Ed ecco che prende il via una nuova fase del consolidamento cooperativo e Banca Popolare di Milano e Banca Popolare dell’Emilia Romagna fanno un primo importante passo vero il matrimonio. A dare un iniziale via libera all’operazione sono stati i rispettivi consigli di amministrazione, riunitisi ieri pomeriggio in contemporanea. “I cda – si apprende da una nota stampa congiunta – hanno autorizzato la sottoscrizione di una lettera di intenti non vincolante e l’avvio di una fase di trattativa in esclusiva, da concludersi entro il prossimo mese di aprile, volta a definire i possibili termini industriali, giuridici ed economici di un’operazione di aggregazione”.
Le due Popolari hanno tenuto a precisare che l’ipotesi di aggregazione allo studio si ispira a “principi di pari dignità tra le parti e prevede il mantenimento e la valorizzazione della comune matrice cooperativistica popolare, con l’adozione di un modello di tipo federale basato su una banca holding cooperativa quotata, retta da un sistema di governance tradizionale, con funzioni di indirizzo e coordinamento strategico alla quale sarà affidato lo svolgimento di alcune funzioni operative a supporto dell’intero gruppo; più due banche capofila, con funzione anche di sub-holding, alle quali faranno riferimento le banche territoriali, con l’obiettivo di consentire la salvaguardia dell’identità e delle autonomie locali delle banche federate”. Dunque il presidente di Bpm, Roberto Mazzotta, e l’amministratore delegato di Bper, Guido Leoni, che tra l’altro punteranno a mantenere le stesse cariche nella nuova entità nascente, hanno scelto una strada originale per il matrimonio, quella della holding cooperativa.
Se le due parti in causa riusciranno a chiudere le trattative nei tempi previsti, ad aprile sulla scena del credito cooperativo comparirà un nuovo colosso con 1.800 sportelli, 60 miliardi di raccolta diretta, 20 mila dipendenti e una capitalizzazione da quasi 10 miliardi di euro, che lo porterebbe a ricoprire il ruolo di setimo attore sulla scena bancaria italiana. Secondo indiscrezioni le sinergie che si creerebbero potrebbero aggirarsi sui 266 milioni di euro. Tali singergie “di ricavo e di costo”, sempre secondo quanto si apprende dalla nota stampa congiunta, scaturirebbero in primis dal raggiungimento di una massa critica sul mercato italiano, e dalla continuità e complementarietà in termini geografici, con forte radicamento territoriale delle reti. Inoltre il nuovo gruppo che tra pochi mesi potrebbe comparire sulla scena punta al raggiungimento di economie di scala e di scopo e mira ad aumentare l’efficienza operativa grazie all’allineamento alle best practice operative, commerciali, e creditizie di tutte le società del gruppo.
Gli advisor che cureranno l’operazione sono in tutto quattro: Lazard e Citigroup per il gruppo modenese, Mediobanca e Lehman Brothers per quello meneghino. Il fatto che gli esperti di Lehman Brothers seguano da vicino il possibile matrimonio non ha impedito alla banca d’affari di esprimere qualche scetticismo sull’operazione. In una nota uscita ieri infatti gli analisti di Lehman Brothers hanno spiegato che, pur ritenendo che la fusione rappresenti la risposta strategica appropriata a un contesto sempre più competitivo, credono che le implicazioni finanziarie dell’operazione potrebbero essere potenzialmente negative. “Ai livelli correnti di mercato – dicono dalla casa d’affari – non riteniamo che le azioni Bpm offrano una buona ricompensa per il rischio. Se l’integrazione dovesse avere luogo, i titoli tratterebbero a un premio del 30% e del 23% rispetto ai gruppi analoghi sulla base del P/E stimato rispettivamente per il 2008 e per il 2009. Ecco perché confermiamo la nostra preferenza relativa per Intesa SanPaolo e per Bpvn-Bpi, entrambe bollate con ‘overweight’, contro l”equal-weight’ di Bpm”. Va tuttavia segnalato che Lehman Brothers ha alzato il prezzo obiettivo sul titolo del gruppo capitanato da Mazzotta, portandolo da 10,70 a 11,60 euro.
Intanto a Piazza affari Popolare Milano, dopo avere dato inizio alla seduta in territorio positivo, ha girato in rosso e alle 11.20 scende dello 0,83% attestandosi a 11,37 euro, mentre Bper, che ha da poco dato inizio alle contrattazioni, essendo quotata sull’Expandi, fa registrare un leggero rialzo dello 0,20%, posizionandosi a quota 19,8 euro. (news aggiornata alle 11.20)