Sembra un secolo fa quando il vespone si fregava le mani pregustando l'esclusiva dello scontro finale, con scenario plastico alle spalle, tra Occhi di Tigre e l'Eterna Ragazzina della Garbatella, l'AGCOM gli ha tolto l'imbarazzo di dover gestire, in seguito, quel che sarebbe stato il flop più soporifero ed inutile del secolo, più che Mohamed Alì contro Joe Frazier, la partita del cuore attori oramai semisconosciuti Vs cantanti trombati, in favore del randagismo.
Non sappiamo come andranno a finire queste elezioni, di sicuro conosciamo come è stata condotta questa campagna elettorale e, si sa, non ci sono più le campagne elettorali di una volta signora mia, l'ultima poi è sempre la più brutta di tutte, un po' come gli autunni piovosi e l'estati calde.
Giuseppe Conte era un signore che di mestiere faceva l'avvocato, non un avvocato qualunque in vero, professore universitario, facente parte di quel che un tempo si sarebbe detta borghesia agiata ed illuminata di un paese, di sicuro lui un mestiere e molto ben remunerato l'aveva, altrettanto certamente era un dilettante, improvvisato, della politica.
C'è da domandarsi, quindi, cosa abbia pesato di più tra queste cause: sua abilità, fortuna del principiante, insipienza congiurata in suo favore dei suoi avversari, tutti politici professionisti da diversi decenni, nel produrre la convergenza di una serie di circostanze che si sono succedute in suo beneficio e di un movimento prima alla deriva, in serie e non esaustivamente:
- scissione guidata dello sciagurato Di Maio, pifferaio di una sessantina di topolini che, per salvare lui, vanno a suicidarsi altrove e fuori dal movimento, anzi, dentro la pancia del PD. Che sia stato un cavallo di Troia del perfido Casalino Odisseo?
- caduta del governo Draghi, a dire di Conte ed oggi così appare, per il rifiuto del premier ad assumere o solo prendere in considerazione un'agenda sociale. Letta allora caccia dal Tempio draghista i 5S, in onore dell'agenda Draghi, subito dopo arriva lo tsunami bollette e rincari;
- Renzi che tutti i giorni attacca il RDC e Conte, oggettivamente un grosso aiuto per chi viene attaccato, da apparire quasi sospetto;
- Meloni che s'incarta sul RDC, tanto da costringerla a continui aggiustamenti, in ogni caso facendole perdere l'abbrivio iniziale e chiudere, stancamente, al sud, apparendo come chi, brillante protagonista di una serata mondana fino alla metà di questa, in finale tenta di riparare, goffamente, ad un gesto imperdonabile e scortese scappato per eccesso di sicurezza ed ὕβϱις, con delle scuse poco sentite e di prammatica.
Siccome tutti questi, al contrario di Conte chi (?), come brillantemente lo definivano le sagaci penne politiche del nostro giornalismo, altri mestieri, veri, non l'avevano, bensì erano e sono professionisti della politica, c'è da domandarsi se era poi difficile capire che, in questa campagna elettorale, tutto dovevano fare fuorché attaccare lo stesso Conte, tanto meno da parte di Renzi e Di Maio, nonché, soprattutto, il RDC, non solo per lo strumento in sé, bensì e soprattutto per la simbologia che questo oramai rappresenta, ossia l'attenzione verso una fascia di popolazione, dentro la quale una ben più vasta, purtroppo, teme di scivolare, più in generale che tipo di società si vuole, la vera scelta di campo emersa nei fatti.
Vedremo l''esito delle urne, se queste premieranno i 5S, Conte dovrà fare i complimenti a se stesso e chi lo ha affiancato ed aiutato durante la maratona elettorale, non di meno ringraziare pubblicamente i professionisti della politica e gli illuminati notisti politici, che in quel modo gliel'hanno apparecchiata.
Non sappiamo come andranno a finire queste elezioni, di sicuro conosciamo come è stata condotta questa campagna elettorale e, si sa, non ci sono più le campagne elettorali di una volta signora mia, l'ultima poi è sempre la più brutta di tutte, un po' come gli autunni piovosi e l'estati calde.
Giuseppe Conte era un signore che di mestiere faceva l'avvocato, non un avvocato qualunque in vero, professore universitario, facente parte di quel che un tempo si sarebbe detta borghesia agiata ed illuminata di un paese, di sicuro lui un mestiere e molto ben remunerato l'aveva, altrettanto certamente era un dilettante, improvvisato, della politica.
C'è da domandarsi, quindi, cosa abbia pesato di più tra queste cause: sua abilità, fortuna del principiante, insipienza congiurata in suo favore dei suoi avversari, tutti politici professionisti da diversi decenni, nel produrre la convergenza di una serie di circostanze che si sono succedute in suo beneficio e di un movimento prima alla deriva, in serie e non esaustivamente:
- scissione guidata dello sciagurato Di Maio, pifferaio di una sessantina di topolini che, per salvare lui, vanno a suicidarsi altrove e fuori dal movimento, anzi, dentro la pancia del PD. Che sia stato un cavallo di Troia del perfido Casalino Odisseo?
- caduta del governo Draghi, a dire di Conte ed oggi così appare, per il rifiuto del premier ad assumere o solo prendere in considerazione un'agenda sociale. Letta allora caccia dal Tempio draghista i 5S, in onore dell'agenda Draghi, subito dopo arriva lo tsunami bollette e rincari;
- Renzi che tutti i giorni attacca il RDC e Conte, oggettivamente un grosso aiuto per chi viene attaccato, da apparire quasi sospetto;
- Meloni che s'incarta sul RDC, tanto da costringerla a continui aggiustamenti, in ogni caso facendole perdere l'abbrivio iniziale e chiudere, stancamente, al sud, apparendo come chi, brillante protagonista di una serata mondana fino alla metà di questa, in finale tenta di riparare, goffamente, ad un gesto imperdonabile e scortese scappato per eccesso di sicurezza ed ὕβϱις, con delle scuse poco sentite e di prammatica.
Siccome tutti questi, al contrario di Conte chi (?), come brillantemente lo definivano le sagaci penne politiche del nostro giornalismo, altri mestieri, veri, non l'avevano, bensì erano e sono professionisti della politica, c'è da domandarsi se era poi difficile capire che, in questa campagna elettorale, tutto dovevano fare fuorché attaccare lo stesso Conte, tanto meno da parte di Renzi e Di Maio, nonché, soprattutto, il RDC, non solo per lo strumento in sé, bensì e soprattutto per la simbologia che questo oramai rappresenta, ossia l'attenzione verso una fascia di popolazione, dentro la quale una ben più vasta, purtroppo, teme di scivolare, più in generale che tipo di società si vuole, la vera scelta di campo emersa nei fatti.
Vedremo l''esito delle urne, se queste premieranno i 5S, Conte dovrà fare i complimenti a se stesso e chi lo ha affiancato ed aiutato durante la maratona elettorale, non di meno ringraziare pubblicamente i professionisti della politica e gli illuminati notisti politici, che in quel modo gliel'hanno apparecchiata.