Analisi operative Ubi, giornata di passione dopo l’aumento di capitale

Ubi, giornata di passione dopo l’aumento di capitale

29 Marzo 2011 10:33

Peggior titolo di Piazza Affari, Ubi Banca paga l’annuncio diramato ieri sera a mercati chiusi circa la necessità di raccogliere 1 miliardo di euro per rafforzare i ratio patrimoniali. L’innesto di nuove risorse vale corca il 23% della capitalizzazione di ieri dell’istituto e ha lasciato di sorpresa numerosi analisti che consideravano la banca lombarda non tra le prime indiziate all’immissione di nuove risorse. Questa mattina sono dunque giunti numerosi declassamenti sul titolo da parte dei broker.  Nomura e Société Générale hanno portato l’istituto di credito a sell dal precedente neutral, Banca Leonardo ha rivisto a underweight da buy la raccomandazione mentre Equita Sim ha a sua volta tagliato il giudizio a hold da buy. Le implicazioni grafiche sono abbastanza drastiche e il quadro tecnico potrebbe ricevere un ulteriore contraccolpo in caso di chiusura di giornata sotto la soglia dei fondamentali supporti statici di 6,26 euro. Dovessero cedere, Ubi sarebbe a quel punto naturalmente indirizzata verso i minimi storici toccati nel marzo 2009, in piena crisi mutui subprime, a 5,675 euro. Le vendite di oggi dovrebbero peraltro far scattare numerosi stop loss, specie quelli di coloro che nel corso delle ultime settimane avevano preso posizione long sul titolo considerando le indicazioni positive di cui il titolo poteva beneficiare scambiando in prossimità di numerosi supporti sia di tipo statico che dinamico. In questa seconda categoria rientra in particolar modo il pull  back profondo della trendline ribassista tracciata con i top decrescenti del 29 luglio e del 21 ottobre 2010. Scambiando nell’intorno dei 7 euro vi erano inoltre i massimi della prima metà di dicembre 2010 e i minimi riportati a cavallo tra il 14 e il 18 gennaio che potevano sostenere le azioni. Le incognite al ribasso erano rappresentate invece dal doppio massimo completato con la chiusura dello scorso 24 febbraio con il minimo di fine seduta a 7,215 euro. Ora le azioni stanno lottando con l’ultimo livello di supporto dinamico/statico in grado di arginare, parzialmente, la discesa: si tratta della trendline ottenuta unendo i minimi del 30 novembre a 6,275 euro e l’11 gennaio a 6,26 euro. Il transito di tale trend attualmente è a 6,26 euro. In un contesto che indubbiamente si inserisce in un quadro short di medio termine, necessita di particolare attenzione la scelta del livello di ingresso dello short. Non va infatti sottovaluto l’ampio gap down aperto oggi. Gli investitori potrebbero tentare la chiusura di tale buco, almeno parzialmente. Chi volesse sfruttare la forza negativa di oggi può posizionarsi in vendita a 6,26 euro e fissare lo stop stretto a 6,35 euro. Chi invece preferisse aspettare il tentativo di chiusura del gap può mettersi in vendita a 6,84 euro con stop a 7,05 euro. In entrambi i casi il primo target è a 5,70 euro mentre il secondo è a 5 euro.


Riccardo Designori