Ucraina Vs. Russia. Vicini alla guerra (anche potenzialmente mondiale) Vol.9

Cosa succede ai prigionieri politici arrestati da Vladimir Putin

17 Luglio 2022

Cosa succede ai prigionieri politici arrestati da Vladimir Putin
L’accusa di fake news sulla guerra “arma di un’offensiva del regime contro l’opposizione rimasta”, dice l’avvocato di Memorial. L’arresto di Yashin e la condanna di Gorinov, “un segnale alla società”. Verso “un lunga pena” per Kara-Murza, teme la moglie. Oltre 500 i “politici” negli orribili carceri russi. Finora.

La tecnica è quella di arrestarti con un pretesto qualsiasi per poi trovare un’accusa abbastanza pesante da tenerti in galera il più a lungo possibile. E l’accusa ideale la fornisce il nuovo articolo del codice penale che prevede condanne fino a 15 anni per chi parla della guerra in Ucraina e della politica dello Stato in modo difforme dalla versione ufficiale del Cremlino. Il sistema funziona: il regime sta rapidamente togliendo di mezzo gli oppositori che erano ancora liberi, o almeno quei pochi che non hanno lasciato la Russia dopo l’inizio della cosiddetta “operazione militare speciale”. L’ultimo a subire il trattamento, ormai diventato standard, è Ilya Yashin, 39 anni, quasi 20 di attività politica, tra i fondatori del movimento Solidarnost insieme a Boris Nemtsov — il leader anti-Putin assassinato nel 2015. Yashin fu protagonista delle grandi proteste di piazza del 2011-2012 ed è un deputato del distretto moscovita di Krasnoselsky, che conta 50.000 abitanti. Dal 24 febbraio in poi, ha criticato senza mezzi termini l’invasione. Chiarendo di non avere alcuna intenzione di rifugiarsi all’estero nonostante la quasi certezza di un’imminente persecuzione giudiziaria.
Yashin, l’agguato nel parco

I poliziotti lo hanno aspettato in un parco vicino a casa. Passeggiava con la fidanzata. Le manette sono scattate per “resistenza a pubblico ufficiale”. Ma è lecito pensare che si sia trattato di un agguato tout court. “Mica sono scemo a mettermi a discutere con la polizia in un Paese come questo”, ha detto poi in tribunale. Condannato a 15 giorni di arresti “amministrativi” — così si dice in Russia quando il delitto non è considerato un crimine — poche ore prima della scadenza dei termini è stato raggiunto in carcere dall’accusa, stavolta penale, di aver “denigrato” le forze armate. Motivo: ha parlato in uno stream su YouTube dell’eccidio di Bucha citando la ricostruzione che ne ha fatto il New York Times. “Questo caso è politicamente motivato dall’inizio alla fine”, ha affermato Yashin davanti al giudice che ha deciso la sua custodia cautelare in carcere fino almeno al 12 settembre. Magistrati e investigatori hanno tutto il tempo per preparare il processo. Il detenuto ha fato sapere tramite i suoi avvocati che durante gli interrogatori gli è stato chiesto perché non se ne fosse andato dalla Russia, visto che gli erano stati informalmente concessi ben quattro mesi di tempo per farlo. Evidentemente, la decisione di perseguirlo se non l’avesse fatto era stata presa a priori.
Gorinov, una condanna “esemplare”

“Quella lanciata dallo Stato è una vera e propria offensiva contro l’opposizione rimasta”, dice a Fanpage.it Sergei Davidis, sociologo, avvocato e responsabile del progetto indipendente “Sostegno ai prigionieri politici”, che faceva parte di Memorial, la maggiore organizzazione per i diritti umani russa, chiusa e liquidata dal governo nell’aprile scorso. “L’arma principale, non l’unica, di questa offensiva è diventato l’articolo 207.3 del codice penale, quello sulle cosiddette fake news riguardanti le forze armate”. Per Davidis, che abbiamo raggiunto al telefono in una località fuori dalla Russia dove si è trasferito per ragioni di sicurezza, “con la guerra il livello di severità del regime è diventato molto più alto e il livello di tolleranza verso il dissenso molto più basso”. Con Yashin sono 69 le persone indagate ex articolo 207.3, secondo dati di Ovd-Info, una Ong che monitora la repressione. Il primo ad aver ricevuto una condanna “esemplare” è un collega dello stesso Yashin nel consiglio distrettuale di Krasnoselsky, Alexei Gorinov: sette anni di prigione per aver detto in aula, mentre si discuteva di un concorso di disegno per bambini, che tale dibatto gli pareva insensato dato che ogni giorno bambini stavano morendo o diventando orfani sotto le bombe in Ucraina. Dopo la sentenza, l’articolo 207.3 è noto come “gorinovskaya”.

L’articolo sulle “fake news”, o “gorinovskaya”

“Il verdetto contro Gorinov è illegittimo
perché l’articolo 207.3 del codice penale è incompatibile con la Costituzione”, sostiene l’avvocato difensore del condannato, Katerina Tertukhina. La carta fondamentale russa, infatti, più o meno come quella italiana, garantisce la libertà di pensiero e di parola, riconosce la diversità ideologica e politica e vieta la censura. E in Russia, al contrario che in Ucraina, nonostante la guerra in corso non è stata introdotta la legge marziale a limitare i diritti costituzionali. “In teoria nel nostro Paese ognuno può raccogliere informazioni da qualsiasi fonte, esprimere liberamente la propria opinione e diffondere qualsiasi informazione senza timore di persecuzioni da parte di nessuno, in primis da parte dello Stato”, spiega Tertukhina a Fanpage.it che l’ha raggiunta al telefono a Mosca. “In pratica questa aggiunta recente al codice viene utilizzata direttamente per reprimere la critica e la libera concorrenza delle opinioni. È la reincarnazione delle peggiori creazioni dell’apparato repressivo sovietico: si è istituita una norma penale contro le attività considerate come antigovernative. Un tempo si sarebbe detto ‘antisovietiche’. A nulla è valso mostrare alla corte i documenti dell’Onu sulle vittime della guerra. “Ogni informazione diversa da quelle propinate dal ministro della Difesa russo è considerata fake news, sottolinea Davidis. “Ma nel caso di Gorinov si è semplicemente punita un’opinione. La sentenza è stata decisa a tavolino, prima del processo. E la pena è sproporzionata. Neanche per uno stupro si danno sette anni, in Russia“.
Kara-Murza come Navalny, dopo il veleno il carcere

Il fatto è che i giudici — o, precisa Davidis, “chi dà loro gli ordini” — hanno un ampio margine di discrezionalità. Per reati simili a quello contestato a Gorinov in un caso si sono limitati a una multa di un milione di rubli (circa 17mila euro) e in un altro hanno comminato una pena detentiva con la condizionale. È il vecchio sistema staliniano di mantenere una pressoché totale incertezza del diritto, in modo di alimentare il terrore. Ma per gli oppositori più vocali e in vista si preparano pene pesanti. “Da un lato si mantiene una dose di imprevedibilità, dall’altro si vogliono lanciare segnali precisi alla società”, nota Davidis. Sarà probabilmente il caso di Vladimir Kara-Murza, 40 anni, ex braccio destro di Nemtsov, sostenitore delle sanzioni personali contro chi viola i diritti umani in Russia, sopravvissuto per due volte ad attentati al veleno perpetrati — ha concluso un’inchiesta giornalistica di Bellingcat e altri — dall’Fsb, il servizio di sicurezza erede del Kgb sovietico. Come Ilya Yashin, Kara-Murza è stato atteso sotto casa e arrestato per resistenza a pubblico ufficiale. Poi, trattenuto dietro le sbarre a colpi di “gorinovskaya”. È in attesa di processo. “Non mi aspetto certo che lo assolvano o che abbia una pena lieve”, dice a Fanapage.it la moglie Evgenia dagli Stati Uniti dove risiede con i figli per motivi di sicurezza. “Vladimir è stato all’opposizione fin da quando Putin è al potere, e quindi per le autorità è un criminale incallito”. La sentenza Gorinov, continua Evgenia Kara-Murza “è l’applicazione di una tecnica intimidatoria ideata per impaurire e indurre al silenzio la società civile russa. Le condanne a una lunga detenzione come rappresaglia contro chi dice la verità sulla guerra sono la nuova realtà della Russia di Putin, e dimostrano una volta di più che il regime sopravvive sull’intimidazione. E che la propaganda ha paura della verità”.
Il giovane Dima Ivanov, attivista universitario

Una lunga pena potrebbe essere inflitta anche al più giovane degli oppositori “incalliti” di Putin alle prese con la “gorinovskaya”, Dmitriy Ivanov, 22 anni, attivista della prestigiosa Università statale di Mosca, dove studia scienze informatiche. Una vicenda fotocopia di quelle di Yashin e Kara-Murza: l’agguato della polizia, 25 giorni di carcere “amministrativo” e poi l’accusa penale ex articolo 207.3. Per aver postato sul suo canale Telegram tweet di altre persone riguardanti la guerra. La sua amica Olga Misik, la “ragazza della costituzione” divenuta un’icona dell’opposizione russa quando a nemmeno 17 anni si mise a leggere la carta fondamentale davanti ai poliziotti anti-sommossa di Putin, ha pochi dubbi sull’esito del processo: “Per Dima (diminutivo di Dmitry, ndr), mi aspetto una sentenza come quella di Gorinov, o peggio. Potrebbero dargli otto o dieci anni. La decisione è già stata presa”, ci dice al telefono da Mosca trattenendo le lacrime.
 
siamo agli ultimi atti .
 
Le parole di Medvedev lasciano il tempo che trovano. Dubito che lui ci creda veramente a quello che dice. La deve sparare grossa per compiacere al capo
 
Altre ennesime purghe.
Evidentemente diversi tra i suoi non vedono bene Zelensky.

https://www.ansa.it/sito/notizie/to...ghe_78c02d32-72a4-4886-86da-a0f9b08a7daa.html

Certo che se ti fermi al leggere solo i titoli, alla MGM gliela "fai a mano". :D
Secondo fonti citate dal sito Usa Politico il presidente ucraino Volodymyr Zelensky vuole sostituire l'attuale capo della SBU, Ivan Bakanov, amico di lunga data di Zelensky che ha gestito la sua società di entertainment compagnia di intrattenimento e la sua campagna presidenziale, a seguito di una serie di decisioni nei primi giorni dell'invasione russa che potrebbero aver costato a Kiev la perdita della città di Kherson. Andando contro gli ordini di Zelensky, il generale Serhiy Kryvoruchko, il capo della direzione SBU di Kherson, aveva ordinato ai suoi ufficiali di evacuare la città prima che le truppe russe la prendessero d'assalto, mentre il colonnello Ihor Sadokhin, suo assistente e capo del Centro antiterrorismo dell'ufficio locale, avrebbe rivelato alle forze russe dirette le posizioni delle mine ucraine. Mentre fuggiva in un convoglio di agenti SBU diretti a ovest, Sadokhin avrebbe aiutato a coordinare una traiettoria di volo per un aereo nemico, riferisce Politico.
https://www.rainews.it/maratona/2022/07/live-la-guerra-in-ucraina-la-cronaca-minuto-per-minuto-giorno-144-1a966538-c794-4e69-bbfc-832b73e6731c.html
Così se poi leggi qualcosina, mica tutto ehh .... forse arrivi ad altra conclusione.
Anzi secondo me fin troppo "benevolo" si sta dimostrando Zele.
 
https://www.corriere.it/esteri/22_l...no-f9fbaf34-0604-11ed-b53c-f5a8ed9fedc6.shtml

Il sondaggio segreto del Cremlino: tra i giovani russi crolla il consenso per la guerra



I russi approvano ancora l’aggressione all’Ucraina , almeno in apparenza, ma a questo punto la metà fra loro chiede anche di mettere fine all’avventura. Fra le generazioni giovani, quelle potenzialmente esposte alla chiamata alle armi se la guerra continuasse a lungo, sono addirittura schiaccianti le maggioranze favorevoli l’apertura immediata di colloqui di pace. Se ancora tiene ad avere all’appoggio dell’opinione pubblica, Putin da oggi inizia a vedere margini di manovra sempre più ristretti per un’invasione che non dovesse risolversi in pochi mesi.

A mostrarlo è un sondaggio del 23 giugno 2022 sotto il titolo «Operazione militare speciale: aree problematiche», di cui il Corriere è entrato in possesso. Il documento è prodotto da Vciom, la grande società di sondaggi controllata dal Cremlino, e non era destinato alla pubblicazione. Con ogni probabilità si tratta di una serie di slide preparate per essere discusse in riunioni riservate al Cremlino o al ministero della Difesa. L’aspetto che non rende pubblicabili quei dati di Vciom, del resto, risulta chiaro già da una prima lettura: per la prima volta da quando l’invasione dell’Ucraina è iniziata il 24 febbraio, il sondaggio registra smottamenti significativi nell’opinione pubblica russa.

A prima vista il sostegno di coloro che si dichiarano a favore dell’«operazione militare speciale» resta saldamente al 70%. Si tratta di un dato in calo dal 72% dell’ultimo sondaggio ufficiale di Vciom il 26 maggio e dal 76% del 24 marzo, ma sempre elevato. Eppure si sfarina visibilmente in alcune fasce sensibili della popolazione. Fra i giovani di 18-24 anni appena il 38% sostiene la guerra, mentre il 37% si chiara contrario e il restante 23% trova «difficile rispondere». E mentre l’appoggio all’«operazione militare speciale» è all’81% fra chi si informa attraverso la televisione – in Russia notoriamente controllata dal regime – fra gli «utilizzatori attivi di Internet» invece il consenso si ferma al 45%. Anche fra i ceti definiti «poveri», i più esposti alla recessione indotta dalle sanzioni, l’appoggio alla guerra è molto sotto la media nazionale. Ma è la slide numero cinque del documento di Vciom che dovrebbe dare più da pensare a Vladimir Putin, perché già in giugno almeno metà dei russi chiede in sostanza di mettere fine all’avventura ucraina.

Sotto il titolo «Combattere vs. negoziati di pace», la domanda è posta in modo calcolato per dissipare la riluttanza dei cittadini a dare risposte sgradite al regime: «Ci sono diverse opinioni – recita il sondaggio –. Alcuni credono che ora per la Russia sia più importante condurre le operazioni militari in Ucraina, altri che sia più importante condurre negoziati di pace: qual è la sua opinione?». Qui l’incrinarsi della superficie del consenso diventa evidente. Solo il 44% degli interpellati ritiene «più importante combattere», mentre un altro 44% preferisce trattative per far tacere le armi e il 12% «trova difficile rispondere».

Soprattutto, emerge tutta l’impopolarità della guerra in alcuni gruppi potenzialmente strategici per la stabilità del regime e la sostenibilità militare dell’aggressione all’Ucraina. Fra i giovani di 18-24 anni soggetti a essere chiamati alle armi nel caso si renda necessaria qualche forma di coscrizione, solo il 9% è favorevole a continuare la guerra: il 79% chiede di aprire subito negoziati di pace. Nette maggioranze inclini a trattare e non a combattere si registrano anche nelle fasce 25-34 anni e 35-44. Solo le generazioni più anziane, formate nell’impero sovietico, sono per combattere o più precisamente per mandare a combattere i più giovani. Sensibile sul piano politico è poi il fatto che nette maggioranze siano favorevoli a voltare pagina e a trattare nei due centri nevralgici del potere russo: Mosca e San Pietroburgo (oltre che in genere nelle altre grandi città). E persino tra coloro che si descrivono come sostenitori di Putin un grosso gruppo (36%) oggi ritiene più importante trattare che proseguire la guerra.

«Questi dati sono sorprendenti: c ’è una divisione totale fra il fronte a favore della pace e quello a favore della guerra», commenta la sociologa russa indipendente Alexandra Prokopenko. Andrei Kolesnikov, direttore del programma Russia del Carnegie Endownment for International Peace, osserva: «I risultati di Vciom sono coerenti con quelli del sondaggista indipendente Levada. Anche fra coloro che in genere sono a favore dell’operazione, molti sono esitanti». Inizia tra l’altro a crescere anche la quota di coloro che in Russia chiedono di fermare «il prima possibile» le «attività militari». Questi cittadini sono circa un terzo nel complesso, ma ancora una volta risultano in netta maggioranza fra le generazioni più giovani e fra gli «utilizzatori attivi di internet». Del resto il fatto stesso che si filtrino gli orientamenti dell’opinione pubblica in base alle fonti d’informazione a cui essa attinge la dice lunga sull’insicurezza che serpeggia al Cremlino: specie nelle grandi città un numero crescente di russi usa «Virtual Private Networks» (vpn) per aggirare la censura digitale e accedere ai siti bloccati nel Paese, svuotando sempre di più il ruolo della propaganda dei media tradizionali. Sollecitata tre volte sul sondaggio, Vciom non ha rilasciato alcun
commento.
 
https://www.ansa.it/sito/notizie/mo...ina_c86d8d28-446e-4d3e-9cc9-fb9295c5b080.html


Ucraina ultime notizie. Russia: rilasciata dopo ore giornalista no-war arrestata
È stata rilasciata dopo poche ore di detenzione la giornalista russa Marina Ovsiannikova, divenuta famosa a marzo per aver esibito in televisione durante un telegiornale un cartello contro la guerra in Ucraina e arrestata ieri per aver protestato di nuovo contro l’invasione. Per il ministro degli esteri russo Lavrov, la proposta del presidente francese Macron di creare una «comunità politica europea» è un’idea deliberatamente conflittuale con intenzioni anti-russe. Una serie di esplosioni sono state segnalate nella notte a Mykolaiv, mentre a Melitopol le forze russe starebbero preparando un referendum per l’inizio di settembre
 
4 minuti fa
Media, Canada ha spedito turbina Nord Stream a Germania
Dopo le operazioni di manutenzione, il Canada ha spedito in Germania per via aerea la turbina Siemens del gasdotto Nord Stream. Lo riferiscono fonti ben informate al quotidiano russo Kommersant. La turbina riparata, utilizzata per fornire gas russo alla Germania, verrà quindi inviata con un traghetto in Finlandia e consegnata via terra alla Russia, dove dovrebbe giungere il 24 luglio. Secondo Kommersant, la turbina dovrebbe rientrare in funzione all'inizio di agosto, considerando il tempo necessario per la procedura di installazione. L'Ucraina aveva fatto pressioni su Ottawa perché non restituisse la turbina, la cui riparazione è stata ultimata lo scorso 9 luglio. Il Canada ha poi acconsentito alle ripetute richieste tedesche dopo che la Commissione europea ha chiarito che le sanzioni Ue contro Mosca non includono i componenti dei gasdotti.

:'(povero mister z
 
08:10
Kiev, russi hanno colpito Nikopol 60 volte nella notte
Le forze russe hanno colpito le zone residenziali di Nikopol per ben 60 volte nella notte. Lo denuncia il governatore dell'oblast di Dnipropetrovsk, Valentyn Reznichenko, citato dal Kiev Independent. Il funzionario ucraino ha accusato i russi di aver utilizzato sistemi missilistici a lancio multiplo ferendo una donna di 75 anni e distruggendo edifici residenziali e industriali a Nikopol.


ma sti russi colpiscono solo edifici residenziali

mahh
 
08:10
Kiev, russi hanno colpito Nikopol 60 volte nella notte
Le forze russe hanno colpito le zone residenziali di Nikopol per ben 60 volte nella notte. Lo denuncia il governatore dell'oblast di Dnipropetrovsk, Valentyn Reznichenko, citato dal Kiev Independent. Il funzionario ucraino ha accusato i russi di aver utilizzato sistemi missilistici a lancio multiplo ferendo una donna di 75 anni e distruggendo edifici residenziali e industriali a Nikopol.


ma sti russi colpiscono solo edifici residenziali

mahh

Ci sono dentro quelli del battaglione Azov.
 
Ci sono dentro quelli del battaglione Azov.

Più che altro, dimostrano di essere alla frutta nel trovare obiettivi militari paganti : si spara nel mucchio sperando nella probabilità di colpire forse qualcosa di militarmente valido.
Purtroppo, il russo, a forza di cambiare vertici militari, questo si ritrova.
 
7 minuti fa
Lituania: armi Ue fondamentali per proteggere Odessa
"Sono molto soddisfatto del fatto che oggi discuteremo di
ulteriori contributi finanziari all'Ucraina per poter acquistare armi aggiuntive. Le armi che abbiamo fornito con la nostra partnership transatlantica sono quello che ha aiutato gli ucraini a fermare gli attacchi a tutto campo sul loro territorio, di riprendere il controllo dell'Isola dei Serpenti e questo è ciò che probabilmente consentirà all'Ucraina di far ripartire le spedizioni di grano dal porto di Odessa". Lo ha dichiarato il ministro degli Affari esteri della Lituania, Gabrielius Landsbergis, al suo arrivo al Consiglio Affari esteri dell'Ue. "Quindi se c'è qualcosa che deve essere portato avanti è la consegna di armi e chiunque possa farlo, ovviamente questi sono i principali Paesi industriali del mondo occidentale, deve intensificare le consegne", ha aggiunto. "Il porto di Odessa deve essere reso sicuro, cosi' che i russi non possano attaccarlo ancora e, per renderlo sicuro, devono avvenire le consegne di armi", ha specificato.


dopo aver bloccato i rifornimenti a kaliningrad
questo si chiama stemperare gli animi:o
 
dopo aver bloccato i rifornimenti a kaliningrad
questo si chiama stemperare gli animi:o

hanno avuto modo di vivere sotto un regime sovietico.....faranno di tutto per evitare di ripetere l'esperienza
 
Indietro