La Borsa boccia il sì di Alitalia
Per Alitalia si sta consumando una nuova giornata di passione a Piazza Affari. Dopo un weekend così intenso in molti guardavano con interesse e trepidazione alla reazione del mercato. E la seduta odierna non è certo cominciata nel migliore dei modi per le azioni della compagnia di bandiera italiana: il titolo è stato sospeso immediatamente dopo l’apertura delle contrattazioni dopo aver segnato un calo di oltre il 40%. Anche il secondo tentativo di riammissione alle negoziazioni non è andato a buon fine, con le quotazioni del gruppo di via della Magliana che hanno riaperto in flessione dello 38,11% a 0,3305 euro per azione.
Ieri, con una riunione fiume durata oltre dieci ore il consiglio di amministrazione di Alitalia ha dato la sua approvazione all’offerta di Air France-Klm per rilevare la compagnia aerea tricolore sull’orlo del fallimento. L’accordo dovrà ora passare al vaglio del maggiore azionista dell’aerolinea, il governo, e delle parti sindacali già sul piede di guerra.
Non sono pochi e arrivano da più parti i mugugni per un’offerta che non rispecchia le speranze con cui, almeno inizialmente, si era pensato di porre termine alla vicenda, mentre appare troppo poco la promessa di salvaguardar l’italianità del vettore, che manterrà un’identità autonoma rispetto al gruppo francese. D’altronde la valutazione di Air France-Klm rispecchia fedelmente i valori in campo per l’aerolinea senza regalare nulla, come ci si poteva aspettare.
Il vettore transalpino ha messo sul piatto un’azione ogni 160 azioni Alitalia per una valutazione complessiva pari a 138 milioni di euro o 0,10 euro per azione ben l’81% in meno rispetto alla chiusura a Piazza Affari di venerdì scorso e meno di un terzo di quanto inizialmente ventilato. Con un tale concambio il governo italiano avrà una quota dell’1,4% nel capitale della compagnia transalpina rispetto alle aspettative precedenti (3%). E’ parte dell’offerta anche l’acquisto delle obbligazioni convertibili per 608 milioni di euro e un aumento di capitale da un miliardo di euro.
Sul fronte occupazionale confermata la separazione tra Az Fly e Az Servizi: verrà rilevata solo una parte della seconda unità e dei suoi 8.000 lavoratori. E’ questo il punto maggiormente contestato dai sindacati, che ritengono non corretto salvare una parte della compagnia e gettare l’altra, quella più problematica. Le conseguenze occupazionali non si fermeranno naturalmente al solo vettore tricolore. Ostilità verso l’accordo arriva anche dal profondo Nord dove l’indotto potrebbe perdere fino a 7.500 posti di lavoro a fronte di un’offerta che non è ora molto diversa da quella di Air One, che aveva messo sul piatto circa un centesimo per azione. Nel frattempo, per tirare avanti ancora un po’, Alitalia avrà bisogno dell’ennesima trasfusione di denaro da parte dello Stato per circa 300 milioni di euro.