Salute Cos'è il doomscrolling (e perché bisogna evitarlo)?

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Salute Cos'è il doomscrolling (e perché bisogna evitarlo)?
Fare doomscrolling significa cercare compulsivamente cattive notizie online: un'abitudine che si è accentuata con la pandemia.


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Alla larga dal doomscrolling: meglio evitare di leggere notizie negative online, specie prima di dormire. fizkes | Shutterstock
Il doomscrolling è un neologismo inglese entrato nell'Oxford Dictionary nel 2020: la parola indica la tendenza a cercare in modo ossessivo cattive notizie online, scorrendo (scrolling) sullo schermo del nostro telefonino (o tablet, o pc) per informarci sulle sventure (dooms) che accadono nel mondo. Un'abitudine che si è diffusa ancor di più durante la pandemia da covid, quando tempo e cattive notizie non mancavano di certo, e che ha colpito soprattutto le persone che già soffrivano di ansia e depressione
. Il World Economic Forum ne ha discusso con Ariane Ling, psicologa allo Steven A. Cohen Military Family Center del NYU Lanogone Health (USA).

PERCHÉ CERCHIAMO BRUTTE NOTIZIE. Il doomscrolling è una pratica tipicamente umana. Siamo curiosi, e proprio come quando passiamo accanto a un incidente stradale rallentiamo per vedere cosa è successo, così accade quando scorriamo le notizie sul telefonino: appena ci imbattiamo in un titolo a effetto o un post di Facebook confezionato ad hoc per ottenere clic (in inglese clickbait, o acchiappaclic in italiano), ci fermiamo a leggerlo.

Scienza
Perché abbiamo sempre in mano lo smartphone?


«Il doomscrolling era già diffuso prima della pandemia, in particolare tra persone che soffrivano di ansia e depressione», sottolinea Ling. Infatti, a causa del cosiddetto bias di conferma, ovvero la tendenza a leggere solo ciò che è in linea con il nostro pensiero, chi soffre di depressione è solito cercare online notizie che confermino la propria visione negativa del mondo e della vita. E la pandemia, che ha accentuato il malessere psicofisico, non ha certo aiutato le persone ad abbandonare questa brutta abitudine.

Scienza
2020: un anno nero per la salute mentale

MEGLIO SMETTERE: MA COME? Il primo passo per smettere, come in tutte le dipendenze, è riconoscere l'esistenza del problema: avendo la consapevolezza di star cercando ossessivamente cattive notizie online, si può decidere di fermarsi e dedicarsi ad altro. «Bisogna imporsi dei limiti», spiega Ling, «darsi il permesso di scorrere le notizie mezz'ora al mattino, qualche minuto al pomeriggio, ma non di più». E quando si ha la tentazione di prendere in mano il telefono, provare a sostituirla con qualcos'altro: «Leggere, cucinare, allenarsi: sono tutte alternative più sane al doomscrolling».

Scienza
Contro la solitudine, prescrivere momenti di socialità


Focus
24 luglio 2021 Chiara Guzzonato
 
Salute CoViD-19: gli argomenti preferiti dalle bufale
Sempre più condivise e difficili da contrastare: sono le bufale, notizie false diffuse alla stessa velocità del coronavirus, che fanno sì che molte persone smettano di informarsi.


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Fake news
Sempre più persone decidono di non informarsi, per risparmiarsi ansia e per il timore delle fake news. Shyntartanya | Shutterstock
Fake news, bufale, disinformazione... parole diverse per dire la stessa cosa e dare un nome creativo alle falsità che spesso leggiamo, soprattutto in rete - e se è vero che al giorno d'oggi i maggiori ricettacoli di bufale sono i social network, allora sono i giovani i più esposti alla disinformazione. Secondo un sondaggio condotto la scorsa primavera da Ofcom, il 60% dei britannici dai 16 ai 24 anni di età avrebbe utilizzato i social network per informarsi sulla CoViD-19, e il 59% si sarebbe imbattuto in fake news.


Tecnologia
I grandi della Rete, l'Unione europea e la necessità di affilare le armi contro le fake news


Disinformazione covid
Gli argomenti oggetto di disinformazione sulla covid: malattia, trasmissione e mortalità; misure restrittive; varie; trattamenti e cure; causa e origine della malattia; violenza. © Statista | American Journal of Tropical Medicine and Hygiene
BUFALE, UN TANTO AL CHILO. Uno studio pubblicato sull'American Journal of Tropical Medicine and Hygiene ha analizzato la composizione delle bufale sulla covid, cercando di capire quali fossero gli argomenti più gettonati dai creatori di fake. La ricerca ha passato in rassegna 2.311 articoli pubblicati in 87 Paesi e 25 lingue diverse tra il 31 dicembre 2019 e il 15 aprile 2020. Ne è emerso che quasi un quarto delle bufale pubblicate riguardano la malattia stessa, la sua modalità di trasmissione e la mortalità; circa un quinto prende di mira le misure restrittive (vedi anche: Cinque miti sfatati su covid e mascherine), mentre 19 volte su 100 il bersaglio delle fake news sono trattamenti e cure (con il sempreverde falso dibattito sui vaccini).

Scienza
Fake news: come riconoscerle (ed evitarle)


SFIDUCIA E PAURA. Il problema della diffusione di notizie false arriva in un momento in cui la fiducia dei lettori nei media è ai minimi storici: secondo il Digital News Report 2019 della Reuters, che ha analizzato i dati raccolti online da YouGov riguardanti oltre 75.000 consumatori in 38 Paesi del mondo, sempre più persone decidono di non informarsi. I motivi sono diversi: dal crollo della fiducia nei canali di informazione (fiducia che si attesta, in media, ad appena il 42%), alla paura di imbattersi in fake news senza poterle riconoscere, al desiderio di non leggere notizie che influenzino negativamente (specialmente di questi tempi) il proprio umore.

Focus
25 agosto 2020 Chiara Guzzonato
 
Salute Fake news: come riconoscerle (ed evitarle)
Le riceviamo e le condividiamo senza pensarci troppo: sono le fake news (o bufale), notizie false che si diffondono in Rete rapidamente come il virus della CoViD-19.

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fake news
Infodemia: circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili (Treccani)
. Inked Pixels | Shutterstock
Non passa settimana senza che ne sorga una nuova: le chat di Whatsapp ne sono invase, i social network ne aiutano la diffusione. Sono le cosiddette bufale, o fake news, notizie false su argomenti di interesse comune, che possono creare scalpore e (spesso) far guadagnare molti clic a chi le diffonde. In questo periodo di pandemia, i creatori di bufale si stanno concentrando ovviamente sulla CoViD-19: ce ne sono talmente tante che il Ministero della Salute italiano e la OMS hanno creato una pagina apposita che le riunisce, sfatandole. Ecco una guida per riconoscerle (ed evitarle).

Ambiente
Australia: con gli incendi divampano le fake news

VERIFICATE LE FONTI. Prima di tutto, è importante verificare le fonti: se si parla di "esperti giapponesi" o "studiosi di Harvard", controllate i siti ufficiali per vedere se fanno accenno alla notizia. Se invece a dichiarare con assoluta certezza che il virus è stato creato in laboratorio dagli americani/cinesi/russi è l'amico di un amico che l'ha letto su Facebook… lasciate perdere.

GRAMMATICA. Le organizzazioni serie difficilmente commettono molti errori di grammatica o di ortografia quando diffondono un messaggio; ATTENTI ANCHE AI MESSAGGI SCRITTI INTERAMENTE IN MAIUSCOLO e alle frasi ricche di punti esclamativi!!!!!

Cultura
Bugie rassicuranti e verità scomode

CONDIVIDETE! Un altro segnale che dovrebbe mettervi sull'attenti è la richiesta insistente di "condividere" o "far girare" il messaggio, spesso "prima che venga eliminato". È proprio così che una bufala diventa virale.

Ambiente
YouTube e cambiamenti climatici: la maggior parte dei video dà spazio a teorie complottistiche

FALSI ACCOUNT. Alcuni account cercano di imitare l'originale cambiando o aggiungendo qualche parola: su Twitter è il caso ad esempio di @BBCNewsTonight, un canale non ufficiale (ora eliminato) che cercava di spacciarsi per @BBCNews, e che ha diffuso la notizia (falsa) secondo cui l'attore Daniel Radcliffe avrebbe contratto la CoViD-19.

DI CHI FIDARSI. In generale, è sempre meglio condividere e credere solo alle notizie che vengono da fonti ufficiali, come l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e il sito del Ministero della Salute.

Tecnologia
Funziona il vaccino digitale contro le fake news

TECNOLOGIA IN AIUTO. Francesco Pierri, dottorando al Politecnico di Milano, ha recentemente pubblicato su Nature Scientific Reports uno studio in cui presenta, insieme ai professori Carlo Piccardi e Stefano Ceri, una metodologia di machine learning che permette di distinguere le notizie attendibili da quelle false, osservando in che modo si diffondono sui social media. Anche i ricercatori del Fraunhofer Institute of Communication hanno lavorato in questa direzione, sviluppando un sistema capace di analizzare automaticamente i post sui social network, filtrando le notizie false.

26 marzo 2020 Chiara Guzzonato
 
Lo scrolling semplice è ammesso ?
 
Bias di conferma
Wikipedia

Descrizione

È un processo mentale che consiste nel ricercare, selezionare ed interpretare informazioni in modo da porre maggiore attenzione, e quindi attribuire maggiore credibilità, a quelle che confermano le proprie convinzioni o ipotesi e, viceversa, ignorare o sminuire informazioni che le contraddicono. Il fenomeno è più marcato nel contesto di argomenti che suscitano forti emozioni o che vanno a toccare credenze profondamente radicate.

Spiegazioni per questo bias includono il pensiero illusorio e la limitata capacità umana di gestire le informazioni. Un'altra spiegazione è che le persone sopravvalutano le conseguenze dello sbagliarsi invece di esaminare i fatti in maniera neutrale, scientifica.
 
Ma nei giornali e tv le notizie negative che leggo sono quasi tutte negative...cronaca,politica,ecc...
 
le trovi senza cercarle...
 
le trovi senza cercarle...

sì. questo è verissimo:yes: Purtroppo le buone notizie non colpiscono come quelle cattive e non si trovano quasi mai nelle prime pagine dei giornali o sul web:rolleyes:. In ogni caso io ho l'abitudine di verificare quello che leggo, e quando ho dei dubbi, soprattutto quando si tratta di cose delicate come la salute, mi rivolgo a chi ne sa certamente più di me, ed è il mio pneumologo, nonchè medico di fiducia, che è sempre pronto ad ascoltarmi e a spiegarmi le cose che non mi sono chiare. Di fake news purtroppo se ne leggono davvero troppe in giro:rolleyes:
 
Questo è un vecchio articolo del 2018 che condivido in pienoOK!

Le buone notizie fanno bene anche alla salute. La conferma della scienza
GERMANA CARILLO


Good news, ovvero l’arte di dare una notizia bella. Il mondo ci apparirebbe più roseo se ci fosse raccontato qualche bell’avvenimento, in barba alla bruttezza che pare invaderci ogni giorno. Non è così, o meglio, non è tutto così. Le buone notizie ci sono e farebbe anche bene alla nostra salute ascoltarle un po’ di più.

Tutto ci viene sparato a raffica, neanche fossimo alieni senza un briciolo di cuore. Ma il cuore c’è e, a braccetto con la mente, soffre tanto se attorno vede solo catastrofi. È scientificamente dimostrato, infatti, che ricevere piuttosto belle notizie faccia bene a corpo e mente.

Qualcosa che rinfranchi e ci dia una carica di positività, che possono essere tanto le nozze dei principi britannici quanto news come il dimezzamento della fame nel mondo.

Insomma, non permettiamo che l’attenzione costante sui social e in tv prenda in ostaggio la nostra psiche. Cosa servirebbe per risollevarci? Semplicemente qualche bella storia di una umanità amorevole cui ispirarsi e davanti alla quale gioire anche solo per un attimo.

Non è un caso che alcuni studiosi americani sostengano che il nostro sistema nervoso semplicemente non era progettato per gestire una raffica quotidiana di cattive notizie, che contengono il peggio della razza umana, portate da ogni angolo del globo. Questa sorta di “inondazione” è troppo per la maggior parte delle persone.

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La tendenza verso cattivi scoop sensazionali in televisione è iniziata negli anni ’90: da allora si è cominciato a pensare che le buone notizie fossero troppo leggere e poco attraenti, senza calcolare che – di contro – via via una sovrabbondanza di storie pessimiste e deprimenti avrebbe potuto creare la percezione di un mondo pieno di crimine e avidità che è sproporzionato rispetto alla realtà. È un po’ come se a un bambino venisse dato solo cibo spazzatura, che diviene pian piano tutto ciò che conosce e che vuole, ma se gli venisse offerta della frutta come snack imparerebbe ad apprezzarla e otterrebbe così il beneficio di un corpo più sano.

Gli studi

Non servirebbe molto: semplicemente un giornalismo più costruttivo, che divulghi notizie positive e dia una visione della realtà lontana da chi vuole renderla negativa. Il perché è presto detto: leggere buone notizie giova alla nostra salute.

In uno studio condotto su circa 3mila adulti sani, una Università di Londra ha scoperto qualche anno fa che coloro che riferivano stati d’animo ottimistici avevano livelli più bassi di cortisolo, l’ormone dello stress che, se alto, porta ad alta pressione sanguigna, a un indebolimento del sistema immunitario e persino a una obesità addominale. Nello studio, le donne che hanno riportato più emozioni positive erano meno soggette a infiammazioni croniche, correlate a malattie cardiache e cancro. Gli autori dell’articolo pubblicato sull’American Journal of Epidemiology nel 2008 concludevano così: “Le persone devono riconoscere le cose che le fanno sentire bene”.

Altri due studi hanno associato l’ottimismo alla salute del cuore: i ricercatori della Harvard University School of Public Health hanno scoperto che una carica di ottimismo riduce le probabilità di sviluppare malattie cardiache e il tasso di declino polmonare con l’età. “La funzione polmonare è diminuita significativamente più velocemente nei pessimisti, anche tenendo conto dei principali fattori di rischio biologici”, si diceva. Così come uno studio olandese su uomini anziani ha scoperto che a coloro che sono stati identificati come “ottimisti” è stato associato un 50% di rischio in meno di morte cardiovascolare durante lo studio durato 15 anni.

In buona sostanza, più volte si è dimostrato che più forti sono le concentrazioni di notizie e media negativi, più aumentano i livelli di stress e di ansia. Tutto questo potrebbe spiegarsi anche in termini di “perdita di fiducia”: cosa siamo noi? A dove siamo arrivati? Quanto brutto c’è in giro? A sembrarci sbalorditive sono le notizie negative, come il furgone che uccide all’impazzata, che scatenano emozioni potenti e contrastanti.

Insomma, rendere “sostenibili” le notizie pure sarebbe un buon metodo naturale contro il crepacuore. Le notizie positive, se passate più spesso, ci potrebbero salvare dall’angoscia, mettere in moto processi cognitivi virtuosi e rassicurarci.

Vedere, leggere e condividere il bello potrebbe fare partire la macchina del bello e chissà che l’ottimismo che ne derivi non sia la strada da preferire verso un mondo migliore!
 
L'ostinazione ti fa vivere male: liberatene così
L'ostinazione ci imprigiona in un circolo vizioso che impedisce di vivere appieno la propria vita, ma smettere di farlo non è così difficile...

L’ostinazione, come un paraocchi, ti fa guardare in una sola direzione
Raffaele Morelli

Un buon terreno dove testare la propria ostinazione per comprendere quanto possa essere dannosa è quello sentimentale. In quest'ambito, un comportamento del partner contrario alle proprie aspettative può indurre molte persone a dannarsi l’anima con ostinazione in cerca di una soluzione che, in realtà, non esiste. Le storie di Alma e Roberta, in questo senso, sono simili. Entrambe sono state con un uomo che, in breve tempo, ha ribaltato il proprio atteggiamento iniziale, senza che loro siano riuscite a capacitarsene o ad accettarlo. La prima ha visto spegnersi progressivamente il desiderio sessuale del partner, che si diceva disinteressato al sesso, per poi scoprire che invece frequentava altre donne. Roberta, invece, è rimasta vittima di un uomo che, dopo averla conquistata con mille regali e tante attenzioni, ha trovato il modo di svalutarla imputando a lei la causa della fine della relazione. Ora entrambe si domandano con ostinazione perché, come sia potuto succedere, che cosa hanno sbagliato e come fare per recuperare l’idillio perduto. Roberta, addirittura, nel vedere il suo ex con altre donne arriva a rimpiangere di averlo lasciato: “Sto male vedendo che non mi cerca, mi sento usata, manipolata... nonostante sia stata io a chiudere, è come se l'avesse fatto lui.”

Alma e Roberta si trovano a fare i conti con un senso di vuoto che le imprigiona nel passato. Lui non c’è più o non è più lo stesso e andare avanti sembra impossibile, non prima di avere capito perché. Entrambe vivono nella convinzione di avere sbagliato qualcosa e questa ostinazione a cercare una causa è la vera causa della loro sofferenza. Purtroppo, oltre a non esserci risposta alle loro domande - come sempre accade quando l’oggetto dei propri quesiti è il comportamento altrui - l’eccesso di ostinazione rischia di sviarle dall’unica domanda che sarebbe giusto farsi: perché sento il bisogno di recuperare qualcuno che mi aveva deluso tanto da lasciarlo o che, pur restandomi vicino, continua a ferirmi? A quale parte di me era riuscito a dare voce questo rapporto? Le sole domande che contano sono quelle su di sé. Interrogarsi sulla condotta altrui, al contrario, si rivela frustrante; vi fosse anche una risposta non basterebbe a correggere il passato e le sue conseguenze.

L’accettazione è terapeutica, libera dal dolore e apre al futuro.

Malgrado la vita sia ricca di prove da superare nessuno ha facoltà di prevenire ciò che è già accaduto. Ecco perché l’accettazione di quel che accade, è fondamentale. La differenza tra chi è capace di accettare l’inevitabile e chi si ostina a sperare nell’impossibile sta nell’apertura che caratterizza i primi e manca ai secondi. Mentre questi ultimi ristagnano sognando cose che non possono essere o non saranno più, chi si dimostra flessibile davanti agli imprevisti supera il dolore per abbracciare il futuro. Sono le persone che la psicologia definisce "resilienti"; consapevoli del fatto che nulla è permanente, sanno godere della gioia e reagire alle avversità; ecco perché il domani non li spaventa. L’accettazione, del resto, ha un valore terapeutico: stempera il dolore, favorendo, al tempo stesso, un risparmio di energie da investire sul futuro. Una volta preso atto della situazione è finalmente possibile rilassarsi, rinunciando alla fatica di trovare a tutti i costi la causa degli eventi o dell’altrui comportamento, per tornare a concentrarsi su di sé.

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Quando un dettaglio può rovinare tutto: l’astrazione selettiva.
By Carlo Dalmonego


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Ti è mai capitato di sforzarti tanto per raggiungere uno scopo, ci hai messo tanta passione ma, proprio sul più bello, ti sei messo a cercare il pelo nell’uovo e hai trovato un dettaglio negativo che ti ha fatto apparire tutto sbagliato? Se qualcuno leggendo ricorda di aver vissuto situazioni simili, in quell’occasione, probabilmente, la sua mente ha prodotto un’astrazione selettiva.
L’astrazione selettiva è un bias cognitivo in cui la nostra attenzione si concentra su un aspetto di una situazione complessa trascurando molti altri aspetti rilevanti.Mi spiego meglio attraverso un esempio concreto. Questa volta userò un collega, psicologo come me, molto bravo e preparato che doveva esporre un suo lavoro ad un convegno. Eravamo entrambi molto giovani e l’idea di dover parlare davanti a tante persone potenzialmente molto più preparate di noi sull’argomento spaventava innalzando il livello d’ansia. In quell’occasione toccava a lui relazionare e io, come mio gran sollievo, potevo sedere tra il pubblico e assistere alla suo report. Fu molto chiaro e riuscì a presentare il suo lavoro senza sbavature in maniera molto più efficacie di altri colleghi più “anziani”.
Al termine del suo intervento ci ricongiungemmo ed io mi complimentai con lui per come era andata. Lui, inspiegabilmente contrariato, m’interruppe: «Ma non ti sei accorto che non si è salvata l’ultima correzione e il terzo grafico era giallo e non si leggeva niente? Ho proprio visto il prof. XXXXXX seduto in prima fila che mi guardava malissimo». In realtà l’argomento era interessante, presentato con brillantezza e con una grafica accattivante; nessuno si poteva infastidire per una slide poco leggibile e il professore in questione ha, da sempre, un’espressione truce indipendentemente dal contesto e il mio collega tutte queste cose le sapeva molto bene.

Cos’è successo quindi? Quando siamo sotto stress, come nella situazione descritta, è molto più facile “distorcere” le nostre percezioni e produrre quindi una serie di inferenze che in una situazione di calma non faremmo. Nel caso specifico l’eccessivo controllo della situazione (che tutto andasse liscio e fosse perfetto) ha spinto il mio collega a riporre molta attenzione ad un suo piccolo errore e inferire che tutti l’avessero notato; soprattutto al persona della quale teneva in grande considerazione il giudizio (il professore dall’espressione truce). La conclusione era la sua percezione negativa dell’intero intervento. L’astrazione selettiva aveva preso un dettaglio e costruito una dispercezione dell’evento.

La saggezza popolare c’invita a prendere decisioni importanti da sobri prendendoci del tempo. Questo è un buon antidoto all’astrazione selettiva. Talvolta però non è possibile per le contingenze della vita e quindi non ci resta che “neutralizzare” gli effetti dell’astrazione selettiva una volta avvenuta. Nell’aneddoto andò proprio così: ci prendemmo un caffè insieme e riesaminammo tutto pezzo per pezzo: la presentazione, gli argomenti, le modalità con cui lui aveva esposto, l’applauso… Già questo ridusse la sua insoddisfazione ma dopo aver assistito insieme agli altri interventi, alcuni buoni mentre altri mediocri, abbiamo notato come il dettaglio che aveva tanto messo in agitazione il mio collega fosse, dalla giusta e postuma prospettiva, irrilevante e mentre il convegno giungeva alla conclusione la sua ansia si è definitivamente dispersa.
 
Mind-wandering
by SalutePsy



La gente pensa che quando la nostra mente sta vagando, sia di fatto vuota.
In realtà, in questi momenti, la nostra mente si trova in un grande stato di attivazione, spesso più forte di quando sta compiendo ragionamenti attivi davanti a un compito complesso”
K. Christoff

Mind- Wandering è un termine inglese che potrebbe essere tradotto con: “vagare con la mente”. Per intenderci, mind-wandering è il quotidiano e ordinario distrarci da ciò che stiamo facendo: il sognare ad occhi aperti, il proiettarci nel futuro cercando di anticipare qualcosa che faremo, il rivivere scene passate, il monologo interiore, la conversazione immaginaria con qualcuno.
Mind-wandering è dunque la nostra vita mentale, il “film” che ci scorre in testa quando non siamo concentrati con i nostri sensi in un compito che coinvolge pienamente la nostra attenzione.
Come mai perdiamo così tanto tempo fantasticando? Qual è il vantaggio adattivo di tale pratica?
L’approccio della psicologia cognitiva è improntato alla prestazione: le abilità cognitive sono misurate attraverso lo svolgimento di compiti, in contesti tangibili e misurabili
Secondo alcune ricerche sull’argomento, il mind wandering rifletterebbe l’attività di due processi cognitivi centrali: la capacità di estraniarsi dagli stimoli esterni (perceptual decoupling) e l’abilità di essere consapevoli dei propri pensieri in corso (“meta-awareness”).
Un dato interessante emerso dagli studi sul perceptual decoupling è che gli eventi mentali (pensieri, immagini,..) che si innescano indipendentemente dagli stimoli esterni sembrano interferire con il processo di analisi delle informazioni sensoriali provenienti dal contesto in cui siamo, mentre la consapevolezza del nostro stato mentale (meta-awareness) la quale essendo un processo intermittente viene distinta fra: mind- wandering tuning out, con meta-consapevolezza, in cui il soggetto è consapevole del proprio allontanamento dal compito; e un mind- wandering zoning out, senza meta-consapevolezza, in cui il soggetto non è cosciente del suo progressivo o improvviso scostamento dal compito.
Nel fenomeno del mind-wandering si possono riscontrare sia effetti positivi che negativi.
Gli effetti negativi sulle performance richiedono un alto impegno cognitivo poiché toglie l’attenzione al compito che si sta eseguendo; il verificarsi di questo fenomeno può però aiutare nell’analisi del nostro sistema cognitivo: se quest’ultimo funziona in maniera adattiva allora avrà la capacità di regolare il verificarsi del mind-wandering in modo da minimizzare il rischio di interferenza con la performance.
Il mind-wanderig risulta essere utile per la programmazione del futuro in quanto una significativa quantità di tempo trascorso a “divagare” è dedicato ad eventi futuri.
Questo processo mentale aumenta nei periodi di più intensa riflessività ed è ridotto quando siamo tristi; inoltre, molte delle strutture corticali dedicate alle capacità di progettazione del futuro sono implicate anche nel wandering.
Dunque una delle funzioni primarie del mind-wandering è di generare previsioni sulla propria vita necessarie a “navigare” con successo nel mondo reale.
Il mind-wanderig accresce la creatività, infatti vi sono infiniti aneddoti di idee illuminanti giunte improvvisamente alla mente di un individuo proprio durante episodi di wandering.
Questo fenomeno rende l’ attenzione più fluida, infatti per un individuo abituato a perseguire diversi obiettivi nello stesso momento, l’abilità di passare attraverso “flussi di informazioni” diverse può essere adattiva.
Infine sembrerebbe permettere il “Refresh” della mente dato che alcune linee di ricerca indicano che i processi di apprendimento siano favoriti da una pratica diluita nel tempo, piuttosto che da un uno massiccio e continuo dispendio di energie.
Uno dei possibili vantaggi del wandering, potrebbe dunque essere che lasciare la mente libera di “vagare” per qualche attimo durante un compito in corso permetterebbe alla mente di operare un “refresh” e di recuperare le capacità necessarie per dedicarsi al compito in corso.



 
Come il tacchino
tacchino, cigno nero, flessibilità, rigidità


“Pensate a un tacchino a cui viene dato da mangiare tutti i giorni.
A ogni pasto si consolida la sua convinzione che una regola generale della vita sia quella di essere sfamati quotidianamente da membri amichevoli della razza umana che «pensano solo al suo interesse».
Poi però, il pomeriggio del mercoledì che precede il giorno del Ringraziamento, al tacchino succede una cosa imprevista, che lo spinge a rivedere le sue idee.” (da “Il Cigno Nero” di Nassim Nicholas Taleb)

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Anche noi facciamo come il tacchino ogniqualvolta immaginiamo la nostra vita come un insieme di regolarità, da poter anticipare e controllare.
Su tali costanti costruiamo rigide convinzioni ed abitudini.
Ma la vita è un covo di eccezioni alla regola, è imprevedibile, è incerta, da un momento all’altro ti può elevare e subito dopo farti precipitare.

Se sei rigido, la vita ti spezza.[/B]
Come viene espresso nel film «Stalker»: “La debolezza è potenza, e la forza è niente. Quando l’uomo nasce è debole e duttile, quando muore è forte e rigido, così come l’albero: mentre cresce è tenero e flessibile, e quando è duro e secco, muore. Rigidità e forza sono compagne della morte, debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell’esistenza, ciò che si è irrigidito non vincerà...”.

– Monica Orma

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Un giro di giostra
Alcune persone si aggrappano tenacemente e ostinatamente alle proprie idee e opinioni.
Spesso mi ricordano quei bambini che, sulla giostra, afferrano e si stringono rigidamente al cavallino, per paura di scivolare.
Se avessero il coraggio di allentare per un momento la presa, se allargassero lo sguardo, se si lasciassero trasportare dal movimento morbido e dolce della giostra, riuscirebbero a godersela di più.
Lo stesso vale per le tue idee: più sono rigide, meno ti permettono di cogliere la grandezza della vita e di goderne le sue mille sfumature.

Monica Orma


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Ancora in giro all'una di notte?!:eek:

Si è risvegliato il Vesuvio?:D:p
 
Ancora in giro all'una di notte?!:eek:

Si è risvegliato il Vesuvio?:D:p

Ciao Pastore:)
eh sì, ogni tanto, ma sempre di meno, torno a fare la nottambula:D

no no:no: ora è anche bello innevato tu pensaOK!. In ogni caso lasciamolo in pace questo povero Vesuvio che ogni tanto qualcuno vorrebbe risvegliare. Hanno aperto anche un 3ad mesi fa con la nefasta previsione dell'imminente scoppio:rolleyes: Meno male che era poco seguito e le previsioni di questo tipo, come per es. quella della fine del mondo nel 2000 se ben ricordo con tanto di data e ora, non si sono avverate e questi profeti del malaugurio poi spariscono dalla circolazioneKO!
 
Fissazioni, manie e fisime mentali: Quando in realtà sono DOC?

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Fisse, manie e seghe mentali: quando diventano DOC e quando no?
La differenza tra un atteggiamento, pensiero, idea, o comportamento che si può mettere in atto sotto forma di fissazione, mania, o fisima mentale e lo stesso atteggiamento che invece sottende un Disturbo Ossessivo Compulsivo, è difficile da riconoscere poiché i sintomi del DOC sono caratterizzati da fissazioni che vengono chiamate ossessioni.

Nello specifico, è bene differenziare una semplice fissa, o mania da un vero e proprio disturbo DOC poiché una diagnosi precoce aiuterebbe la persona che ne soffre a trovare una cura adeguata.

Cosa sono le fissazioni e le manie?
Le fissazioni, manie, fisime mentali – per capirci, quelle che vengono chiamate in linguaggio comune “seghe mentali” – sono presenti nella maggior parte delle persone. Tutti hanno avuto o hanno delle piccole fisse, abitudini che tengono vive e alimentano perché non vogliono rinunciarci. Questi comportamenti, atteggiamenti, pensieri, idee sono utili all’individuo per trasmettere un senso di rassicurazione e “ordine, serenità mentale”.

mania dell'ordine e fissazione per l'ordine
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È possibile elencare alcune delle fisse e manie più frequenti:

Alcune di queste fisime mentali e fissazioni possono essere indicate come gesti banali e semplici, automatici perché la persona che li mette in atto non se ne rende conto, come ad esempio:
mangiarsi le unghie,
toccarsi i capelli (da non confondere con il disturbo di tricotillomania o tricofagia, in cui chi ne è affetto tende a strapparsi capelli e peli, fino addirittura a ingerirli),
toccarsi,
accarezzarsi,
giocare con una parte del viso o del corpo,
schioccarsi le dita,
tamburellare con le dita sugli oggetti
In altri casi, le fissa e manie possono essere consapevoli e vengono messe in atto per raggiungere uno stato di tranquillità e calma. Per esempio, alcune fissazioni consapevoli può essere:
mangiare alla stessa ora ogni giorno,
andare a dormire negli stessi orari,
organizzare la spesa settimanale nel fine settimana
Altre fissazioni e manie vengono invece, messe in atto per raggiungere piacere, soddisfazione fisica e mentale, come per esempio:
tenere in ordine gli oggetti della casa seguendo un determinato ordine,
collezionare oggetti,
abbinare i vestiti in modo preciso e attento
Comportamenti definibili “maniacali” possono riguardare ad esempio:
superstizioni,

riconoscere e stare attenti ad un numero che può o meno ripetersi durante la giornata,
prestare attenzione ad un oggetto ogni giorno alla stessa ora, ad una persona, ad un azione, ad un colore.
Non è quindi patologico avere alcune fissazioni, manie, fisime mentali e abitudini quotidiane perché queste sono utili per alleviare l’ansia, per dare ordine alle attività da svolgere e per sentirsi più tranquilli in alcune situazioni.

L’assenza di patologia si manifesta perché la persona che le mette in atto può, anche con difficoltà, rinunciare ad un determinato comportamento, un’idea, un pensiero, una mania pur non compromettendo il suo stato psico fisico.

Cos’è invece il Disturbo Ossessivo Compulsivo – DOC
Le abitudini appena descritte diventano vere e proprie ossessioni intrusive quando la persona che le mette in atto non può fare a meno di astenersi dal farlo e di conseguenza le stesse manie, fissazioni, canalizzano l’attenzione, le energie, il tempo e lo stato psico fisico dell’individuo costantemente e in modo intrusivo.

In questo caso si parla di Disturbo Ossessivo Compulsivo, o DOC.

Il disturbo ossessivo compulsivo è caratterizzato da pensieri, impulsi, idee, immagini e rituali del DOC definite ossessioni e atteggiamenti, azioni, comportamenti conseguenti definite compulsioni che si manifestano in modo intrusivo nella vita della persona. La sensazione che prova l’individuo che soffre di DOC è di impotenza nei confronti delle ossessioni quotidiane che sperimenta e, per rispondere e difendersi in modo funzionale a queste ossessioni, è costretto a mettere in atto le compulsioni.

Esistono svariate tipologie di DOC, contraddistinte da determinate ossessioni e compulsioni e molte di queste le abbiamo trattate ampiamente in altre pagine di questo sito. Tra quelle più affascinanti c’è di certo il DOC Omosex, ossia l’ossessione di essere gay; altrettanto dil DOC da relazione, ma anche la masturbazione compulsiva spesso è individuata nel disturbo ossessivo compulsivo, così come può esserlo l’accumulo compulsivo.

Le caratteristiche principali del DOC
Ciò che caratterizza il disturbo ossessivo compulsivo è quindi la presenza di:


Azioni, pensieri, comportamenti, idee ripetuti e invalidanti, con la costante ed intrusiva presenza di ossessioni;
La percezione persistente che ossessioni e compulsioni siano azioni imposte e subite, non controllabili e gestibili dall’individuo.
La persona che soffre di queste ossessioni combatte l’ansia data dalle ossessioni attraverso le compulsioni, comportamenti ripetitivi e stereotipati che mediano lo stato di ansia e confusione che l’individuo sente a causa delle ossessioni e dei pensieri intrusivi che lo accompagnano nel quotidiano.

Il DOC ai tempi del Coronavirus (COVID-19)
La situazione di forte emergenza sanitaria e globale che stiamo subendo in questo periodo a causa del COVID-19 o Coronavirus, comporta inevitabilmente una possibile accentuazione dei sintomi che le persone con DOC si trovano a sperimentare. Questo perché le compulsioni non sono altro che comportamenti, azioni messe in atto in risposta ad una ossessione disturbante e che desta ansia e preoccupazione in chi la sperimenta. Possiamo immaginare quanto sia difficile per chi condivide la propria abitazione con i propri cari, per chi si trova a dover nascondere la propria compulsione poiché costretto a condividere i propri spazi e tempi con la famiglia, il partner, i genitori e così via, gestire ad oggi i sintomi che sono così tanti invasivi e compromettenti. Risulta ancor più alta l’urgenza di affidarsi ad un professionista che possa aiutare chi manifesta questo tipo di sintomatologia, a trovare una nuova strategia per gestire i comportamenti compulsivi che minano il benessere psico fisico.

Trattandosi di un disturbo invalidante è sempre suggerito trattarlo con la massima attenzione rivolgendosi a uno psicologo o psicoterapeuta specializzato in tecniche cognitivo comportamentali.

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https://www.studiocolamonico.it/blog/fissazioni-manie-doc/
 
Ultima modifica:
Stress in eccesso. Ecco L’organo che più ne risente e in che modo
Autore:Linda Bianchi


MENTE E PSICOLOGIA, SALUTE
Stress e malessere

Lo stress può rappresentare davvero un pericolo per la salute ed il benessere psicofisico dell’ individuo. Non si scherza con esso anche perchè lo stato di sofferenza si ripercuote sulla vita di tutti i giorni.
Ci sono periodi in cui, a causa di una situazione particolarmente problematica, il nostro corpo reagisce allo stress cercando di liberare tutto quello che abbiamo accumulato nell’inconscio. E’ proprio in questi casi che lo stress psicologico si tramuta in dolore fisico vero e proprio. A risentire di questo stato di malessere sono gli organi più importanti, ma uno in particolare. In questo caso si parla di psicomatica!

Vi è mai capitato di avere una tensione emotiva talmente alta da provocare un repentino mal di stomaco? E’ come se doveste “digerire” uno stato psicologico o una situazione somatizzando le delusioni, il nervosismo, il senso di impotenza o di colpevolezza.

O ancora: quanti di noi a fine giornata, dopo mille impegni, si ritrovano a dover sopportare un mal di testa insistente? Ebbene… tutto è collegato e per ogni cosa c’è una causa specifica.




LO STOMACO

E’ l’organo maggiormente colpito, su di lui riversiamo una serie di situazioni che sono ben più profonde perchè fanno parte della sfera emotivamente carica dove si somatizzano e si sviluppano le sensazioni e le passioni più forti, cioè quelle che fanno parte della nostra vita quotidiana.
Queste esperienze negative, o la troppa collera nei confronti di una particolare situazione può segnarci per svariati motivi ed interferire con il nostro stato di benessere. Il più delle vote, è proprio quando non riusciamo a superare una condizione psicologica e ad accettare ciò che ne deriva da essa, che il nostro corpo ha il necessario bisogno di controllare questo “sovraccarico” reagendo con il dolore fisico. Dobbiamo renderci conto che noi non ci cibiamo solamente di alimenti, anzi…incameriamo emozioni (belle o brutte), ingurgitiamo tutti i bocconi amari che la vita ci offre, assimiliamo tensioni, arrabbiature, delusioni e importanti sentimenti.

E’ come se fossimo dotati di un “CERVELLO ADDOMINALE” pensante ed indipendente; proprio in relazione a questo, stando ad alcuni studi scientifici, il nostro stomaco sarebbe anche dotato di una specie di memoria, in cui lo stress tende ad essere presente senza poter essere dimenticato, fino a lasciare degli strascichi che possono durare per molti anni. Un esempio lampante è la sindrome del colon irritabile tipica nei ragazzini in fase di crescita.


Ma com’è possibile tutto questo?

-La motivazione principale sta nelle sostanze psicoattive che vengono rilasciate dallo stomaco e che sono capaci di influenzare i nostri stati d’animo provocandone il malessere. Tali sostanze sono: la serotonina, la dopamina.


ECCO QUALI SONO I DOLORI FISICI CHE LO STOMACO MANIFESTA
Uno stress eccessivo ed uno stato di malessere psicologico, come già accennato, si manifestano fisicamente.
Ecco i vari disturbi:

Muscolatura addominale contratta
Spasmi muscolari
Bruciore alla bocca dello stomaco
Gastrite
Diarrea o Stitichezza
Ulcere
Reflusso gastroesofageo
Stanchezza fisica
Insonnia
Ansia

Per cercare di risolvere il problema, è buona abitudine fare sport come ad esempio lo yoga oppure camminare all’aria aperta. In questo modo possiamo distendere i nervi e lasciare andare tutte le tensioni che ci opprimono.

E’ importante intraprendere un percorso che possa educarci a gestire al meglio lo stress e fare un importante lavoro di introspezione che ci permetterà di analizzare tutto quello che non va e che ci condiziona negativamente. Un aiuto particolarmente efficace arriva dalla psicologia grazie a semplici terapie che non hanno nulla a che fare con i farmaci, più semplicemente si tratta di un colloquio profondo ed intimo.
In ogni caso, fareste bene a comunicare il vostro malessere al medico di fiducia in modo che possa darvi importanti consigli.

Ma non si tratta solo di stomaco, ecco gli altri organi coinvolti:


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Malessere e stress

Non lasciate che i sentimenti, le delusioni o le preoccupazioni condizionino negativamente la vostra vita. Il segreto sta nell’accettare la situazione e prendere atto del disaggio respingerlo per paura. E’ inutile “respingere” al mittente le emozioni, anche perchè siamo noi stessi e questo atteggiamento con ci porta a nulla di costruttivo.
 
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