Il cibo è passione, è amore.

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link



La torta nuziale di Grace Kelly
Quando nel 1956 la bellissima attrice statunitense sposò Ranieri di Monaco, scelse una torta a sei piani a forma piramidale. La torta era finemente ricamata tanto da sembrare un prezioso tessuto, quasi a richiamare il sontuoso abito della sposa.
La torta era fortemente simbolica. Alcuni dettagli richiamavano l’idea di un castello con torri, bandiere, archi. In cima alla torta erano stati posizionati dei putti che sorreggevano una corona impreziosita da diamanti. Una torta stupefacente, tra le torte dei matrimoni da sogno.

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Galateo del taglio della torta nuziale
Secondo il bon ton del matrimonio, lo sposo deve afferrare il coltello e procedere al taglio della prima fetta. La donna, con la mano su quella del marito, deve assecondare il suo gesto. La sposa deve poi offrire la prima fetta al marito, poi alla suocera, alla mamma, al suocero, al papà ed infine ai testimoni. Con questo gesto la novella sposa acquisisce simbolicamente il ruolo di padrona della nuova famiglia


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Una fetta di torta nuziale di Carlo e Diana d’Inghilterra conservata per 40 è stata venduta all’asta e ad una cifra assurda: 1.850 sterline, più o meno 2.185 euro.
Come hanno fatto a conservarla per così tanto tempo? Avvolta nella pellicola la torta ha conservato quasi del tutto intatto lo stemma reale zuccherato. Un vero cimelio che qualcuno si è aggiudicato e che proviene da una delle 23 torte ufficiali, ovviamente tutte con stemma reale.
La fetta di torta risulta ancora perfettamente mangiabile grazie alla sua alta dose di alcool.
A conservare la fetta di torta del famoso matrimonio è stato un membro dell’entourage della Regina Madre, Moyra Smith, che lo ha poi venduto a un collezionista. Immaginiamo quindi che nessuno abbia osato assaggiare quella torta.

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Base di marzapane e guarnizione reale con lo stemma in rosso, blu, oro e argento. Conservata nella pellicola e chiusa in una scatola per dolci decorata e sigillata con un’etichetta su cui si chiede di maneggiare con cura perché contiene la torta nuziale del principe Carlo e della principessa Diana.


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La passione per "la bassa" , quel territorio che si estende vicino alle anse del fiume PO , una zona torrida d'estate , umida e nebbiosa durante la stagione fredda, ma piena di storie che sanno d'antico , di casali abbandonati , di stradine che fiancheggiano il grande fiume e che raccontano l'avvicendarsi delle stagioni , pur nell'immutata bellezza dei luoghi. In uno di questi angoli di pianura sorge un antico casale che mani sapienti hanno saputo recuperare e rendere nuovamente godibile per chi volesse riposare ed assaggiare le tante prelibatezze di queste terre emiliane.
Ultimamente vi hanno fatto tappa anche George Clooney e consorte, ma chissà quanti altre celebrità senza farcelo sapere hanno voluto godere di questo angolo di paradiso!!?? Se avete un'automobile andateci in primavera, si trova nel Comune di Polesine Parmense - Zibello e ne vale davvero la pena.
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I restauri dopo quasi vent’anni sono finiti! E’ stata dura. Sembrava impossibile, ma ci siamo riusciti! E come potevamo non farlo? Quando il nostro bisnonno lasciò il podere Piantador del Maestro Giuseppe Verdi arrivò proprio alla Corte Pallavicina con i suoi figli e da mezzadro passò ad affittuario. E’ stata proprio una bella conquista! Tutti insieme cominciarono a lavorare questo grande podere dalla terra fertile nella golena intorno al palazzo con tanto entusiasmo e con tutti quei saperi e quell’esperienza acquisita in Piantador.

Allevavano maiali, polli, tacchini, oche, anatre e bachi da seta. Mungevano mucche, piantavano i pioppi, facevano fascine e crescevano i cocomeri, il grano, la melica, gli ortaggi. D’inverno facevano i salumi secondo le antiche usanze. Poi presero l’appalto per lo sgombero della neve dalle strade, si inventarono il traghetto sul Po verso il cremonese, iniziarono anche a fare blocchi di cemento! E tutto questo sempre qui intorno e in corte dove nacque nostro padre nel 1916. E come avremmo potuto lasciarla crollare!

Quando finalmente siamo riusciti ad acquistarla, nel 1990, era quasi da rudere! L’unico intervento di restauro davvero sostanziale risaliva al 1550, alla fine del 1700 Maria Luigia duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla (nonché moglie di Napoleone) vi insediò la sua guardia di frontiera, i “Dragoni” a salvaguardia dei traffici fluviali allora fiorenti e abbassando le torri di un piano.

Dal 1850 la Corte fu suddivisa in piccole abitazioni e utilizzata da contadini, pescatori, carrettieri ed artigiani. Nessuno ci aveva più creduto, il Po si era spostato e se ne era impadronito: era rimasta dentro il fiume, che la inondava periodicamente! Ed eccoci qui. Ci sembra un sogno, ma è proprio vero: è fatta.

Quella cantine uniche dove i marchesi Pallavicino stagionavano i salumi sono ritornate a riempirsi di culatelli, la vecchia sala di stagionatura del formaggio ha ripreso la sua antica funzione, la ghiacciaia e la prigione sono riemerse dal fango e gli affreschi son tornati al loro splendore, i camini bruciano legna di pioppo e al primo piano le stanze calde e confortevoli sono pronte ad ospitare ospiti esigenti.

Quasi vent’anni sono passati, ma in questo luogo ci sono tutti i ricordi della nostra famiglia ed è con questa consapevolezza che l’abbiamo trattato, restaurandolo piano, piano come avrebbe cresciuto una mamma il suo neonato: dolcemente e con mille attenzioni, coinvolgendo tutti gli artigiani ancora padroni degli antichi saperi del posto, usando i mattoni della stessa epoca, il legno di pioppo e di rovere degli stessi terreni!

Ma purtroppo a gioire di questo traguardo non ci sono più mamma e papà…che tanto erano entusiasti e partecipi in questo progetto! Pazienza si dice, è la vita. Ma non è così, i genitori non si dimenticano mai! Magari ora dall’alto ci guardano e sorridono compiaciuti.

Ora, una nuova sfida, non meno difficile di quella passata! Far conoscere e rivivere questo luogo legato alla sua gente, ai suoi prodotti, al suo territorio.

 
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Grazie Wrangel...dobbiamo difendere, rivalutare, apprezzare certi gioielli del nostro territorio.
Proteggere la nostra storia, le nostre bellezze, i nostri prodotti, la nostra cultura..


“L’Italia è come quella tipa che ha più talento di tutti, è come quella che le altre se le mangia,
perché è nata bella, più bella di tutte e le altre se le asfalta.
L’Italia è come quella più ingegnosa, che ha le mani di una fata, che si inventa mille cose,
perché è piena di risorse. Sa discutere di storia, di mare, di montagne, sa di cibo, di buon vino,
di dialetti, di pittori, di scultori, di scrittori, di eccellenze nella scienza, non c’è niente che non sa.
E quando questa tipa bella e talentuosa inciampa e cade, la platea delle sfigate esulta. È la rabbia
delle poverine ingelosite, quelle al buio, perché lei è comunque bella anche quando cade a terra.
Ma l’Italia è una tipa con stivale tacco 12, ovviamente”
. (Anonimo)


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“SUBITO, SUBITO TRE FETTE DI CULATELLO!”
(Gabriele D’Annunzio)

Gabriele D’Annunzio è senza dubbio uno dei più celebri (e singolari) intellettuali italiani. Gran parte
della sua vita fu dedicata alla ricerca del piacere in tutte le sue espressioni (tema al quale dedicò
persino un romanzo). Tra queste, il piacere della tavola: non deve quindi stupire che il ‘vate’ (così
era soprannominato), fosse un grande appassionato del Culatello, come lui stesso afferma in una
lettera del 1931 destinata ad un amico:
“Carissimo, ti farò sorridere. Io sono cupidissimo amatore del parmense Culatello”.


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Ne Il Piacere, il romanzo con cui Gabriele D’Annunzio inaugura l’epoca del decadentismo ma anche dell’estetismo,
il Vate elogia il dessert e la sua presentazione come l’apice della cucina.

Il finale del pranzo era, come sempre in casa d’Ateleta, splendidissimo – scrive D’Annunzio – poiché il vero lusso
d’una mensa sta nel dessert. Tutte quelle squisite e rare cose dilettavano la vista, oltre il palato, disposte con
arte in piatti di cristallo guarniti d’argento”.

Il “dessert” è indicato come l’apoteosi della gastronomia e, infatti, in questo passo del testo la descrizione diviene
più aggraziata. Anche ne Il Piacere il cibo non viene mai citato o descritto direttamente perché, ed è questo uno
dei fondamenti dell’opera dannunziana, l’aspetto decorativo parla alla vista e dunque alla testa e non al palato.

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Il Vate amava l’eccesso, l’estremo, questo è quello che scriveva il 2 ottobre 1927.

<<Ecco, dopo ventiquattrore di ***** possente e perversa, dormo undici ore continue. Vado subito a cercare,
nel risveglio, il “piatto freddo” nel corridoio buio. Mangio avidamente – non come un principe ma come un
minatore – prendendo le fette colle belle dita. O incanto della Fame, che trasmuta in ambrosia e in nettare
il prosciutto cotto e il Porto Ruby!
>>

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Il Vate era controllato nel bere. Assaggiava, brindava, ma nulla di più. Amava tenere la scena, affabulare, sedurre,
ammaliare, come un attore sul palcoscenico, controllando ogni suo gesto. Era un dandy amato dalle donne,
invidiato e criticato dagli uomini, alle feste non mangiava in pubblico per mantenere un alone di fascino, eleganza e charme.


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Ancora dal cinema, un classico della cucina francese: il Boeuf Bourguignon


Si tratta sostanzialmente di manzo, esaltato con la pancetta, che viene stufato nel brodo e vino di Borgogna, servito con cipolline brasate e funghi. Importante è il fondo di cottura, che alla fine bisogna far addensare per ottenerne una saporita salsa.

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La ricetta originale è, partendo da un piatto tipicamente contadino dell'entroterra, dello chef Auguste Escoffier, che dal 1903 porterà il Boeuf sulle tavole dell’alta società di Parigi e Londra: verrà servito al Ritz, al Savoy, al Carlton Hotel.





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La pellicola statunitense del 2009 Julie & Julia è diretta da Nora Ephron, con Amy Adams e Meryl Streep, ed è stata tratta da due libri: Julie & Julia. 365 giorni, 524 ricette, una piccola cucina di Julie Powell e My Life in France di Julia Child e Alex Prud'homme.


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"Questo è un gustoso hamburger!"

In Pulp Fiction, il personaggio di Samuel L. Jackson, Jules, mangia un Big Kahuna Burge.
L'hamburger sembra essere un tipico hamburger americano di manzo con formaggio, lattuga
e pomodoro su un panino di hamburge
r. Molti ristoranti reali hanno messo in evidenza un
"Big Kahuna Burger" nei loro menu
Big Kahuna Burger è una catena fittizia di fast food apparsa nei film di Quentin Tarantino e Robert Rodriguez.


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" Ecco il problema di chi beve, pensai, versandomi da bere.
Se succede qualcosa di brutto si beve per dimenticare;
se succede qualcosa di bello si beve per festeggiare;
e se non succede niente si beve per far succedere qualcosa."

Charles Bukowski, Donne, 1978


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„L'odore di cipolla lo associo alla felicità, le tortillas sono fatte di patate che hanno
poco profumo, ma è la cipolla che dà personalità al piatto.
Le amo, mi ricordano il provino per il mio primo film [Prosciutto prosciutto],
per allenarmi sbucciavo tantissime cipolle. Quell'odore mi dava l'idea di come
sarebbe potuta essere la mia vita in seguito.“

Penélope Cruz


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Mia madre ama molto cucinare.
Io da piccolo ero convinto di chiamarmi “assaggia”.
( Anonimo)


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“Al Lido si viene per sognare”

Le meraviglie del cabaret e del burlesque al leggendario Lido de Paris con cena o champagne
Correva l'anno 1946 quando i fratelli Joseph e Luigi Clerico, imprenditori edili originari della Val Soana,
acquistarono La Plage de Paris, un locale situato al numero 78 dell'Avenue des Champs-Élysées, molto
popolare durante la Belle Époque. Lo ristrutturarono completamente e decisero di chiamarlo Lido, in
riferimento ai decori originali di inizio Novecento che si ispiravano alla spiaggia del Lido di Venezia.
Dotati di uno spiccato senso degli affari, i fratelli Clerico idearono anche la formula "spettacolo con cena"
che venne successivamente adottata dai cabaret di tutto il mondo. Nel 1977 il Lido si è poi trasferito
nell'attuale sede sugli Champs-Élysées
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Nel corso degli anni sul suo palcoscenico si sono esibiti artisti del calibro di Edith Piaf, Marlene Dietrich,
Joséphine Baker, Dalida, Elvis Presley, Frank Sinatra, Charles Aznavour, Shirley MacLaine e Elton John.

E' possibile i assistere solo allo spettacolo, aggiungere l'opzione champagne oppure completare la sfavillante
esperienza con una cena raffinata



I dessert sono creazioni di Maison Lenôtre:
Meringa con panna montata e salsa di cioccolato
Torta al cocco Vacherin con coulis di frutta invernale
Torta di pere e mandorle, cous d'albicocca

Gaston Lenôtre è uno dei pasticcieri che ha fatto la storia della pasticceria francese e mondiale
 

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Marc Chagall, Le fragole (1916)
«Fragole. Bella e Ida al tavolo»

Il quadro ritrae Bella, la moglie di Chagall, seduta al tavolo con la figlia Ida.
Nell’opera l’attenzione viene subito catturata dalla predominanza del colore rosso in tutte le sue sfumature: lo troviamo infatti nella varietà dei rossi intensi delle fragole presenti sulla tavola e negli abiti della moglie Bella, quasi fosse anche lei una fragola: dolce, fresca e bella.
Le fragole e la predominanza del colore rosso evocano la passione e le atmosfere della stagione estiva, ma soprattutto comunicano la bellezza, la dolcezza e l’affetto che Chagall provava per la sua famiglia. Inoltre, nonostante le piccole dimensioni del quadro (45×59 cm), la sua carica espressiva è estremamente potente.


:)



"Ricordo ancora il profumo delle fragoline, non di quelle di bosco, ma di giardino, dell’orto della vecchia casa di famiglia: era stuzzicante e fresco. Le fragole erano di quelle con i “fili” che correvano da tutte le parti ma che portavano abbondanti e – ripeto – profumati frutti lunghi e stretti. (…) Si andava a raccoglierle, durante tutta l’estate, con un cestino chiamato “cavagnin” che, appoggiato sempre allo stesso posto, serviva soltanto per le fragole del giardino."

(Paolo Pejrone)


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"Mio Signore, ho amato la marmellata di fragole
e l’oscura dolcezza del corpo di donna
.
Anche la vodka ghiacciata, le aringhe in olio d’oliva,
i profumi, di cinnamomo, di garofano."

(Czesław Miłosz, poeta lituano)


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quando uno ti dice "Nun c'è trippa pe gatti"

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...e poi invece scopri che c'è ...:eek:
 
maroo che spettacolo tiè ricambio

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Aggiungi un posto a tavola
Che c'è un amico in più
Se sposti un po' la seggiola
Stai comodo anche tu,
Gli amici a questo servono
A stare in compagnia,
Sorridi al nuovo ospite
Non farlo andare via
Dividi il companatico
Raddoppia l'allegria




«Quelle trippe che a nominarle io vengo meno»
scriveva Francesco Becucci, detto il Coppetta, nel suo libro In lode dell’Hosteria.
Vecchie osterie fiorentine dai nomi pittoreschi come “Beppe Sudicio”, “Gigi Porco”, che esponevano menu ante litteram,
cartelli alla semplice scritti con zampe di gallina su carta gialla: «Venerdì-baccalà e Sabato-trippa».
Un piatto di trippa e zampa te lo serviranno sempre, così gustoso che a suo tempo scriveva Pietro Aretino:
«Io credo che l’autore di tal cose sia un fiorentino […] loro han capito tutti i punti con che la cocina invoglia lo svogliato».

Le cronache parlano delle “trippe” già nel Quattrocento, raccontando di botteghe fumose, a pochi passi dall’Arno,
dove si bollivano e si vendevano le interiora per pochi centesimi.
A quei tempi la parola “fame” aveva un significato; trippa e lampredotto rappresentavano una concreta risposta ai brontolii dello stomaco.
Proteine a buon mercato che il popolino nel corso dei secoli rese più appetibili e gustose elaborando ricette fantasiose.


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Berlino anni ’20: gli anni dorati tra art déco, charleston e cabaret

Moka Efti, storico ristorante e club di Berlino animato da musica dal vivo e appuntamenti galanti.
Il Moka Efti degli anni Venti era un caffè sulla Leipziger Strasse nel centro di Berlino.
Berlino 1926. Giovanni Eftimiades arriva da Costantinopoli a Berlino e apre la sua prima piccola caffetteria con una propria torrefazione. Il greco, con passaporto italiano, chiama il suo ristorante e la sua miscela di caffè MOKA, secondo il modello italiano, e aggiunge semplicemente le prime 4 lettere del suo cognome.
Un luogo all’avanguardia, segnato da lusso e perdizione, da follie continue nei cabaret berlinesi a ritmo di charleston, lustrini cuciti sugli abiti da sera e glamour, glamour e ancora glamour

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Un ascensore, novità assoluta all’epoca, portava i visitatori dal livello della strada al primo, mentre all’interno del locale si potevano ammirare gli archi moreschi, i dipinti panoramici e un "salone egiziano", dove i proprietari affermavano di aver venduto più di 25 mila tazze di caffè nelle giornate migliori. C'era una sala da biliardo, un barbiere e una sala per la corrispondenza piena di dattilografi pronti a pestare sui tasti delle macchine da scrivere. Una pasticceria collegata a un bar attraverso un corridoio progettato come fosse una carrozza dell'Orient Express: "Non ti siedi solo qui, viaggi", scrisse il commentatore Siegfried Kracauer all’epoca

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La Berlino degli anni Venti è, ancora una volta e come sempre, fuori dal comune, magnetica, affascinante.

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Nel 1905 il giornalista Hans Ostwald scrisse che "la maggior parte delle sale da ballo non sono altro che mercati per la prostituzione", mentre lo scrittore Erich Kästner nel suo romanzo Fabian del 1931 descrive un locale notturno in cui "ragazze di strada" come (Charlotte Ritter di Babylon Berlin) sono state chiamate ad indossare "costumi da bagno colorati, mezze calze arrotolate e scarpe con i tacchi alti ”.

La serie tv Sky Babylon Berlin, ambientata nella Berlino degli anni ’20, ha deciso di fare del Moka Efti bar il luogo di ritrovo dei suoi protagonisti.

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Il fegato alla berlinese (in tedesco Leber Berliner Art, lett. "fegato allo stile berlinese", o Kalbsleber, lett. "fegato di vitello") è un piatto tipico di Berlino.
La ricetta è composta da fegato di vitello, fette di mela cotta e anelli di cipolla.
Le fette di fegato vengono passate nella farina, saltate nel burro e condite. Gli anelli di cipolle vengono rosolati nella stessa padella insieme alle mele. Come accompagnamento del piatto si è soliti fornire anche purè di patate e carote, cavolo rosso o lattuga.


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L'intrattenimento nei cabaret di Berlino, Monaco e altre città ruotava spesso attorno a due temi: il sesso e la politica.

Storie, barzellette, canzoni e balli erano intrecciati con allusioni sessuali. Con il progredire degli anni '1920, questo lasciò il posto a manifestazioni aperte di nudità, al punto che la maggior parte dei cabaret tedeschi aveva almeno alcuni ballerini in topless.

Alcuni cabaret erano frequentati anche da uomini omosessuali, lesbiche e travestiti. In precedenza costretti a nascondere la loro sessualità, questi individui si sono avvalsi del rilassato liberalismo della scena del cabaret per mostrarlo e discuterne apertamente.

Il Kurfürstendamm è un viale di Berlino dallo splendido passato.

Sul Kurfürstendamm si concentravano caffè di lusso e locali popolari, gallerie d'arte e balere, teatri seri e sale di varietà, cinema, giostre, circhi equestri ed altre, stravaganti, attrazioni. Inoltre su di esso si trovavano i caffè letterari che furono il principale luogo di incontro delle avanguardie intellettuali e artistiche berlinesi del primo trentennio del XX secolo.
Il lusso caratterizzò i commerci, i ristoranti e i caffè, soprattutto nella parte più orientale del boulevard.
I ristoranti le pasticcerie e i caffè del centro non erano locali solo lussuosi, bensì veramente raffinati. Ammobiliati nella moda dannunziana del tempo, essi offrivano cibi di prima qualità (nei caffè tedeschi è usuale anche pranzare e cenare), mettevano a disposizione dei clienti tutti i giornali tedeschi e i principali giornali stranieri ed avevano quasi sempre un'orchestra che, a partire da metà pomeriggio, allietava i clienti sino a tarda sera.

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Dopo la guerra, Il “Café des Westens”, che nel 1913 si era trasferito ed era diventato più chic, non attirava più il pubblico degli intellettuali. Questi presero invece a frequentare invece il “Romanisches Café” (caffè "romanico"). Ma, a differenza del "Café des Westens", solo per alcuni di loro esso era il luogo dove passare la giornata a discutere e lavorare.

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Tra questi vanno ricordati gli espressionisti, a cui si aggregò Döblin, i pittori, e i vecchi esponenti della Bohème. Anche Pirandello durante il soggiorno berlinese del 1928-1930, aveva in questo locale un tavolo fisso, dove si recava ogni giorno. Alcuni personaggi noti preferivano invece altri locali. Per esempio, Brecht aveva un suo tavolo al ristorante “Schlichter”, non lontano dal Kurfürstendamm.

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La gente di teatro si ritrovava nel caffè ristorante “Schwanneke”, i cineasti nella Gaststätte Josty, a Potsdamer Platz. Tuttavia il “Romanisches Café“ rimase, durante tutto il periodo di Weimar, il caffè letterario di Berlino per eccellenza, quello in cui era possibile incontrare amici, colleghi e finanziatori, il luogo in cui ci si dava comunque appuntamento, anche se poi si andava a mangiare (meglio) altrove
 

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Il rinomato ristorante di lusso Horcher si trova a Berlino in Lutherstrasse 21 e venne fondato nel 1904 da Gustav Horcher.

Durante la prima guerra mondiale Horcher servì carne di selvaggina della Foresta Nera , cibo esente dalle restrizioni di razionamento in tempo di guerra.

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Nel 1934 Hermann Göring , Heinrich Himmler e altri nazisti anziani cenarono a base di granchi a un pasto celebrativo da Horcher dopo la Notte dei lunghi coltelli .
Edward, duca di Windsor , e Wallis, duchessa di Windsor cenarono da Horcher's la prima notte del loro tour in Germania nel 1937.
Furono raggiunti dal ministro degli Esteri Joachim von Ribbentrop per la cena. Alla serata hanno partecipato Albert Speer (con il quale i Windsor hanno discusso di musica classica) e Joseph e Magda Goebbels .

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Il doppio agente britannico Duško Popov venne informato dal suo funzionario tedesco Johnny Jebsen che c'erano microfoni nascosti nei vasi di fiori da Horcher durante un pasto del 1941.

Horcher's chiuse a Berlino in seguito al discorso di Total War di Joseph Goebbels durante la seconda guerra mondiale . Nel discorso Goebbels aveva annunciato la chiusura dei ristoranti, dicendo che "Può darsi che una persona occasionale pensi che, anche durante la guerra, il suo stomaco sia la cosa più importante. Non possiamo dargli retta".

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Durante il pranzo da Horcher nel dicembre 1939 il diplomatico tedesco Hasso von Etzdorf disse al principe Otto von Bismarck e Raoul Wallenberg dei piani di Adolf Hitler di invadere la Danimarca e la Norvegia.

Il primo atto dell'opera teatrale di Carl Zuckmayer del 1946 Il generale del diavolo è ambientato da Horcher's.

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Il Rinderbrust mit Meerrettich è invece il “petto di manzo con rafano tedesco” la carne viene arrostita e servita in una crema di rapano, in Italia chiamato anche barbaforte, dal sapore dolce, leggermente piccante e soprattutto balsamico.



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L'intrattenimento nei cabaret di Berlino, Monaco e altre città ruotava spesso attorno a due temi: il sesso e la politica.

Storie, barzellette, canzoni e balli erano intrecciati con allusioni sessuali. Con il progredire degli anni '1920, questo lasciò il posto a manifestazioni aperte di nudità, al punto che la maggior parte dei cabaret tedeschi aveva almeno alcuni ballerini in topless.

Alcuni cabaret erano frequentati anche da uomini omosessuali, lesbiche e travestiti. In precedenza costretti a nascondere la loro sessualità, questi individui si sono avvalsi del rilassato liberalismo della scena del cabaret per mostrarlo e discuterne apertamente.

Il Kurfürstendamm è un viale di Berlino dallo splendido passato.

Sul Kurfürstendamm si concentravano caffè di lusso e locali popolari, gallerie d'arte e balere, teatri seri e sale di varietà, cinema, giostre, circhi equestri ed altre, stravaganti, attrazioni. Inoltre su di esso si trovavano i caffè letterari che furono il principale luogo di incontro delle avanguardie intellettuali e artistiche berlinesi del primo trentennio del XX secolo.
Il lusso caratterizzò i commerci, i ristoranti e i caffè, soprattutto nella parte più orientale del boulevard.
I ristoranti le pasticcerie e i caffè del centro non erano locali solo lussuosi, bensì veramente raffinati. Ammobiliati nella moda dannunziana del tempo, essi offrivano cibi di prima qualità (nei caffè tedeschi è usuale anche pranzare e cenare), mettevano a disposizione dei clienti tutti i giornali tedeschi e i principali giornali stranieri ed avevano quasi sempre un'orchestra che, a partire da metà pomeriggio, allietava i clienti sino a tarda sera.

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Dopo la guerra, Il “Café des Westens”, che nel 1913 si era trasferito ed era diventato più chic, non attirava più il pubblico degli intellettuali. Questi presero invece a frequentare invece il “Romanisches Café” (caffè "romanico"). Ma, a differenza del "Café des Westens", solo per alcuni di loro esso era il luogo dove passare la giornata a discutere e lavorare.

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Tra questi vanno ricordati gli espressionisti, a cui si aggregò Döblin, i pittori, e i vecchi esponenti della Bohème. Anche Pirandello durante il soggiorno berlinese del 1928-1930, aveva in questo locale un tavolo fisso, dove si recava ogni giorno. Alcuni personaggi noti preferivano invece altri locali. Per esempio, Brecht aveva un suo tavolo al ristorante “Schlichter”, non lontano dal Kurfürstendamm.

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La gente di teatro si ritrovava nel caffè ristorante “Schwanneke”, i cineasti nella Gaststätte Josty, a Potsdamer Platz. Tuttavia il “Romanisches Café“ rimase, durante tutto il periodo di Weimar, il caffè letterario di Berlino per eccellenza, quello in cui era possibile incontrare amici, colleghi e finanziatori, il luogo in cui ci si dava comunque appuntamento, anche se poi si andava a mangiare (meglio) altrove

gran bel post OK!



Ricordo che anni fa accennavi allo sviluppo del jazz proprio a Berlino.

Infatti dopo la nascita del Dixieland in Louisiana, questo genere musicale si trasferì a Chicago e Kansas city, ma le ristrettezze in cui cadde il pubblico statunitense con la crisi del '29 suggerì di spostarsi in Europa. E la Berlino di quei tempi era una vera oasi: giardini verdissimi, cultura, arte e prosperità, i die Goldenen Zwanziger ritratti da Chris Isherwood


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Così nacquero molti club, all’interno dei quali poter consumare alcolici, ascoltare e perfino ballare questa nuovissima musica, detta Swing, e si esibirono le maggiori band di provenienza americana, divenendo un genere addirittura altolocato.

Il primo fu forse il Delphi Palace costruito da Bernhard Sehring come sala da ballo nel celebre quartiere di Charlottenburg (non lontano dalla Ku'damm ;)) tra il 1927 e il 1928 . A cavallo degli anni Quaranta il locale divenne un vero e proprio crocevia per i musicisti swing, che si esibirono numerosissimi al suo interno: il popolare Teddy Stauffer, la leggenda Dizzy Gillespie.
Nel 1975, poi, il genovese Giorgio Carioti ha acquistato lo stabile e ribattezzò il locale “Quasimodo”.





Passando ai giorni nostri, sempre nello stesso quartiere va ricordato l’ A-Trane, fondato nel 1992, che ha raccolto in pieno lo stile americano dei primi anni Trenta. Il nome del locale deriva dal noto musicista John William Coltrane (soprannominato “Trane”) e dal celebre "Take The A Train" di Billy Strayhorn, composto nel 1938. Più di recente si è esibita anche Diana Krall.

 
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"Con il freddo che torna a farci venir voglia di domeniche in casa, l’idea di una lasagna al forno con ragù e besciamella è sempre invitante. Quest’idea è da sempre associata a quella della mamma o della nonna che si mette la domenica mattina con il mattarello a stendere la sfoglia, mentre dai fornelli si diffonde il profumo del ragù di carne tritata."


(Rocco Moliterni)


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"Se esiste il dio dei golosi, le lasagne sono una sua invenzione.
Difficile immaginare un piatto più ricco, appetitoso, ruffiano, seducente."


(Licia Granero)


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