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Ricordate la povera ragazza accoltellata mentre faceva jogging e salvatasi solo perché aveva avuto la fortuna che in quel momento passavano due operai.
Bene leggete dove è adesso la bestia…
Notifica con data sbagliata libero l’aggressore di Marta «È già volato a Londra»Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)04 ago 2022
Il ragazzo minorenne che ha ferito con 23 coltellate Marta, una studentessa di Mogliano scelta a caso a scopo di rapina, è libero dopo soli 16 mesi ed è già volato all’estero. In realtà è libero perché sono scaduti i termini cautelari (pende ancora un ultimo ricorso contro la condanna a 5 anni) ma soprattutto perché il trasferimento in comunità è saltato a causa di un errore di notifica. Il trasferimento è stato fissato per settembre invece che a luglio. La famiglia e i legali della vittima sono preoccupati e frustrati per il pasticcio giudiziario.
MOGLIANO VENETO (TREVISO) Al magistrato che lo scorso anno gli chiedeva conto di tutta quella violenza, il perché dell’inseguire una giovane runner in aperta campagna e massacrarla a coltellate riducendola in fin di vita, lui - che in fondo era pur sempre un adolescente di 15 anni - non aveva trovato di meglio che giustificarsi dicendo di aver scelto la vittima «a caso» e che «voleva rapinare una persona perché doveva “prendere” il fumo», e cioè la marijuana che «da circa un anno e mezzo» consumava con gli amici al ritmo «anche di nove canne al giorno».
Un movente assurdo per quel feroce agguato che si consumò il 22 marzo del 2021 nella periferia di Mogliano Veneto. Per giorni non si parlò d’altro, i salotti televisivi scomodarono opinionisti ed esperti di criminalità giovanile. Finí con Marta - studentessa universitaria di 26 anni - viva per miracolo, e quel suo aggressore-ragazzino condannato per tentato omicidio a sei anni e otto mesi di carcere dal tribunale per i minorenni di Venezia, poi scesi a cinque anni in Appello. Una riduzione della pena che alla vittima e ai suoi familiari suonò come una beffa. Ma in fondo è poca cosa se si paragona a quanto è appena accaduto: a causa di un pasticcio giudiziario, qualche giorno fa il ragazzino è stato scarcerato e, appena tornato libero, è salito su un aereo e ha lasciato l’Italia. «Da quel che sappiamo si troverebbe a Londra con la madre» spiega l’avvocato Alberto Barbaro, che in tutto questo tempiuttosto po si è battuto al fianco di Marta per ottenere giustizia.
La vicenda ha dell’incredibile. Stando a quanto è stato possibile ricostruire, pare che - in seguito ad alcuni episodi di tensione registrati nel carcere per i minorenni di Treviso - il giovane accoltellatore fosse stato trasferito in una struttura penitenziaria di Napoli. Nel frattempo, nei mesi scorsi il suo legale aveva presentato ricorso in Cassazione nella speranza di vedersi annullare la condanna così da ottenere un ulteriore sconto di pena, o addirittura l’assoluzione visto che una perizia definisce il ragazzino affetto da una parziale infermità che gli impedisce di distinguere i comportamenti leciti da quelli illeciti.
Il problema è che i tempi della Giustizia sono sempre lunghi, e la legge parla chiaro: senza una condanna definitiva non si può tenere una persona in carcere per troppo tempo. E così, visto che il 21 luglio scadevano i termini per la custodia cautelare in prigione del minorenne, il pubblico ministero ha chiesto (e ottenuto) che il giudice per i minorenni, pur scarcerandolo, ne disponesse il suo immediato trasferimento in comunità. Ma perche abbia valore e sia eseguito, un ordine va comunicato in anticipo al suo destinatario. E qui sarebbe avvenuto il secondo inghippo: il provvedimento del tribunale per i minorenni non è mai stato notificato al ragazzino. Il motivo? Pare sia stata indicata erroneamente la data del 20 settembre come termine entro il quale comunicargli la decisione del passaggio dal carcere alla comunità, invece che del 20 luglio. Una svista, dunque, e se davvero le cose sono andate così non si sa bene di chi sia la colpa. Di certo c’è che il 21 luglio l’aggressore di Marta ha potuto lasciare la struttura detentiva dove stava scontando la condanna per tentato omicidio, e tornare a casa, nel Trevigiano. Di lí a pochi giorni è arrivata la convocazione in caserma, dove i carabinieri avrebbero dovuto notificargli il provvedimento che ne disponeva l’inserimento in comunità. Incontro al quale il sedicenne non si è mai presentato.
Nel frattempo pare sia stata disposta un’intensificazione dei controlli da parte della polizia locale nei pressi dell’abitazione di Marta. Il timore, ovviamente, era che il minorenne potesse tentare di avvicinarla ma l’allerta è presto rientrata, quando si è scoperto che il ragazzino si troverebbe già a Londra con la madre, che nella capitale inglese lavora come cuoca. Nell’abitazione di famiglia, è rimasto appena un paio di giorni. Sia chiaro: è tutto legale, con i termini di custodia scaduti e in assenza di un ordine del giudice, il sedicenne può andare dove gli pare, tanto più se al suo fianco c’è la mamma. «Per la studentessa, i suoi familiari e l’intera comunità sono stati giorni di preoccupazione, considerando che le sentenze hanno riconosciuto la pericolosità sociale del ragazzo» dice l’avvocato Barbaro. «Ma a pesare è soprattutto la frustrazione per quella che viene vissuta come l’ennesima ingiustizia. Lo Stato riuscirà a riportare in Italia l’aggressore affinché sconti quella pena definitiva che dovrebbe avere lo scopo di recuperarlo? Non è facile, per Marta, accettare l’idea che appena sedici mesi dopo averle inferto ventitré coltellate, il responsabile sia già a piede libero».
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Notifica con data sbagliata libero l’aggressore di Marta «È già volato a Londra»Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)04 ago 2022
Il ragazzo minorenne che ha ferito con 23 coltellate Marta, una studentessa di Mogliano scelta a caso a scopo di rapina, è libero dopo soli 16 mesi ed è già volato all’estero. In realtà è libero perché sono scaduti i termini cautelari (pende ancora un ultimo ricorso contro la condanna a 5 anni) ma soprattutto perché il trasferimento in comunità è saltato a causa di un errore di notifica. Il trasferimento è stato fissato per settembre invece che a luglio. La famiglia e i legali della vittima sono preoccupati e frustrati per il pasticcio giudiziario.
MOGLIANO VENETO (TREVISO) Al magistrato che lo scorso anno gli chiedeva conto di tutta quella violenza, il perché dell’inseguire una giovane runner in aperta campagna e massacrarla a coltellate riducendola in fin di vita, lui - che in fondo era pur sempre un adolescente di 15 anni - non aveva trovato di meglio che giustificarsi dicendo di aver scelto la vittima «a caso» e che «voleva rapinare una persona perché doveva “prendere” il fumo», e cioè la marijuana che «da circa un anno e mezzo» consumava con gli amici al ritmo «anche di nove canne al giorno».
Un movente assurdo per quel feroce agguato che si consumò il 22 marzo del 2021 nella periferia di Mogliano Veneto. Per giorni non si parlò d’altro, i salotti televisivi scomodarono opinionisti ed esperti di criminalità giovanile. Finí con Marta - studentessa universitaria di 26 anni - viva per miracolo, e quel suo aggressore-ragazzino condannato per tentato omicidio a sei anni e otto mesi di carcere dal tribunale per i minorenni di Venezia, poi scesi a cinque anni in Appello. Una riduzione della pena che alla vittima e ai suoi familiari suonò come una beffa. Ma in fondo è poca cosa se si paragona a quanto è appena accaduto: a causa di un pasticcio giudiziario, qualche giorno fa il ragazzino è stato scarcerato e, appena tornato libero, è salito su un aereo e ha lasciato l’Italia. «Da quel che sappiamo si troverebbe a Londra con la madre» spiega l’avvocato Alberto Barbaro, che in tutto questo tempiuttosto po si è battuto al fianco di Marta per ottenere giustizia.
La vicenda ha dell’incredibile. Stando a quanto è stato possibile ricostruire, pare che - in seguito ad alcuni episodi di tensione registrati nel carcere per i minorenni di Treviso - il giovane accoltellatore fosse stato trasferito in una struttura penitenziaria di Napoli. Nel frattempo, nei mesi scorsi il suo legale aveva presentato ricorso in Cassazione nella speranza di vedersi annullare la condanna così da ottenere un ulteriore sconto di pena, o addirittura l’assoluzione visto che una perizia definisce il ragazzino affetto da una parziale infermità che gli impedisce di distinguere i comportamenti leciti da quelli illeciti.
Il problema è che i tempi della Giustizia sono sempre lunghi, e la legge parla chiaro: senza una condanna definitiva non si può tenere una persona in carcere per troppo tempo. E così, visto che il 21 luglio scadevano i termini per la custodia cautelare in prigione del minorenne, il pubblico ministero ha chiesto (e ottenuto) che il giudice per i minorenni, pur scarcerandolo, ne disponesse il suo immediato trasferimento in comunità. Ma perche abbia valore e sia eseguito, un ordine va comunicato in anticipo al suo destinatario. E qui sarebbe avvenuto il secondo inghippo: il provvedimento del tribunale per i minorenni non è mai stato notificato al ragazzino. Il motivo? Pare sia stata indicata erroneamente la data del 20 settembre come termine entro il quale comunicargli la decisione del passaggio dal carcere alla comunità, invece che del 20 luglio. Una svista, dunque, e se davvero le cose sono andate così non si sa bene di chi sia la colpa. Di certo c’è che il 21 luglio l’aggressore di Marta ha potuto lasciare la struttura detentiva dove stava scontando la condanna per tentato omicidio, e tornare a casa, nel Trevigiano. Di lí a pochi giorni è arrivata la convocazione in caserma, dove i carabinieri avrebbero dovuto notificargli il provvedimento che ne disponeva l’inserimento in comunità. Incontro al quale il sedicenne non si è mai presentato.
Nel frattempo pare sia stata disposta un’intensificazione dei controlli da parte della polizia locale nei pressi dell’abitazione di Marta. Il timore, ovviamente, era che il minorenne potesse tentare di avvicinarla ma l’allerta è presto rientrata, quando si è scoperto che il ragazzino si troverebbe già a Londra con la madre, che nella capitale inglese lavora come cuoca. Nell’abitazione di famiglia, è rimasto appena un paio di giorni. Sia chiaro: è tutto legale, con i termini di custodia scaduti e in assenza di un ordine del giudice, il sedicenne può andare dove gli pare, tanto più se al suo fianco c’è la mamma. «Per la studentessa, i suoi familiari e l’intera comunità sono stati giorni di preoccupazione, considerando che le sentenze hanno riconosciuto la pericolosità sociale del ragazzo» dice l’avvocato Barbaro. «Ma a pesare è soprattutto la frustrazione per quella che viene vissuta come l’ennesima ingiustizia. Lo Stato riuscirà a riportare in Italia l’aggressore affinché sconti quella pena definitiva che dovrebbe avere lo scopo di recuperarlo? Non è facile, per Marta, accettare l’idea che appena sedici mesi dopo averle inferto ventitré coltellate, il responsabile sia già a piede libero».
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