alla lista si sono aggiunte unilever e coca cola, ma sembra un boicottaggio farlocco
leggete il seguente estratto di un articolo del corriere della sera
La strategia sulla carta non fa una grinza, ma ha già suscitato scetticismo. Ieri la giornalista Shoshana Wodinsky ha firmato un’inchiesta per Gizmodo in cui rivela di aver contattato le aziende che hanno aderito per prime al boicottaggio per chiedere conferma del loro impegno: nessuna di loro ha confermato di aver eliminato il 100% degli investimenti pubblicitari sulle varie piattaforme di proprietà di Zuckerberg. Nell’articolo — dall’eloquente titolo: «Il movimento “Stop the hate” non fermerà nulla» — si legge che alcune delle aziende aderenti hanno messo in pausa l’acquisto di advertisement su Facebook, ma non su Instagram. Altre, invece, hanno interrotto le loro campagne sui due social, ma non quelle condotte attraverso Facebook Audience Network, che permette di posizionare inserzioni mirate verso gli utenti di Facebook su app o siti web di terze parti. Molte, infine, hanno sospeso gli investimenti solo negli Stati Uniti: continuano, insomma, a pagare per pubblicità destinate agli utenti di altri Paesi. L’inchiesta è stata pubblicata prima dell’adesione di Coca Cola. Ma resta cruciale perché solleva un punto tutt’altro che trascurabile: il boicottaggio può funzionare solo se le aziende che partecipano sono tante e soprattutto decise ad andare fino in fondo, chiudendo tutti i rubinetti del denaro che scorre verso le piattaforme di Zuckerberg. Altrimenti, unirsi alla campagna Stop The Hate rischia di diventare solo una mossa di marketing incapace di fare davvero la differenza.
comunque temo un altro calo vistoso lunedì prossimo