Asia: Borse in affanno, spaventa un rialzo dei tassi anticipato da parte della Cina
L’ipotesi di un rialzo dei tassi prima del previsto da parte della Cina si fa sempre più concreta. Soprattutto dopo i dati diffusi ieri dal Paese del Dragone: nell’anno 2009 si è registrata una crescita del Pil pari all’8,7%, ben oltre la stima ufficiale del governo fissata al +8% e le attese degli analisti ferme all’8,5%. Rialzo sostenuto del Pil cinese anche sul finire del 2009, con un balzo del 10,7% nel quarto trimestre.
Dopo l’euforia iniziale per i successi delle misure anti-crisi e la crescita dell’economia, le Borse hanno lasciato spazio alla preoccupazione di una stretta creditizia da parte della Cina. In particolare i timori riguardano un più stringente accesso al credito e un ritocco dei tassi da parte della Banca centrale cinese già dopo maggio. Ipotesi non certo infondate visto che nei giorni scorsi la banca centrale dell’ex Celeste impero ha alzato i requisiti di riserva e ha invitato le banche a ridurre l’erogazione dei crediti. La mossa punterebbe a evitare una crescita economica eccessiva e il rischio di bolla. Un ulteriore segnale che spinge in questa direzione è l’inflazione che nel quarto trimestre ha accelerato più delle attese all’1,9% nel mesi di dicembre. Un dato che avrebbe fatto preoccupare il Premier Wen Jiabao, il cui obiettivo per il 2010 è anche quello di contenere il rialzo dei prezzi nel Paese.
Su queste aspettative la Borsa di Shanghai e di Hong Kong hanno chiuso la seduta in rosso. L’indice Hang Seng ha ceduto lo 0,65% a 20726,18 punti, mentre lo Shanghai Composite ha registrato una contrazione dello 0,96% a 3128,58 punti. I titoli bancari sono stati i più bersagliati dalle vendite sulla piazza azionaria di Hong Kong, mentre hanno reagito a Shanghai, dove il colosso Industrial and Commercial Bank of China ha terminato in rialzo dell’1,2%. I recenti ribassi hanno infatti reso le azioni dei big del credito molto convenienti agli occhi degli investitori.
La paura e il pessimismo hanno fatto comunque da padroni nella maggior parte delle piazze dell’area Asia-Pacifico. Tra queste l’indice Nikkei della Borsa di Tokyo ha ceduto oltre 2 punti percentuali. Il malumore è stato alimentato anche dal piano per il sistema finanziario Usa proposto ieri da Barack Obama. L’inquilino della Casa Bianca ha annunciato la proposta di fissare nuovi e più stringenti limiti al trading delle istituzioni finanziarie, mettendo un freno anche alle dimensioni dei gruppi. Complice anche la risalita dello yen. La prospettiva di nuove regolamentazioni sulle banche Usa ha spinto il dollaro ai minimi da un mese nei confronti dello yen, colpendo i titoli degli esportatori nipponici.