Il cibo è passione, è amore.

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

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La tarte Tatin è una torta di mele capovolta, tipica della Francia, in cui le mele sono caramellate in burro e zucchero prima della cottura della torta, resa famosa dal ristorante Maxim's.
Secondo la leggenda, questo dolce sarebbe originario di Lamotte-Beuvron (nella regione del Centro):
le sorelle Stephanie (1838-1917) e Caroline Tatin (1847-1911) gestivano un ristorante, che esiste ancora sotto
il nome di Hôtel-restaurant Tatin, di fronte alla stazione frequentata da molti cacciatori. Una domenica, mentre
preparavano una torta di mele per il pasto di alcuni cacciatori, una delle sorelle dimenticò di porre la pâte brisé
al di sotto della torta, lasciando caramellare così le mele nel burro e nello zucchero. Per rimediare all'errore pose
dunque la pâte brisée al di sopra del composto ottenuto e poi capovolse il tutto in un piatto. I cacciatori apprezzarono
questa torta, che divenne così la tarte tatin.

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Maxim's è un ristorante che si trova a Parigi, nella rue Royale al civico 3, nel VIII arrondissement, famoso per le decorazioni art nouveau al suo interno.
Alcuni celebri piatti della cucina francese sono stati creati da Maxim's: crêpe Veuve joyeuse, selle d'agneau Belle Otéro, soufflé Rothschild, filets de sole Albert (dal nome del maître d'hotel Albert Blazer), e la torta Tatin scoperta in provincia a Lamotte-Beuvron e integrata nel menù del locale da Louis Vaudable
Maxim's fu aperto come bistrot e gelateria da Maxime Gaillard durante la Belle Époque, il 7 aprile del 1893. La famiglia Vaudable (Octave, Louis e François) fu proprietaria del ristorante per oltre 50 anni, facendolo divenire uno tra i più famosi al mondo, sinonimo di alta gastronomia e sofisticata eleganza.

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Nel 1913, Jean Cocteau una volta disse delle frequentatrici femminili di Maxim's:

«Erano un cumulo di velluti, pizzi, nastri, diamanti e tutto quelle altre cose che
non posso descrivere. Spogliare una di quelle donne era come una gita che richiede
un preavviso di tre settimane, è come cambiare casa»
.




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SOUFFLE’ ROTHSCHILD ALLE ALBICOCCHE (per 6 persone)

INGREDIENTE: 4 uova, non conservate in frigorifero, 3 cucchiai di farina 00, 180 ml di latte, 60 grammi di zucchero +1 cucchiaio, 3 cucchiai di burro morbido, uno dei quasi servirà per ungere gli stampini, 100 grammi di albicocche a pezzetti e denocciolate, 60 ml di Kirsch, 3 cucchiai di essenza di vaniglia, 1 pizzico di sale.

PREPARAZIONE: preriscaldate il forno a 180°C . Imburrate 6 stampini da soufflé. rivestiteli di zucchero e buttate via quello in eccesso. Mettete a macerare le albicocche a pezzetti bagnandole con il kirsch.

Cominciate a preparare la crema di base separando i tuorli dagli albumi,poi scaldate il latte togliendolo dal fuoco qualche istante prima che inizi a bollire. Mentre il latte si scalda mescolate con una frusta in una ciotola i tuorli d’uovo con lo zucchero per un paio di minuti, aggiungete la farina setacciata per evitare la formazione dei grumi. Aggiungete al composto una piccola parte di latte,un cucchiaio di essenza di vaniglia,amalgamate il tutto e mettetelo sul fuoco aggiungendo il rimanente latte. Cuocete a fuoco medio seguitando al amalgamare con la frusra finché la vrema non si sia addensata. Togliere subito dal fuoco,unite i due cucchiai di burro e fatela raffreddare.

In una ciotola di vetro o di alluminio montate, a neve ferma, gli albumi con una frusta, aggiungendo un pizzico di sale e il cucchiaio di zucchero. Unite gli albumi montati alla crema e infine anche le albicocche con il liquore mescolando delicatamente con una spatola dal basso verso l’alto per non smontare il composto.

Riempite con il composto gli stampini per 3/4 della loro altezza e cuocete in forno per 30 minuti senza mai aprire lo sportello. Al termine della cottura lasciate gli stampini in forno per altri 5 minuti e poi servire.

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Durante la seconda guerra mondiale, Maxim's era il più celebre ristorante di Parigi e veniva frequentato da ufficiali del Terzo Reich e celebrità collaborazioniste. Maxim's godette di un particolare trattamento di favore durante l'occupazione nazista: i suoi dipendenti non furono deportati in Germania e non c'erano razionamenti di cibo.
Maxim's era ancora molto popolare presso le celebrità internazionali degli anni cinquanta, e veniva frequentato da Aristotele Onassis, Maria Callas, dal Duca di Windsor e dalla moglie Wallis Simpson, da Porfirio Rubirosa, Max Ophüls, Alfred Hitchcock, Grace Kelly e Barbara Hutton. Quando il ristorante venne rinnovato alla fine del decennio, alcuni operai scoprirono una sorta di tesoro costituito da monete e gioielli caduti negli anni dalle tasche dei clienti e finiti nelle intercapedini dei divanetti imbottiti del locale.

Negli anni settanta, Brigitte Bardot suscitò uno scandalo quando entrò nel ristorante a piedi nudi.
Altri famosi ospiti del periodo furono Sylvie Vartan, John Travolta, Jeanne Moreau, Barbra Streisand, e Kiri Te Kanaw
a.

François Vaudable, che aveva diretto per anni il locale accanto al padre, nel 1981, maggiormente attratto dal mondo scientifico che dal jet-set, vendette Maxim's allo stilista Pierre Cardin.

Maxim's è presente nell'operetta La Vedova Allegra (Die Lustige Witwe) di Franz Lehár e nel successivo balletto.
Secondo una popolare leggenda metropolitana parigina, Ho Chi Minh avrebbe lavorato da Maxim's come garzone e cameriere durante il suo esilio a Parigi all'inizio degli anni 1920.
Maxim's compare anche nel film Gigi, film con Maurice Chevalier, Leslie Caron e Louis Jourdan. Questo film racconta la storia di due anziane signore che vogliono allenare Gigi, la nipote di una e la pronipote dell'altra, per trasformarla in una concubina. Il film è ambientato nel periodo della Belle Epoque.
Maxim's viene citato nel 1979 nella serie televisiva britannica di fantascienza Doctor Who.
Maxim's è citato anche nel film Il pranzo di Babette.
Maxim's viene parodiato nel film Pixar Ratatouille dal ristorante Gusteau's.
Maxim's viene più volte citato e poi i protagonisti viaggiando nel tempo vi si ritrovano all'interno (e si legge chiaramente il nome del locale sulla tenda esterna), come simbolo della Belle Epoque, nel film Midnight in Paris di Woody Allen
.


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Un’anziana coppia inglese, che ha festeggiato da poco le nozze d’oro, sta per consumare la prima colazione.
La moglie, però, si accorge di non avere gi ingredienti per il porridge.
-Caro, sono davvero dispiaciuta – esclama desolata. – In 50 anni di matrimonio non mi era mai capitato di non poterti preparare il porridge!
-Invece io non sono dispiaciuto affatto, mia cara – risponde lui, con bonario sorriso. – In 50 anni di matrimonio non mi era mai capitato di poter evitare di mangiarlo!

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Il porridge inglese è l'emblema della colazione tradizionale anglosassone. E' una zuppa dolce (ma esiste anche in versione salata) a base di fiocchi d'avena, latte, frutta fresca e frutta secca. Si prepara in pochi minuti, ha un alto potere saziante.

Occorre mettere in ammollo i fiocchi d'avena con l'acqua per 1 ora (l'ideale sarebbe una notte intera), dovranno essere completamente ricoperti. Trascorso questo tempo trasferiteli in una casseruola con il latte, il sale e cuoceteli per circa 4-5 minuti o comunque fino a quando il composto si sarà addensato.Una volta raggiunta la consistenza desiderata suddividete il porridge nelle ciotole individuali e decoratele con le gocce di cioccolato fondente, qualche quadretto di cioccolato, scaglie di cocco, granella di nocciole, mirtilli e miele.


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"Lei non faccia il tunnel!"
"…Cosa?"
"Lei mi sta scavando sotto e mi toglie la panna! La castagna da sola sopra non ha senso. Il Mont-Blanc non è come un cannolo alla siciliana che c’è tutto dentro, è come uno zaino: lei se lo porta appresso per un mese e sta sicuro. Il Mont-Blanc si regge su un equilibrio delicato, non è come la Sacher-Torte…"
"…Cosa?"
"La Sacher-Torte…"
"Cos’è?"
"… Cioè, lei praticamente non ha mai assaggiato la Sacher-Torte?!"
"No"
"Va bè, continuiamo così, facciamoci del male!!!"

(dal film "Bianca")

*




Il Mont Blanc è un classico della pasticceria francese e svizzera, un dolce autunnale a base di castagne e panna.


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La dieta di Aldo Fabrizi

Doppo che ho rinnegato pasta e pane,
so’ dieci giorni che nun calo, eppure
resisto, soffro e seguito le cure…
me pare ‘n anno e so’ du’ settimane.

Nemmanco dormo più, le notti sane,
pe’ damme er conciabbocca a le torture,
le passo a immagina’ le svojature
co’ la lingua de fòra come un cane.

Ma vale poi la pena de soffrì
lontano da ‘na tavola e ‘na sedia
pensanno che se deve da morì?

Nun è pe’ fa’ er fanatico romano;
però de fronte a ‘sto campa’ d’inedia,
mejo morì co’ la forchetta in mano!



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Supplì = Surprise. Che si pronuncia esattamente così come si legge, alla francese: insomma supris.
Pare che l’origine della parola supplì sia il termine “sorpresa” per quel cuore di formaggio filante che porta ogni romano ad asserire che un supplì degno di questo nome debba essere “al telefono”
Inizialmente viene venduto per strada, durante le feste di quartiere, le fiere, al mercato o agli angoli delle piazze. Bisogna attendere fino al
1874 per vedere il supplì apparire finalmente sul menù di un ristorante, la “Trattoria della lepre”, con il nome di soplis di riso.
I supplì di riso sono una delle ricette più tradizionali della cucina romana; spesso confusi con gli arancini, diversi non solo nella forma ma anche nella sostanza. La classica forma dei supplì di riso è allungata e all’interno di ogni supplì si trova solo ragù e mozzarella.
Non ci va prosciutto, non ci vanno piselli e devono essere rossi.
Nella ricetta originale il ragù andrebbe preparato con le interiora del pollo, ma oggi si preparano con un ragù normale. Il riso va cotto un pochino al dente in modo che in frittura non assorba troppo olio e il ragù deve essere un pochino pepato.
Non è un caso che si chiamino anche “supplì al telefono” visto che si mangiano tradizionalmente aprendoli a metà in modo che la mozzarella fuoriuscendo formi una sorta di filo che tiene attaccate le due parti del supplì dando a questo la forma del telefono senza fili classico


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Si narra che Aldo Fabrizi ne fosse un grande estimatore ed intenditore; lo scrittore James Joyce dichiarò, in un’intervista sul suo soggiorno a Roma nel 1904, di ricordare vividamente il supplittaro che li cuoceva in strada, con il suo inconfondibile calderone fumante di olio bollente.
 



Per Alessandro Borghese, il vulcanico chef di "4 Ristoranti", musica e cibo hanno lo stesso potere evocativo

«Cosa ascolto quando sono ai fornelli? Red Hot Chili Peppers ma anche Vasco e Pino Daniele.
Queen dei Guns N’ Roses mi ha ispirato i miei spiedini di cozze .
C’è dietro un gioco lievemente erotico perché nel brano è stata inserita anche la
registrazione di una parte di un atto sessuale. La ascoltavo e per me le regine del
mare erano le cozze, ed ecco qua. Ma sono associazioni spontanee, non cose su
cui ragioni. Dai Led Zeppelin invece arrivano le mie Led Zeppolin, zeppole
napoletane condite in varie maniere».




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È necessario che una donna lasci un segno di sé,
della propria anima, ad un uomo...
( Alda Merini)


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La torta mimosa è un dolce creato a Rieti negli anni Cinquanta del Novecento .
Il nome è dovuto ai pezzetti di pan di Spagna sparsi in superficie, che ricordano nella forma i fiori della mimosa.
Grazie al collegamento del fiore con la festa della donna, anche la torta viene spesso utilizzata per festeggiare la ricorrenza.
Il dolce giunse alla notorietà nel maggio del 1962, quando il cuoco Adelmo Renzi, proveniente da Rieti, partecipò a Sanremo
ad un concorso di pasticceria, specialità torte, durante il quale presentò la mimosa con l'intento di omaggiare la città dei fiori
e risultandone vincitore.


L'accostamento del dolce alla mimosa è legato al suo aspetto, formato da pezzetti di pan di Spagna disposti sulla torta per
ricordare appunto la forma del fiore della mimosa. La preparazione richiede di tagliare una fetta orizzontale di pan di Spagna
e di togliere la parte interna che, opportunamente sbriciolata, servirà a creare “l'effetto mimosa”. Il pan di Spagna può essere
bagnato con un liquore dolce, come il marsala, o il Maraschino, ma anche con succo di ananas. La farcitura è composta da crema
pasticcera, con l'eventuale aggiunta di panna montata oppure confettura. Viene impiegata anche frutta fresca o sciroppata.
 
Wrangel e Diago siete "birichini e maliziosi":D



Nel film Pelle d’Asino c'è una sequenza deliziosa: la giovane Catherine Deneuve, raffinata principessa costretta da un sortilegio a fare la sguattera vestita appunto con una pelle d’asino, decide di preparare la «cake d’amour», una torta per far innamorare il suo principe azzurro.
Per oltre tre minuti la nostra eroina illustra cantando per filo e per segno i segreti della ricetta.
Il film è tratto da una fiaba di Perrault ed è anche un musical.
In Francia, la canzone è diventata presto molto popolare, con schiere di cuoche innamorate che si sono messe dietro ai fornelli per preparare
la «cake d’amour».


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CUT

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ma va ? :D

"Le cose più belle della vita o sono immorali, o sono illegali, oppure fanno ingrassare"

(George Bernard Shaw, irlandese)

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"La cucina rivela in una persona il suo rapporto con la terra, i senso, il corpo e il… sesso. Ci mette allo scoperto.
Chi ama il cibo ama la carne. Chi è capace di passare tre ore a palpare, tritare, impastare, pelare, grattugiare, affettare, per un piacere così effimero come un pasto, è un gaudente di primo ordine. Un essere pieno di sensualità."

(Anne Plantagenet)

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"Non conosco nulla che vellichi così voluttuosamente lo stomaco e la testa quanto i vapori di quei piatti saporiti che vanno ad accarezzare la mente preparandola alla lussuria"

( François de Sade)

;)


 
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L'insalata Waldorf nata al Waldorf-Astoria Hotel

L'insalata Waldorf è una creazione uscita dal ristorante del famosissimo Waldorf-Astoria Hotel, l'hotel di lusso di New York.

Tra i tanti illustri residenti di questo albergo, si annoverano Nikola Tesla, Cole Porter, Bertie Charles Forbes (fondatore dell'omonima rivista), i gangsters Frank Costello, Benjamin "Bugsy" Siegel e Charles "Lucky" Luciano e perfino Paris Hilton, che da bambina visse per un lungo periodo in questo hotel.

Anche la stessa Marilyn ha alloggiato in questo hotel per diversi mesi nel 1955 tuttavia in un momento di crisi fu costretta a trasferirsi in un altro albergo newyorkese perché per lei il Waldorf-Astoria era diventato troppo costoso.

L'insalata Waldorf è a base di sedano rapa e costituisce una gradevolissima portata fresca ma il suo fascino va ben oltre.

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Così la chiamò il suo ideatore, alla fine dell’800, tal Oscar Tschirky, maître del ristorante del famoso hotel Waldorf Astoria di New York.
Non c’è film, specie quelli degli anni ’40 e ’50, dove in un modo o nell’altro non compaia questo hotel, che sembra abbia preso il nome dal villaggio di Waldorf in Germania, terra di origine della famiglia Astor, ai tempi fra le più importanti degli Stati Uniti, praticamente padrona di Manhattan e dell’Albergo...

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Tanto famosa era questa insalata, che la si trova celebrata addirittura in un celebre pezzo di Cole Porter, You’re the Top, dal musical Anything Goes, che val la pena di ascoltare.


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Un poveraccio che non mangia da alcuni giorni, passa davanti ad una trattoria e legge sulla vetrina:
"Mangiate tutto quello che volete! Pagheranno i vostri nipoti!"
Incuriosito, entra e domanda al cameriere se è tutto vero ciò che è scritto o se si tratta di uno scherzo. Ricevute le dovute rassicurazioni, il poveraccio si siede e mangia l'impossibile riempiendosi lo stomaco come mai aveva fatto in tutta la sua vita. Al momento di andarsene, un altro cameriere si avvicina con il conto in mano. A questo punto l'uomo protesta:
"Guardi, ho chiesto spiegazioni al suo collega prima di sedermi a mangiare!"
E il cameriere gli risponde:
"Sì, lo so! Infatti questo è il conto di suo nonno!!!"
 

Allegati

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Marchesa de Pompadour amante della cioccolata

Conosciuto Luigi XV ad un ballo, prese il posto di favorita, rimanendo al fianco del re per circa venti anni.
La marchesa riuscì a mantenere viva la passione di Luigi XV con ogni mezzo. L'abate Soulavie negli “Aneddoti della corte di Francia” riporta che “si adattò a procurar (al re) femmine compiacenti purché quello non la lasciasse".
La Pompadour arrivò sia a travestirsi che ad organizzare nel Parco dei Cervi un harem di stato, con giovanissime lolite reclutate dal personale di corte.

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La Marchesa non disdegnava neppure il buon cibo, se questo l’aiutava a raggiungere i suoi fini.
Sembra che i tartufi neri e la cioccolata fossero tra i suoi più cari “amici”.
Secondo la tradizione francese, sarebbe stato il seno piccolo e tondo della Pompadour ad offrire forma e proporzioni alla prima coppa di champagne.

Bellevue era il nome del castello della Marchesa de Pompadour, dove la nobildonna riceveva il Re Sole, con speciali pranzi preparati da lei stessa. La presentazione “in bellavista” consiste nel presentare la vivanda mettendola in valore con una copertura e una decorazione di gelatina, a cui può aggiungersi una guarnizione di altri alimenti (verdure intagliate in forme fantasiose, fette di uovo sodo, maionese, ciuffi di crescione o prezzemolo, ecc.).

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Ingredienti

Sogliole – burro – pangrattato – salsa besciamella – tartufo nero - sale - pepe
Preparazione
Passare nel burro fuso e poi nel pangrattato filetti di sogliola precedentemente puliti.
Dorarli in burro spumeggiante da entrambi i lati, salare e pepare.
Disporre le sogliole a ventaglio su un vassoio, guarnendole con salsa besciamella e lamelle di tartufo nero.


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Sora Lella e la cucina romanesca

“Una buona cucina inizia dal mercato".

Per questo ogni mattina di ogni santo giorno la sora Lella andava a Campo de’ Fiori dove tutti la conoscono e lei con scrupoloso amore sceglieva personalmente gli ingredienti della sua cucina”

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La mamma della sora Lella, Angela, era proprietaria di un banco di frutta e verdura a Campo de' Fiori e il marito, Renato, lavorava al mattatoio di Roma e macellava gli animali. Il ‘quinto quarto' era la specialità della sora Lella e le sue ricette, tipiche romane, possono ancora essere gustate al ristorante di famiglia, ‘Sora Lella', che si trova sull'Isola Tiberina, nel cuore della Capitale.

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Le ricette sono ancora quelle di ‘nonna': dalle polpettine di ‘nonna Lella', specialità dal 1940, ai supplì con il sugo fatto con ragù di tre carni, porcini secchi e regaje di pollo. Dall'amatriciana alla carbonara ai rigatoni con la pajata, dalla coda alla vaccinara alla trippa e al pollo con i peperon e i Tonarelli alla cuccagna, una sorta di carbonara molto arricchita che conta in totale, per la sua realizzazione, ben 18 ingredienti.
Il nome lo ha coniato direttamente la Sora Lella, dicendo:
«Ma sti tonarelli so’ ‘na cuccagna».
La sora Lella aprì il locale dell’Isola Tiberina nel 1959 al posto di una vecchia vineria.


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Ho fatto una trippa che fa resuscitare i morti”

Carlo Verdone sentì la sora Lella in radio e si convinse che sarebbe stata perfetta per il ruolo di sua nonna.
Quando la incontrò al bar il popolare regista e attore romano le disse che la voleva come attrice coprotagonista
nel suo nuovo film. La reazione di sora Lella fu memorabile?
"Siete Carlo Verdone l'attore? Me cojoni… Ma me stai a cojonà o stai a ddì sur serio?"



TRIPPA DELLA SORA LELLA
Ingredienti per 6 persone



1 kg di trippa precotta

800 g di pomodori pelati

una cipolla

un gambo di sedano

una carota

basilico qualche foglia

vino bianco q.b.

5-6 chiodi di garofano

olio extravergine di oliva q.b.

peperoncino a piacere

abbondante pecorino romano grattugiato

menta romana q.b.

sale q.b.

1 bicchiere di acqua circa

Procedimento
In un tegame, partendo da freddo aggiungere man mano la cipolla, il sedano, la carota, il basilico tutto tritato grossolano, quindi unire la trippa, il peperoncino e la menta romana. A questo punto non resta che aggiungere i chiodi di garofano, una manciata abbondante di pecorino, olio e un po’ di sale.

Su una fiamma medio-alta, far asciugare l’acqua che la trippa tirerà fuori e far rosolare, mescolando spesso.

Sfumare poi con il vino bianco e far evaporare, quindi aggiungere i pomodori pelati, mescolare e cuocere per circa 10-15 minuti. Aggiungere a questo punto un po’ di acqua per rendere il sughetto bello cremoso, mescolare e terminare la cottura. La trippa alla fine dovrà risultare cotta ma non spappolata.

La trippa alla romana è pronta, impiattare e aggiungere a piacere un’altra grattugiata di pecorino.

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E come diceva la Sora Lella …

Qui ce mettemo la cipolla, poi ce mettemo a’ trippa, dopo che c’avemo messo ‘a trippa ce mettemo un ber pezzo de peperoncino… dopo il peperoncino ce mettemo la carota, poi la menta romana… Che è ‘a morte sua! ….Poi un po’ de basilico e un po’ de sedano. Quando che poi c’avemo messo tutta sta roba, ce mettemo 5 o 6 chiodi di garofano e poi ce mettemo er pecorino, un bel po’ de pecorino… poi ce mettemo er sale e l’olio e mo’ lo mettemo sur foco!

Quando che è tutta bella rosolata, tutta bella bella ritirata dall’acqua, perché se sa’ ‘a trippa fa acqua, allora ce buttate giù er vino bianco. Famo evaporà sto vino, quando è bello bello se sente subito er pecorino con il suo bel profumo, e allora ora ce buttate giù i pelati, da soli per dieci minuti senza aggiungece acqua… Quando la vedete che s’è insaporita bene bene, se vede no…quanno è fatta? Siete madri di famiglia no? Sarebbe er colmo! E mo’ ve a’ magnate!

Quando avete fatto li piatti, ognuno in base a quanti siete, ce mettete un altro po’ de pecorino sopra e allora ve a’ magnate!




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Sissi, l’Imperatrice d’Austria, fu molto amata dai suoi sudditi.
Con il cibo però, Sissi aveva un pessimo rapporto, temeva costantemente di ingrassare e per questo motivo era quasi sempre a dieta, però aveva una predilezione per i dolci ai quali non rinunciava mai, compensando poi lo strappo con lo sport: era infatti una abile amazzone, tirava di scherma e marciava anche per otto ore.

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La Torta ungherese Dobos, era molto amata dalla sovrana che se la faceva preparare ogni volta che era in visita a Budapest.
La torta di Josef Dobos venne infatti assaggiata per la prima volta dalla coppia imperiale in occasione dell’esposizione nazionale di Budapest del 1885.È composta di sei strati di pan di Spagna, su cui è spalmata una crema di cioccolato e burro, mentre sulla cima è presente uno strato sottile di caramello.
Il bordo è ricoperto di nocciole macinate, castagne, noci o mandorle, e la farcitura al caramello aiuta a prevenire l'essiccamento.


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Molti sassaresi la chiamano “Affainè”ed è uno snack irrinunciabile soprattutto nei mesi più freddi dell’anno. I gusti più diffusi sono alle cipolle, con salsicce, salsicce e cipolle e ai funghi.
Ma i più tradizionalisti la mangiano senza altri ingredienti: semplice, croccante e tanto calda da bruciarti le mani. Eh già, perché la fainè si mangia con le mani aiutandosi con dei piccoli tovaglioli di carta grezza color nocciola. Dopo una abbondante spolverata di pepe nero e accompagnandola con la birra (molti) o vino rosso (pochi).

Anche se di forni di fainè ne esistono in diversi punti della città, il tempio resta sempre via Usai. È in quella viuzza che vanno i sassaresi da generazioni. Ora il forno è aperto solo la sera, ma fino a qualche decennio fa, la fainè si sfornava anche di mattina. Ed è in quel forno che si rifugiavano molti studenti che “facevano ferie” a scuola.

Non mancava di ricordare questo aneddoto Francesco Cossiga che almeno una vota all’anno andava a mangiare la sua fainè. Anche quando era presidente della Repubblica. «Faceva telefonare per prenotare – ricorda oggi Mario Marongiu, titolare del forno che ha ereditato dai genitori – Una volta è arrivato da Roma con decine di persone. Erano talmente tanti che ho dovuto sistemarli anche nel locale di fronte al forno, in pizzeria. Finita la cena il presidente Cossiga mi ha preso sottobraccio e mi ha detto in modo severo: “Mario, non mi fare più quello che mi hai fatto oggi”. Io mi sono preoccupato e ho chiesto: “Perchè, che cosa ho fatto di tanto grave?”. E lui: “Io la fainè l’ho sempre mangiata dentro il forno e vorrei continuarla a mangiare sempre nello stesso modo”».

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In modo più discreto e con gruppi meno numerosi, andava in via Usai a mangiare fainè anche Enrico Berlinguer, «anche se – racconta Mario Marongiu – soprattutto quando era segretario del Pci, la sua presenza a Sassari diventava sempre più rara».

Molti sassaresi sono convinti che la fainè sia nata a Sassari. In verità questo prelibato snack è stato introdotto in città da alcuni commercianti genovesi tra la metà e la fine dell’Ottocento.


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La cioccolata nel «Così fan tutte» di Mozart
Despina sta frullando il cioccolatte e si lamenta:


DESPINA
frullando il cioccolatte
Che vita maledetta
È il far la cameriera!
Dal mattino alla sera
Si fa, si suda, si lavora, e poi
Di tanto che si fa nulla è per noi.
È mezza ora che sbatto;
Il cioccolatte è fatto, ed a me tocca
Restar ad odorarlo a secca bocca?
Non è forse la mia come la vostra,
O garbate signore,
Che a voi dèssi l'essenza, e a me l'odore?
Per Bacco, vo' assaggiarlo: cospettaccio!
Com' è buono!
Si forbe la bocca
Vien gente.


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È sempre Mozart, nel “Don Giovanni”, a mettere in scena il noto seduttore mentre dice al fido servo di accompagnare i suoi ospiti e di ordinare “ch’abbiano cioccolata, caffè, vini, prosciutti”.

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DON GIOVANNI

Presto, va’ con costor: nel mio palazzo
Conducili sul fatto; ordina ch’abbiano
Cioccolata, caffè, vini, presciutti;
Cerca divertir tutti,
Mostra loro il giardino,
La galleria, le camere; in effetto,
Fa’ che resti contento il mio Masetto.
Hai capito? —



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Cioccolato e vini :clap::clap:


"Il vino: lo si schiaccia dolcemente tra lingua e palato; lentamente fresco e delizioso, comincia a fondersi: bagna il palato molle, sfiora le tonsille, penetra nell’esofago accogliente e infine si depone nello stomaco che ride di folle contentezza"

(Gustave Flaubert)





"Vorrei passare tutta la vita con una dea irrazionale e sospettosa, con un assaggio di gelosia furibonda come contorno , e una bottiglia di vino che abbia il tuo sapore e un bicchiere che non si mai vuoto"


(dal film "Un’ottima annata, 2006, di R. Scott)


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Marc Chagall, Le fragole (1916)
«Fragole. Bella e Ida al tavolo»

Il quadro ritrae Bella, la moglie di Chagall, seduta al tavolo con la figlia Ida.
Nell’opera l’attenzione viene subito catturata dalla predominanza del colore rosso in tutte le sue sfumature: lo troviamo infatti nella varietà dei rossi intensi delle fragole presenti sulla tavola e negli abiti della moglie Bella, quasi fosse anche lei una fragola: dolce, fresca e bella.
Le fragole e la predominanza del colore rosso evocano la passione e le atmosfere della stagione estiva, ma soprattutto comunicano la bellezza, la dolcezza e l’affetto che Chagall provava per la sua famiglia. Inoltre, nonostante le piccole dimensioni del quadro (45×59 cm), la sua carica espressiva è estremamente potente.

 

Allegati

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