagna elettorale e il successo incontestabile della Lega hanno ribaltato l’esecutivo giallo-verde. Secondo diversi esperti, il ribaltone renderà l’agenda di politica economica della Lega prioritaria rispetto alle esigenze del M5S. Tutto questo, mentre il premier Giuseppe Conte – per cui il ruolo di mediatore sarà sempre più difficile da portare avanti – si appresta a ricevere una delle classiche letterine di Bruxelles.
Intanto, i sovranisti non mancano di far sentire la loro voce già su alcuni dossier emersi nelle ultime ore. Così Claudio Borghi, economista leghista e presidente della Commissione bilancio della Camera, commenta le trattative FCA-Renault per una fusione confermate da entrambe le parti:
“In quello che dovrebbe essere un affare tra privati in cui gli Stati, noi compresi, non dovrebbero mettere becco, fatto salvo l’interesse nazionale, lo Stato francese ha ancora il 15% di Renault quindi teniamo d’occhio”.
“Già con i cantieri Stx Macron non si è fatto problemi a un utilizzo spregiudicato dello Stato quindi staremo attenti che un patrimonio della storia dell’Italia sia valorizzato, se sarà così non ci saranno problemi, altrimenti…” “pareggeremo”.