Atene tira fuori il cappello: chiesta l’attivazione rapida del pacchetto targato Ue/ Fmi

Tanto tuonò, che piovve. Alla fine Atene ha rotto gli indugi: il governo greco ha tirato fuori il cappello e chiesto l’attivazione del pacchetto di aiuti predisposto da Unione europea e Fondo monetario, cedendo platealmente alle pressioni dei mercati che hanno fatto schizzare il costo dell’indebitamento della repubblica ellenica. “E’ imperativo chiedere l’attivazione del meccanismo”, ha spiegato il primo ministro greco, George Papandreou, in visita nell’isola egea di Kastellorizo.
Il piano di aiuti Ue-Fmi per Atene prevede un prestito di 45 miliardi di euro a un tasso di interesse del 5%. Una mossa largamente attesa dai mercati, per riportare un po’ di tranquillità dopo alcuni giorni di tensione alle stelle, e che secondo gli addetti ai lavori non dovrebbe trovare le resistenze di nessuno degli Stati membri. “La liquidità è assai abbondante”, ha osservato un tesoriere, che stima un eccesso di fondi nel sistema di circa 300 miliardi di euro. Secondo le statistiche quotidiane della Bce i depositi marginali delle banche di eurozona sono risultati ieri a quasi 187 miliardi di euro, in ulteriore aumento rispetto ai 185 della seduta precedente.
“Credo che il salvataggio della Grecia sia la scelta obbligata per la Bce e per l’Europa”, ha proseguito. “Un default greco avrebbe conseguenze disastrose, l’unico problema resta sostanzialmente sui tempi necessari a far digerire questo passo alla Germania”. Ma da Berlino in realtà stamattina sembrano arrivare segnali di distensione. “Il governo tedesco non è a conoscenza di richieste di aiuto da parte della Grecia ma la zona euro è pronta ad attivarsi con un breve preavviso sul tema”, avrebbe detto una fonte del governo tedesco.
Al di là delle dichiarazioni di facciata anche la Germania sarebbe quindi disposta a fare la sua parte. Il ministro dell’Economia tedesco, Rainer Bruederle (Fdp), stamattina ha messo in guardia il Parlamento contro un “attivismo esasperato” nei confronti della Grecia alla luce del peggioramento del deficit del Paese. Ieri Eurostat ha annunciato che il deficit 2009 della Grecia è stato più elevato del previsto, attestandosi al 13,6%, rispetto al 12,9% notificato a Bruxelles dal governo di Atene.
Come osservano alcuni sales del desk Merrill Lynch-Bank of America, “la nostra personale percezione è che il destino della Grecia sia funzionale alla fine dello stimolo fiscale allegro degli ultimi 18 mesi. La conseguenza – sottolineano – è che paesi come Spagna, Portogallo, Irlanda ed Italia saranno tenuti a politiche fiscali assai più prudenti per non trovarsi nella scomoda situazione ellenica”.
In effetti che i problemi greci si stiano trasferendo sempre di più sugli altri mercati periferici dell’Eurozona, ossia quelli considerati più a rischio, non è una novità. Lo spauracchio del possibile collasso della Grecia si è fatto sentire sulla Spagna e, soprattutto, sul Portogallo, dove lo spread del decennale stamattina si è allargato di 3 punti a 199. Come osserva Stephen Dulake, strategist di Jp Morgan, senza troppi giri di parole il punto è uno solo: l’evolversi della situazione greca non è affatto scontata.
“Come hanno puntualizzato i nostri economisti – riprende Dulake – ci sono argomenti credibili che portano a pensare che la ristrutturazione non sia così lontana e che la Grecia cercherà di tamponare l’emergenza debiti, nonostante queste considerazioni la situazione del debito del Paese resta esplosiva. Nel mercato del credito, se fosse una società che brucia in continuo cassa, potrebbero nascere dubbi sulla reale capacità del management dell’impresa nel riuscire a salvarla”.