Notizie ETF 21 Shares: caso Morgan Stanley dimostra che è impossibile non investire in criptovalute

21 Shares: caso Morgan Stanley dimostra che è impossibile non investire in criptovalute

Pubblicato 31 Marzo 2021 Aggiornato 26 Settembre 2022 08:37

Una analisi del Research Team di 21Shares riporta l’opinione secondo cui il caso Morgan Stanley dimostra che “è impossibile non investire in criptovalute”. E’ questo d’altronde il motivo che ha indotto il colosso di Wall Street, “una delle banche d’investimento più grandi e importanti in America, a offrire in esclusiva fondi legati alle criptovalute ai clienti di cui gestisce il patrimonio, diventando di fatto la prima tra le maggiori banche d’investimento statunitensi a proporre un certo tipo di esposizione alle criptovalute”, si legge nel report di 21Shares.

21Shares è società leader mondiale negli ETP sulle criptovalute, con 12 prodotti dedicati (più di ogni altra al mondo), tra cui i primi indici a replica fisica su Bitcoin, Ethereum, Crypto. 21Shares è nota anche per lanciato nel 2018 HODL, il primo ETP al mondo su un paniere di criptovalute quotato al SIX Swiss Exchange.

“Gli investimenti (ovvero l’esposizione al Bitcoin che Morgan Stanley concederà ai clienti attraverso i suoi fondi) saranno limitati a una soglia massima pari al 2,5% dell’intero patrimonio di un singolo cliente. Per fare le dovute proporzioni – sottolinea il Research Team di 21Shares – bisogna considerare che la sezione di gestione patrimoniale di Morgan Stanley amministra un ammontare di capitali complessivo di quasi 4 trilioni di dollari, suddiviso tra oltre 16mila consulenti”. Il gigante americano, “stando a quanto riportato da una nota interna destinata agli investitori, ha dichiarato che è impossibile non investire in questo asset, poiché la domanda per investimenti in Bitcoin è considerevolmente cresciuta negli ultimi anni”. Di conseguenza, “Morgan Stanley ha deciso di offrire una esposizione ai suoi clienti attraverso tre fondi legati alle criptovalute, due dei quali di proprietà di FS Investments e NYDIG”.

Un grande passo in avanti nella riabilitazione continua della moneta digitale, che viene certificato nel report di 21 Shares. Report che riporta le stesse dichiarazioni di Morgan Stanley:

“Affinché le opportunità speculative divengano una asset class in cui investire, che possa avere un ruolo importante nel diversificare un portafoglio, sono necessari dei progressi, sia sul lato della domanda che sul lato dell’offerta. Con le criptovalute, riteniamo che questo upgrade sia stato compiuto, in quanto vi hanno confluito un quadro normativo solido, un livello di liquidità più elevato, la disponibilità di prodotti e un crescente interesse degli investitori, specialmente in quelli istituzionali”.

Un fenomeno, quello della crescita della domanda di Bitcoin, che è stato messo in rilievo anche da Christian Miccoli, Co-Foundere Co-CEO di Conio, in un commento in cui ha fatto notare che l’ingresso di alcuni titani nel settore, come quello di Visa, non può essere bollato come “una moda dell’ultimo minuto, dato che il movimento di apertura all’offerta di bitcoin è in corso da mesi e sta coinvolgendo sempre di più il mondo delle istituzioni finanziarie tradizionali.

“Visa arriva infatti dopo Square, Fidelity, JP Morgan e Paypal Hype, Nexi e Banca Generali in Italia) e poco prima di Bank of New York Mellon, la più antica banca Usa”, fa notare Miccoli.

Bitcoin, 21Shares: esposizione anche da atenei come Harvard e Yale

“L’adozione del Bitcoin -prosegue il rapporto di 21Shares – ha accelerato come mai prima d’ora: dalla seconda metà del 2020, abbiamo assistito
a come degli stakeholder, anche molto diversi tra loro, abbiano deciso di esporsi a questa criptovaluta: si parla di 9 imprese come Square e Meitu – recentemente quotatasi sulla borsa di Hong Kong – e di grandi atenei come Harvard e Yale e addirittura di amministrazioni cittadine come quella di Miami, che si sono dette interessate ad aggiungere criptovalute nelle loro riserve. Sullo stesso piano, la scorsa settimana il Brasile ha ufficialmente lanciato il suo primo ETF sul Bitcoin, quotato su B3, la seconda piattaforma di scambio più antica della nazione, con sede a San Paolo”.

“La progressiva maturazione del settore ha portato anche a miglioramenti nei toni con cui ci si rivolge ai Bitcoin. Per esempio, durante un meeting virtuale sui servizi bancari digitali, tenuto dalla Bank for International Settlement, il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha riferito che il Bitcoin è più un sostituto dell’oro che del dollaro. Inoltre, il mondo sta anche realizzando quanto l’infrastruttura digitale sia sofisticata; a tal riguardo, la banca depositaria più grande al mondo, la BNY Mellon, ha investito 133 milioni di dollari nel finanziamento di FireBlocks, che svolgerà la funzione di primo deposito per criptovalute per conto dei clienti di BNY”.

Gli analisti di 21Shares concludono affermano che, “dato che l’adozione da parte degli investitori istituzionali ha profondamente cambiato la
narrativa dell’adozione del Bitcoin stesso, è bene ammettere che gli enti più piccoli sono ancora poco rilevanti in questo mercato. Tuttavia, noi di 21Shares non potremmo essere più ottimisti circa il ciclo economico che stiamo vivendo in questo momento, poiché i portafogli che possiedono una quantità di Bitcoin inferiore a 1 hanno raggiunto uno dei picchi più elevati di sempre nei giorni scorsi, molto più elevato di quello registrato con il ciclo del 2017. Questo significa che sia le istituzioni che gli investitori retail si stanno avvicinando alla valuta digitale a un ritmo che non è mai stato così sostenuto”.