Alla scoperta degli ETF a gestione attiva
Apparsi per la prima volta nel 2008, gli ETF a gestione attiva rappresentano ancora una piccola porzione del mercato degli ETF, ma continua a crescere l’offerta di questa tipologia di prodotti. E alcuni di questi stanno riscontrando un discreto successo oltreoceano, il mercato dove l’offerta è più completa. Si stima che rappresentino ancora solo il 5% circa degli asset totali in gestione nel mercato statunitense degli ETF, ma sono in diversi a scommettere circa una loro diffusione più capillare nei prossimi anni. Gli afflussi da parte degli investitori a ricerca di “Alpha” si potrebbero spostare dai classici mutual funds verso questa categoria di ETF a gestione attiva. Un normale ETF è creato per emulare un indice o di investimento sottostante, non sorpassarlo.
A metà strada tra mutual fund ed replicanti
Un fondo comune gestito attivamente può sovraperformare, ossia battere il mercato o un altro investimento. I gestori di fondi possono modificare la composizione del portafoglio al fine di migliorare le prestazioni, reagire alle condizioni di mercato e aumentare i profitti. Un ETF a gestione attiva mira a combinare le caratteristiche di ETF e mutual funds. Lo strumento gode infatti di tutti i vantaggi di un classico replicante a livello di liquidità e di trasparenza, ma anche quelli tipici dei fondi comuni di investimento, ossia la possibilità di offrire un extra rendimento rispetto al benchmark di riferimento. Pertanto avrà la struttura tradizionale di un ETF, ma le attività all’interno dell’ETF saranno gestite attivamente.
Uno dei maggiori svantaggi dei fondi comuni di investimento è la mancanza di trasparenza. I gestori di fondi non divulgano i loro metodi d’investimento e pertanto non sono molto trasparenti, ossia non si è costantemente in grado di sapere esattamente in cosa è investito un fondo comune di investimento in un determinato momento. Di contro gli ETF hanno tra le proprie peculiarità proprio la trasparenza. Essendo quotati sui mercati regolamentati, gli operatori devono essere informati su che cosa stanno comprando o vendendo in ogni momento. Quindi, in caso di un ETF gestito attivamente, gli emittenti sono costretti a rendere di pubblico dominio la composizione del fondo al fine di conservare la classificazione ETF. E questo rappresenta il più grande ostacolo per gli ETF a gestione attiva. La soluzione trovata dai provider di ETF è quella di dare completa informazione sulla composizione dell’ETF alla fine di ogni giornata di negoziazione e in questo senso la SEC ha dato loro una certa libertà di manovra. Oltre ai vantaggi, indubbiamente ci sono anche alcuni svantaggi. Gli ETF attivi presentano commissioni più elevate rispetto ai tradizionali ETF a causa dell’aspetto gestionale. Inoltre, mentre l’obiettivo è la trasparenza totale, il livello di trasparenza risulta a metà strada tra quella di un tradizione ETF e quella dei fondi comuni di investimento.
Cresce l’offerta
Sul mercato statunitense l’offerta è in aumento con una cinquantina di ETF a gestione attiva quotati e diversi per i quali è stata depositata presso la SEC, la Consob statunitense, la richiesta di quotazione. Secondo S&P Capital IQ l’interesse verso questa tipologia di ETF è in aumento come testimoniato dai nuovi lanci dell’ultimo anno. AdvisorShares, WisdomTree, Pimco e State Street sono gli emettenti che in questi anni stanno testando il gradimento del mercato per questa nuova tipologia di replicanti. L’ETF attivo ha riscuotere maggior successo è stato finora il PIMCO Total Return ETF, quotato il 1 marzo scorso, e che ad oggi ha già superato i 4 miliardi di dollari di asset under management. Si tratta della versione ETF del Pimco Total Return bond mutual fund gestito dal chief investment officer di Pimco, Bill Gross. Proprio l’importante track record del fondo di Gross è stato il fattore trainante per l’immediato successo di questo ETF. Il gruppo californiano, primo gestore obbligazionario al mondo, ha già chiesto alla SEC la quotazione di altri ETF bond a gestione attiva come il PIMCO Diversified Income ETF, che mira a investire almeno il 65% del patrimonio totale in un gruppo diversificato di strumenti a reddito fisso di varie scadenze, sia Bond governativi che societari.