L'impianto fotovoltaico conviene o no?

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La pulizia dei pannelli è superflua si puliscono con la pioggia, poi ci sta una pulita magari dopo 8/10 anni per mantenere il rendimento.
Io l'assicurazione l'ho fatta ma perchè essendo in comdominio non ho voluto rischiare in caso di corto o robe simili, 112 euro annui.
 
Integrazione impiantistica tra fotovoltaico e pompa di calore
L’integrazione tra la pompa di calore e l’impianto fotovoltaico avviene attraverso uno scambio di energia elettrica tra le
due tecnologie, in cui la pompa di calore viene alimentata dall’energia prodotta in loco dall’impianto fotovoltaico.
Per garantire continuità di funzionamento, di fronte alla discontinuità nella produzione di energia elettrica fotovoltaica, il
sistema deve essere connesso con la rete elettrica in bassa tensione ed eventualmente essere provvisto di sistemi ausiliari,
ad esempio un accumulo elettrico.
In questa soluzione, la pompa di calore viene alimentata dall’energia elettrica prodotta dal sistema fotovoltaico
(basterebbe mantenere il sistema monofase, aumentando la potenza impegnata ad esempio da 3 a 6 kW).
L’integrazione di queste tecnologie ha il vantaggio di aumentare la quota di autoconsumo, ovvero energia fotovoltaica
prodotta e direttamente consumata.
È inoltre essenziale, visti i consumi non istantanei di acqua calda, aggiungere un “accumulo termico”, ovvero lo stoccaggio
in serbatoi di accumulo, per un utilizzo in modalità differita dell’energia termica convertita dalla pompa di calore che sarà
dimensionato in base ai consumi dell’abitazione e delle persone presenti (circa 400-500 litri).
Molto interessante dal punto di vista tecnologico, è l’inserimento nell’impianto di una logica di controllo che misura
l’energia fotovoltaica prodotta e comunica questo dato alla pompa di calore, che di conseguenza andrà a concentrare il
funzionamento della pompa di calore stessa quando la produzione solare sarà maggiore per evitare il più possibile che
l’elettricità solare venga immessa in rete e non utilizzata.
Dopo un’attenta analisi dei profili dei consumi dell’utenza residenziale, non particolarmente efficiente e un sistema di
distribuzione a radiatori, facciamo un esempio di integrazione PdC+FV .
Consideriamo un’utenza domestica media (100-140 mq) del centro-nord Italia in classe energetica F o G (come nella
maggiornaza degli edifici esistenti in Italia), con i seguenti originari consumi:
consumo energia elettrica = 3.794 kWh/anno, di cui in fascia F1 = 2.275 kWh/anno (circa il 33%)
consumo gas metano = 1.400 mc/anno, di cui per riscaldamento = 1.100 mc/anno (circa 80%)
Consideriamo successivamente un intervento di installazione di sistema integrato con un impianto fotovoltaico da 5,98
kWp e un’ipotesi di installare una pompa di calore ibrida tra 7 e 9 kWt di potenza. Vista la bassa classe energetica
dell’edificio, si rende necessario mantenere la caldaia esistente a supporto.
Flussi energetici dopo l’installazione dell’impianto:
produzione energia fotovoltaica = 7.240 kWh/anno
consumo totale energia elettrica = 6.894 kWh/anno
di cui
autoalimentata = 3.584 kWh/anno (52%)
prelevata dalla rete = 3.310 kWh/anno (48%)
energia immessa in rete = 3.656 kWh/anno
Variazione consumi e risparmi monetari (valori monetari che possono essere rivisti in forte aumento alla luce dei costi
attuali dell’energia):
consumo elettricità prelevata dalla rete = 3.310 kWh/anno
consumo gas metano = 540 mc/anno (oltre il 60% in meno)
costi energetici pre-intervento = 2.030 €/anno
costi energetici post-intervento = 1.200 €/anno
risparmio medio = 830 €/anno
Pertanto, il 52% della produzione da FV viene sfruttato direttamente, un valore già alto considerando che solitamente
l’autoconsumo nei migliori dei casi va dal 25 al 35%, ma che potrebbe arrivare anche al 70-75% se si inserisse un accumulo
elettrico.
In termini di benefici, deve essere inoltre considerata la possibilità di detrazione del 110% (attuale superbonus),
un’agevolazione che è possibile solo se l’intero intervento porta ad un miglioramento della classe energetica dell’edifico
di almeno due classi dimostrato da una Attestato di Prestazione Energetica (APE) firmato da tecnico abilitato.
Se tale miglioramento non fosse possibile, si potrebbe optare per l’incentivo diretto del Conto Termico oppure per
l’ecobonus, con una detrazione fiscale del 65%, per la pompa di calore e il bonus casa, con una detrazione fiscale del 50%,
per l’impianto fotovoltaico.

Erica Bianconi - QualEnergia, 22-03-22
 
Integrazione impiantistica tra fotovoltaico e pompa di calore
L’integrazione tra la pompa di calore e l’impianto fotovoltaico avviene attraverso uno scambio di energia elettrica tra le
due tecnologie, in cui la pompa di calore viene alimentata dall’energia prodotta in loco dall’impianto fotovoltaico.
Per garantire continuità di funzionamento, di fronte alla discontinuità nella produzione di energia elettrica fotovoltaica, il
sistema deve essere connesso con la rete elettrica in bassa tensione ed eventualmente essere provvisto di sistemi ausiliari,
ad esempio un accumulo elettrico.
In questa soluzione, la pompa di calore viene alimentata dall’energia elettrica prodotta dal sistema fotovoltaico
(basterebbe mantenere il sistema monofase, aumentando la potenza impegnata ad esempio da 3 a 6 kW).
L’integrazione di queste tecnologie ha il vantaggio di aumentare la quota di autoconsumo, ovvero energia fotovoltaica
prodotta e direttamente consumata.
È inoltre essenziale, visti i consumi non istantanei di acqua calda, aggiungere un “accumulo termico”, ovvero lo stoccaggio
in serbatoi di accumulo, per un utilizzo in modalità differita dell’energia termica convertita dalla pompa di calore che sarà
dimensionato in base ai consumi dell’abitazione e delle persone presenti (circa 400-500 litri).
Molto interessante dal punto di vista tecnologico, è l’inserimento nell’impianto di una logica di controllo che misura
l’energia fotovoltaica prodotta e comunica questo dato alla pompa di calore, che di conseguenza andrà a concentrare il
funzionamento della pompa di calore stessa quando la produzione solare sarà maggiore per evitare il più possibile che
l’elettricità solare venga immessa in rete e non utilizzata.
Dopo un’attenta analisi dei profili dei consumi dell’utenza residenziale, non particolarmente efficiente e un sistema di
distribuzione a radiatori, facciamo un esempio di integrazione PdC+FV .
Consideriamo un’utenza domestica media (100-140 mq) del centro-nord Italia in classe energetica F o G (come nella
maggiornaza degli edifici esistenti in Italia), con i seguenti originari consumi:
consumo energia elettrica = 3.794 kWh/anno, di cui in fascia F1 = 2.275 kWh/anno (circa il 33%)
consumo gas metano = 1.400 mc/anno, di cui per riscaldamento = 1.100 mc/anno (circa 80%)
Consideriamo successivamente un intervento di installazione di sistema integrato con un impianto fotovoltaico da 5,98
kWp e un’ipotesi di installare una pompa di calore ibrida tra 7 e 9 kWt di potenza. Vista la bassa classe energetica
dell’edificio, si rende necessario mantenere la caldaia esistente a supporto.
Flussi energetici dopo l’installazione dell’impianto:
produzione energia fotovoltaica = 7.240 kWh/anno
consumo totale energia elettrica = 6.894 kWh/anno
di cui
autoalimentata = 3.584 kWh/anno (52%)
prelevata dalla rete = 3.310 kWh/anno (48%)
energia immessa in rete = 3.656 kWh/anno
Variazione consumi e risparmi monetari (valori monetari che possono essere rivisti in forte aumento alla luce dei costi
attuali dell’energia):
consumo elettricità prelevata dalla rete = 3.310 kWh/anno
consumo gas metano = 540 mc/anno (oltre il 60% in meno)
costi energetici pre-intervento = 2.030 €/anno
costi energetici post-intervento = 1.200 €/anno
risparmio medio = 830 €/anno
Pertanto, il 52% della produzione da FV viene sfruttato direttamente, un valore già alto considerando che solitamente
l’autoconsumo nei migliori dei casi va dal 25 al 35%, ma che potrebbe arrivare anche al 70-75% se si inserisse un accumulo
elettrico.
In termini di benefici, deve essere inoltre considerata la possibilità di detrazione del 110% (attuale superbonus),
un’agevolazione che è possibile solo se l’intero intervento porta ad un miglioramento della classe energetica dell’edifico
di almeno due classi dimostrato da una Attestato di Prestazione Energetica (APE) firmato da tecnico abilitato.
Se tale miglioramento non fosse possibile, si potrebbe optare per l’incentivo diretto del Conto Termico oppure per
l’ecobonus, con una detrazione fiscale del 65%, per la pompa di calore e il bonus casa, con una detrazione fiscale del 50%,
per l’impianto fotovoltaico.

Erica Bianconi - QualEnergia, 22-03-22

Mancherebbe un dato interessante: quanto costa tutto l'ambaradan..
 
Ho fatto una lettura molto superficiale, ma come sempre viene indicata la produzione annua del fv. Nelle giornate invernali, quando la pompa di calore interviene più spesso (riscaldamento, richiesta di acqua più calda) la produzione è ampiamente insufficiente, soprattutto in case con bassa classe energetica. E' inutile che mi vengano a dire che in primavera o in estate l'acqua calda è gratis quando comunque arrivano bollette del gas che non arrivano ai 100€ a bimestre (anzi, molto sotto)
 
Molti scrivono tanto per scrivere ovvero senza considerare tutte le variabili dell'equazione.

Ora va di moda fotovoltaico e accumulo ma se fate due conti della serva capirete facilmente che la convenienza è nulla o forse è un operazione a perdere...
Supponiamo che uno spende 5.000 per un accumulo. Quei 5.000 euro sono il costo (semplificando molto) di 20.000 kWh di energia,
Cioè in situazione di consumo domestico normale ci vogliono più di 10 anni per far diventare conveniente l'accumulo....peccato che dopo 10 anni devi mettere mano al portafoglio perchè le batterie saranno da sostituire....
E questo è solo un esempio!

Ricordo i temi del passato... fotovoltaico + solare termico....non considerando che il sole sempre quello è....
Oppure il solare termico a perdere....investimento in ambito domestico quasi mai conveniente a meno di non avere una piscina....

Ho volutamente semplificato molto ma il senso di questo post è far riflettere che non esistono pasti gratis e che bisogna fare sempre molta attenzione perchè il cetriolo è sempre in movimento pronto a colpire!!
 
Molti scrivono tanto per scrivere ovvero senza considerare tutte le variabili dell'equazione.

Ora va di moda fotovoltaico e accumulo ma se fate due conti della serva capirete facilmente che la convenienza è nulla o forse è un operazione a perdere...
Supponiamo che uno spende 5.000 per un accumulo. Quei 5.000 euro sono il costo (semplificando molto) di 20.000 kWh di energia,
Cioè in situazione di consumo domestico normale ci vogliono più di 10 anni per far diventare conveniente l'accumulo....peccato che dopo 10 anni devi mettere mano al portafoglio perchè le batterie saranno da sostituire....
E questo è solo un esempio!

Ricordo i temi del passato... fotovoltaico + solare termico....non considerando che il sole sempre quello è....
Oppure il solare termico a perdere....investimento in ambito domestico quasi mai conveniente a meno di non avere una piscina....

Ho volutamente semplificato molto ma il senso di questo post è far riflettere che non esistono pasti gratis e che bisogna fare sempre molta attenzione perchè il cetriolo è sempre in movimento pronto a colpire!!

infatti è stato scritto più volte che l'accumulo conviene solo se fatto col 110%
 
Certo ma meglio ripeterlo perchè molti dimenticano o non leggono i vecchi post....
 
Pompe di calore, esplode la domanda in Europa
Ma l'industria degli apparecchi fatica a tenere il passo. Nodi anche su rete elettrica, efficienza edifici e limiti ai gas fluorurati
Gli alti prezzi del gas hanno provocato un'esplosione nella domanda di pompe di calore in Europa, rivelando una serie di colli di bottiglia nella filiera: oltre ai limiti nella capacità produttiva, mancano i lavoratori formati, gli edifici devono essere isolati termicamente e la regolazione sui gas fluorurati rischia di limitare la diffusione. Lo scrive il sito di informazione Euractiv un articolo pubblicato stamattina, sottolineando come la domanda di pompe di calore sia in aumento in Europa, in relazione al tentativo di svincolarsi dal gas russo. Smettere di installare nuovi sistemi di riscaldamento a gas nelle case – come auspicato dal vicecancelliere tedesco Robert Habeck – significa infatti rivolgersi a tecnologie altyernative come appunto le pompe di calore. Queste, però, ad oggi sono solo 17 milioni in Europa: l'obiettivo è quindi molto ambizioso e presenta diverse problematiche, ma l'Europa sembra star andando in questa direzione. Il nuovo governo tedesco ha deciso già a dicembre che tutti i sistemi di riscaldamento installati dopo il primo gennaio 2025 dovranno funzionare con energia rinnovabile. Sempre secondo Euractiv, l'industria tedesca ha recepito questo termine come un mandato implicito per l'installazione di pompe di calore. Anche la Francia ha predisposto sussidi per l'installazione di nuove pompe di calore e, negli Usa, l'amministrazione Biden ha persino considerato di avviare uno sforzo industriale da "tempi di guerra" per produrre pompe di calore da commercializzare in Europa. La Commissione europea, poi, tramite il piano RepowerEU, ha posto come obiettivo l'installazione di 30 milioni di pompe di calore entro il 2030 e la Gran Bretagna vuole installarne 600.000 all'anno da qui al 2028.

L'industria, però, fatica a tenere il passo con questa esplosione della domanda. “Al momento, la domanda è così alta che le aziende che installano pompe di calore stanno avendo dei problemi”, ha detto Thomas Nowak, segretario generale dell'Associazione europea per le pompe di calore (Ehpa). Il problema non è solo l'insufficienza della capacità produttiva, ma la mancanza di lavoratori formati. Secondo Nowak, però, quest'ultimo punto è facilmente risolvibile. “Un installatore di sistemi di riscaldamento tradizionali è già qualificato per installare una pompa di calore. Quello che deve imparare in più, può impararlo in una settimana”, ha detto Nowak. “Già in passato noi di Ehpa abbiamo organizzato dei corsi di formazione in cinque giorni, durante i quali abbiamo insegnato ai lavoratori la teoria per quattro giorni e, dopo un giorno di pratica, erano pronti per installare pompe di calore”.

Un altro elemento che viene considerato un ostacolo alla diffusione di massa delle pompe di calore è la capacità della rete di gestire milioni di nuovi sistemi di riscaldamento ad elettricità. Anche questo, però, è un problema virtuale secondo le aziende energetiche. “Non c'è pericolo di blackout con 50 milioni di pompe di calore. La diffusione su larga scala di pompe di calore a elettricità non metterà in pericolo la sicurezza della fornitura di elettricità, né ora né in futuro”, hanno scritto l'anno scorso gli amministratori delegati di tredici aziende energetiche – tra cui Enel, Edf ed E.On – in una lettera indirizzata alla Commissione europea.

Di sicuro, continua l'articolo di Euractiv, un prerequisito per una diffusione su larga scala delle pompe di calore che non causi problemi alla rete è l'isolamento termico degli edifici. Steven Heath, un esperto di pompe di calore di Knauf Insulation, ha detto che, sebbene ritenga che le pompe di calore siano una soluzione per diminuire la dipendenza europea dal gas, è cruciale che siano “installate in case efficienti, altrimenti non sono la soluzione”. Jan Rosenow, direttore dei programmi europei presso l'associazione no profit Regulatory Assistance Project (Rap), si è detto d'accordo. “È più che ragionevole iniziare da quelle case che siano già pronte per l'utilizzo di pompe di calore, dove puoi ottenere un buon livello di efficienza”, ha detto sempre secondo quanto riporta Euractiv.

Infine, la filiera mette in guardia rispetto agli ostacoli regolatori. Le pompe di calore, infatti, utilizzano dei refrigeranti chiamati gas fluorurati, di cui l'Europa ha deciso nel 2015 l'eliminazione graduale per il loro impatto sul riscaldamento globale, incentivando la ricerca di alternative. “Ogni nuova misura della nuova Regolazione sui gas fluorurati che limiti nell'immediato futuro la disponibilità o la scelta di refrigeranti (divieti, quote più rigide) si tradurrebbe necessariamente in un rallentamento della diffusione delle pompe di calore”, avverte una coalizione della filiera che include l'Ehpa, l'Area (Association of Installers of Refrigeration, Air Conditioning and Heat Pumps in Europe) e l'Epee (Association of the Refrigeration, Air Conditioning and Heat Pump Industry in Europe). Avere a disposizione tutti i gas fluorurati esistenti è necessario “per velocizzare la diffusione massiva in maniera sicura e altamente efficace” delle pompe di calore, scrive il gruppo in una lettera alla Commissione europea.
 
un esempio pratico

Ciao a tutti,

leggendo questa interessante discussione ho pensato di condividere i miei ragionamenti, anche per avere qualche gradito parere in merito.

Attualmente casa mia (villetta indipendente nel centro italia) ha un consumo annuale di 7200 kWh (elettrodomestici vari, pozzo, piscina, etc) e 2500 Litri di GPL per riscaldamento con caldaia a condensazione.

Ho fatto qualche prova abbassando la temperatura di mandata e ho verificato che i radiatori sono sufficientemente sovradimensionati per scaldare anche a bassa temperatura (dai 35 ai 50 gradi a seconda della T esterna), per cui ho pensato di poter passare a pompa di calore. Dai calcoli fatti sulla base dei miei consumi mi viene fuori che mi servirebbe una PdC da 11 kW con un consumo annuale stimabile in 5500 kWh.

Con queste stime sto chiedendo preventivi per un impianto FV da 10 kW, senza accumulo. Dovrei arrivare a circa 20.000 € per il FV e 6000 € per la pdc.
Ipotizzando un autoconsumo del 30%, con le detrazioni al 50% per il FV e 65% per la PdC avrei un rientro dell'investimento in circa 5 anni, diciamo 6 considerando anche altri costi accessori, con un risparmio sui costi annuali di energia elettrica e GPL (che nel tempo andrei a rimuovere, dopo aver verificato che la PdC sia assolutamente autosufficiente anche nelle giornate più fredde) di circa 2750 €, almeno sperando che lo SSP duri qualche anno per i nuovi impianti.

Vi torna il ragionamento? Nel caso a me sembra conveniente questo investimento, ma sono tutto orecchie!
 
Ciao a tutti,

leggendo questa interessante discussione ho pensato di condividere i miei ragionamenti, anche per avere qualche gradito parere in merito.

Attualmente casa mia (villetta indipendente nel centro italia) ha un consumo annuale di 7200 kWh (elettrodomestici vari, pozzo, piscina, etc) e 2500 Litri di GPL per riscaldamento con caldaia a condensazione.

Ho fatto qualche prova abbassando la temperatura di mandata e ho verificato che i radiatori sono sufficientemente sovradimensionati per scaldare anche a bassa temperatura (dai 35 ai 50 gradi a seconda della T esterna), per cui ho pensato di poter passare a pompa di calore. Dai calcoli fatti sulla base dei miei consumi mi viene fuori che mi servirebbe una PdC da 11 kW con un consumo annuale stimabile in 5500 kWh.

Con queste stime sto chiedendo preventivi per un impianto FV da 10 kW, senza accumulo. Dovrei arrivare a circa 20.000 € per il FV e 6000 € per la pdc.
Ipotizzando un autoconsumo del 30%, con le detrazioni al 50% per il FV e 65% per la PdC avrei un rientro dell'investimento in circa 5 anni, diciamo 6 considerando anche altri costi accessori, con un risparmio sui costi annuali di energia elettrica e GPL (che nel tempo andrei a rimuovere, dopo aver verificato che la PdC sia assolutamente autosufficiente anche nelle giornate più fredde) di circa 2750 €, almeno sperando che lo SSP duri qualche anno per i nuovi impianti.

Vi torna il ragionamento? Nel caso a me sembra conveniente questo investimento, ma sono tutto orecchie!

La pompa di calore non va mai bene se non hai riscaldamento a pavimento.
 
La pompa di calore non va mai bene se non hai riscaldamento a pavimento.

Chiaramente non è la combinazione ideale, ma comunque con i radiatori (alluminio e sopradimensionati), considerando un COP di 2,75, quindi molto inferiore al nominale, ottengo i calcoli riportati...quindi rispetto al GPL mi sembra evidente il risparmio...sbaglio qualcosa?
 
Ciao a tutti,

leggendo questa interessante discussione ho pensato di condividere i miei ragionamenti, anche per avere qualche gradito parere in merito.

Attualmente casa mia (villetta indipendente nel centro italia) ha un consumo annuale di 7200 kWh (elettrodomestici vari, pozzo, piscina, etc) e 2500 Litri di GPL per riscaldamento con caldaia a condensazione.

Ho fatto qualche prova abbassando la temperatura di mandata e ho verificato che i radiatori sono sufficientemente sovradimensionati per scaldare anche a bassa temperatura (dai 35 ai 50 gradi a seconda della T esterna), per cui ho pensato di poter passare a pompa di calore. Dai calcoli fatti sulla base dei miei consumi mi viene fuori che mi servirebbe una PdC da 11 kW con un consumo annuale stimabile in 5500 kWh.

Con queste stime sto chiedendo preventivi per un impianto FV da 10 kW, senza accumulo. Dovrei arrivare a circa 20.000 € per il FV e 6000 € per la pdc.
Ipotizzando un autoconsumo del 30%, con le detrazioni al 50% per il FV e 65% per la PdC avrei un rientro dell'investimento in circa 5 anni, diciamo 6 considerando anche altri costi accessori, con un risparmio sui costi annuali di energia elettrica e GPL (che nel tempo andrei a rimuovere, dopo aver verificato che la PdC sia assolutamente autosufficiente anche nelle giornate più fredde) di circa 2750 €, almeno sperando che lo SSP duri qualche anno per i nuovi impianti.

Vi torna il ragionamento? Nel caso a me sembra conveniente questo investimento, ma sono tutto orecchie!

Che zona climatica sei?
Comunque se il tuo impianto riesce a scaldarti con temperature di mandata intorno a 40 gradi con una PDC risparmi tanti soldi rispetto al GPL.

Io non farei un impianto fotovoltaico così grande. Il fotovoltaico non serve a una cippa per il riscaldamento e visti i consumi direi che a te basterebbe un 4kW. Impiegherei i soldi per prendere una buona PDC (daikin, panasonic, ecc..) che ti garantisce un buon COPS.

Sul fatto che SSP duri....la vedo dura! Ed ecco perchè ti ho consigliato un FV di potenza più bassa.
 
Chiaramente non è la combinazione ideale, ma comunque con i radiatori (alluminio e sopradimensionati), considerando un COP di 2,75, quindi molto inferiore al nominale, ottengo i calcoli riportati...quindi rispetto al GPL mi sembra evidente il risparmio...sbaglio qualcosa?

Secondo me il COP sarà più alto visto che riesce a andare con temperature di 35 gradi. Comunque non sbagli e anche con COP di 2.75 il risparmio è tangibile.
 
Che zona climatica sei?
Comunque se il tuo impianto riesce a scaldarti con temperature di mandata intorno a 40 gradi con una PDC risparmi tanti soldi rispetto al GPL.

Io non farei un impianto fotovoltaico così grande. Il fotovoltaico non serve a una cippa per il riscaldamento e visti i consumi direi che a te basterebbe un 4kW. Impiegherei i soldi per prendere una buona PDC (daikin, panasonic, ecc..) che ti garantisce un buon COPS.

Sul fatto che SSP duri....la vedo dura! Ed ecco perchè ti ho consigliato un FV di potenza più bassa.

Grazie per il riscontro. Zona climatica D, 1527 gradi giorno. Non avevo pensato a questa ipotesi, in effetti abbasserebbe molto l'investimento iniziale. Mi hanno consigliato una clivet Elphoenergy 61, sostenendo che altre marche al momento hanno tempi di approvvigionamento al 2023. Per il dimensionamento della Pdc posso partire dal consumo annuale storico di GPL o rischia di essere una simulazione troppo superficiale?
 
avrai casa fredda, termosifoni tiepidi.

e tanta energia elettrica (tRoppa) 11 kw non servono

SE NON METTI ACCUMULO spenderai comunque moltissimo soldi per energia elettrica

oltre al fatto che devi spendere soldi per in trifase (impianto)

contento tu di stare al freddo contenti tutti
 
Salvo cambiamenti, lo scambio sul posto termina per tutti il 31 dicembre 2024 (vedi DL 199 del 8/11/2021 art.9)
 
Salvo cambiamenti, lo scambio sul posto termina per tutti il 31 dicembre 2024 (vedi DL 199 del 8/11/2021 art.9)

Caspita non lo sapevo...senza SSP il ritorno dell'investimento si allunga troppo nel tempo. A questo punto forse è meglio aspettare e capire se ci saranno nuovi incentivi post superbonus.
 
Grazie per il riscontro. Zona climatica D, 1527 gradi giorno. Non avevo pensato a questa ipotesi, in effetti abbasserebbe molto l'investimento iniziale. Mi hanno consigliato una clivet Elphoenergy 61, sostenendo che altre marche al momento hanno tempi di approvvigionamento al 2023. Per il dimensionamento della Pdc posso partire dal consumo annuale storico di GPL o rischia di essere una simulazione troppo superficiale?

Ok. Zona climatica D....quindi penso la temperatura esterna non è mai troppo bassa. Penso massimo intorno a 0 o -1 per cui ancora una PDC funzionerà bene.
Se usi una regolazione climatica e lasci la pompa attiva 12-18 ore...anche 24 nei giorni più freddi con mandata a temperatura più bassa hai confort e risparmi.
Tieni conto che più bassa è la mandata e più si alza il COP e maggiore è l'efficienza della PDC (anche perchè non ci sono sbrinamenti).
Dal punto di vista pratico meglio 2 gradi in meno di mandata e 3 ore in più di funzionamento che 3 gradi in più e 3 ore in meno di funzionamento.
Per esempio nei giorni più freddi puoi tenere la PDC accesa h24 mentre negli altri giorni puoi tenerla accesa 12-15 ore.

Per quanto riguarda la PDC io mi affiderei alle giapponesi che ti ho citato. E' tutta un altra storia.
Da una breve ricerca su google vedo che ci sono pdc in pronta consegna....quindi forse basta che cambi fornitore/installatore. Malignando potrei dire che quel fornitore vuole venderti quella PDC perchè guadagna di più.

Per il dimensionamento della PDC serve un calcolo termico. Se hai un APE puoi fare una stima. Io non so come hai stimato 11kW.
Cmq non ha senso fare le stime della potenza della PDC partendo dal consumo annuale. Il consumo annuale ti dice solo la quantità di energia termica che ti serve ma non COME ti serve.
Personalmente basare il dimensionamento sul consumo storico la ritengo una stima superficiale. Io investirei qualche centinaio di euro per farmi fare un calcolo da un termotecnico.
Comunque dove stai e quanto è grande la tua casa? Com'è isolata? Com'è organizzata?
 
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