Asta titoli di Stato: rendimento Btp decennale ai massimi dal febbraio 2000
L’asta di titoli di Stato italiani si è conclusa in maniera soddisfacente per quanto riguarda le quantità allocate, meno per quanto riguarda i rendimenti richiesti, ancora una volta in crescita. Sono stati assegnati complessivi 7,966 miliardi di euro, nella parte alta della forchetta obiettivo prevista, tra 5,5 e 8,5 miliardi di euro. Le richieste hanno superato complessivamente i 9,9 miliardi di euro. La nota stonata sono i rendimenti, ancora in rialzo. Per il Btp decennale sono stati toccati i livelli massimi dal febbraio 2000 mentre l’obbligazione a tre anni è arrivata ai massimi dal luglio 2008.
Il Btp scadenza 2014, prima emissione di un bond a tre anni, ha ricevuto richieste per 4,597 miliardi di euro a fronte di un importo offerto di 3,5 miliardi coperto completamente con un rendimento del 4,80%. Il bid-to-cover è sceso a 1,313 da 1,386.
Il Btp decennale con scadenza 2021 ha avuto richieste per 3,711 miliardi di euro contro un importo offerto di 2,696 miliardi. Il rendimento si è attestato al 5,77% mentre il bid-to-cover è salito a 1,376 da 1,334.
Infine sono stati assegnati 1,77 miliardi di CctEu con scadenza 2015 e 2018 e rendimento rispettivamente del 4,58% e del 4,65%. In questo caso il bid-to-cover ratio si è attestato a 1,759 da 1,59.
Ieri il collocamento di 942 milioni di Btp indicizzati all’inflazione si è concluso con rendimenti al 4,97%, in crescita dell’1,56% rispetto alla precedente asta. In mattinata le obbligazioni sovrane di Italia e Spagna erano state messe sotto pressione sul mercato secondario. Il decennale italiano è salito fino a toccare il 5,82% con un differenziale sul bund tedesco di 321 punti, il massimo dal 19 luglio. Non distante il decennale spagnolo salito 337 punti base sopra il bund. La tensione è poi in parte rientrata, secondo rumors, in seguito a interventi di acquisto effettuati dalla Banca centrale europea, una voce non confermata.
Già da alcuni giorni la tensione sui mercati finanziari è tornata alta. Borse in rosso e spread tra titoli di Stato periferici e bund tedesco in rialzo hanno marcato le prime tre sedute della settimana. Il piano di salvataggio della Grecia, dopo l’iniziale accoglienza positiva dei mercati, è stato analizzato più nel dettaglio e sono iniziati a emergere alcuni malumori. Il dubbio maggiore riguarda le reali potenzialità dell’Efsf.
Nonostante l’ampliamento dei poteri di intervento del fondo, la dotazione non è stata incrementata come richiesto e rimane insufficiente a coprire tempestivamente eventuali situazioni di emergenza in Paesi come Italia e Spagna. Piazza Affari ha reagito con forti ribassi. Da inizio mese sono sati bruciati oltre 27 miliardi di capitalizzazione. Sempre da inizio mese quando è stata varata la manovra da 48 miliardi di euro per il rientro dei conti pubblici italiani, il rendimento del Btp a dieci anni è salito dal 4,8% al 5,82% toccato oggi. Lo spread con il bund tedesco era a inizio mese a 183 punti. Il maggiore conto che il rendimento richiesto dal mercato presenta al Paese per il pagamento degli interessi sul debito ha in gran parte annullato gli effetti della manovra stessa e avvicinato la necessità di un intervento correttivo.