Mi stupisce che tu continui a parlare dei contadini. Non sono loro che devono pulire i corsi d'acqua o le zone a rischio. Possiedo boschi che confinano con ruscelli e torrenti che quando piove tanto diventano dei mezzi mostri (tanti di metri di dislivello) e che sono mantenuti e monitorati.
Sono i corsi d'acqua e le loro prossimita' che devono essere tenute in stato di sicurezza, non i boschi che devono essere puliti,salvo che ci siano stati dei tagli recenti.
Ci sono le leggi e i mezzi per prevenire certe cose, che tra l'altro non costano nemmeno molto.
Inutile dare la colpa a gente che non ne ha.
Le amministrazioni se quanto tu hai descritto e' vero sono le sole responsabili.
Sono responsabili dei danni e delle morti.
Mia visione da toscano.
Magari esagero ma quello e' il senso.
Ciao Grazie.
Non si possono certamente incolpare i contadini che non ci sono più, ma finché c'erano la loro umilissima opera era buona pratica di protezione del territorio, va da se che nessuno potrebbe impedire un nubifragio, nemmeno si possono incolpare i proprietari dei terreni per la mancanza di manutenzione di boschi quando questa manutenzione arriva a costi proibitivi e insostenibili.
Dici che la manutenzione dei corsi d'acqua compete al sistema pubblico, giustissimo ma un alveo di torrente pulito serve a poco se dal fianco del monte scendono ceppaie, tronchi, terra e pietrame che intasano in breve tempo il torrente, sono eventi imprevedibili e in larga parte inevitabili, la pulizia di un bosco ceduo su terreni scoscesi e impervi dove é impossibile utilizzare macchinari, richiede fatiche immani, chi non ha mai lavorato in un bosco non lo può capire, spessissimo la resa della legna non compensa la fatica di portarla in basso, solo la miseria delle generazioni passate li spingeva a tirare funi per far scendere a valle le fascine e i tronchi, se non hai altro per scaldarti e per cucinare, volere o volare vai su in montagna e tagli, poi ti arrangi a portare in basso il legname. oggi si potrebbe spendere per farlo proprio in quei posti come Ischia dove si vive di turismo, lavora l'albergo ma lavora perché il posto é bello e ben tenuto, allora si potrebbero utilizzare risorse economiche che ci sono proprio per mantenere quel bello e sano che attira i turisti, lo stato potrebbe utilizzare parte delle risorse fiscali che da quel posto derivano e investire sul territorio, almeno la dove le risorse economiche emergono dal turismo. Altrove ci deve pensare pantalone che comunque ne ha convenienza, pagare chi va su a pulire la dove una volta la miseria spingeva i contadini.
Un ceduo secondo i posti andrebbe tagliato ogni 25/30 anni, si potrebbero fare strade forestali per recuperare il legname la dove possibile ed economico, dove il recupero non sarà conveniente, é sempre opportuno tagliare e impedire che le piante diventino troppo alte soffocando il sottobosco facendo sparire l'erba che trattiene la terra, le piante troppo alte su pendii scoscesi non diventano foresta come farebbero su terreno con poca pendenza, concentrano i rami in alto con la pioggia il fogliame si appesantisce e sotto la forza del vento tira giù la pianta o l'intera ceppaia e con essa il terreno cui é attaccata, non succede con una ceppaia, può succedere con decine o centinaia di ceppaie, va in vacca l'intero fianco di un monte, con acqua violenta te lo raccomando quel torrentello giù a valle... diventa un mostro di potenza.
Tagliare, cazz tagliare e poi tagliare, le piante non muoiono ma ricacciano e creano quella miscellanea utilissima di vegetazione arborea di età diversa, dal primo ricaccio alla necessità di nuovo taglio, ne guadagnerebbe il bosco, il monte, moltissimo la fauna.
Se i soldi per farlo non ci sono si lasci camminare il fuoco... meglio di niente, meglio di adesso, ovviamente solo per il bosco ceduo, non conifere o macchia mediterranea.
Occorre passare dalla folle mentalità radical chic sinistroide del vietare tutto per proteggere con conseguente museificazione del territorio, alla sana gestione ambientale con il buon senso del possibile e utile.