cosa hanno loro che noi non abbiamo???

Nelle regioni del nord est e centro italia (Veneto, Friuli, Emilia Romagna Toscana e Marche) il fenomeno è stato marcatissimo e studiato da diversi economisti (Fuà su tutti): tantissime PMI di queste regioni hanno come fondatore non il semplice contadino o bracciante ma l'ex mezzadro, ovvero il contadino che gestiva il fondo in proprio e divideva a metà utili e perdite col padrone come una sorta di "proto-imprenditore". E tutto questo nel giro di una generazione.
Questi mezzadri erano praticamente tutti accumunati da 3 fattori "culturali" comuni
1) il capitale (cioè fondo, casa e mezzi) lo metteva il padrone e loro mettevano il lavoro e una piccola partecipazione su bestiame e sementi. Il fondo mezzadrile era di fatto sempre sotto-capitalizzato
2) praticamente tutti i mezzadri, dovendo dividere col padrone, mentivano a questo sul reale ammontare della produzione
3) l'amministratore dei fondi padronali era il "fattore" che aveva il compito principale di evitare che i contadini rubassero. In genere rubava per sè, al danno tanto del padrone quanto dei contadini ed era visto con la massima diffidenza.
Oggi per le PMI a gestione familiare sono cambiati solo i tempi, ma:
1) sono sottocapitalizzate praticamente sempre (come i fondi mezzadrili di un tempo)
2) tendono a "nascondere" una parte del loro giro d'affari per pagare meno tasse (la "parte" che i loro nonni nascondevano al "sor padrone")
3) diffidano spesso di qualsiasi apporto manageriale esterno (il fattore che vessava i loro nonni)

Non è "simpatico" notare come in questo paese non cambi mai quasi nulla?

Fantastico. Ignoravo del tutto questa analisi.

Due osservazioni:

- non è che ci si sta focalizzando solo sugli aspetti negativi? Ci saranno degli aspetti positivi in questo imprinting contadino. O no?

- e quelle realtà che sono cresciute fino a diventare medie imprese, o addirittura medio grandi, come ci sono riuscite?
 
Ciao Castiel, ti andrebbe di fare due parole sul tuo progetto?

Io invece ho sul tavolo otto unicorni.

Cinque relativi al settore privato, tre al settore pubblico.

Come faccio a dire che si tratta di unicorni?

Perché sono idee semplici.

Semplice non vuol dire facile, chiaramente. Ci vogliono investimenti e competenze.
Ma prima ancora, a chi le racconti? Chi ti ascolta?

In più, c'è quel problema che dicevo prima: la mancanza di immaginazione.

Quando leggo sui giornali le start up che si sono distinte a questo e a quell'incontro mi viene male.

Quelle basate su innovazioni scientifiche in genere sono ok. Ma le altre, quelle che dovrebbero rispondere a dei bisogni, quasi sempre sono farraginose a dir poco.

Per non parlare dei risvolti tragici: in questo stesso momento ci sono magari cento start up che stanno facendo la stessa cosa. Se agissero insieme, potrebbero raggiungere forse l'obiettivo. Separatamente perdono solo tempo.

Uno degli unicorni francesi è una start up che vende abiti usati.

Ci vuole del genio per avere una simile idea? Non direi proprio.

Devi essere bravo, devi creare una bella piattaforma ma soprattutto devi arrivare prima degli altri.

Le mie idee sono ancora più basiche, più generali. Quindi quando dico che ho otto unicorni non me lo sto inventando.
 
Le mie idee sono ancora più basiche, più generali. Quindi quando dico che ho otto unicorni non me lo sto inventando.

🤣🤣 Al massimo hai otto potenziali unicorni...

Tutto è un potenziale unicorno... Stiamo parlando del tutto e niente...

Mentre per l'imprinting contadino mi sento di fare una considerazione forse scontata forse no.

Partiamo dal presupposto che a parte nobili e ricchi possidenti che erano una piccolissima fetta di popolazione, tutti venivano da una società a struttura agricola.

Quello che ha reso grandi imprenditori le persone di quel periodo economico è sicuramente stata la forte crescita demografica, e molti hanno sfruttato questa cosa nell'edilizia partendo anche dal basso facendo soldi a palate...

La bassa tassazione e poche regole sul mondo del lavoro.

In ultimo e non scontato la grande propensione di banche istituti di credito e finanziarie propense a dare soldi a chiunque avesse un minimo di esperienza in un ambito con iniziativa imprenditoriale...


Oggi servono grandissime competenze innovazione capitali e non è comunque detto che uno ci riesca per tutta una serie di problematiche socio economiche...
 
Ci vogliono investimenti e competenze.
Ma prima ancora, a chi le racconti? Chi ti ascolta?

In più, c'è quel problema che dicevo prima: la mancanza di immaginazione.

Quando leggo sui giornali le start up che si sono distinte a questo e a quell'incontro mi viene male.

Quelle basate su innovazioni scientifiche in genere sono ok. Ma le altre, quelle che dovrebbero rispondere a dei bisogni, quasi sempre sono farraginose a dir poco.

Per non parlare dei risvolti tragici: in questo stesso momento ci sono magari cento start up che stanno facendo la stessa cosa. Se agissero insieme, potrebbero raggiungere forse l'obiettivo. Separatamente perdono solo tempo.

Invece mi piace questa considerazione, anche se investimenti e competenze dovrebbero essere messe nel progetto dall'ideatore...

E se l'imprenditore non ha competenze per la sua idea dovrebbe essere in gradi di cercare e coinvolgere chi le ha, e questa cosa richiede più capitali rispetto ad un progetto dove sei in grado di guidare la progettazione e creazione della nave.

I risvolti tragici secondo me ci saranno dal punto di vista sociale per come viene venduto il fare startup.

Sembra una cosa alla portata di tutti dove tutti si arricchiscono in pochi anni, dove tutti raccolgono capitali con una presentazione grossolana e uno schiocco di dita...

La realtà è ben diversa e spesso le grandi startup sono spinoff di aziende già esistenti per tutta una serie di cosa come pubblicità sgravi fiscali aiuti statali ecc e magari qualche privato che mette dentro qualche capitale sperando di fare la exit multi milionaria...

E spesso il giovane startupper perde l'anno sabbatico perde quei due risparmi messi da parte in consulenze prototipi meeting e cavolate varie, e non riuscirà a cavarne un ragno dal buco.

Per il mio modesto parere prima bisognerebbe saper gestire l'avviamento e gli adempimenti di una PMI e poi pensare a rivoluzionare il mondo e alla exit miliardaria, e dietro alla maggior parte dei grandi self made man c'è questo percorso...

Non il primo.
 
Io invece ho sul tavolo otto unicorni.

Cinque relativi al settore privato, tre al settore pubblico.

Come faccio a dire che si tratta di unicorni?

Perché sono idee semplici.

Semplice non vuol dire facile, chiaramente. Ci vogliono investimenti e competenze.
Ma prima ancora, a chi le racconti? Chi ti ascolta?

In più, c'è quel problema che dicevo prima: la mancanza di immaginazione.

Quando leggo sui giornali le start up che si sono distinte a questo e a quell'incontro mi viene male.

Quelle basate su innovazioni scientifiche in genere sono ok. Ma le altre, quelle che dovrebbero rispondere a dei bisogni, quasi sempre sono farraginose a dir poco.

Per non parlare dei risvolti tragici: in questo stesso momento ci sono magari cento start up che stanno facendo la stessa cosa. Se agissero insieme, potrebbero raggiungere forse l'obiettivo. Separatamente perdono solo tempo.

Uno degli unicorni francesi è una start up che vende abiti usati.

Ci vuole del genio per avere una simile idea? Non direi proprio.

Devi essere bravo, devi creare una bella piattaforma ma soprattutto devi arrivare prima degli altri.

Le mie idee sono ancora più basiche, più generali. Quindi quando dico che ho otto unicorni non me lo sto inventando.
Ti auguro tutto il successo possibile 😉

Tralasciando il fatto che più che 8 unicorni al più hai 8 potenziali unicorni, anche perché penso basti e avanzi farne uno solo per essere considerato un gran imprenditore 😁

Comunque non concordo quando dici che è un problema il fatto che cento startup stanno facendo la stessa e che invece dovrebbero fare sistema.
Il concetto di startup è coltivare un’idea e vedere se è meglio di altre.. poi ci sono forza di volontà, immaginazione, determinazione, etc..
se si mettessero tutte e 100 assieme a parte che ci sarebbero cento galli nello stesso pollaio poi anche la motivazione scemerebbe perché sarebbe un’azienda con tutti i meccanismi del caso..
Cambia proprio il paradigma secondo me.

Giusto per curiosità, che background hai? Hai già avviato aziende che stanno facendo bene?
 
Ti auguro tutto il successo possibile 😉

Tralasciando il fatto che più che 8 unicorni al più hai 8 potenziali unicorni, anche perché penso basti e avanzi farne uno solo per essere considerato un gran imprenditore 😁

Comunque non concordo quando dici che è un problema il fatto che cento startup stanno facendo la stessa e che invece dovrebbero fare sistema.
Il concetto di startup è coltivare un’idea e vedere se è meglio di altre.. poi ci sono forza di volontà, immaginazione, determinazione, etc..
se si mettessero tutte e 100 assieme a parte che ci sarebbero cento galli nello stesso pollaio poi anche la motivazione scemerebbe perché sarebbe un’azienda con tutti i meccanismi del caso..
Cambia proprio il paradigma secondo me.

Giusto per curiosità, che background hai? Hai già avviato aziende che stanno facendo bene?


Ciao, di estrazione sono pubblicitario.

Con gli anni ho quindi sviluppato, quasi senza rendermene conto, una sorta di sensibilità verso ciò che funziona e ciò che invece è destinato a fallire.

Però il pallino dell'innovazione, del pensare a nuovi prodotti, ce l'ho avuto fin dall'inizio.

A questo proposito ti racconterò due aneddoti.

Avevo vent'anni e lavoravo in una piccola agenzia di pubblicità dove facevo i lavoretti di contorno.

Uno dei clienti era un tizio che aveva sviluppato una divisione hi-fi per una delle più grosse aziende di elettronica del tempo (tedesca).

Nello studiolo in cui lavoravo sentii parlare di un aggeggio che si vendeva negli Stati Uniti e siccome l'art director doveva andare a breve a New York, diverse persone gli avevano chiesto di portargliene uno.

Allora chiamai il responsabile della divisione hi-fi col quale ero un po' in confidenza e gli dissi: c'è questo prodotto così e così, non è che vi interessa importarlo?

Mi rispose che lo conosceva benissimo, aggiungendo che era una boiata e spiegandomi anche le ragioni.

Sei mesi dopo, quel prodotto lo trovavi dappertutto.

Era il walkman.

Sempre in quel periodo, fra i clienti c'era un produttore di piccoli elettrodomestici. Gli proposi di fare una versione manuale del suo prodotto di maggior successo. Per i paesi in via di sviluppo. Eravamo agli inizi degli anni '80 e già ragionavo in termini di commercio globale. Credo che non capì neppure il senso della mia proposta.

Da allora rimasi piuttosto scettico sulla capacità dei clienti di capire le cose. Quello che manca, non solo a loro, è l'immaginazione.

Riguardo alle start up, il problema è che molte iniziative digitali funzionano solo se raggiungi una certa massa critica. Ma tra la fase iniziale e questa massa critica molto spesso la distanza è enorme e di fatto incolmabile.

Già in passato mi è capitato di discutere questi argomenti e la risposta standard che mi è stata data è: le idee non valgono nulla, quello che conta è la loro realizzazione.

E' una stupidaggine. Tutto è contenuto nell'idea. E' ovvio che la realizzazione deve essere all'altezza. Se l'inventore del motore a scoppio avesse prodotto un prototipo non funzionante, avrebbe fatto ben poca strada.

Sono sicuro dei miei otto unicorni perché sono cose semplici. Non sono stati ancora realizzati, e forse non lo saranno mai, per tre motivi:

1) ci vogliono investimenti seri. Non stratosferici, ma adeguati a raggiungere la massa critica.;

2) richiedono manager capaci e carismatici;

3) presuppongono la capacità di immaginare.

Il vero collo di bottiglia, comunque, è il punto 3.

Comunque, ho deciso di vincere la mia pigrizia. Scriverò un documento in cui illustrerò uno di questi potenziali unicorni e lo spedirò a investitori e consulenti strategici selezionati.

Poi vi racconterò.
 
Invece mi piace questa considerazione, anche se investimenti e competenze dovrebbero essere messe nel progetto dall'ideatore...

E se l'imprenditore non ha competenze per la sua idea dovrebbe essere in gradi di cercare e coinvolgere chi le ha, e questa cosa richiede più capitali rispetto ad un progetto dove sei in grado di guidare la progettazione e creazione della nave.

I risvolti tragici secondo me ci saranno dal punto di vista sociale per come viene venduto il fare startup.

Sembra una cosa alla portata di tutti dove tutti si arricchiscono in pochi anni, dove tutti raccolgono capitali con una presentazione grossolana e uno schiocco di dita...

La realtà è ben diversa e spesso le grandi startup sono spinoff di aziende già esistenti per tutta una serie di cosa come pubblicità sgravi fiscali aiuti statali ecc e magari qualche privato che mette dentro qualche capitale sperando di fare la exit multi milionaria...

E spesso il giovane startupper perde l'anno sabbatico perde quei due risparmi messi da parte in consulenze prototipi meeting e cavolate varie, e non riuscirà a cavarne un ragno dal buco.

Per il mio modesto parere prima bisognerebbe saper gestire l'avviamento e gli adempimenti di una PMI e poi pensare a rivoluzionare il mondo e alla exit miliardaria, e dietro alla maggior parte dei grandi self made man c'è questo percorso...

Non il primo.

E' un piacere discutere con voi di questi argomenti.

Aggiungo alcune considerazioni.

La prima è che il mondo, e quindi anche il mondo delle imprese, rifugge dalle innovazioni.

Prendete Elon Musk. Un mostro di capacità imprenditoriali.

Ma in un mondo orientato alle innovazioni, Musk non avrebbe avuto spazio. Le principali major automobilistiche avrebbero già progettato e realizzato le loro auto elettriche, aggiornandole periodicamente con gli avanzamenti tecnologici, in attesa di aggredire i mercati quando la domanda fosse stata sufficientemente sostenuta o qualora provvedimenti legislativi avessero agevolato il settore.

Eppure sappiamo tutti che non è andata così.

L'ambiente delle start up, così come si configura in Italia, non può funzionare. Ho seguito un po' il blog di Andrea Elestici e quello che ho capito è che mancano gli investimenti per raggiungere la massa critica. Le fasi iniziali vengono intese come cartina di tornasole per vedere se la tecnologia funziona e il servizio è apprezzato e attira nuovi utenti. Ma molti servizi funzionano solo se hanno già molti utenti. Nelle fasi iniziali i servizi sono lenti, incerti e gli utenti pochi, per cui è difficile attirare imprese che si interfaccino con questi utenti.

Nel blog Elestici fa molti esempi di start up turistiche, di promozione del territorio.

Ora, ci vuole tanto a capire che è difficile campare con una app che ti copre, che so, la provincia di Grosseto, mentre un altro startupparo sta mettendo a punto con fatica un servizio per chi si vuole muovere nel Siracusano?

Una app turistica deve semplicemente mettere in linea l'intero paese.

E si può fare. Prendendo ad esempio il gioco degli scacchi.

Se tu hai la maggioranza dei pezzi su un lato della scacchiera e puoi dirigerli contro il re avversario, prima di ogni operazione devi bloccare l'altra ala della scacchiera. Devi fare una o più mosse preparatorie. Se attacchi subito, l'avversario attacca dall'altra parte e tu, probabilmente, dovrai deviare uno o più per difenderti.

Nel nostro caso, la mossa preparatoria è avere una app unificante, una app che riguardi tutto il territorio italiano, a cui poi successivamente potrai attaccare i vari servizi.

Questo tipo di app è abbastanza semplice concettualmente da realizzare, ma richiede moltissimo lavoro. Dovrebbe essere un investimento promosso dal settore pubblico, che potrà poi affittare ai privati gli spazi che desidereranno utilizzare.

L'alternativa è andare avanti così, con delle microimprese che vivacchiano, o fare qualcosa dimensionato alla realtà del nostro paese. Che come appeal turistico (lasciamo perdere i numeri delle presenze effettive) non ha eguali al mondo.
 
legislazione e burocrazia chiare e semplici + tassazione favorevole.

quindi anche chi ha buone idee ed è italiano prima di metterle in pratica si trasferisce all'estero.

Infatti. Anche aprire una bancarella dell'usato qui è difficile.
 
Ciao, di estrazione sono pubblicitario.

Con gli anni ho quindi sviluppato, quasi senza rendermene conto, una sorta di sensibilità verso ciò che funziona e ciò che invece è destinato a fallire.

Però il pallino dell'innovazione, del pensare a nuovi prodotti, ce l'ho avuto fin dall'inizio.

A questo proposito ti racconterò due aneddoti.

Avevo vent'anni e lavoravo in una piccola agenzia di pubblicità dove facevo i lavoretti di contorno.

Uno dei clienti era un tizio che aveva sviluppato una divisione hi-fi per una delle più grosse aziende di elettronica del tempo (tedesca).

Nello studiolo in cui lavoravo sentii parlare di un aggeggio che si vendeva negli Stati Uniti e siccome l'art director doveva andare a breve a New York, diverse persone gli avevano chiesto di portargliene uno.

Allora chiamai il responsabile della divisione hi-fi col quale ero un po' in confidenza e gli dissi: c'è questo prodotto così e così, non è che vi interessa importarlo?

Mi rispose che lo conosceva benissimo, aggiungendo che era una boiata e spiegandomi anche le ragioni.

Sei mesi dopo, quel prodotto lo trovavi dappertutto.

Era il walkman.

Sempre in quel periodo, fra i clienti c'era un produttore di piccoli elettrodomestici. Gli proposi di fare una versione manuale del suo prodotto di maggior successo. Per i paesi in via di sviluppo. Eravamo agli inizi degli anni '80 e già ragionavo in termini di commercio globale. Credo che non capì neppure il senso della mia proposta.

Da allora rimasi piuttosto scettico sulla capacità dei clienti di capire le cose. Quello che manca, non solo a loro, è l'immaginazione.

Riguardo alle start up, il problema è che molte iniziative digitali funzionano solo se raggiungi una certa massa critica. Ma tra la fase iniziale e questa massa critica molto spesso la distanza è enorme e di fatto incolmabile.

Già in passato mi è capitato di discutere questi argomenti e la risposta standard che mi è stata data è: le idee non valgono nulla, quello che conta è la loro realizzazione.

E' una stupidaggine. Tutto è contenuto nell'idea. E' ovvio che la realizzazione deve essere all'altezza. Se l'inventore del motore a scoppio avesse prodotto un prototipo non funzionante, avrebbe fatto ben poca strada.

Sono sicuro dei miei otto unicorni perché sono cose semplici. Non sono stati ancora realizzati, e forse non lo saranno mai, per tre motivi:

1) ci vogliono investimenti seri. Non stratosferici, ma adeguati a raggiungere la massa critica.;

2) richiedono manager capaci e carismatici;

3) presuppongono la capacità di immaginare.

Il vero collo di bottiglia, comunque, è il punto 3.

Comunque, ho deciso di vincere la mia pigrizia. Scriverò un documento in cui illustrerò uno di questi potenziali unicorni e lo spedirò a investitori e consulenti strategici selezionati.

Poi vi racconterò.
Dai, facci sapere! ;)
Ripeto, ti faccio i miei migliori auguri ma preparati a porte in faccia, non demordere e vai avanti.
Dai tuoi racconti mi sembra che sei già sul mercato da prima che nascessi, esperienza ne hai :D

Comunque, se mi permetti, almeno per quanto riguarda l'ambito tech, quello di cui ci capisco qualcosa, posso dirti che la realizzazione è (quasi) tutto..!
Tutte balle quelli che dicono (illudendosi) che basta l'idea, è una mera illusione, punto.

Ti racconto un mio aneddoto, era il 2003, con un paio di amici conosciuti a suo tempo su IRC avevamo sviluppato una community WAP, quindi che girava sui cellulari, anche su quelli in bianco e nero per intenderci, c'erano abbonamenti da 5€/mese e potevi praticamente starci su tutto il giorno dato che il traffico generato era bassissimo (solo testo).
Eravamo diventati tra le community più grandi in italia, con migliaia di utenti, che per l'epoca erano parecchi... ecco, facebook è nato un anno dopo ed è arrivato in italia dopo diversi anni.
Come noi ce n'erano mille altri (myspace, msn, etc..), non è che mi sento un genio ad averci pensato prima di altri o un fesso per non esserci riuscito, semplicemente non avremmo potuto fare un prodotto/servizio come quelli che hanno fatto negli states.
Dal punto di vista tecnico non è assolutamente una banalità, gestire tutti quei dati da tutto il mondo con tempi di risposta bassissimi e costruirci intorno un business che sia redditizio, in pochissimi ci sono riusciti.

Quindi si, la realizzazione conta e tanto! :)

Tornando ai tuoi "unicorni", ripeto, ti auguro il meglio ma (da tecnico) ti dico che è molto, ma molto, difficile che non ci siano già soluzioni a problemi semplici.
Ho un caro amico, anche lui grafico/pubblicitario, che ogni tanto se ne esce con idee per startup e poi, dati alla mano, facendo qualche ricerca e approfondimento, esce che nel 90% dei casi o la soluzione c'è già, o è molto più complessa di quel che sembra oppure il mercato è molto molto povero e i margini sono nulli quindi mettersi a realizzare l'idea è spesso anti-economico.
Poi c'è il restante 10% di casi che sono terreno inesplorato o in cui ancora nessuno è riuscito a emergere, lì c'è margine e può valer la pena investire, pur con un altissimo rischio ovviamente.

Ma quando uno mi dice: "guarda, ho quest'idea geniale, non ci ha ancora pensato nessuno" mi scappa sempre da ridere... :D
 
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Fantastico. Ignoravo del tutto questa analisi.

Due osservazioni:

- non è che ci si sta focalizzando solo sugli aspetti negativi? Ci saranno degli aspetti positivi in questo imprinting contadino. O no?

- e quelle realtà che sono cresciute fino a diventare medie imprese, o addirittura medio grandi, come ci sono riuscite?

più che aspetti negativi sono "tare" generazionali che molte realtà si portano dietro. L'imprinting contadino, negli anni dello sviluppo (diciamo anni '60-'80) è stato foriero di fattori per lo più positivi da un punto di vista di costo del lavoro e sviluppo delle realtà imprenditoriali.
Le realtà che sono riuscite a diventare medio-grandi lo hanno fatto re-investendo costantemente gli utili nell'impresa, nella fase pionieristica, e poi col capitale bancario. Quasi mai aprendo la compagine societaria a terzi che non siano parenti o soci "pionieri", ad esempio quotandosi in borsa.
 
Le idee purtroppo non valgono niente ed è la realtà dei fatti.

È di esempio il mondo dei brevetti dove spesso un prodotto è difficile da tutelare al 100% spesso salta fuori qualcuno che lo copia e ora che vai in causa vinci l'ipotetico rimborso ecc sono passati anni...

I soldi nel mercato non si fanno con le idee ma con l'esecuzione, nessun investitore banca o finanziaria darà mai dei soldi sulla base di un'idea per quanto bella e rivoluzionaria possa essere...

Devi dimostrare di mettere in pratica qualcosa devi MVP dimostrare che conosci quel mercato devi dimostrare che sai raccogliere un minimo di capitale anche da Family Friends And Fools (FFF) e che hai un minimo di clienti pronti ad utilizzare il tuo prodotto/app, ALLORA solo a quel punto qualcuno inizierà a reputato appetibile ed investire in maniera seria.

Ripeto che la parola startup viene venduta come opportunità di soldi facili da raccogliere per un progetto e arricchimento con uno schiocco di dita...

NON È COSI, spesso le grandi startup sono spinoff di aziende già esistenti e usano il concetto di startup innovativa, per aprire un ramo d'azienda per ricevere aiuti statali pubblicità e investimenti.

Forse non tutti sanno che una startup in Italia non può ripartire utili per i primi 3 anni, qualè il ragazzo che vuole raggiungere un buon benessere economico che si mettere a fare impresa senza permettersi di guadagnare per 3 anni?

Lo startupper come lo intende SanSiro è praticamente come lo vende il mondo del cinema, non esiste.

In italia forse non tutti sanno che abbiamo un certo Roberto Zacconi CREATORE di candy crush con exit miliardaria...

Lo stesso Zacconi è partito come ho detto nella mia considerazione precedente ovvero con il fare impresa in modo tradizionalismo con un suo studiolo di programmazione e dopo una serie di tentativi e anni di conoscenza in quell'ambito è riuscito nel fare il prodotto vincente...

Ripeto, prima bisognerebbe essere in grado di mettere su o guidare un'impresa tradizionale poi si può pensare di rivoluzionare il mondo...
 
Dai, facci sapere! ;)
Ripeto, ti faccio i miei migliori auguri ma preparati a porte in faccia, non demordere e vai avanti.
Dai tuoi racconti mi sembra che sei già sul mercato da prima che nascessi, esperienza ne hai :D

Comunque, se mi permetti, almeno per quanto riguarda l'ambito tech, quello di cui ci capisco qualcosa, posso dirti che la realizzazione è (quasi) tutto..!
Tutte balle quelli che dicono (illudendosi) che basta l'idea, è una mera illusione, punto.

Ti racconto un mio aneddoto, era il 2003, con un paio di amici conosciuti a suo tempo su IRC avevamo sviluppato una community WAP, quindi che girava sui cellulari, anche su quelli in bianco e nero per intenderci, c'erano abbonamenti da 5€/mese e potevi praticamente starci su tutto il giorno dato che il traffico generato era bassissimo (solo testo).
Eravamo diventati tra le community più grandi in italia, con migliaia di utenti, che per l'epoca erano parecchi... ecco, facebook è nato un anno dopo ed è arrivato in italia dopo diversi anni.
Come noi ce n'erano mille altri (myspace, msn, etc..), non è che mi sento un genio ad averci pensato prima di altri o un fesso per non esserci riuscito, semplicemente non avremmo potuto fare un prodotto/servizio come quelli che hanno fatto negli states.
Dal punto di vista tecnico non è assolutamente una banalità, gestire tutti quei dati da tutto il mondo con tempi di risposta bassissimi e costruirci intorno un business che sia redditizio, in pochissimi ci sono riusciti.

Quindi si, la realizzazione conta e tanto! :)

Tornando ai tuoi "unicorni", ripeto, ti auguro il meglio ma (da tecnico) ti dico che è molto, ma molto, difficile che non ci siano già soluzioni a problemi semplici.
Ho un caro amico, anche lui grafico/pubblicitario, che ogni tanto se ne esce con idee per startup e poi, dati alla mano, facendo qualche ricerca e approfondimento, esce che nel 90% dei casi o la soluzione c'è già, o è molto più complessa di quel che sembra oppure il mercato è molto molto povero e i margini sono nulli quindi mettersi a realizzare l'idea è spesso anti-economico.
Poi c'è il restante 10% di casi che sono terreno inesplorato o in cui ancora nessuno è riuscito a emergere, lì c'è margine e può valer la pena investire, pur con un altissimo rischio ovviamente.

Ma quando uno mi dice: "guarda, ho quest'idea geniale, non ci ha ancora pensato nessuno" mi scappa sempre da ridere... :D


Premetto, le mie sono idee semplici. Ovvie, direi. Nulla di geniale.

Per esempio, il primo documento su cui sto lavorando riguarda un'idea che è già stata realizzata in Italia da una decina di imprese.

Ma in piccolo. Infatti non le avevo mai sentite nominare. E resteranno sempre anonime.

Se questa idea è invece realizzata nella sua giusta dimensione, è qualcosa di rilevanza internazionale.

La difficoltà è solo di visione.

Me ne rendo conto quando ne parlo con la maggior parte delle persone. Io esprimo un'idea e dopo tre secondi c'è già l'obiezione.

Ora, in tre secondi non sei in grado di valutare un'idea. Un'idea deve essere ricreata nella mente, deve essere immaginata.

Devi creare un mondo uguale al nostro, nel quale in più c'è quella cosa e ti metti a guardare quello che succede.

Non ti piace quello che vedi? Modifica l'idea. Dire che non funziona è facile, soprattutto è inutile. Non hai dato nessun apporto e hai perso solo tempo.

Quando tu hai realizzato la tua IRC, immagino che tu avessi un'idea precisa di quello che facevi.

Se tu avessi avuto un sostenitore dalle spalle larghe, probabilmente saresti potuto andare avanti (posto che lui avesse la visione, cioè la capacità di percepire cosa stava succedendo).

Averci pensato prima degli altri denota appunto capacità di visione. Hai immaginato qualcosa di tecnicamente realizzabile e hai visto un mondo in cui un bel po' di gente usava quel prodotto.

Per curiosità, visto che ha deciso di non portarle avanti, che tipo di idee ha avuto quel tuo amico grafico?
 
Le idee purtroppo non valgono niente ed è la realtà dei fatti.

È di esempio il mondo dei brevetti dove spesso un prodotto è difficile da tutelare al 100% spesso salta fuori qualcuno che lo copia e ora che vai in causa vinci l'ipotetico rimborso ecc sono passati anni...

I soldi nel mercato non si fanno con le idee ma con l'esecuzione, nessun investitore banca o finanziaria darà mai dei soldi sulla base di un'idea per quanto bella e rivoluzionaria possa essere...

Devi dimostrare di mettere in pratica qualcosa devi MVP dimostrare che conosci quel mercato devi dimostrare che sai raccogliere un minimo di capitale anche da Family Friends And Fools (FFF) e che hai un minimo di clienti pronti ad utilizzare il tuo prodotto/app, ALLORA solo a quel punto qualcuno inizierà a reputato appetibile ed investire in maniera seria.

Ripeto che la parola startup viene venduta come opportunità di soldi facili da raccogliere per un progetto e arricchimento con uno schiocco di dita...

NON È COSI, spesso le grandi startup sono spinoff di aziende già esistenti e usano il concetto di startup innovativa, per aprire un ramo d'azienda per ricevere aiuti statali pubblicità e investimenti.

Forse non tutti sanno che una startup in Italia non può ripartire utili per i primi 3 anni, qualè il ragazzo che vuole raggiungere un buon benessere economico che si mettere a fare impresa senza permettersi di guadagnare per 3 anni?

Lo startupper come lo intende SanSiro è praticamente come lo vende il mondo del cinema, non esiste.

In italia forse non tutti sanno che abbiamo un certo Roberto Zacconi CREATORE di candy crush con exit miliardaria...

Lo stesso Zacconi è partito come ho detto nella mia considerazione precedente ovvero con il fare impresa in modo tradizionalismo con un suo studiolo di programmazione e dopo una serie di tentativi e anni di conoscenza in quell'ambito è riuscito nel fare il prodotto vincente...

Ripeto, prima bisognerebbe essere in grado di mettere su o guidare un'impresa tradizionale poi si può pensare di rivoluzionare il mondo...

So perfettamente che nessuno mi riconoscerà un valore monetario per un documento ben fatto.

Il discorso che faccio però è un altro.

Sento spesso ripetere: l'idea non conta nulla, conta solo la sua realizzazione.

Non è vero. Ci sono le idee buone, quelle meno buone e quelle cattive.

Un'idea buona non diventa di successo se la realizzazione non è all'altezza.

Idem un'idea scadente, anche se affidi la sua realizzazione a Superman.

Il sistema delle start up è sbagliato alle fondamenta. Per due motivi.

Primo motivo: molte idee sono discutibili, farraginose, inutilmente complicate. Potrebbero anche funzionare, ma in un altro mondo, che non è il mondo di oggi. C'è una ragione perché sono così: le idee più semplici sono più costose da realizzare e quindi ci si rifugia in una nicchia, sperando di poterla occupare in attesa di tempi migliori.

Secondo motivo: un'idea per essere realizzata pienamente ha un costo. Se costa 100 perché devo dare allo startupparo di turno 10? Che vantaggio c'è ad avere un prodotto mediocre? O magari il prodotto è buono, ma non ha le risorse per farsi conoscere? A volte può essere il limite intrinseco di una start up a pesare. Per esempio, ho visto una start up con una bella idea e il percorso logico sarebbe uno con le spalle larghe, tipo, per dire, Unicredit che va lui dalle aziende: lo vuoi questo servizio? No? Tanto piacere. A, B e C l'hanno già e tu farai la figura del pi.r.la. Perché deve andare a convincere le aziende un tizio che magari è un tecnico, per quanto bravo e geniale, e che è 1.000 volte, 5.000 volte più piccolo del suo interlocutore? Non sarebbe meglio che a parlare ci andasse uno che è dieci volte, venti volte più grande della singola azienda?

Certo, uno può obiettare, ma 100 è caro.

Eh, mi dispiace. Quello è il prezzo di quel lavoro ben fatto. Se sei titubante è perché non sei capace di capire quanto vale quell'idea.

Il problema è esclusivamente questo.

Si è creato un discutibile ecosistema dell'innovazione (pieno tra l'altro di squali che fanno i loro esclusivi interessi) al solo scopo di non prendersi la responsabilità di certe decisioni.

Lasciamo fare al mercato, dicono, sarà lui a decretare quali sono i business vincenti.

Traduzione: non ci capiamo un kaiser, speriamo di cavarcela con non troppi danni.
 
Per esempio, il primo documento su cui sto lavorando riguarda un'idea che è già stata realizzata in Italia da una decina di imprese.

Ma in piccolo. Infatti non le avevo mai sentite nominare. E resteranno sempre anonime.

Se questa idea è invece realizzata nella sua giusta dimensione, è qualcosa di rilevanza internazionale.

La difficoltà è solo di visione.

Me ne rendo conto quando ne parlo con la maggior parte delle persone. Io esprimo un'idea e dopo tre secondi c'è già l'obiezione.



Quando tu hai realizzato la tua IRC, immagino che tu avessi un'idea precisa di quello che facevi.

Se tu avessi avuto un sostenitore dalle spalle larghe, probabilmente saresti potuto andare avanti (posto che lui avesse la visione, cioè la capacità di percepire cosa stava succedendo).

Averci pensato prima degli altri denota appunto capacità di visione. Hai immaginato qualcosa di tecnicamente realizzabile e hai visto un mondo in cui un bel po' di gente usava quel prodotto.


L'idea realizzata da una decina di imprese rimaste nel loro "piccolo" sei sicuro che il presupposto abbia del potenziale su vasta scala oppure sono scemi gli impresari già sul mercato rimasti in piccolo?

Sei sicuro che la difficoltà è solo di visione?

Il sostenitore dalle spalle larghe come ho detto prima arriva solo nel momento in cui dimostri di avere un MVP un minimo di fatturato ed un minimo di potenziali clienti...

Averci pensato prima degli altri?
Sei sicuro che una cosa non è già stata pensata da qualche milione di persone ma presenta tutta una serie di problematiche non sostenibili sul mercato...

Siamo in 7miliardi di persone al mondo e tutti i giorni ci sono mediamente 100milioni di potenziali idee miliardarie, le cose non si fanno con le idee ma con la risposta che decide il mercato...

Mi sembra che qua si stia pretendendo di aprire una CATENA di ristoranti (visione, idee, modello di business, investitori) senza aver capito se quel modello di business sia sostenibile per un solo punto vendita e se l'imprenditore ha le capacità di gestionali adatte... (Realtà dei fatti, che decide solo il mercato insieme al consumatore)
 
So perfettamente che nessuno mi riconoscerà un valore monetario per un documento ben fatto.

Il discorso che faccio però è un altro.

Sento spesso ripetere: l'idea non conta nulla, conta solo la sua realizzazione.

Non è vero. Ci sono le idee buone, quelle meno buone e quelle cattive.

Un'idea buona non diventa di successo se la realizzazione non è all'altezza.

Idem un'idea scadente, anche se affidi la sua realizzazione a Superman.

Il sistema delle start up è sbagliato alle fondamenta. Per due motivi.

Primo motivo: molte idee sono discutibili, farraginose, inutilmente complicate. Potrebbero anche funzionare, ma in un altro mondo, che non è il mondo di oggi. C'è una ragione perché sono così: le idee più semplici sono più costose da realizzare e quindi ci si rifugia in una nicchia, sperando di poterla occupare in attesa di tempi migliori.

Secondo motivo: un'idea per essere realizzata pienamente ha un costo. Se costa 100 perché devo dare allo startupparo di turno 10? Che vantaggio c'è ad avere un prodotto mediocre? O magari il prodotto è buono, ma non ha le risorse per farsi conoscere? A volte può essere il limite intrinseco di una start up a pesare. Per esempio, ho visto una start up con una bella idea e il percorso logico sarebbe uno con le spalle larghe, tipo, per dire, Unicredit che va lui dalle aziende: lo vuoi questo servizio? No? Tanto piacere. A, B e C l'hanno già e tu farai la figura del pi.r.la. Perché deve andare a convincere le aziende un tizio che magari è un tecnico, per quanto bravo e geniale, e che è 1.000 volte, 5.000 volte più piccolo del suo interlocutore? Non sarebbe meglio che a parlare ci andasse uno che è dieci volte, venti volte più grande della singola azienda?

Certo, uno può obiettare, ma 100 è caro.

Eh, mi dispiace. Quello è il prezzo di quel lavoro ben fatto. Se sei titubante è perché non sei capace di capire quanto vale quell'idea.

Il problema è esclusivamente questo.

Si è creato un discutibile ecosistema dell'innovazione (pieno tra l'altro di squali che fanno i loro esclusivi interessi) al solo scopo di non prendersi la responsabilità di certe decisioni.

Lasciamo fare al mercato, dicono, sarà lui a decretare quali sono i business vincenti.

Traduzione: non ci capiamo un kaiser, speriamo di cavarcela con non troppi danni.
Non so, mi sembra che ragioni un po’ troppo come idealista e poco come imprenditore.. hai mai avuto a che fare con venture capital?
Io si e ti garantisco che c’è gente che in 15 secondi ha già capito se l’idea e chi la propone (sopratutto quest’ultimo) è valido oppure no.
E parecchie delle cose che ho letto nei tuoi messaggi sarebbero state delle red flag nei tuoi confronti ;)

Il fatto che tu non hai sentito nominare certe aziende e che dici che non cresceranno mai è un po’ presuntuoso.
Almeno loro l’idea l’hanno realizzata e hanno costruito un business, tu dall’alto di quale successo puoi giudicare? (Non prenderlo come una critica ma come uno spunto di riflessione)

Ti svelerò un segreto, una buona idea per funzionare in grande prima deve funzionare, benissimo, in piccolo :D
Avere la presunzione che la propria idea sia meglio di quella altrui e che funzionerà meglio secondo me è molto presuntuoso.
L’umiltà dovrebbe essere un requisito necessario (ma non sufficiente) del buon imprenditore (secondo me) ;)
 
Rispondo a Sansiro, secondo me continui ad essere fuori strada con i presupposti.

Perché UniCredit oppure un qualsiasi grande brand dovrebbe affidarsi al progetto in fase embrionale di uno startupper senza sapere se l'azienda esiste da qua a 6 mesi con tutte le criticità del caso...

Perché dovrebbero ascoltarti o darti spazio?

Posso garantirti per esperienza diretta che se crei qualcosa di solido e veramente valido sarà il grande bran a contattarti per collaborare acquisirti o partecipare al tuo progetto...

Per solidum90 condivido pienamente la tua ultima considerazione piena di spunti e significati imprenditoriali fondati.

Ad ogni modo bella discussione e buon forum a tutti
 
L'idea realizzata da una decina di imprese rimaste nel loro "piccolo" sei sicuro che il presupposto abbia del potenziale su vasta scala oppure sono scemi gli impresari già sul mercato rimasti in piccolo?

Sei sicuro che la difficoltà è solo di visione?

Il sostenitore dalle spalle larghe come ho detto prima arriva solo nel momento in cui dimostri di avere un MVP un minimo di fatturato ed un minimo di potenziali clienti...

Averci pensato prima degli altri?
Sei sicuro che una cosa non è già stata pensata da qualche milione di persone ma presenta tutta una serie di problematiche non sostenibili sul mercato...

Siamo in 7miliardi di persone al mondo e tutti i giorni ci sono mediamente 100milioni di potenziali idee miliardarie, le cose non si fanno con le idee ma con la risposta che decide il mercato...

Mi sembra che qua si stia pretendendo di aprire una CATENA di ristoranti (visione, idee, modello di business, investitori) senza aver capito se quel modello di business sia sostenibile per un solo punto vendita e se l'imprenditore ha le capacità di gestionali adatte... (Realtà dei fatti, che decide solo il mercato insieme al consumatore)

Ristoranti? No, per carità, mi viene l'acidità di stomaco solo a pensarci.

Il nocciolo del problema è la scala con cui realizzi l'idea.

Nel caso in cui è implicato il digitale credo che questo concetto sia abbastanza logico.

Ho fatto l'esempio del turismo, ma si può applicare anche ad altro.

Se ho un'idea riguardo alla promozione turistica del Paese, devo muovermi a livello del Paese intero.

Invece ci sono decine, centinaia di app. Ciascuna con le sue modalità di funzionamento, ciascuna che affronta la cosa con un punto di vista differente. Come se invece di Amazon avessimo cento siti di e-commerce che fanno la stessa cosa, vendendo più o meno gli stessi prodotti ma ciascuno a suo modo.

Io continuo a leggere di app turistiche che offrono certi servizi e mi dico: oh, proprio l'idea che ho sempre avuto in mente, finalmente l'hanno realizzata. Poi non ne sento più parlare.

Tu dirai, perché l'idea non era giusta, non rispondeva alle richieste del mercato.

No, rispondo io. È perché è stata realizzata con scarsi mezzi. Tu scarichi l'app, la provi e dici: ma che servizio del cavolo è questo?

Infatti di queste app non se ne sente più parlare...
 
Caro San Siro, mi sembra che tu non voglia ascoltare le nostre considerazioni.

Parti da assunti che hanno anche senso se non fosse che poi si schiantano sulla realtà.
Mi sembrano proprio gli stessi discorsi di tutti quei “fenomeni” che ogni tanto si presentano con idee anche intelligenti nella loro semplicità ma che poi non hanno un reale modello di business dietro o che semplicemente per realizzarle servono una montagna di soldi che ovviamente non hanno e nessuno è disposto a rischiare.

Perché delle app turistiche non ne sentì più parlare? Hai provato a informarti seriamente a riguardo?
Te la butto lì, probabilmente il modello di business che c’era dietro non era sostenibile, se l’app è gratis come la mantieni sempre aggiornata e curata se non hai abbastanza entrate?
Tu mi dirai, perché non era realizzata abbastanza bene e non pensava in grande.
Perfetto, allora vai e falla tu, poi ne riparliamo ;)

Scalabilità e replicabilità sono alla base di ogni progetto digitale, è ovvio che comincia a funzionare quando lo si realizza in grande. Mi spiace dirtelo ma stai scoprendo l’acqua calda, ci sono libri, studi, conferenze a non finire a riguardo, ti sei mai documentato?
Peccato che realizzare qualcosa su larga scala, e qui torniamo alla realizzazione, è estremamente difficile, nonché molto costoso.

Facciamo così, tu proponi la tua idea a chi di dovere, trova i finanziatori, costruisci la tua startup, realizzala e poi verrai qui a raccontarci la tua esperienza, che spero sarà di successo :)
 
Ultima modifica:
Intanto dobbiamo osservare che praticamente il 100% dei colossi high tech è USA. Li ti finanziano anche venti anni in perdita se credono nel tuo progetto, le tasse sono quasi inesistenti e la burocrazia non esiste.
 
Sansiro fermati un attimo, mi sembra che stai correndo a tutta velocità come una testa di ariete per tentare di distruggere un carro armato...

Ti ho fatto delle domande ben specifiche ad esempi fatti da te, domande alle quali poi non hai risposto, e provo con tanta pazienza a riproporle...

Hai fatto l'esempio dello startupper in fase embrionale che va da UniCredit a proporre il suo prodotto/servizio, e io ti ho detto perché UniCredit come qualsiasi altro colosso sul mercato dovrebbe affidarsi al servizio di una minuscola startup non sapendo se da qua a 6 mesi quella startup esiste ancora? Con tutte le problematiche del caso...

Perché dovrebbero ascoltarti?

Evidentemente non hai molta esperienza imprenditoriale perché altrimenti dovresti sapere che questi colossi hanno businessplan programmato su 5/10 anni, pensa che danno andrebbe a creare una qualsiasi startup che collabora e fallisce dopo 6 mesi 1anno...

Come ti ho detto per esperienza diretta, non c'è bisogno di andare a presentarsi in ginocchio dal colosso di turno con la propria startup, RENDITI INTERESSANTE PER IL COLOSSO DI TURNO e sarà lui che verrà a cercarti.

L'esempio del ristorante era puramente indicativo e Solidum90 mi ha fatto capire che ha compreso benissimo...

Visto che i ristoranti non ti garbano, riposto la considerazione, come puoi pensare di aprire una catena DI QUALSIASI COSA(visione,idee,investitori, grandi sogni), senza aver provato a far funzionare e gestire un solo punto vendita (realtà dei fatti che mette a galla capacità e risposta di mercato).


Per amartya78 dovresti fare esempi di colossi finanziati per 20 anni in perdita...

Ed inoltre sei sicuro che questi colossi non sono a partecipazione statale, spinoff di grandi aziende, oppure accordi con sgravi fiscali unici nel loro genere con lo stato...

Anche noi in Italia abbiamo colossi in settori tradizionalissimi che sono o sono rimasti in perdita per tantissimi anni, e va benissimo così.

Questo non cambia i presupposti di qualsiasi imprenditore che da poco vuole fare tanto.

E poi sto notando che sta sfuggendo di mano DEL PERCHÉ si vuole fare startup?
Per rivoluzionare un settore? Per creare posti di lavoro? Per utilizzare gli utili e fare beneficenza ai bisognosi? Per sfida o arricchimento personale? Perché nella vita non si vuole fare il dipendente e si tenta di mettersi in proprio?

Presupposti che DEVONO essere ben definiti ancora prima di aprire una qualsiasi bancarella al mercato... (E anche in questo settore ho conosciuto personalmente chi ha scalato creato posti di lavoro e si è arricchito)😉

Adesso sembra che tutti vogliono inventare il nuovo Facebook/Meta. Bah.
 
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