Notizie Notizie Italia La britannica Resolution strizza l’occhio al dossier Pioneer, per gli analisti non s’ha da fare

La britannica Resolution strizza l’occhio al dossier Pioneer, per gli analisti non s’ha da fare

8 Dicembre 2010 12:48

Doveva partire a settembre la vendita di Pioneer, la società di risparmio gestito di Piazza Cordusio. Ma la realtà ha superato la fantasia. La banca d’investimento incaricata di curare il dossier, Bank of America Merrill Lynch, che aveva condotto i sondaggi al rientro dalle vacanze estive, ha dovuto scontrarsi con il rimbaltone che questo autunno ha riscritto la governance di Unicredit. E così la nuova gestione della banca ha fatto passare in secondo piano il processo di vendita di Pioneer, che gestisce fondi per 185 miliardi di euro. Una cessione che nell’originaria tabella di marcia sarebbe dovuta essere finalizzata entro fine anno, ma che oggi è tornata d’attualità.


Dall’altra parte gli interessati a Pioneer non mancano: l’elenco spazia da Natixis, Bnp Paribas e Amundi, mentre per la parte americana (44 miliardi di fondi) si sarebbero fatte avanti società concorrenti come John Hancock Funds, Mfs Investment Management, Eaton Vance Investment Managers e Putnam, così come i gruppi di private equity Ta Associates e Hellman & Friedman. E da oggi la stampa britannica aggiunge tra i possibili compratori anche Resolution Limited, società di investimento creata dal finanziere Clive Cowdery. Il gruppo inglese quotata dal dicembre 2008 alla Borsa di Londra starebbe valutando di realizzare un’acquisizione in Europa e per questo avrebbe iniziato a passare in rassegna i vari dossier o target alla sua portata, scrive il Financial Times.


Il Daily Express segnala che in realtà la cernita sarebbe già stata fatta. Resolution punterebbe proprio alla società di asset management su cui Unicredit ha appeso il cartello vendesi. Ma le buone intenzioni della compagnia inglese si scontrano con la realtà ossia con i palletti imposti da Bofa Merrill: Piazza Cordusio non avrebbe messo in vendita il 100% di Pioneer, ma solo una parte. Un dettaglio non trascurabile che secondo gli addetti ai lavori potrebbe far recedere diversi potenziali interessati, tra cui anche Resolution.


Sulle chance che la società di investimento creata dal finanziere Clive Cowdery ha in questa partita, gli analisti londinesi contattati da Finanza.com sono tiepidi. Secondo un esperto di una primaria banca basata nella City il deal non è abbastanza strategico per Resolution che quando si muove lo fa per comprare il 100% di una società. “Unicredit ha intenzione di mantenere il controllo operativo di Pioneer, non vuole rimanere sguarnita di una società di asset management. Le condizioni di Resolution sono altre: o il 100% o niente. Quindi mi sembra chiaro quale sarà l’epilogo”, dice l’analista. Un secondo esperto sempre basato a Londra segnala che il focus di Resolution è sul mercato inglese e mal si combinerebbe con Pioneer.


“Se fosse confermata, la notizia di oggi potrebbe da un lato aiutare Unicredit, a seconda delle condizioni dell’accordo, a concludere il deal prima dell’entrata in vigore delle disposizioni di Basilea 3, in linea con quanto fatto da SocGen con Amundi”, è l’idea degli analisti di Mediobanca Securities, che avvertono: “questo potrebbe però anche avere a impatti negativi sui capital ratios”. “Dall’altro lato – continuano – Unicredit potrebbe perdere la sua presenza in attività che vantano un alto RoE e a basso utilizzo di capitale, mettendo sottopressione il RoRwas. La bontà dell’operazione sarà pertanto tutta racchiusa nei dettagli prima di giudicare un’eventuale impatto. Pertanto la raccomandazione su Unicredit resta neutral con target di 2,1 euro”.