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Bce: rallenta crescita salariale attesa per il 2025

23 Aprile 2025 12:29

La Bce ha indicato un significativo rallentamento atteso della crescita salariale nel 2025, un fattore che potrebbe favorire ulteriori riduzioni dell’inflazione e consentire nuovi tagli ai tassi di interesse.

Il wage tracker della banca centrale, pubblicato stamani, prevede un incremento annuale degli stipendi dell’1,6% nel quarto trimestre, leggermente superiore alla previsione dell’1,5% di marzo, ma ben al di sotto del picco del 5,3% raggiunto lo scorso anno.

Questo mese, la BCE ha ridotto i costi di finanziamento per la settima volta, ma ha evitato di impegnarsi in ulteriori misure a causa dell’incertezza definita “eccezionale” legata alla politica commerciale degli Stati Uniti. L’inflazione è scesa al 2,2% a marzo, spingendo la presidente Christine Lagarde ad affermare che l’obiettivo del 2% è “quasi raggiunto”.

Nonostante i prezzi nel settore dei servizi, dove i salari giocano un ruolo cruciale, continuino a crescere rapidamente, questi aumenti si sono stabilizzati negli ultimi mesi. Lagarde ha dichiarato che “i salari stanno gradualmente moderando”.

Un sondaggio della BCE pubblicato ieri ha mostrato una maggiore fiducia tra le aziende che la crescita salariale continuerà a diminuire, arrivando al 3% e al 2,5% rispettivamente nel 2025 e 2026, rispetto al 4,3% previsto per il 2024. Il dato per il 2025 è stato rivisto al ribasso di 0,5 punti percentuali rispetto ai precedenti sondaggi, secondo la BCE.

Gli ultimi accordi salariali negoziati confermano questa tendenza. In Germania, i sindacati che rappresentano circa 2,5 milioni di lavoratori del settore pubblico hanno concordato un aumento salariale del 3% quest’anno e del 2,8% nel 2026, definendolo un “accordo difficile in tempi difficili”. Questo livello è generalmente considerato in linea con la stabilità dei prezzi.

Gli investitori prevedono ulteriori tagli ai tassi di interesse della BCE, in parte a causa dell’incertezza sul commercio globale e del rafforzamento dell’euro. Il peggioramento delle prospettive potrebbe anche rendere più difficile per i sindacati ottenere accordi salariali che preoccuperebbero la banca centrale.