In presenza di tali uscite ricordiamo come sempre a chi ci legge che mercati finanziari , agenzie di rating ed investitori valutano una eventuale uscita dell'Italia dall'euro e dal mercato unico europeo come un fattore di estremo rischio.
I mercati finanziari e gli investitori non fanno politica ma si limitano a considerazioni di tipo pratico, avendo a cuore la salvaguardia dei propri investimenti...ovvero non vogliono perdere denaro.
Il terrore di costoro pertanto è quello di ritrovarsi con asset italiani (titoli di stato, azioni, obbligazioni) colpiti da una improvvisa ri-denominazione da euro in lire, ovvero in una moneta la quale sarebbe espressione di uno stato afflitto da problemi giganteschi, con un forte indebitamento, una crescita del PIL che stenta, con una demografia da ospizio, una serie di riforme ineludibili da applicare sulle quali vi sono resistenze da parte di lobby, fasce sociali e rappresentanti politici, una eccessiva burocrazia ed un tessuto industriale fatto in larga parte di piccole imprese spesso sottocapitalizzate e con scarsa capacità di innovazione e ricerca.
Il terrore quindi di essere ripagati con una lira italiana ovvero una moneta fortemente svalutata se non addirittura di una oggettiva impossibilità per lo Stato Italiano di poter tenere fede ai suoi impegni verso i creditori.
Un ulteriore timore degli investitori sarebbe quello di assistere (dopo l'uscita dall'euro ed il ritorno alla lira italiana) a ciò che si definisce "monetizzazione del debito" ovvero la complicità tra MEF e Bankitalia, con il primo che emette enormi quantità di carta del debito italiano e la seconda che stampa moneta per acquistarlo, non essendo possibile piazzare tutta quella carta su una normale collocazione presso i mercati finanziari e quindi su una giusta valutazione e quotazione del rischio. Si tratterebbe di una spirale letale, soprattutto per paesi i quali nel corso della loro storia hanno dimostrato una disciplina non sempre impeccabile nella tenuta dei conti pubblici.
Non solo investitori finanziari, una uscita dell'Italia dall'euro e dal mercato unico comporterebbe problemi anche per gli investitori industriali.
Pensiamo ad esempio ad un grande gruppo industriale come Stellantis il quale necessita di approvvigionamenti continui di componentistica, buona parte della quale arriva da oltre confine.