Clienti: come vorreste il servizio di consulenza per investimenti?

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Questa discussione ha lo scopo di far emergere idee, anche innovative, magari bislacche, forse vietate dalla legge, per creare un servizio di
consulenza per investimenti che, secondo i clienti, sarebbe gradito e migliorativo rispetto alla situazione attuale.

Molti lettori non hanno ben chiaro l'attuale quadro, quindi lo riassumo velocemente:

Consulenza su base indipendente, fornita principalmente da liberi professionisti o Scf, va pagata dal cliente che poi deve scegliere un intermediario
per effettuare le sue operazioni. Per semplificare, anche se ogni professionista sceglie di farsi pagare quanto vuole, diciamo che costa ca l'1% del patrimonio sotto consulenza + iva; a queste spese vanno aggiunte le spese sostenute presso il proprio intermediario, queste difficilmente quantificabili perchè ogni cliente ha un'operatività molto diversa dall'altro.


Consulenza on top, fornita da molte banche, è una consulenza a pagamento fornita insieme all'utilizzo dei prodotti della propria banca, può costare dallo 0,20% a più dell'1%, anche in questo caso vanno aggiunti i costi della banca e dei prodotti utilizzati, che genericamente sono gli stessi prodotti utilizzati nella modilità di
"consulenza strumentale alla vendita" sotto riportata.

Consulenza personalizzata ma non indipendente, è la consulenza che le banche spacciano per "indipendente" ma senza rispettarne i rigidi criteri, consente alle
banche di fornire consulenza su ampio raggio, costa dallo 0,60% al 2%; in genere parte dei costi vengono recuperati dai clienti con retrocessione di commissioni
pagate sui prodotti.

Consulenza strumentale alla vendita, è la consulenza prevista dalla Mifid, è indispensabile per ogni intermediario che voglia "consigliare o tentare la vendita
di prodotti finanziari" non ha costi aggiuntivi e genericamente è quella che i clienti pensano di non pagare. In questa attività di "consulenza" l'obbligo del venditore
è di rispettare l'adeguatezza Mifid e di comunicare i costi dei prodotti ai clienti.


Ora spazio alle vostre riflessioni, immaginate che vi sia una banca o un intermediario importante che voglia prendere spunto dalle vostre riflessioni e idee
per migliorare il servizio ed acquisire quote di mercato, cosa vorreste?
Credo sia inutile premettere che risposte del tipo, "vorremmo la consulenza indipendente a costi vicini a zero, non porterebbe la discussione da nessuna parte".

Pensateci e non abbiate paura di osare! A volte le idee migliori vengono da intuizioni apparentemente impossibili da realizzare.
 
Dipende... Il punto di vista deve essere quello del fornitore o del cliente?

Il fornitore può essere interessato ad uno spettro ampio di clientela e quindi può studiare forme di consulenza molto elastiche da sottoporre al cliente ancora non orientato.

Il cliente il più delle volte vuole un servizio a costi nulli (quindi tacitamente accetta che siano annegati nei prodotti), ma soprattutto soffre sapendo che, in caso di perdita, la spesa consulenziale va a sommarsi alla perdita, accusando tacitamente il consulente di non averlo consigliato nel modo giusto (vedi anche Moneyfarm).

Io sono un privato cittadino, ma ho diversi amici che sarebbero disposti a darmi le pw dei loro conti online per investire per conto loro. Ovviamente me ne guardo bene, e non solo perchè è illegale! Tutto perchè andavano dal consulente di sportello che rifilava loro i prodotti della banca col 2-3% annuo di spese (per fortuna non più occulte) sotto il cappello dell'investimento "rispettoso dell'ambiente".
 
Questa discussione ha lo scopo di far emergere idee, anche innovative, magari bislacche, forse vietate dalla legge, per creare un servizio di
consulenza per investimenti che, secondo i clienti, sarebbe gradito e migliorativo rispetto alla situazione attuale.

Molti lettori non hanno ben chiaro l'attuale quadro, quindi lo riassumo velocemente:

Consulenza su base indipendente, fornita principalmente da liberi professionisti o Scf, va pagata dal cliente che poi deve scegliere un intermediario
per effettuare le sue operazioni. Per semplificare, anche se ogni professionista sceglie di farsi pagare quanto vuole, diciamo che costa ca l'1% del patrimonio sotto consulenza + iva; a queste spese vanno aggiunte le spese sostenute presso il proprio intermediario, queste difficilmente quantificabili perchè ogni cliente ha un'operatività molto diversa dall'altro.


Consulenza on top, fornita da molte banche, è una consulenza a pagamento fornita insieme all'utilizzo dei prodotti della propria banca, può costare dallo 0,20% a più dell'1%, anche in questo caso vanno aggiunti i costi della banca e dei prodotti utilizzati, che genericamente sono gli stessi prodotti utilizzati nella modilità di
"consulenza strumentale alla vendita" sotto riportata.

Consulenza personalizzata ma non indipendente, è la consulenza che le banche spacciano per "indipendente" ma senza rispettarne i rigidi criteri, consente alle
banche di fornire consulenza su ampio raggio, costa dallo 0,60% al 2%; in genere parte dei costi vengono recuperati dai clienti con retrocessione di commissioni
pagate sui prodotti.

Consulenza strumentale alla vendita, è la consulenza prevista dalla Mifid, è indispensabile per ogni intermediario che voglia "consigliare o tentare la vendita
di prodotti finanziari" non ha costi aggiuntivi e genericamente è quella che i clienti pensano di non pagare. In questa attività di "consulenza" l'obbligo del venditore
è di rispettare l'adeguatezza Mifid e di comunicare i costi dei prodotti ai clienti.


Ora spazio alle vostre riflessioni, immaginate che vi sia una banca o un intermediario importante che voglia prendere spunto dalle vostre riflessioni e idee
per migliorare il servizio ed acquisire quote di mercato, cosa vorreste?
Credo sia inutile premettere che risposte del tipo, "vorremmo la consulenza indipendente a costi vicini a zero, non porterebbe la discussione da nessuna parte".

Pensateci e non abbiate paura di osare! A volte le idee migliori vengono da intuizioni apparentemente impossibili da realizzare.

Paradossalmente io vorrei una consulenza. A fronte di un pagamento vorrei teoria e pratica di strumenti finanziari, quindi il professionista dovrebbe essere ferrato sui derivati, ad esempio, spiegarmi e farmi vedere come posso operare fattivamente con il mio broker. Non sono interessato invece a quello che fanno oggi i consulenti finanziari, ovvero cercare di gestire i soldi altrui
 
Dipende... Il punto di vista deve essere quello del fornitore o del cliente?

Il fornitore può essere interessato ad uno spettro ampio di clientela e quindi può studiare forme di consulenza molto elastiche da sottoporre al cliente ancora non orientato.

Il cliente il più delle volte vuole un servizio a costi nulli (quindi tacitamente accetta che siano annegati nei prodotti), ma soprattutto soffre sapendo che, in caso di perdita, la spesa consulenziale va a sommarsi alla perdita, accusando tacitamente il consulente di non averlo consigliato nel modo giusto (vedi anche Moneyfarm).

Io sono un privato cittadino, ma ho diversi amici che sarebbero disposti a darmi le pw dei loro conti online per investire per conto loro. Ovviamente me ne guardo bene, e non solo perchè è illegale! Tutto perchè andavano dal consulente di sportello che rifilava loro i prodotti della banca col 2-3% annuo di spese (per fortuna non più occulte) sotto il cappello dell'investimento "rispettoso dell'ambiente".


Grazie per la risposta.
Il punto di vista da cui partire deve essere sempre quello del cliente. Quel che si
trova attualmente, parte, tranne che per la parte della consulenza indipendente, dal punto di vista
dei distributori.
 
Paradossalmente io vorrei una consulenza. A fronte di un pagamento vorrei teoria e pratica di strumenti finanziari, quindi il professionista dovrebbe essere ferrato sui derivati, ad esempio, spiegarmi e farmi vedere come posso operare fattivamente con il mio broker. Non sono interessato invece a quello che fanno oggi i consulenti finanziari, ovvero cercare di gestire i soldi altrui

Grazie per la risposta.
Quel che dici esiste già.
Molti offrono "formazione" come tu richiedi.
La formazione non è un'attività di consulenza, quindi non è soggetta ad autorizzazioni
e può essere prestata liberamente.
 
Grazie per la risposta.
Il punto di vista da cui partire deve essere sempre quello del cliente. Quel che si
trova attualmente, parte, tranne che per la parte della consulenza indipendente, dal punto di vista
dei distributori.

Credo che tu sappia bene che dal punto di vista del cliente è quasi impossibile trovare una risposta semplice.

Potremmo alzare il livello, ma si tratterebbe di parlare di strumenti informatici basati su ML e AI, semplici da usare ma di una complessità algoritmica stupefacente (tipo il traduttore Google, per intenderci...).
 
Credo che tu sappia bene che dal punto di vista del cliente è quasi impossibile trovare una risposta semplice.

Potremmo alzare il livello, ma si tratterebbe di parlare di strumenti informatici basati su ML e AI, semplici da usare ma di una complessità algoritmica stupefacente (tipo il traduttore Google, per intenderci...).

Non credo che la strada da seguire sia quella informatica.
Investire richiede una notevole dose di personalizzazione e di gestione delle emotività.
Ogni investitore, da quello retail alle prime esperienze, ai gruppi familiari con patrimoni molto importanti e con
all'interno le competenze per fare da soli, si scontrano sempre con l'imprevedibilità del mercato.
Imprevedibilità che deve essere considerata sia in senso negativo che positivo.
Per il mio modo di vedere l'intelligenza artificiale sarà un supporto ma non sostituirà la "consulenza".

Aggiungo un elemento al primo post; pensate sia utile vietare la retrocessione di commissioni ai distributori?
Proprio oggi sto esaminando il caso di un cliente, che dice, ma il beneficio del dubbio è sacrosanto, di non essere stato
informato dei costi iniziali di due certificate dove ha il 30% del patrimonio!

Se le retrocessioni fossero state vietate, questo caso non si sarebbe verificato.
 
ovvero cercare di gestire i soldi altrui

E' ma li è il segreto del proprio arricchimento.
In realtà la 'gestione' dei beni altrui (non nell'altrui interesse come un fiduciario, ma nel proprio) è qualcosa che più mi sforzo e più non vedo entrarci qualcosa con la 'consulenza'.
Consulenza è consigliare, poi giustamente ricevuto il consiglio e la formazione specifica sta ad altri gestire/agire.

Ovviamente dare il proprio patrimonio in "gestione al consulente" è estremamente comodo: ti sei tolto il pensiero e qualsiasi problema non è più 'colpa' tua, a questa procedura (estremamente stupida, mi si permetta) viene solitamente associato il concetto di 'fiducia' per togliersi anche il peso psicologico dell'ingenuità (la frase classica è "non ci capisco, non so farlo, è vero che l'ho affidato a Vittorio, ma solo perché è un amico carissimo e un professionista che si è mostrato competente e gode della mia fiducia da X (numero solitamente significativo) anni).

Però comprendiamo che è qualcosa che non ha nulla a che fare con economia e finanza, è qualcosa di psicologico, una sorta di rito catartico di autoassoluzione (con la confessione la Chiesa ci ha mangiato per millenni):
1- La responsabilità dei miei averi, quindi del benessere mio e di miei cari, non è più mia, ma di un 'professionista'
2- La delega non è stata data alla leggera, ma sulla base di 'fiducia' (tre requisiti: professionalità dimostrata superiore alla mia [competenza], vincolo personale di fiducia/amicizia [morale], anni di frequentazione gestione pregressa [esperienza])

Il rito di 'catarsi' è effettuato: qualsiasi esternalità positiva (guadagno, buona gestione) sarà merito del mio metodo avveduto da buon padre di famiglia di gestione della cosa, qualsiasi esternalità negativa (tradimento della fiducia, perdita, risultati disattesi, disservizio, costi ingiustificabili) è colpa d'altri poiché io ho fatto tutto quanto legittimo e sensato e di meglio non avrei potuto.

Ovviamente la 'colpa' (se ha senso parlarne) non è nel risparmiatore, ma secondo me nell'industria del risparmio che propone questo "pacchetto morale" e lo offre come servizio. Mi permetterei di osservare che questo 'rito' psico-morale è il principale servizio che offre. Infatti i consulenti (cfaofs) non sono in realtà chissà che fini professionisti (non tutti almeno) né specialisti dei mercati, ma basano tutto sulla relazione e l'assistenza 'psicologica'. Poi con i patrimoni a loro 'delegati' ci comprano i prodotti del loro campionario di agenti di commercio (li usano per macinare provvigioni). In altre parole ti vendono la tranquillità e si prendono in cambio i soldi.
 
Grazie @bol per il tuo intervento.

Inutile dire che hai centrato uno dei principali schemi mentali dell'investitore/risparmiatore italiano.

Tutti vorrebbero che i servizi loro offerti fossero migliori, ma poi, nella pratica, non saprebbero cosa farsene,
e tantomeno saprebbero cosa chiedere.
Ma proviamoci, aiutami tu, anche con proposte "provocatorie".
Tu cosa ne pensi, per esempio, dell'eventuale divieto di retrocessioni?
A mio avviso potrebbe essere un passo importante per costringere il cliente a "scegliere" chi pagare.
 
Tu cosa ne pensi, per esempio, dell'eventuale divieto di retrocessioni?
A mio avviso potrebbe essere un passo importante per costringere il cliente a "scegliere" chi pagare.

E' l'elemento fondamentale per bloccare un meccanismo di agenzia di vendita spacciato per consulenza.
Senza retrocessioni non significherà che il servizio sarà migliore, professionale o economico o che non si verrà raggirati dall'imbonitore di turno o dal venditore di 'segnali di trading', però sarà difficile spacciare un venditore di prodotti finanziari a catalogo per una sorta di architetto del portafoglio (attenzione il 90% secondo me sono davvero convinti di essere consulenti e non agenti commerciali della mandante e delle loro controparti, e credono davvero che il loro servizio valido sia nel proporre il 'fondo del momento che fa meglio del mercato').

Ovviamente il divieto di retrocessioni devasterebbe l'industria del risparmio che è nata su questo bel meccanismo in cinquant'anni.

Però renderebbe anche possibile il lavoro di consulente indipendente vero (salvo piccole nicchie di fenomeni che riescono con il vento completamente avverso a navigare e vincere anche la regata).
 
Riporto il mio pensiero già espresso in più post:

Sicuramente la cosa che dovrebbe essere sacrosanta è differenziare i consulenti dai venditori.
Se hai una retrocessione da un prodotto che mi fai sottoscrivere sei un venditore, magari onesto, magari bravo, ecc, ma pur sempre un venditore, non un consulente.
E già qui si capirebbe moltissimo.

Poi per il discorso percentuali o meno per me dipende dal patrimonio/tempo impiegato.
Sei sotto i 500.000 euro di patrimonio sui fai consulenza/vendita, ok, va benissimo che paghi anche 1% di commissioni o poco più.

Hai un patrimionio di 10 milioni di euro, non ha senso pagare in percentuale

Questa è la mia idea
 
Ultima modifica:
Grazie @TecliS per la risposta.

L'entità della parcella sarà sempre un accordo tra le parti.
Ma non credo sia l'entità della parcella a fare la differenza, quanto la competenza
e, sarò di parte ma lo ripeto, l'indipendenza di giudizio del consulente.

Pochi giorni fa mi trovavo a parlare con due sorelle, che hanno ricevuto importanti somme dalla vendita
di quote societarie. Hanno risolto il problema di come investire selezionando tra private di importanti
banche e scegliendo in base al prezzo proposto per un prodotto specifico preselezionato.

E' un metodo anche questo, ma non si può certo dire che abbiano avuto una "consulenza" bensì
hanno selezionato in base al prezzo.
A prescindere dalla loro competenza nel valutare correttamente i costi, è palese che utilizzare un
unico prodotto, sia pur di risparmio gestito e a condizioni di prezzo stracciate, non sarebbe la scelta
che consiglierei a nessuno nemmeno con cifre a 5 zeri, pensate voi con 6 o 7 zeri.

Torno a spronarvi! :) osate con la fantasia!
Proviamo ad individuare un servizio efficiente per il cliente e con il corretto rapporto qualità, prezzo e semplicità.

In fondo Apple propose l'Iphone quando nessuno sapeva cosa farsene...
 
dico il mio sogno mostruosamente proibito ... vorrei pagare per la consulenza il 30% del rendimento netto reale del mio portafoglio che sia indipendente od on top a quel punto non farebbe molta differenza
 
dico il mio sogno mostruosamente proibito ... vorrei pagare per la consulenza il 30% del rendimento netto reale del mio portafoglio che sia indipendente od on top a quel punto non farebbe molta differenza

Tu sì, ma ho letto anche di chi si indigna se, a fronte di guadagni mirabolanti, il gestore pretendesse il 15% dei gain. Certo, manca la clausola che poi dovrebbe restituirli in caso di loss.

Comunque non credo che il problema sia la retrocessione, il problema unico a mio parere è che il cliente semplicemente non sa quello che vuole.
Perciò l'ho buttata sul "widget informatico", è l'unico strumento che valorizzare l'effetto gregge in termini positivi. In fondo eToro (che non conosco, a me non interessa) con i portafogli emulati fa un po' quello.
 
Grazie @TecliS per la risposta.

L'entità della parcella sarà sempre un accordo tra le parti.
Ma non credo sia l'entità della parcella a fare la differenza, quanto la competenza
e, sarò di parte ma lo ripeto, l'indipendenza di giudizio del consulente.

Pochi giorni fa mi trovavo a parlare con due sorelle, che hanno ricevuto importanti somme dalla vendita
di quote societarie. Hanno risolto il problema di come investire selezionando tra private di importanti
banche e scegliendo in base al prezzo proposto per un prodotto specifico preselezionato.

E' un metodo anche questo, ma non si può certo dire che abbiano avuto una "consulenza" bensì
hanno selezionato in base al prezzo.
A prescindere dalla loro competenza nel valutare correttamente i costi, è palese che utilizzare un
unico prodotto, sia pur di risparmio gestito e a condizioni di prezzo stracciate, non sarebbe la scelta
che consiglierei a nessuno nemmeno con cifre a 5 zeri, pensate voi con 6 o 7 zeri.

Torno a spronarvi! :) osate con la fantasia!
Proviamo ad individuare un servizio efficiente per il cliente e con il corretto rapporto qualità, prezzo e semplicità.

In fondo Apple propose l'Iphone quando nessuno sapeva cosa farsene...

Un servizio di accentramento informativo ed operativo di tutti i rapporti bancari ed assicurativi.
Gli istituti dovrebbero disporre i proprio dossier in modo che il flusso di dati sia compatibile ed interscambiabile tra tutti, senza eccezioni.
Grazie a questo servizio centralizzato, che potrebbe comprendere anche l'anagrafica di immobili ed altre cose, si potrebbe monitorare in modo semplice l'evolversi dell'intero patrimonio.
Un po' quello che oggi deve fare un autonomo, però a manone e con difficoltà operative date dai tempi e dalle pastoie dispositive tra i vari istituti.
E' chiaro che in questo periodo di bizantinismo burocratico mifid-gdpr dipendente diventa un incubo far coesistere le informazioni, ma se c'è la volontà si fa tutto.
A questo punto una figura indipendente avrebbe facilità a movimentare col cliente tutte le posizioni e potrebbe poi farsi pagare come vuole...%...fisso...fisso+performance....ad ore, a step....come gli pare...e come pare al cliente.

p.s. piuttosto che perdere la titolarità del rapporto col cliente le banche si sparerebbero, quindi scordiamocelo pure.
 
dico il mio sogno mostruosamente proibito ... vorrei pagare per la consulenza il 30% del rendimento netto reale del mio portafoglio che sia indipendente od on top a quel punto non farebbe molta differenza

Grazie DoctorT per la risposta.
Per esperienza e perchè le ho viste di tutti i colori, ti rispondo che il tuo metodo si presta ad una elevata litigiosità tra consulente e cliente e
rischia di snaturare il vero profilo del professionista.
Pochi mesi fa, una potenziale cliente, ancora tale purtroppo, contatta un noto professionista/amico del settore della finanza che non essendo iscritto
all'albo dell'ocf non può erogare consulenza personalizzata.
Questo amico mi gira il contatto e organizziamo insieme una call con la potenziale cliente.
La signora ci racconta di aver scelto un Cfa, di aver iniziati da qualche mese un rapporto di consulenza ma di non essere soddisfatta.
Notiamo subito che i consigli del "collega" sono quantomeno "sui generis", ma non approfondiamo oltre
e la cliente non ci fornisce ulteriori informazioni.
Dopo qualche tempo, con i mercati negativi sia nel settore azionario che obbligazionario, risentiamo la potenziale cliente
oramai completamente nel panico.
In una nuova call, la signora ci informa che sta pagando il Cfa con una cifra fissa annuale ed una % considerevole sugli utili realizzati.
Mi sono sempre rifiutato, e oramai lavoro come cfa da 19 anni, di acquisire clienti con queste modalità di pagamento.
Il compenso deve essere, a mio modo di vedere, fisso e stabilito all'inizio di ogni anno, uniche deroghe possibili
eventuali importanti conferimenti in corso di anno....
Questa modalità è l'unica che consente al professionista di "fregarsene" dei risultati, che arriveranno in larga parte per merito/demerito dei mercati
e non per le capacità di previsione del professionista.
Aggiungo un elemento che i clienti non valutano, ma che invece farebbero bene a ponderare.
Un cfa, nel primo anno di attività, svolge un'importante lavoro di conoscenza del cliente, delle sue esigenze, degli intermediari utilizzati
e predispone un piano di investimenti che ha una validità pluriennale.
Il cliente, che nel mio caso, nel primo anno paga ca il doppio della parcella annua a regime, potrebbe benissimo dopo 12 mesi
salutarmi, ringraziarmi e mantenere fede al piano concordato; non capita spesso, ma capita.

Per questo è basilare che il lavoro del primo anno sia stato fatto su misura per il cliente, se invece è stato realizzato sperando di fare il
bottino, prendendosi il 30% del risultato, dopo 12 mesi il cliente, anche se volesse interrompere il rapporto avrebbe bisogno di altre
consulenza per capire in quali pasticci si è, da solo, cacciato.
 
Un servizio di accentramento informativo ed operativo di tutti i rapporti bancari ed assicurativi.
Gli istituti dovrebbero disporre i proprio dossier in modo che il flusso di dati sia compatibile ed interscambiabile tra tutti, senza eccezioni.
Grazie a questo servizio centralizzato, che potrebbe comprendere anche l'anagrafica di immobili ed altre cose, si potrebbe monitorare in modo semplice l'evolversi dell'intero patrimonio.
Un po' quello che oggi deve fare un autonomo, però a manone e con difficoltà operative date dai tempi e dalle pastoie dispositive tra i vari istituti.
E' chiaro che in questo periodo di bizantinismo burocratico mifid-gdpr dipendente diventa un incubo far coesistere le informazioni, ma se c'è la volontà si fa tutto.
A questo punto una figura indipendente avrebbe facilità a movimentare col cliente tutte le posizioni e potrebbe poi farsi pagare come vuole...%...fisso...fisso+performance....ad ore, a step....come gli pare...e come pare al cliente.

p.s. piuttosto che perdere la titolarità del rapporto col cliente le banche si sparerebbero, quindi scordiamocelo pure.

Grazie @cataflic per la tua risposta.

Concordo su quel che dici, ma non lo vedo un'ostacolo insormontabile.
In questo l'online ha già aperto le porte, ora spetta al cliente, avere il coraggio di
guardare fuori della stalla e provare ad uscire (ho utilizzato stalla solo per citare il noto detto).
La mia idea, da visionario di parte, è che presto le banche si renderanno conto che i buoi stanno
uscendo senza essersi preparate con dei recinti all'aperto che consenta loro di mantenere un ruolo.
 
...
Dopo qualche tempo, con i mercati negativi sia nel settore azionario che obbligazionario, risentiamo la potenziale cliente
oramai completamente nel panico.
In una nuova call, la signora ci informa che sta pagando il Cfa con una cifra fissa annuale ed una % considerevole sugli utili realizzati.
Mi sono sempre rifiutato, e oramai lavoro come cfa da 19 anni, di acquisire clienti con queste modalità di pagamento.
Il compenso deve essere, a mio modo di vedere, fisso e stabilito all'inizio di ogni anno, uniche deroghe possibili
eventuali importanti conferimenti in corso di anno....
Questa modalità è l'unica che consente al professionista di "fregarsene" dei risultati, che arriveranno in larga parte per merito/demerito dei mercati
e non per le capacità di previsione del professionista.

diciamo che nel mio esempio sono stato un po' semplicistico ... in realtà il benchmark corretto per misurare la performance del consulente dovrebbe
essere l'information ratio cioè il rendimento ottenuto in rapporto ad un benchmark prestabilito ... se le scelte del consulente mi fanno perdere il 5 % del
capitale quando il benchmark fa - 10 % il consulente ha fatto un ottimo lavoro e va' retribuito adeguatamente certo per adeguarsi a questa filosofia ci
vogliono clienti che abbiano un minimo di cultura finanziaria

il fatto che il professionista possa "fregarsene" dei risultati è la cosa che mi preoccupa maggiormente perchè in molti casi si arriva al punto che il consulente si
preoccupa quasi esclusivamente di assicurare il suo portafoglio personale piuttosto che dei rendimenti che potrebbe avere il cliente anche in periodi di mercati positivi

ovvio che in questo contesto il professionista che guadagna sulle retrocessioni dei prodotti consigliati al cliente diventa la peggior cosa possibile perchè al di la
delle denominazioni svolge il ruolo di agente del collocatore e non di consulante del risparmiatore
 
Dopo qualche tempo, con i mercati negativi sia nel settore azionario che obbligazionario, risentiamo la potenziale cliente
oramai completamente nel panico.

Non vorrei rigirare la frittata ma a te interessano queste persone? Abbiamo avuto un calo ma niente di particolarmente disastroso e la potenziale cliente va nel panico. A quel punto, fosse stata tua cliente diretta, cosa avresti fatto? Avresti perso ore o per convincerla che e' nornale oppure ore per studiare insieme una nuova posizione del portafoglio. Mettendomi nella lista dei tuoi potenziali clienti, a me da fastidio il fatto che io, che sono pronto a reggere tranquillamente dd importanti senza alzare il telefono o recare alcun disturbo, debba pagare la stessa parcella di persone che invece hanno un rapporto quotidiano con il consulente perche' hanno problemi psicologici.
La remunerazione deve essere anche legata all'impegno lavorativo, se spendo 1000 euro per 10 ore di lavoro all'anno o spendo io troppo oppure spende poco che impiega 100 ore di lavoro anno. Cifre a caso naturalmente.
 
il fatto che il professionista possa "fregarsene" dei risultati è la cosa che mi preoccupa maggiormente perchè in molti casi si arriva al punto che il consulente si
preoccupa quasi esclusivamente di assicurare il suo portafoglio personale piuttosto che dei rendimenti che potrebbe avere il cliente anche in periodi di mercati positivi

Non capisco cosa intendi con questo passaggio.
Perchè il consulente dovrebbe fregarsene?

Anche nel tuo riferimento "all'information ratio" trovo particolari complessità.
In primo luogo è necessario condividere il benchmark, chiaramente pochi sarebbero i clienti che avrebbero consapevolezza
di un loro adeguato "benchmark", una volta superato questo ostacolo, dobbiamo sempre tener presente che battere un indice
significa prendersi dei rischi.
Possiamo prenderli sulla tipologia dei titoli azionari selezionati, sul rating degli emittenti obbligazionari, sulla duration, sulle valute, non
vado oltre perchè non finiremo più....
Ma seguendo questa strada saremo sempre alla ricerca di "gestori" capaci di battere il mercato.
Non credo che ne esistano, e anche se riuscissimo a trovarne qualcuno, dubito che un "gestore" vorrebbe sporcarsi le mani
con l'attività di un consulente finanziario che nelle diverse tipologie di attività possibile, ha sempre come ruolo centrale la relazione
con il cliente e la corretta implementazione di un piano di investimento personalizzato.
 
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