La fusione tra AT&T e T-Mobile USA danneggia il consumatore: quindi il matrimonio non s’ha da fare. Questo il parere dell’amministrazione Obama, giunto come un fulmine a ciel sereno sul colosso delle telecomunicazioni statunitense che già dava l’affare come certo.
Sfuma quota di mercato del 39% per AT&T
Acquisendo per 39 miliardi di dollari il quarto gruppo dei cellulari negli Stati Uniti, nonché suo diretto concorrente in molti mercati wireless americani, AT&T si apprestava a creare un gigante della telefonia mobile, che avrebbe messo in pericolo la tutela del consumatore. La concorrenza già scarsa nel settore si sarebbe infatti ulteriormente ridotta, con probabile effetto sui prezzi del servizio e con inevitabile limitazione delle alternative a disposizione degli utenti. AT&T è presente nel capitale di T-Mobile con un 27%; il deal l’avrebbe portata ad acquisire una quota di mercato del 39%, decisamente troppo per il libero mercato. Ecco perché il Department of Justice ha fatto sentire la propria voce, denunciando la situazione: un’azione legale – la denuncia – che è di fatto l’anticamera dello stop all’operazione. “AT&T può migliorare la propria rete investendo nelle proprie risorse, senza necessariamente eliminare i concorrenti”, si legge nella nota del Dipartimento di Giustizia americano, che dichiara di lasciare le porte aperte a qualsiasi alternativa proposta dal colosso telefonico. Un segnale chiaro : il servizio di qualità e la convenienza per il consumatore devono tornare al centro dell’attenzione, mettendo un freno alla moltiplicazione degli oligopoli nell’economia americana, fenomeno che negli ultimi anni è avvenuto con fin troppa facilità, portando ad una crescente inefficienza in diversi tra i servizi a stelle e strisce, dalla telefonia alle compagnie aeree.
Salta la strategia di Deutsche Telekom, rispunta Sprint Nextel
Se esultano le associazioni dei lavoratori, che si erano appellate direttamente al governo Obama contro l’acquisizione, non è certo così per i diretti interessati. Con lo stop della fusione, Deutsche Telekom – controllante di T-Mobile USA – vede sfumare la possibilità di liberarsi di un’attività in un settore geografico molto poco redditizio, ricavando in cambio almeno 2,5 miliardi di dollari in cash e fino ad un 8% nella nuova società. Tutto sommato, anche dal fallimento del deal DT non uscirebbe male: secondo gli accordi riceverebbe infatti un “break fee” di 3 miliardi di dollari, più la disponibilità di nuovo spettro e licenze per servizi roaming ceduti da AT&T. Tuttavia, si tratterebbe comunque di un obbiettivo strategico mancato. Dopo la notizia, il titolo della compagnia tedesca ha chiuso sui listini europei con un calo del 7,6%. La stessa AT&T ha invece ceduto a Wall Street oltre il 5%, a favore della rivale Sprint Nextel – che a sua volta aveva messo gli occhi addosso a T-Mobile – in rialzo dell’8%.
Ma AT&T non ha intenzione di subire passivamente il proprio destino. “Sopreso e dispiaciuto” dalla decisione, il management della società annuncia una fiera contestazione in sede legale.