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IL PUNTO MILITARE - Putin vuole la mobilitazione industriale: Mosca ammette di essere a corto di armi e munizioni
È tempo di ispezioni al fronte. Il capo di Stato maggiore russo Valery Gerasimov è arrivato in Ucraina per un consulto con gli ufficiali del contingente. La missione è coincisa con una nuova progressione nel centro abitato di Lysychansk, la cui caduta sembra ormai imminente: un successo significativo con un’avanzata resa possibile da massicci bombardamenti, con dispendio di tank e uomini. Giovedì, per la prima volta, la Russia ha ammesso — almeno indirettamente — di essere a corto di armi e munizioni. Il Cremlino ha presentato infatti alla Duma una proposta di legge federale che prevede «misure economiche speciali» destinate al «controterrorismo e ad altre operazioni» fuori dai confini russi. Tra queste, c’è un riferimento alla necessità di riparare più rapidamente armi ed attrezzature militari utilizzate «nell’operazione militare speciale in corso nei territori delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk e in Ucraina», di attivare le «risorse materiali» nelle riserve statali, di attuare una mobilitazione industriale «temporanea» che preveda un lavoro straordinario nelle «organizzazioni individuali». In pratica, la legge prevede che — anche a causa delle «misure restrittive contro cittadini ed entità legali russi» — interi settori industriali siano riconvertiti allo sforzo bellico per aumentare la capacità produttiva del comparto militare e per riorganizzare la logistica dei rifornimenti. Se approvata, darebbe inoltre al Cremlino l’autorità di «stabilire regolamenti speciali in materia di rapporti di lavoro per alcune organizzazioni, e per stabilimenti di produzione selezionati».
IL PUNTO MILITARE - Putin vuole la mobilitazione industriale: Mosca ammette di essere a corto di armi e munizioni
È tempo di ispezioni al fronte. Il capo di Stato maggiore russo Valery Gerasimov è arrivato in Ucraina per un consulto con gli ufficiali del contingente. La missione è coincisa con una nuova progressione nel centro abitato di Lysychansk, la cui caduta sembra ormai imminente: un successo significativo con un’avanzata resa possibile da massicci bombardamenti, con dispendio di tank e uomini. Giovedì, per la prima volta, la Russia ha ammesso — almeno indirettamente — di essere a corto di armi e munizioni. Il Cremlino ha presentato infatti alla Duma una proposta di legge federale che prevede «misure economiche speciali» destinate al «controterrorismo e ad altre operazioni» fuori dai confini russi. Tra queste, c’è un riferimento alla necessità di riparare più rapidamente armi ed attrezzature militari utilizzate «nell’operazione militare speciale in corso nei territori delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk e in Ucraina», di attivare le «risorse materiali» nelle riserve statali, di attuare una mobilitazione industriale «temporanea» che preveda un lavoro straordinario nelle «organizzazioni individuali». In pratica, la legge prevede che — anche a causa delle «misure restrittive contro cittadini ed entità legali russi» — interi settori industriali siano riconvertiti allo sforzo bellico per aumentare la capacità produttiva del comparto militare e per riorganizzare la logistica dei rifornimenti. Se approvata, darebbe inoltre al Cremlino l’autorità di «stabilire regolamenti speciali in materia di rapporti di lavoro per alcune organizzazioni, e per stabilimenti di produzione selezionati».