10/11/2022
Limes
L’esercito russo sta letteralmente demolendo l’Ucraina, commettendovi crimini di guerra di un’efferatezza sconosciuta in Europa dalla seconda guerra mondiale.
Se c’è qualcosa di positivo in tutto questo orrore è che l’Occidente sembra riprendere coscienza di come vanno trattate le dittature spietate.
Diversi Stati europei hanno istituito vasti programmi d’addestramento per formare – solo nel caso del Regno Unito – 10 mila soldati ucraini ogni tre mesi.
nclusione inevitabile è che la Russia non ha speranza di «conquistare cuori e menti» degli ucraini. Mosca è vista come una barbara forza d’occupazione intenta a distruggere la vita quotidiana degli ucraini: cultura, lingua, libertà d’espressione.
Disturba che mentre gli ucraini sono disposti a correre enormi rischi personali e a sopportare tremendi sacrifici per mantenere il loro paese libero e respingere l’invasore russo, c’è chi li incita a cedere per via negoziale i territori che riprenderanno entro l’anno prossimo se le cose continuano così. Esperti come Edward Luttwak consigliano Kiev di negoziare la sorte della Crimea e delle aree del Donbas invase da Mosca nel 2014 e annesse per via plebiscitaria. Un’altra variazione sul tema «terra in cambio di pace» che continua a essere proposto, malgrado i suoi fallimenti storici.
Forse l’argomento più solido è chiedere ai fautori del negoziato di riflettere sugli orribili crimini inflitti agli ucraini dal 24 febbraio. La lista cresce man mano che l’esercito ucraino libera nuovi territori: fosse comuni, camere di tortura, devastazioni, decine di migliaia di vittime civili, distruzione delle infrastrutture, obliterazione dell’economia. Sostenere che i partner dell’Ucraina debbano ridurre l’aiuto militare è moralmente indifendibile e politicamente letale per qualsiasi leader ucraino. Farlo produrrebbe conseguenze ben peggiori che continuare la guerra, perché darebbe a Putin ciò che vuole. L’esercito russo avrebbe tempo per riorganizzarsi, riarmare e invadere nuovamente l’Ucraina. Al contempo, le Forze armate russe affronterebbero una diffusa guerriglia nelle aree controllate e le conseguenze umanitarie, soprattutto in termini di rifugiati, sarebbero enormi.
Nell’immediato, però, contro l’ipotesi del dialogo vi è un’evidente realtà: la guerra volge a favore degli ucraini. A questo viene opposto l’argomento secondo cui gli ucraini farebbero bene a negoziare ora, in posizione di vantaggio, prima che le decine di migliaia di nuovi soldati reclutati da Putin ribaltino nuovamente gli equilibri sul campo. Ma mandare al fronte soldati reclutati a forza, quasi tutti sotto-addestrati e poco motivati, difficilmente cambierà la situazione. C’è una ragione per cui sono chiamati «soldati usa e getta»: difficilmente sopravvivranno alla leva. La mobilitazione fa lievitare nell’immediato il numero di soldati, ma in prospettiva è destinata a produrre effetti nulli o quasi sul conflitto.
Questi fattori sembrano suggerire la direzione del presente conflitto e la sorte che attende le forze russe, la cui capacità è destinata a deteriorarsi ogni giorno di più mentre le truppe ucraine si rafforzano. Alcuni commentatori statunitensi vedono oggi nell’esercito ucraino «la forza armata più letale, capace, meglio guidata ed efficace d’Europa». Non a torto.