Bce: il giallo sulla candidatura di Weber ha le ore contate. Nel toto nomine l’Ft punta su Draghi
Appuntamento nel primo pomeriggio con Axel Weber e con la saga del toto-nomine Bce. Il presidente della Bundesbank parlerà oggi dei suoi programmi per il futuro all’inizio di una conferenza che terrà a Vienna. Lo segnala l’agenzia Bloomberg, precisando che la conferenza inizierà alle 13,45. Una ridda di indiscrezioni ha scombussalato ieri la rosa delle canditature alla presidenza dell’Istituto centrale europeo. Da tempo Weber aveva chiarito di voler succedere a Jean Claude Trichet alla guida della Bce, l’idea solleticava Angela Merkel, poi il giallo della rinuncia.
Dal Bild all’agenzia Dpa il messaggio ieri era chiaro: Axel Weber intende lasciare la guida della Banca centrale tedesca già questa estate, non aspetterebbe neanche la naturale scadenza del mandato, a fine aprile 2012, per abbandonare l’incarico, che ricopre dal 30 aprile 2004. Se la Germania dovesse perdere il suo cavallo di razza, negli ambienti del governo e della banca centrale, il successore favorito di Weber sarebbe già stato trovato: ha il volto di Jens Weidmann, 42 anni, attuale consigliere economico della Merkel. Una candidatura che potrebbe non arrivare al vertice dell’Eurotower però.
Se il presidente della Bundesbank dovesse farsi da parte, il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi appare la scelta più probabile. Il giudizio arriva dalla Lex Column del Financial Times. “Draghi – scrive il Ft – non è probabilmente molto meno falcò di Weber, ma potrebbe essere meno ruvido e più astuto politicamente. Come capo del Financial Stability Board, dovrebbe anche avere la conoscenza dall’interno delle debolezze del sistema bancario mondiale. Tuttavia – avverte il Ft – la scelta non dovrebbe essere fatta sulla base di un accordo già pronto o il risultato di un pastrocchio all’EUropea, anche se c’è un pre-accordo fra Berlino e Parigi.
Secondo il giornale della City la possibile dipartita di Weber “creerebbe l’opportunità di ampliare il gruppo dei contendenti”. E poichè al suo timone “la Bce ha bisogno di una mente flessibile ma anche decisa, secondo il Ft gli investitori dovrebbero essere contenti di fronte all’aumentata possibilità di avere entrambe queste caratteristiche”. La carica segnalano alcuni osservatori potrebbe comunque andare a un tedesco anche se il candidato alternativo di Berlino, il capo del fondo salva-stati Klaus Regling, si schernisce: ho già un buon lavoro. La partita è complicata: secondo Marco Valli, di Unicredit, Draghi ha il profilo tecnicamente più adatto e sarebbe il candidato numero uno, se non fosse che per molti una presidenza italiana sbilancerebbe troppo l’Eurotower verso gli indebitati Paesi meridionalì d’Europa in una fase in cui serve rigore.
I candidati che potrebbero spuntarla in alternativa sono paradossalmente di più basso profilo: come il lussemburghese Yves Mersch o il finlandese Erkki Liikanen, provenienti da Paesi virtuosì dell’area euro e magari più sensibili all’influenza tedesca. Ma le conseguenze della possibile defezione di Weber vanno oltre. Da Berlino, che secondo le voci aveva posto la nomina di Weber come condizione per il via libera all’allargamento del fondo salva-stati, trapela comprensibile preoccupazione. La possibile dipartita del tedesco crea incertezza sul prossimo timoniere della Bce proprio, mentre i mercati dubitano della governance economica europea, con Francia e Germania (e Bce) che spingono perché le regole di bilancio siano rese più incisive con sanzioni reali e sono osteggiate da diversi altri Paesi. L’appuntamento per riformare le regole è imminente a marzo, e anche il nodo della presidenza della Bce andrebbe sciolto prima dell’estate: sui mercati c’è già chi parla di una Eurolandia nel caos. Due ore e forse almeno il giallo di Weber potrebbe finire in fondo al cassetto.