Enel, ecco i benefici di una razionalizzazione dei mercati emergenti con cessioni fino a 15-25 mld secondo Goldman Sachs
di Francesca Gerosa
Conto alla rovescia per il Capital Market Day di Enel del 22 novembre. Goldman Sachs si aspetta un coraggioso cambiamento di strategia e, pur tagliando il target price a 6,85 euro, conferma buy anche per il rendimento del dividendo del 10%
Conto alla rovescia per il Capital Market Day di Enel del
prossimo 22 novembre. Goldman Sachs ha giocato d'anticipo e, pur tagliando il
target price da 8,20 a 6,85 euro, ha confermato il
rating buy sull'azione (-0,92% a 4,08 euro in Borsa), ricordando che storicamente ha scambiato a circa 6 volte il multiplo prezzo/utile in due occasioni: prima di un aumento di capitale durante la Grande crisi finanziaria e all'apice della crisi del debito sovrano.
A 6 volte il p/e Enel è interessante, Goldman Sachs conferma buy
Entrambi i casi si sono rivelati punti di ingresso redditizi sul titolo, ha suggerito la banca d'affari americana. Il recente rialzo dei tassi di interesse, le preoccupazioni sull'impatto dei prezzi dell'energia (crediti inesigibili) e le crescenti esigenze di liquidità (margin calls, 10-15 miliardi di euro secondo le stime di Goldman Sachs) rappresentano dei venti contrari per l'ampio capex di Enel, che si è impegnata in ingenti investimenti e dividendi (20 miliardi di euro l'anno).
Enel può ridurre in modo rilevante la sua esposizione ai mercati emergenti
Per evitare di deragliare dal suo percorso di crescita, in vista del Capital Market Day, Goldman Sachs si aspetta un
coraggioso cambiamento di strategia da parte di Enel, che potrebbe ridurre in modo rilevante il portafoglio dei mercati emergenti, sostenere i forti investimenti nell'elettrificazione, l'attuale politica dei dividendi e consentire una rivalutazione del titolo. Già in precedenti occasioni, il management di Enel ha parlato della possibilità di uscire da alcuni Paesi dell'America Latina; inoltre Enel ha recentemente annunciato la dismissione delle attività in Russia, ha venduto le reti elettriche in Cile e in Brasile e (qualche anno fa) ha avviato un processo ufficiale di dismissione degli asset in Romania, poi sospeso a causa delle condizioni di mercato sfavorevoli.
Attualmente, le attività di Enel si estendono su un totale di trenta Paesi. In occasione del suo ultimo Capital Market Day (novembre 2021), Enel ha dichiarato di voler concentrare i suoi investimenti futuri in quelli che considerava paesi Tier 1 (regioni core e scalabili): Italia, Spagna, Brasile, Stati Uniti e Cile, tra gli altri. "Stimiamo che le attività in questi Paesi Tier 1 rappresentino circa il 90% dell'ebitda del gruppo stimato per il 2023. Il restante 10% circa dell'ebitda del gruppo proviene dalle regioni più piccole e meno scalabili: Perù, Argentina, Colombia, Romania, pari a oltre 2 miliardi di euro per il 2023", ha valutato Goldman Sachs.
La razionalizzazione dei mercati emergenti può comportare cessioni per 15-25 miliardi di euro
In particolare, Goldman Sachs ha stimato che
la razionalizzazione dei mercati emergenti possa comportare cessioni per 15-25 miliardi di euro.
Per accelerare gli investimenti nell'elettrificazione e sostenere una politica di dividendi invariata (dividend yield del 10% circa), una razionalizzazione delle attività nei mercati emergenti potrebbe offrire l'approccio più market-friendly, infatti implicherebbe solo una modesta diluizione dell'utile per azione nel breve termine, a singola cifra (8-9% circa di impatto sull'utile per azione 2023-2025: il deconsolidamento di un ebitda di circa 2 miliardi di euro potrebbe
ridurre l'utile netto di circa 550 milioni di euro nel 2023), apportando diversi vantaggi.
Nel periodo 2023-2025, Goldman Sachs ha stimato che Enel registerà circa 21-23,5 miliardi di euro l'anno di ebitda, o circa 65 miliardi di euro in totale. Secondo le nostre del broker,
gli investimenti (circa 15 miliardi di euro l'anno), i dividendi (circa 4 miliardi di euro l'anno) e gli oneri finanziari (circa 2,5 miliardi di euro l'anno) potrebbero compensare l'ebitda. Deducendo le imposte, i dividendi alle minorities e altre voci, "stimiamo che nei prossimi tre anni Enel potrebbe generare un free cash flow negativo di 11 miliardi di euro", ha aggiunto Goldman Sachs.
"Oltre alla
parte variabile del suo debito, circa il 25% del totale o circa 21 miliardi di euro, stimiamo che Enel possa aver bisogno di ricorrere al mercato obbligazionario per
raccogliere circa 12 miliardi di euro nel periodo 2023-2025, per accedere a nuovo debito, ad esempio per coprire il free cash flow negativo da noi previsto, e a fini del rifinanziamento. Sulla base delle nostre attuali previsioni, stimiamo che
un aumento di 150 punti base del costo del debito colpirebbe l'utile di Enel di circa il 10% entro il 2025", ha continuato, puntualizzando che il rapporto debito netto/ebitda di Enel dovrebbe rimanere pari a poco più di 3 volte fino al 2025, un valore inferiore a quello della maggior parte dei suoi competitor.
Il dividendo costerà a Enel circa 4-4,5 miliardi di euro l'anno
Quanto al dividendo, attualmente Enel offre un dividend yield di circa il 10%.
Il dividendo annuale dovrebbe crescere fino al 2023 (43 centesimi di euro), secondo il piano della società, per poi rimanere invariato. Un dividendo che costerà a Enel circa 4-4,5 miliardi di euro l'anno. "A nostro avviso,
un cambiamento di strategia e la cessione di attività per 15-25 miliardi di euro eviterebbero un azzeramento dei dividendi. In ogni caso,
riteniamo che le azioni prezzino già un tale taglio", ha osservato Goldman Sachs, dimostrando che
la società potrebbe ridurre la distribuzione del dividendo del 20%-30% e continuare a rendere il 7%-8%. "A partire da questo livello, riteniamo che il colosso energetico potrebbe continuare a far crescere il suo dividendo ogni anno del 3%-5%".
Per ora Goldman Sachs
si attende un tasso medio annuo di crescita dell'ebitda di Enel del 7% e un cagr dell'utile del 9% nel periodo 2022-2027 con una crescita significativa della divisione delle energie rinnovabili. Stime che non presuppongono cessioni. Certo che, ha precisato la banca d'affari, date le dimensioni del portafoglio dei mercati emergenti non di livello 1, un tale piano di dismissioni potrebbe richiedere 2-3 anni per essere completato.
Tutti i vantaggi di una tale mossa
"Vediamo diversi potenziali
vantaggi da questa operazione: l'indebitamento netto pro-forma a fine 2022 potrebbe ridursi del 25%-40% rispetto ai livelli attuali, gli investimenti nelle energie rinnovabili europee e statunitensi potrebbero accelerare e una minor esposizione ai mercati emergenti e una maggiore crescita dell'utile per azione nel medio termine potrebbero determinare un forte re-rating per l'azione.
A un multiplo prezzo/utile del settore di 13 volte al 2023, Enel varrebbe 7,2-8,6 euro su base diluita, secondo le nostre stime", ha calcolato Goldman Sachs, aspettandosi anche una politica dei dividendi invariata (10% circa di dividend yield). Quanto, infine, ai
risultati del terzo trimestre di quest'anno di Enel (cda il 3 novembre), i driver non sembrano incoraggianti:
i movimenti dei tassi di cambio probabilmente faranno salire l'indebitamento netto, mentre la forte domanda estiva di elettricità potrebbe mettere sotto pressione i margini.
Ultimo aggiornamento: 10/10/2022 13:57