Masterworks - investire in "quote" di una opera d'arte

Non ho fatto studi economici, ho una laurea in Fisica. Lo scrivo perché penso sia utile capire che strumenti ha lo scrivente per costruire il suo punto di vista. Non posso neppure dirmi un grandissimo conoscitore del mondo mercantile dell'arte (ho scritto in altri post da quanto mi ci sono approcciato). Una cosa però penso di poter ribadire senza sbagliare. Il mondo dell'arte, soprattutto quello di alto livello (ma forse anche quello di medio-basso), non brilla per trasparenza, e anche per questo attira certi capitali. A questo proposito su Sky un paio di anni fa ho visto un bel docufilm, purtroppo non ricordo il titolo. L'idea di poter partecipare, con quote alla portata di molti, a rendimenti economici elevati garantiti dagli investimenti in arte, non è appunto nuova, ma, dal mio personale punto di vista, presenta due criticità. La suddetta opacità del mercato dell'arte, soprattutto quello di un certo livello, e la sua scarsa liquidità. In questo caso poi si rimuove anche il "dividendo" dato dalla possibilità di godersi dal vivo un'opera, anche se questa poi non si rivelasse un buon investimento. Ribadisco che non sono esperto in materia economica, ma la liquidità di qualsiasi investimento è per me la prima cosa da guardare, salvo che non sia una sorta di "scommessa". In questo caso aggiungerei anche la trasparenza. Se il mercato dell'arte di alto livello attira tanti capitali mi sembra sia legato anche (non voglio spingermi a dire soprattutto) alla sua poca trasparenza. Applicare approcci statistici e matematici ad un mondo poco trasparente e per molti versi poco liquido, personalmente non mi convince proprio come punto di partenza. Attenzione, non comprerei, nel mio piccolo, arte se non pensassi che possa essere anche un buon investimento difensivo, da differenziare con altri, però col plusvalore essenziale del godimento dell'opera. Non mi sembra però si possa negare che l'opacità del mondo dell'arte a certi livelli sia anche la ragione per cui attira certi capitali, e quando si parla di investimenti (e non di piccole scommesse) trasparenza e liquidità del mercato mi sembrano essere l'ABC, anche per uno che ha studiato la fisica della materia e non le teorie finanziarie.
 
Caro eSide, per muoversi nel mercato dell'arte bisogna avere una grande esperienza.
Il mercato non è cristallino, ma neanche trasparente.
Gli operatori validi ed affidabili sono pochi.
 
@Stefano Perrini

Il problema, se vuoi, è a monte: le tue “serie storiche abbastanza lunghe”. In altri mercati hai a disposizione enormi quantità di dati in tempo reale e i dati sono veri. Nel mercato dell’arte, opacissimo, hai pochi dati, che non puoi mai essere sicuro che siano veri. In galleria ci sono, quando va bene, i listini: ma quanto si paga veramente, con quali modalità, varia caso per caso e non è noto pubblicamente. Gli unici dati “affidabili” sarebbero quelli delle aste: peccato che non sia impossibile organizzare vendite per far apparire certe aggiudicazioni; per non parlare del sistema, che è ormai la regola, delle garanzie, per cui ciò che paga chi si aggiudica l’opera spesso non è quello che risulta nei database. Insomma, è un campo affascinante, ma costruire grandi modelli matematici alimentati da prezzi farlocchi secondo me non è il massimo.

Tutto questo può essere vero (anzi, credo proprio che lo sia), ma non vieta l'uso di modelli statistici. Sì che lo rende difficile, che è un'altra cosa. Da cliente di Masterworks non sei in nessun modo costretto a seguire nessun ragionamento statistico. Hai la piena libertà di scegliere l'opera d'arte che ti interessa.

A me può bastare il grafico che viene presentato, che confronta un indice di “Arte Contemporanea” con lo S&P 500. Naturalmente, la performance è molto migliore per il primo. Peccato che, in una riga scritta in caratteri piccoli, ci venga detto che l’indice suddetto sia stato ottenuto da opere vendute almeno due volte all’asta. Al di là di quanto ho già detto sull’affidabilità dei prezzi realizzati in asta, mi preme sottolineare che l’utilizzo del metodo delle vendite ripetute è quello più semplice e meno sofisticato (altro che metodi edonici!). Diamo il beneficio del dubbio e supponiamo che l’indice sia un po’ più sofisticato e utilizzi anche un mix di informazioni. Ti faccio comunque notare due difetti macroscopici. Primo: un’opera già venduta all’asta ritornerà e verrà venduta solo se il possessore si aspetta un guadagno (altrimenti si tiene l’opera), quindi l’indice sovrastima la performance del mercato per costruzione. Secondo: le opere invendute non vengono conteggiate.
Basarsi su un indicatore simile per concludere sulle performance rispetto ad altri tipi di investimento e sulla protezione dall’inflazione mi sembra azzardato.

Anche qui sono d'accordo, ma le opere che vengono offerte attraverso la loro piattaforma tendono ad essere quelle per le quali c'è mercato e che quindi o sono già state vendute in precedenza oppure si stima che verranno vendute nel futuro. Artisti come Keith Haring, Yayoi Kusama, Bridget Riley non sono nomi nuovi.
Ricordiamoci che non si tratta di un "ETF dell'arte" che cerca di seguire quell'indice che hai visto sul loro sito! Ai clienti viene data la possibilità di scegliere il dipinto a cui sono interessati, tenendo conto di tutto ciò che hai descritto come caratteristica del mercato di arte.

Ultima cosa: per “dividendo artistico” non intendo gli elementi che hai indicato tu in maniera un po’ moralisteggiante, ma, semplicemente, “godersi l’opera”.
Anch'io intendevo questo. Questo "godersi l'opera" è frutto di un costrutto sociale che ci porta ad ammirarla, apprezzarla, mostrarla ecc. L'esclusività che sta alla base di questo "dividendo artistico" (l'opera è mia ed è unica!), in termini economici ricorda tanto ai beni di lusso. Masterworks non soddisfa questa necessità e non intende farlo.



@Biagio.tv
Come notazione finale, devo ahimè smentirti sul fatto che "l'arte ha storicamente protetto contro l'inflazione con rendimenti che a lungo termine possono essere veramente alti": l'arte non è un bene come l'oro, il petrolio, o un indice o altro, è un mercato e molto vario, articolato e complesso con alti e bassi, aumenti e cali. Non investi mai "in arte" come fosse un indice ma su uno o più artisti, che possono singolarmente rivalutarsi o crollare. O puoi anche comperare di un artista che si rivaluta un'opera brutta (ovviamente pensando sia bella ma non avendo strumenti per capirlo), o strapagarla e finire a rimetterci lo stesso: questo vale per l'acquisto pieno di un'opera, figuriamoci per una quota frazionaria di un'opera gestita da terzi.

Proprio per questo è un'idea geniale poter investire anche poco in opere diverse fra di loro. Tutto quello che hai scritto corrobora l'idea indietro l'acquisto di quote di un dipinto, tranne l'ultima parte dell'ultima frase che mostra mancata comprensione per il concetto della diversificazione:

"...questo vale per l'acquisto pieno di un'opera, figuriamoci per una quota frazionaria di un'opera gestita da terzi".

Poiché stiamo parlando di dipinti che costano più di un milione, essere in grado di diversificare, significa essere veramente ricco. Le quote frazionarie consentono a chiunque di farlo dietro un pagamento per il costo del servizio.


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Comunque, io mi fermo qui. Spero che nel futuro, in questo thread compariranno commenti di utenti che hanno fatto una loro esperienza in questo mondo (buona o cattiva).
 
@Stefano Perrini



Tutto questo può essere vero (anzi, credo proprio che lo sia), ma non vieta l'uso di modelli statistici. Sì che lo rende difficile, che è un'altra cosa. Da cliente di Masterworks non sei in nessun modo costretto a seguire nessun ragionamento statistico. Hai la piena libertà di scegliere l'opera d'arte che ti interessa.



Anche qui sono d'accordo, ma le opere che vengono offerte attraverso la loro piattaforma tendono ad essere quelle per le quali c'è mercato e che quindi o sono già state vendute in precedenza oppure si stima che verranno vendute nel futuro. Artisti come Keith Haring, Yayoi Kusama, Bridget Riley non sono nomi nuovi.
Ricordiamoci che non si tratta di un "ETF dell'arte" che cerca di seguire quell'indice che hai visto sul loro sito! Ai clienti viene data la possibilità di scegliere il dipinto a cui sono interessati, tenendo conto di tutto ciò che hai descritto come caratteristica del mercato di arte.


Anch'io intendevo questo. Questo "godersi l'opera" è frutto di un costrutto sociale che ci porta ad ammirarla, apprezzarla, mostrarla ecc. L'esclusività che sta alla base di questo "dividendo artistico" (l'opera è mia ed è unica!), in termini economici ricorda tanto ai beni di lusso. Masterworks non soddisfa questa necessità e non intende farlo.




@Biagio.tv


Proprio per questo è un'idea geniale poter investire anche poco in opere diverse fra di loro. Tutto quello che hai scritto corrobora l'idea indietro l'acquisto di quote di un dipinto, tranne l'ultima parte dell'ultima frase che mostra mancata comprensione per il concetto della diversificazione:

"...questo vale per l'acquisto pieno di un'opera, figuriamoci per una quota frazionaria di un'opera gestita da terzi".

Poiché stiamo parlando di dipinti che costano più di un milione, essere in grado di diversificare, significa essere veramente ricco. Le quote frazionarie consentono a chiunque di farlo dietro un pagamento per il costo del servizio.


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Comunque, io mi fermo qui. Spero che nel futuro, in questo thread compariranno commenti di utenti che hanno fatto una loro esperienza in questo mondo (buona o cattiva).


La questione non è se i modelli statistici siano vietati o difficili, ma proprio che, in questo caso, si basano su dati non affidabili. Sono inutili tali modelli? No, ma non possiamo chiedere che svolgano una funzione che non possono svolgere. È utile conoscere una tendenza, fare raffronti fra artisti simili (e.g. stessa corrente artistica), ma non si può fare una previsione puntuale su una singola opera (investendo dei soldi su tale previsione).
Sarebbe un po’ come usare l’utilissima previsione meteorologica a 7gg. della mia città, basata su seri modelli matematici, per scommettere con un amico su quanti mm di pioggia cadranno nel cortile di casa mia tra le 17 e le 18 di martedì prossimo. Non è lo scopo del modello, e quindi non posso pretendere di chiedere una cosa simile.

Hai citato dei nomi. Vediamo, per curiosità.

Keith Haring. Ultimo passaggio in asta: un poster, il 19 novembre, a Bruxelles. Dovrebbe essere l’oggetto più facile da stimare. Eppure, i professionisti della casa d’aste, valutatori di mestiere, l’hanno stimato € 1.500 – 2.000 (non male come forchetta, per chi deve guadagnarci) e l’opera ha fatto € 1.300. Come mai non si riesce ad azzeccare il prezzo?

Yayoi Kusama. Il 18 novembre ha fatto 150.000 dollari per un oggetto stimato 40k -60k. Da Christie’s non sanno leggere le serie storiche, a quanto pare.

Anche per Bridget Riley l’ultima vendita è un poster, a 80 dollari contro una stima di 100-200. L’ultimo lavoro notevole ha fatto 2,2 milioni di dollari (dentro la stima, questa volta, ma era, come dire… un po’ ampia: da 2 a 3 milioni).

Mi fermo anche io qui. Con un’ultima annotazione. Ha introdotto il discorso eSide, ma non è andato fino in fondo. Il mercato dell’arte si presta molto al riciclaggio di denaro. Il frazionamento delle opere in quote (trattabili in mercato secondario) si presta molto allo schema Ponzi. Naturalmente, non mi riferisco al caso specifico, ma parlo in generale.

Investitore avvisato…
 
la vendita di quote di opere d'arte è un'idea che realizzò già Claudio Poleschi.
 
Il frazionamento delle opere in quote (trattabili in mercato secondario) si presta molto allo schema Ponzi. Naturalmente, non mi riferisco al caso specifico, ma parlo in generale.

Investitore avvisato…

Non volevo più intervenire: non l'avevo scritto per non essere troppo diretto, ma visto che lo hai fatto tu... ;)
Anche io ho immediatemente subodorato che il rischio "schema Ponzi" per questo tipo di meccanismi - senza riferirimi al caso specifico - sia veramente altissimo.
 
Visto che era stata aperta una discussione in merito a Masterworks, può essere un elemento in più per formarsi un'opinione questo articolo abbastanza esplosivo uscito ieri su ARTnews. Dato che a suo tempo ero stato coinvolto nella discussione, tengo a precisare che io non ho elementi per aderire o meno ai contenuti dell'articolo, che restano di responsabilità di chi l'ha scritto e della testata.

Rising Startup Masterworks Beset by Internal Rifts, Alleged Recklessness, and Staff Cuts
 
Visto che era stata aperta una discussione in merito a Masterworks, può essere un elemento in più per formarsi un'opinione questo articolo abbastanza esplosivo uscito ieri su ARTnews. Dato che a suo tempo ero stato coinvolto nella discussione, tengo a precisare che io non ho elementi per aderire o meno ai contenuti dell'articolo, che restano di responsabilità di chi l'ha scritto e della testata.

Rising Startup Masterworks Beset by Internal Rifts, Alleged Recklessness, and Staff Cuts
Articolo interessante.
Tra le varie cose, pare che le quote acquistate per cliente stiano mediamente calando, e se l'acquisto di quote complessive cala l'azienda potrebbe trovarsi in difficoltà essendo un business che si regge su un continuo flusso di entrate.
Le mie perplessità permangono.

Stanno facendo un sacco di pubblicità sui social come "post sponsorizzati", come tante aziende, però anche la modalità di marketing con cui si propongono a me non piace per niente.
 
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