News Bce: ancora molta strada da fare verso il 2%

Bce: ancora molta strada da fare verso il 2%

Pubblicato 11 Marzo 2014 Aggiornato 19 Luglio 2022 16:12

Di seguito pubblichiamo un commento di mercato a cura di Patrice Gautry, capo economista di Union Bancaire Privée. Secondo l'esperto di UBP prende in esame il livello di inflazione del 2% tornata alla ribalta come target della Bce per il 2016. Per Gautry, sia i mercati finanziari sia gli economisti dovranno attendere ulteriori incontri della Bce sulla politica monetaria per poter vedere un'azione concreta che dia sostegno alle promesse fatte da Mario Draghi. Anche perché l''Eurozona corre il rischio, alla luce della ripresa lenta e dell'inflazione attualmente molto bassa, di avere un cuscinetto contro eventuali shock esterni molto piccolo.




La cifra magica del 2% è tornata alla ribalta e compare nelle previsioni della Banca centrale europea (Bce) per il 2016. Se tutto va bene, la Bce auspica che la crescita dell'Eurozona raggiunga l'1,8% nel 2016 e che l'inflazione arrivi ad aggirarsi attorno all'1,5%, o addirittura all'1,7%, nell'ultimo trimestre del 2016.



Per la Bce non c'è l'urgenza di cambiare quella che sembra essere una strategia vincente. Sia i mercati finanziari sia gli economisti dovranno quindi attendere ulteriori incontri della Bce sulla politica monetaria per poter vedere un'azione concreta che dia sostegno alle promesse fatte da Mario Draghi.



Non si può certo negare che la ripresa economica stia consolidandosi in maniera molto graduale, ma la direzione generale sembra positiva. Tuttavia, un sostegno all'economia tramite l'erogazione di un po' di credito sarebbe stato del tutto giustificato, per garantire che la ripresa restasse fermamente sulla strada giusta, soprattutto nelle economie periferiche dell'Eurozona. Se ciò fosse successo, gli investimenti delle imprese e i consumi delle famiglie sarebbero potuti ripartire ancora più in fretta e il ciclo economico europeo avrebbe potuto seguire più da vicino quello statunitense.



L'Eurozona corre il rischio, alla luce della ripresa lenta e dell'inflazione così bassa, di avere un cuscinetto contro eventuali shock esterni molto piccolo. Al momento, ciò che è più allarmante è il rialzo dell'euro, che potrebbe portare l'inflazione a un livello ancora più basso, nei prossimi mesi, forse prossimo allo 0%, se la moneta unica continuasse ad apprezzarsi. Tuttavia, Mario Draghi ci ha ricordato che il tasso di cambio dell'euro non rientra tra le variabili considerate nella politica monetaria e che dovremmo sperare che le previsioni sulla ripresa europea non attraggano eccessivamente capitali provenienti da altre zone: è questo il paradosso che deve essere risolto in un modo o nell'altro.



La Bce è già intervenuta, ma è pronta a farlo ancora se necessario, posizione che lascia diverse opzioni sul tavolo dei prossimi incontri di politica monetaria. Secondo quanto si dice tra i governatori delle banche centrali, le iniezioni di liquidità sembrano probabili, tramite la fine della sterilizzazione degli acquisti effettuati nel quadro del Securities Markets Programme (SMP).



Il nostro scenario, che prevede l'impiego di diverse strategie di politica monetaria da parte della Bce e della Federal Reserve americana, dovrebbe concretizzarsi nei prossimi trimestri e vedere quindi un cambiamento nei trend dei mercati valutari.