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Crolla il surplus commerciale della Russia
L’avanzo delle partite correnti è precipitato dell’85% nei primi 7 mesi del 2023
È un tonfo quello delle partite correnti della Russia: il surplus si è ridotto a 25,2 miliardi di dollari nel periodo gennaio-luglio 2023, con un crollo dell’85% rispetto allo stesso periodo del 2022, dovuto in gran parte al saldo commerciale, precipitato del 68,4%. La fotografia è scattata dalla Banca centrale russa, che ieri ha diffuso i nuovi dati.
L’avanzo delle partite correnti aveva raggiunto un livello record nel 2022, grazie al calo delle importazioni e al gettito garantito dalla vendita di petrolio e gas, sostenuto dall’impennata dei prezzi e nonostante gli sforzi degli alleati dell’Ucraina di isolare Mosca. Le entrate da petrolio e gas hanno subito un crollo del 41,4% su base annua nei primi sette mesi dell’anno. Il ministero delle Finanze ha attribuito il calo alla discesa dei prezzi del greggio Urals (sui quali c’è il tetto fissato dal G7) e ai minori volumi di esportazione di gas naturale.
Il saldo del conto corrente misura la differenza tra il denaro che entra in un Paese attraverso commercio, investimenti e trasferimenti, e quello che esce. In Russia, ha fatto registrare un avanzo di 165,4 miliardi di dollari nel periodo gennaio-luglio 2022. La Banca centrale prevede che il surplus per l’intero anno si fermerà a 26 miliardi, rispetto ai 227 miliardi del 2022.
Il deficit di bilancio della Russia per il periodo gennaio-luglio è salito a 29,3 miliardi di dollari, secondo i dati preliminari del ministero delle Finanze, pari all’1,8% del Pil.
Il deficit è determinato dal calo delle entrate, ma anche dall’aumento delle spese, in particolare per quella che Mosca chiama la sua «operazione militare speciale» in Ucraina.
Al tempo stesso, il rublo quest’anno ha perso il 23% del suo valore, un calo che la Banca centrale ha attribuito alla diminuzione delle esportazioni e a una forte ripresa delle importazioni. Gli economisti fanno però notare che a indebolire il rublo è anche la fuga di capitali dalla Russia: «Le famiglie hanno spostato circa 40 miliardi di dollari nelle banche estere, poiché i tassi di interesse sul rublo sono stati inferiori alle aspettative di inflazione e un numero crescente di banche è stato tagliato fuori dai sistemi di pagamento globali», spiega Alexander Isakov di Bloomberg.
Il rublo è tra le tre peggiori valute dei mercati emergenti, insieme alla lira turca e al peso argentino. La moneta russa è stata scambiata ieri sopra quota 98 per dollaro e si sta avvicinando alla soglia psicologica dei 100 rubli per dollaro, un livello visto per l’ultima volta durante il primo mese della guerra in Ucraina.
L’economia russa nel complesso ha però retto l’urto delle sanzioni e del conflitto molto meglio del previsto. Più volte il Fondo monetario internazionale ha corretto al rialzo le proprie stime e nelle previsioni di luglio indica per il 2023 una crescita del Pil dell’1,5%, dopo il -2% del 2022.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ecco cosa dice il Sole di oggi....mentre la Cina è ufficialmente in deflazione anche la Russia si sgonfia
L’avanzo delle partite correnti è precipitato dell’85% nei primi 7 mesi del 2023
È un tonfo quello delle partite correnti della Russia: il surplus si è ridotto a 25,2 miliardi di dollari nel periodo gennaio-luglio 2023, con un crollo dell’85% rispetto allo stesso periodo del 2022, dovuto in gran parte al saldo commerciale, precipitato del 68,4%. La fotografia è scattata dalla Banca centrale russa, che ieri ha diffuso i nuovi dati.
L’avanzo delle partite correnti aveva raggiunto un livello record nel 2022, grazie al calo delle importazioni e al gettito garantito dalla vendita di petrolio e gas, sostenuto dall’impennata dei prezzi e nonostante gli sforzi degli alleati dell’Ucraina di isolare Mosca. Le entrate da petrolio e gas hanno subito un crollo del 41,4% su base annua nei primi sette mesi dell’anno. Il ministero delle Finanze ha attribuito il calo alla discesa dei prezzi del greggio Urals (sui quali c’è il tetto fissato dal G7) e ai minori volumi di esportazione di gas naturale.
Il saldo del conto corrente misura la differenza tra il denaro che entra in un Paese attraverso commercio, investimenti e trasferimenti, e quello che esce. In Russia, ha fatto registrare un avanzo di 165,4 miliardi di dollari nel periodo gennaio-luglio 2022. La Banca centrale prevede che il surplus per l’intero anno si fermerà a 26 miliardi, rispetto ai 227 miliardi del 2022.
Il deficit di bilancio della Russia per il periodo gennaio-luglio è salito a 29,3 miliardi di dollari, secondo i dati preliminari del ministero delle Finanze, pari all’1,8% del Pil.
Il deficit è determinato dal calo delle entrate, ma anche dall’aumento delle spese, in particolare per quella che Mosca chiama la sua «operazione militare speciale» in Ucraina.
Al tempo stesso, il rublo quest’anno ha perso il 23% del suo valore, un calo che la Banca centrale ha attribuito alla diminuzione delle esportazioni e a una forte ripresa delle importazioni. Gli economisti fanno però notare che a indebolire il rublo è anche la fuga di capitali dalla Russia: «Le famiglie hanno spostato circa 40 miliardi di dollari nelle banche estere, poiché i tassi di interesse sul rublo sono stati inferiori alle aspettative di inflazione e un numero crescente di banche è stato tagliato fuori dai sistemi di pagamento globali», spiega Alexander Isakov di Bloomberg.
Il rublo è tra le tre peggiori valute dei mercati emergenti, insieme alla lira turca e al peso argentino. La moneta russa è stata scambiata ieri sopra quota 98 per dollaro e si sta avvicinando alla soglia psicologica dei 100 rubli per dollaro, un livello visto per l’ultima volta durante il primo mese della guerra in Ucraina.
L’economia russa nel complesso ha però retto l’urto delle sanzioni e del conflitto molto meglio del previsto. Più volte il Fondo monetario internazionale ha corretto al rialzo le proprie stime e nelle previsioni di luglio indica per il 2023 una crescita del Pil dell’1,5%, dopo il -2% del 2022.
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