GUERRA IN UCRAINA, FINIRÀ A CAUSA DELLE SANZIONI?
Capire l'attualità internazionale
I pacchetti di sanzioni economiche contro la Russia si moltiplicano, ma la guerra non si ferma. Ciò fa dire ai propagandisti che le sanzioni sono inutili e danneggiano più noi occidentali che la stessa Russia, perciò andrebbero revocate.
Le sanzioni sono un istituto del diritto internazionale il cui scopo è punire uno Stato che viola le regole di convivenza planetaria. Le sanzioni possono essere decise dalle Nazioni unite o da singoli Paesi. Non ha fondamento giuridico, l’argomentazione secondo cui le sanzioni contro la Russia sarebbero illegali perché non decise dall’ONU, ma da singoli Stati (in particolare Stati uniti e Unione europea). Le persone e gli enti colpiti dalle sanzioni, inoltre, hanno diritto di ricorso, se ritengono che le sanzioni siano illegittime. Alcuni soggetti russi si sono già avvalsi di tale facoltà.
Le sanzioni economiche internazionali non hanno lo scopo primario di fermare la guerra. Esse hanno la stessa finalità delle sanzioni del diritto penale: devono causare all’autore di un reato un male proporzionato a quello sofferto dalla vittima; devono scoraggiarlo dal ripetere il reato e devono suscitare timore in tutta la comunità, poiché tutti devono sapere che chi non rispetta la legge subisce le stesse conseguenze.
Le sanzioni decise contro la Russia, pertanto, devono arrecare a Mosca un danno proporzionale a quello che sta soffrendo l’Ucraina; devono scoraggiare la Russia dal proseguire l’aggressione e dall’attaccare altri Stati; infine, devono mostrare a tutto il mondo che chi scatena una guerra contro un altro Stato subisce conseguenze altrettanto disastrose.
Come reagisce l’economia russa
Molti studi, ormai, dimostrano il contrario: le sanzioni stanno danneggiando l’economia russa in modo grave e duraturo
Il danno recato dalla guerra combattuta sul terreno si produce subito, mentre il danno causato dalle sanzioni emerge più lentamente. Per questo motivo, è facile pensare che le sanzioni siano inutili. Molti studi, ormai, dimostrano il contrario: le sanzioni stanno danneggiando l’economia russa in modo grave e duraturo. Rimando, su tutti, al recentissimo studio pubblicato dall’università di Yale, che riporta dati oggettivi documentati e convincenti.
La Russia afferma che sostituirà il commercio con l’Occidente, impedito dalle sanzioni, stringendo nuovi accordi commerciali con Cina, India e altri Paesi in via di sviluppo. Questa alternativa non compensa le perdite causate dalle sanzioni occidentali. Mosca non riesce a vendere a quei Paesi le stesse quantità di gas e petrolio che vendeva all’Europa. Se anche vi riuscisse, vi è un altro aspetto decisivo: il contenuto di qualità e tecnologia delle importazioni da Cina e India non è paragonabile a quello dei prodotti occidentali.
A causa delle sanzioni, la Russia è scivolata nella stessa condizione nella quale si trovò l’Unione sovietica alla fine del periodo staliniano. Negli anni Cinquanta, l’ingegner Sergej Alekseevič Lebedev era riuscito a convincere Nikita Chruščëv e il Partito comunista sovietico ad abbandonare i calcolatori analogici elettromeccanici, per puntare sui computer digitali, che allora funzionavano a valvole termoioniche. In quegli anni, il progresso tecnologico sovietico era ancora in grado di concorrere con quello occidentale. Si preparava il più grande successo tecnico sovietico, il lancio del primo uomo nello spazio, nel 1961.
Guerra in Ucraina, quando finirà? L’innovazione, nervo scoperto di Mosca
Anziché importare dall’Europa automobili Mercedes, BMW o Maserati, la Russia può importare automobili cinesi o indiane – Queste, però, sono costruite imitando modelli occidentali
Le sanzioni economiche di oggi colpiscono la Russia su un elemento chiave dello sviluppo e dell’esistenza stessa di uno Stato: la capacità di innovazione. Anziché importare dall’Europa automobili Mercedes, BMW o Maserati, la Russia può importare automobili cinesi o indiane – Queste, però, sono costruite imitando modelli occidentali e applicando uno sviluppo che avviene negli Stati uniti e in Europa.
La guida dell’innovazione resta l’Occidente: l’innovazione non può avvenire in società autoritarie o fortemente squilibrate, perché presuppone libera circolazione delle idee, delle persone e dei capitali; richiede meccanismi sociali che permettano di far studiare i giovani talenti indipendentemente dalla loro ricchezza familiare, deve contare su una ragionevole stabilità sociale e politica. Queste condizioni non esistono in Cina, in India e in nessun Paese in via di sviluppo.
In mancanza di innovazione, la Russia si condanna alla retroguardia. E’ costretta a puntare sulla mobilitazione dei cittadini verso obiettivi demagogici, come fece l’Unione sovietica. Negli anni Cinquanta, l’Unione sovietica riuscì a svilupparsi grazie alla mobilitazione della popolazione, galvanizzata dalla vittoria nella Seconda guerra mondiale e spinta dal regime a dare il meglio per ottenere il trionfo del comunismo sul capitalismo. Poi, la popolazione capì che il comunismo perdeva. I negozi erano vuoti e bisognava restare ore in coda per acquistare prodotti che non corrispondevano alle aspettative moderne. Intanto, l’Occidente capitalista progrediva.
Il vero obiettivo delle sanzioni
Le sanzioni possono anche far cessare o rallentare la guerra, perché lo Stato aggressore perde le risorse economiche necessarie
Le prossime generazioni di russi pagheranno le conseguenze delle scelte di oggi, quando la guerra in Ucraina finirà e dovranno ricostruire il loro Paese abbattuto dal conflitto e dalle sanzioni. Si spera che ciò basti a convincerli a non ripeterle in futuro: questi sono gli obiettivi primari delle sanzioni. Le sanzioni possono anche far cessare o rallentare la guerra, perché lo Stato aggressore perde le risorse economiche necessarie. Questa, però, è una ricaduta secondaria, augurabile ma non immediata.
E’ falso e intellettualmente disonesto, far credere che le sanzioni contro la Russia siano inefficaci perché la guerra in Ucraina non finirà a causa di esse, o non solo. Per fermare la guerra vi è un solo modo: cacciare l’esercito invasore, applicando una forza militare contraria e superiore.
Finché la Russia non si sgretolerà moralmente, Putin accetterà di trattare solo quando lo deciderà lui per propria convenienza, oppure perché si troverà di fronte a una resistenza militare prevalente.
L’esempio dell’accordo sul grano è lampante. Se l’Ucraina non avesse ricevuto i nuovi lanciamissili statunitensi, i russi non avrebbero firmato l’accordo
e si sarebbero tenuti stretto il controllo navale sul Mar Nero.
https://www.lucalovisolo.ch/ucraina/guerra-in-ucraina-quando-finira-italia-e-altro.html