FATFire - In Italia non ne parla nessuno

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Hai ragione, non ci sono passato per quei cali che dici tu ma al momento più basso questa volta ero a -50k e non mi sono minimamente preoccupato.....anzi ho incrementato (penso che sia già un buon punto di partenza).
Comunque sai cosa fa realmente la differenza a mio modo di vedere? Avere investiti soldi che "non ti servono per vivere". Io ci sto mettendo solo quello....e quindi anche se va a 0...pazienza non sarà la fine del mondo :D

Infatti come dici tu continuerai a lavorare e quindi puoi stare anche 100% stocks ma per un portafoglio di un early retire che non integra con altri redditi non ha senso avere un portafoglio 100% stocks anche se almeno un 50-75% stocks è fondamentale se si vuole prelevare più del 3% reale annuo.
 
Infatti come dici tu continuerai a lavorare e quindi puoi stare anche 100% stocks ma per un portafoglio di un early retire che non integra con altri redditi non ha senso avere un portafoglio 100% stocks anche se almeno un 50-75% stocks è fondamentale se si vuole prelevare più del 3% reale annuo.

Certo hai perfettamente ragione, se uno vuole ritirarsi per davvero in anticipo non lavorando più la mia soluzione non va bene (soprattutto per la psicologia). Si dovrebbe propendere per una percentuale di stocks inferiori oppure per un 100% stocks con dividendi che staccano una somma tale da poterci vivere senza intaccare il capitale...se uno vuole stare tranquillo ;)
 
Certo hai perfettamente ragione, se uno vuole ritirarsi per davvero in anticipo non lavorando più la mia soluzione non va bene....

Il FIRE è la liberazione anticipata dalla para-schiavitù della vita lavorativa, nelle sue varie declinazione (Ultralean, Lean, Regular, Fat).
Questo significa che l'obiettivo è quello di scendere anticipatamente dalla ruota del criceto, non di continuare a rimanervi incatenato, seppur a ritmo ridotto.

Da ciò che scrivi emerge che il tuo proposito non è realmente un "Fat-FIRE" bensì un "Barista-FIRE", ovvero una riduzione dell'impegno lavorativo (per esempio con part-time orizzontale o verticale) al raggiungimento di un'età target (per esempio 50-55-60 anni).

Questa variante del FIRE viene chiamata anche "semi-FIRE", una sorta di liberazione parziale e può rappresentare per molti una ragionevole soluzione di compromesso in quanto risulta meno ardua da raggiungere rispetto ad un FIRE canonico.
 
Il FIRE è la liberazione anticipata dalla para-schiavitù della vita lavorativa, nelle sue varie declinazione (Ultralean, Lean, Regular, Fat).
Questo significa che l'obiettivo è quello di scendere anticipatamente dalla ruota del criceto, non di continuare a rimanervi incatenato, seppur a ritmo ridotto.

Da ciò che scrivi emerge che il tuo proposito non è realmente un "Fat-FIRE" bensì un "Barista-FIRE", ovvero una riduzione dell'impegno lavorativo (per esempio con part-time orizzontale o verticale) al raggiungimento di un'età target (per esempio 50-55-60 anni).

Questa variante del FIRE viene chiamata anche "semi-FIRE", una sorta di liberazione parziale e può rappresentare per molti una ragionevole soluzione di compromesso in quanto risulta meno ardua da raggiungere rispetto ad un FIRE canonico.

Ciao, io attualmente lavoro come dipendente e prevedo di lasciare questo lavoro al raggiungimento dell'obiettivo che mi sono dato. Quando lo lascerò passerò da lavoro dipendente a investitore full-time nel settore immobiliare (certo come dici tu non lascerò al 100% il lavoro). Diciamo che il FATFire è un obiettivo economico per me più che prettamente lavorativo....quindi ci sta la tua definizione :D
 
Hai ragione, non ci sono passato per quei cali che dici tu ma al momento più basso questa volta ero a -50k e non mi sono minimamente preoccupato.....anzi ho incrementato (penso che sia già un buon punto di partenza).
Comunque sai cosa fa realmente la differenza a mio modo di vedere? Avere investiti soldi che "non ti servono per vivere". Io ci sto mettendo solo quello....e quindi anche se va a 0...pazienza non sarà la fine del mondo :D

…”non ti servono per vivere” sostieni, ma “ti serviranno per vivere” , l’intero tuo progetto si basa su questo, certo nn sarà la fine del mondo, ma di certo neanche una passeggiata, sul controllo della volatilità approfondirei un poco. Alcuni backtest di portafogli con un tot di obbligazioni riducono i drawdown sacrificando un poco le performance, magari è la formula per nn perdersi durante il viaggio prima della meta.
 
Ciao a tutti, anche io, dal giorno che ho iniziato a lavorare (quasi 6 anni fa, ho 27 anni) ho deciso che il mio tempo ed impegno non lo voglio sprecare, o meglio voglio farlo rendere nel modo migliore, allora ho incominciato a risparmiare il più possibile (nei limiti della decenza per avere comunque una vita degna, ma niente auto nuove, niente mutui da 200k, niente iphone nuovi etc...) per avere un futuro migliore in termini di possibilità di spesa.
Ho letto quasi tutto il post ed ho una riflessione da proporvi:
se uno risparmia che ne so il 50% o più di quello che guadagna e vive al minimo delle sue possibilità, o comunque in maniera abbastanza frugale, facciamo un esempio pratico, uno che guadagna 24000 netti l'anno e ne spende 12000, al momento della resa dei conti, ovvero quando dovrebbe switchare e fare un downgrade al lavoro, licenziarsi e vivere di rendita, o iniziare ad erodere il capitale mantenendo comunque il suo lavoro attuale, è detto che riesca facilmente? Mi spiego meglio: se uno fa 20-30 anni di lavoro (questo serve per un FIRE, FATFIRE o semi-FIRE) e vive una vita di livello inferiore alle sue possibilità, accumulando che so 1 milione, 2 o 3 di euro, poi a 45-50 anni riuscirà a vivere con un tenore migliore? questo comporterebbe consumare quella ricchezza con beni che per tutta la vita hai evitato come la peste perchè non strettamente necessari.
Con questo voglio dire che secondo me, per non incappare in questo problema si dovrebbe arrivare al FATFIRE (o FIRE se si hanno meno soldi) in maniera più graduale possibile, esempio: a 38 anni inizio a risparmiare il 30%, a 40 il 20%, a 45 smetto di risparmiare, a 50 mi licenzio o faccio dowshifting con un part-time ed inizio ad erodere il capitale, o quantomeno la rendita, oltre al mio eventuale reddito, a 60-65 mi godo rendita più assegno pensionistico.
Questo per abituarsi gradualmente ad un tenore di vita in costante aumento, perchè credo (dalla mia esperienza e punto di vista) che non sia facile passare da una vita da 1000-1200€ mese ad una da 4/5000€ che diciamocelo è una vita nella bambagia per uno "abituato peggio".
Voi come la pensate?
 
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Questo per abituarsi gradualmente ad un tenore di vita in costante aumento, perchè credo (dalla mia esperienza e punto di vista) che non sia facile passare da una vita da 1000-1200€ mese ad una da 4/5000€ che diciamocelo è una vita nella bambagia per uno "abituato peggio".
Voi come la pensate?

Parafrasando un noto aforisma, "è peggio avere avuto ed avere perso piuttosto che non avere mai avuto".

Mi preoccuperei quindi piuttosto del contrario, ovvero se sei abituato a vivere con 5000 Euro al mese diventa molto doloroso e frustrante doversi "obtorto collo" adattare ad un tenore di vita da 1000 euro al mese.
Questo dipende anche dal fatto che un alto tenore di vita tende ad aumentare i costi fissi e di ammortamento, non agevolmente riducibili in emergenza come i costi variabili.

Condurre una vita frugale richiede addestramento e capacità di adattamento, occorre sviluppare speciali abilità di ottimizzazione fiscale, negoziale ed in generale occorre imparare a massimizzare il rapporto q/p dei beni e servizi che si acquistano nella quotidianità (online ed offline).

Una volta acquisiti questi "super poteri", se anche tu dovessi trovarti in futuro un'eredità o una vincita tale da permetterti di triplicare il tuo budget mensile, potrai continuare ad applicare le stesse strategie di ottimizzazione imparate negli anni, aumentando gradualmente il tuo tenore di vita, ma sempre cum grano salis.

Nel tuo caso specifico, sei molto giovane e desideroso di fare esperienze, sfrutta a tuo vantaggio la necessità di dover giocoforza correre sulla ruota del criceto per almeno una ventina d'anni: usa questi anni di condanna ai lavori forzati cercando di massimizzare il tuo percorso professionale, lavora sodo, cresci e fai esperienze, cambia datore per aumentare progressivamente la tua RAL (job hopping), datti da fare e per quanto possibile fatti piacere ciò per cui vieni pagato.

Al contempo devi trovare un equilibrio per godere delle ore d'aria concesse allo schiavo moderno (ferie e weekend): se sacrificherai troppo il tuo tenore di vita sull'altare della frugalità rischierai frustrazione ed esaurimento mentale, se all'opposto deciderai di vivere oltre le tue possibilità dovrai probabilmente rinunciare al sogno di scendere dalla ruota prematuramente, condannandoti ai lavori forzati fino ai 70 anni.
 
Ciao a tutti, anche io, dal giorno che ho iniziato a lavorare (quasi 6 anni fa, ho 27 anni) ho deciso che il mio tempo ed impegno non lo voglio sprecare, o meglio voglio farlo rendere nel modo migliore, allora ho incominciato a risparmiare il più possibile (nei limiti della decenza per avere comunque una vita degna, ma niente auto nuove, niente mutui da 200k, niente iphone nuovi etc...) per avere un futuro migliore in termini di possibilità di spesa.
Ho letto quasi tutto il post ed ho una riflessione da proporvi:
se uno risparmia che ne so il 50% o più di quello che guadagna e vive al minimo delle sue possibilità, o comunque in maniera abbastanza frugale, facciamo un esempio pratico, uno che guadagna 24000 netti l'anno e ne spende 12000, al momento della resa dei conti, ovvero quando dovrebbe switchare e fare un downgrade al lavoro, licenziarsi e vivere di rendita, o iniziare ad erodere il capitale mantenendo comunque il suo lavoro attuale, è detto che riesca facilmente? Mi spiego meglio: se uno fa 20-30 anni di lavoro (questo serve per un FIRE, FATFIRE o semi-FIRE) e vive una vita di livello inferiore alle sue possibilità, accumulando che so 1 milione, 2 o 3 di euro, poi a 45-50 anni riuscirà a vivere con un tenore migliore? questo comporterebbe consumare quella ricchezza con beni che per tutta la vita hai evitato come la peste perchè non strettamente necessari.
Con questo voglio dire che secondo me, per non incappare in questo problema si dovrebbe arrivare al FATFIRE (o FIRE se si hanno meno soldi) in maniera più graduale possibile, esempio: a 38 anni inizio a risparmiare il 30%, a 40 il 20%, a 45 smetto di risparmiare, a 50 mi licenzio o faccio dowshifting con un part-time ed inizio ad erodere il capitale, o quantomeno la rendita, oltre al mio eventuale reddito, a 60-65 mi godo rendita più assegno pensionistico.
Questo per abituarsi gradualmente ad un tenore di vita in costante aumento, perchè credo (dalla mia esperienza e punto di vista) che non sia facile passare da una vita da 1000-1200€ mese ad una da 4/5000€ che diciamocelo è una vita nella bambagia per uno "abituato peggio".
Voi come la pensate?

Vero in teoria. Nella pratica abbiamo tutti avuto almeno un nonno che nonostante la guerra fosse finita da decenni, avesse proprietà, pensione e tranquillità, ancora faceva le pulci sul centesimo. Mia nonna mi mandava in paese a comprare il prosciutto "di seconda scelta" (e mi vergognavo come una canaglia :D)

Secondo me più o meno il tenore di vita che ci si cuce addosso nei primi anni di reddito diventa poi molto difficile da scardinare. E si finisce per provare godimento nel risparmiare un euro del caffè quando i colleghi escono, nel comprare yogurt "schifolat" perché tanto sono uguali agli altri, e via dicendo. E alla fine ci si trova vecchi milionari che non cenano mai fuori perché non capiscono perché mai si dovrebbe, visto che si può mangiare "gratis" a casa.

Comunque giusto per dire, MAGARI aver fatto in questi anni mutui non da 200k (dove abito io ti ci compri un bilocale...) ma da 1000k con i tassi a zero e ora inflazione al 9...
 
Ciao a tutti, anche io, dal giorno che ho iniziato a lavorare (quasi 6 anni fa, ho 27 anni) ho deciso che il mio tempo ed impegno non lo voglio sprecare, o meglio voglio farlo rendere nel modo migliore, allora ho incominciato a risparmiare il più possibile (nei limiti della decenza per avere comunque una vita degna, ma niente auto nuove, niente mutui da 200k, niente iphone nuovi etc...) per avere un futuro migliore in termini di possibilità di spesa.
Ho letto quasi tutto il post ed ho una riflessione da proporvi:
se uno risparmia che ne so il 50% o più di quello che guadagna e vive al minimo delle sue possibilità, o comunque in maniera abbastanza frugale, facciamo un esempio pratico, uno che guadagna 24000 netti l'anno e ne spende 12000, al momento della resa dei conti, ovvero quando dovrebbe switchare e fare un downgrade al lavoro, licenziarsi e vivere di rendita, o iniziare ad erodere il capitale mantenendo comunque il suo lavoro attuale, è detto che riesca facilmente? Mi spiego meglio: se uno fa 20-30 anni di lavoro (questo serve per un FIRE, FATFIRE o semi-FIRE) e vive una vita di livello inferiore alle sue possibilità, accumulando che so 1 milione, 2 o 3 di euro, poi a 45-50 anni riuscirà a vivere con un tenore migliore? questo comporterebbe consumare quella ricchezza con beni che per tutta la vita hai evitato come la peste perchè non strettamente necessari.
Con questo voglio dire che secondo me, per non incappare in questo problema si dovrebbe arrivare al FATFIRE (o FIRE se si hanno meno soldi) in maniera più graduale possibile, esempio: a 38 anni inizio a risparmiare il 30%, a 40 il 20%, a 45 smetto di risparmiare, a 50 mi licenzio o faccio dowshifting con un part-time ed inizio ad erodere il capitale, o quantomeno la rendita, oltre al mio eventuale reddito, a 60-65 mi godo rendita più assegno pensionistico.
Questo per abituarsi gradualmente ad un tenore di vita in costante aumento, perchè credo (dalla mia esperienza e punto di vista) che non sia facile passare da una vita da 1000-1200€ mese ad una da 4/5000€ che diciamocelo è una vita nella bambagia per uno "abituato peggio".
Voi come la pensate?

Ciao Stefano, secondo me già solo per il fatto che a 27 anni sei finito a scrivere su un forum di finanza (e ti sei iscritto ben prima) meriti un plauso e molto probabilmente non ti troverai tutta la vita a dover rincorrere lo stipendio per mantenere le apparenze e lo stile di vita, come la maggior parte delle altre persone. Ne conosco diverse che si lamentano sempre del lavoro che fanno, si lamentano del capo, vorrebbero lo stipendio doppio per fare la metà. Per che cosa? Per comprarsi la macchina più grossa, naturalmente a rate "così non ti accorgi" e pazienza se il bollo, "tassa ingiusta e incostituzionale", non si riesce a pagare. L'importante è avere iPhone nuovo e fare shopping nei centri commerciali il weekend.

Dall'altro lato ti consiglio di non privarti delle esperienze che puoi fare a 27 anni, senza indebitarti o azzerare i tuoi risparmi. Viaggia, curiosa, osa...il mondo non è bello solo per i rentier. Un famoso aforisma di qualcuno più saggio di me recita: tra vent'anni sarai più deluso dalle cose che non hai fatto che da quelle che hai fatto.

A proposito, nemmeno io sono un vecchio bacucco. Ho 35 anni e coltivo il sogno segreto di smettere di lavorare prima dei 50 anni, ma non mi faccio troppe illusioni, la vita ti può sorprendere sempre, nel bene e nel male.

:)
 
So di essere volutamente provocatorio.

Trovo in molti casi questo anelare per l'early retirement non troppo dissimile dall'anelare per la bella casa o la supercar.

In tutti e tre i casi, trovo insensato rinunciare ad avere una vita "piena" (qualsiasi cosa possa voler dire per ciascuno di noi) - soprattutto a 25,30,40 anni - in attesa di raggiungere l'agognato risultato a 50.

Mi /Vi auguro di non inseguire addirittura il FIRE come status symbol, solo per dire agli amici "ce l'ho fatta".

Quindi, la domanda che invito a porsi è la stessa che dovrebbe porsi chi fa sacrifici per il ferrarino... FIRE, d'accordo... ma per farne che?
 
Ciao a tutti, anche io, dal giorno che ho iniziato a lavorare (quasi 6 anni fa, ho 27 anni) ho deciso che il mio tempo ed impegno non lo voglio sprecare, o meglio voglio farlo rendere nel modo migliore, allora ho incominciato a risparmiare il più possibile (nei limiti della decenza per avere comunque una vita degna, ma niente auto nuove, niente mutui da 200k, niente iphone nuovi etc...) per avere un futuro migliore in termini di possibilità di spesa.
Ho letto quasi tutto il post ed ho una riflessione da proporvi:
se uno risparmia che ne so il 50% o più di quello che guadagna e vive al minimo delle sue possibilità, o comunque in maniera abbastanza frugale, facciamo un esempio pratico, uno che guadagna 24000 netti l'anno e ne spende 12000, al momento della resa dei conti, ovvero quando dovrebbe switchare e fare un downgrade al lavoro, licenziarsi e vivere di rendita, o iniziare ad erodere il capitale mantenendo comunque il suo lavoro attuale, è detto che riesca facilmente? Mi spiego meglio: se uno fa 20-30 anni di lavoro (questo serve per un FIRE, FATFIRE o semi-FIRE) e vive una vita di livello inferiore alle sue possibilità, accumulando che so 1 milione, 2 o 3 di euro, poi a 45-50 anni riuscirà a vivere con un tenore migliore? questo comporterebbe consumare quella ricchezza con beni che per tutta la vita hai evitato come la peste perchè non strettamente necessari.
Con questo voglio dire che secondo me, per non incappare in questo problema si dovrebbe arrivare al FATFIRE (o FIRE se si hanno meno soldi) in maniera più graduale possibile, esempio: a 38 anni inizio a risparmiare il 30%, a 40 il 20%, a 45 smetto di risparmiare, a 50 mi licenzio o faccio dowshifting con un part-time ed inizio ad erodere il capitale, o quantomeno la rendita, oltre al mio eventuale reddito, a 60-65 mi godo rendita più assegno pensionistico.
Questo per abituarsi gradualmente ad un tenore di vita in costante aumento, perchè credo (dalla mia esperienza e punto di vista) che non sia facile passare da una vita da 1000-1200€ mese ad una da 4/5000€ che diciamocelo è una vita nella bambagia per uno "abituato peggio".
Voi come la pensate?

L'idea della proporzionalità l'ho inserita anche io nel mio piano che prevede un accumulo decrescente e arrivato ad un certo punto un prelievo crescente nel tempo (se torni alle prime pagine mi pare di averlo già scritto). Comunque complimenti per il piano, a mio parere ottimo vista la tua giovane età OK!
 
So di essere volutamente provocatorio.

Trovo in molti casi questo anelare per l'early retirement non troppo dissimile dall'anelare per la bella casa o la supercar.

In tutti e tre i casi, trovo insensato rinunciare ad avere una vita "piena" (qualsiasi cosa possa voler dire per ciascuno di noi) - soprattutto a 25,30,40 anni - in attesa di raggiungere l'agognato risultato a 50.

Mi /Vi auguro di non inseguire addirittura il FIRE come status symbol, solo per dire agli amici "ce l'ho fatta".

Quindi, la domanda che invito a porsi è la stessa che dovrebbe porsi chi fa sacrifici per il ferrarino... FIRE, d'accordo... ma per farne che?

E' un obiettivo che ci si pone a mio modo di vedere come tanti altri....c'è chi del lavoro non ne può più ben prima dei 67 anni e avendone la possibilità (con il malloppo) può permettersi a quel punto il gusto di "mollare" e di vivere senza lavoro ma con i soldi una vita più soddisfacente (si spera) :D
 
So di essere volutamente provocatorio.

Trovo in molti casi questo anelare per l'early retirement non troppo dissimile dall'anelare per la bella casa o la supercar.

In tutti e tre i casi, trovo insensato rinunciare ad avere una vita "piena" (qualsiasi cosa possa voler dire per ciascuno di noi) - soprattutto a 25,30,40 anni - in attesa di raggiungere l'agognato risultato a 50.

Mi /Vi auguro di non inseguire addirittura il FIRE come status symbol, solo per dire agli amici "ce l'ho fatta".

Quindi, la domanda che invito a porsi è la stessa che dovrebbe porsi chi fa sacrifici per il ferrarino... FIRE, d'accordo... ma per farne che?

C'è gente che vive al di sotto delle proprie entrate, anche senza puntare al reinter.

Nel mio caso ho sempre avuto una buona propensione al risparmio senza avere obbiettivo del rieter.

Da quest'anno ho iniziato anche ad investire in borsa e a puntare a smettere di lavorare a 50 anni.

Avendo risparmiato prima riesco ad investire una buona fetta delle mie entrate (40%).

Penso che molto dipende dal lavoro che uno fa, e se gli piace quello.che fa.
 
So di essere volutamente provocatorio.

Trovo in molti casi questo anelare per l'early retirement non troppo dissimile dall'anelare per la bella casa o la supercar.

In tutti e tre i casi, trovo insensato rinunciare ad avere una vita "piena" (qualsiasi cosa possa voler dire per ciascuno di noi) - soprattutto a 25,30,40 anni - in attesa di raggiungere l'agognato risultato a 50.

Mi /Vi auguro di non inseguire addirittura il FIRE come status symbol, solo per dire agli amici "ce l'ho fatta".

Quindi, la domanda che invito a porsi è la stessa che dovrebbe porsi chi fa sacrifici per il ferrarino... FIRE, d'accordo... ma per farne che?

Il rischio dell'early ret è che se non si hanno hobbies, progetti e passioni col molto tempo a disposizione ci si potrebbe annoiare. Io non intendo personalmente l'early ret come stare sul divano ad intontirsi di tv ma occupare la giornata con molte attività e in parte anche progetti o hobby che potrebbero essere fonti di guadagno presente o futuro come imparare a ballare la salsa o un'attività specifica, università online o corsi online, ecc.
 
So di essere volutamente provocatorio.

Ben vengano le provocazioni che stimolano un giusto ragionamento!

Trovo in molti casi questo anelare per l'early retirement non troppo dissimile dall'anelare per la bella casa o la supercar.

Secondo me siamo proprio su due piani diversi. Costruirsi un sistema per disporre del proprio tempo ed eventualmente dedicarlo a chi amiamo è ben altra (più nobile) cosa rispetto all'inseguire oggetti costosi per effimera vanagloria.

trovo insensato rinunciare ad avere una vita "piena" (qualsiasi cosa possa voler dire per ciascuno di noi) - soprattutto a 25,30,40 anni - in attesa di raggiungere l'agognato risultato a 50.

Ovviamente vivere una vita di privazioni solo per arrivare il prima possibile al traguardo non è né sano, né sensato. Soprattutto se ci si priva di esperienze, opportunità di imparare e crescere, costruirsi ricordi futuri e così via. Ma sono certo che concorderai -viste le tue premesse- che non si possa considerare "piena" una vita fatta di colazioni o aperitivi al bar tutti i giorni, abiti costosi solo per esibire il loghino o rate da pagare per avere macchine che tutti ti invidiano.

Mi /Vi auguro di non inseguire addirittura il FIRE come status symbol, solo per dire agli amici "ce l'ho fatta".
In realtà in molti casi, particolarmente in Italia vista la nostra cultura di invidia verso "chi ce l'ha fatta", chi raggiunge il FIRE ha il problema opposto, ovvero una specie di vergogna a giustificare il fatto che viva senza lavorare, senza considerare il rischio di esclusione sociale perché non condivide più con gli amici lo stesso background di prima fatto di aperitivi post lavoro, attesa del weekend, lamentele verso il proprio capo ecc...

Quindi, la domanda che invito a porsi è la stessa che dovrebbe porsi chi fa sacrifici per il ferrarino... FIRE, d'accordo... ma per farne che?
Guarda, a mio avviso chi raggiunge il FIRE in Italia contando solo ed esclusivamente sul proprio lavoro ha le palle cubiche e come tale va solo elogiato, altro che questionato. Se ce la fa, farà del suo tempo cosa vuole e non è tenuto a dirlo a noi. Detto questo, noi ci focalizziamo sempre sulla parte "RE" della parolina FIRE (Retire Early), ma non è che la parte "FI" (Financial Independence) abbia un ruolo insignificante. Già solo il fatto di rendersi finanziariamente indipendenti, quindi impermeabili a qualunque riforma pensionistica venga varata, a qualunque valuta venga usata in futuro, a qualunque cigno nero il destino tenga in serbo per noi... beh è tanta roba. Poi puoi decidere di ritirarti o meno, ma intanto metti in cascina una serenità imparagonabile rispetto a chi ha solo e sempre fatto la cicala.
 
In tutti e tre i casi, trovo insensato rinunciare ad avere una vita "piena" (qualsiasi cosa possa voler dire per ciascuno di noi) - soprattutto a 25,30,40 anni - in attesa di raggiungere l'agognato risultato a 50.

Per molti non è questione di rinunciare, è che proprio non c'è abbastanza TEMPO per la tanto agognata "vita piena", a causa di quella cosuccia inevitabile chiamata LAVORO che di tempo (ed anche energie, a parte qualche caso fortunato) te ne leva parecchio proprio durante gli anni migliori, e quel poco che rimane (qualche weekend senza impegni extra-lavorativi e 3-4 settimane di ferie all'anno) PER ME non basta minimamente a soddisfare quello che io definirei "vita piena" secondo i MIEI standard, hobbies, progetti e aspirazioni... sono solo caramelline concesse allo schiavo che cercano invano di coprire l'amaro dell'ennesima ripartenza post-weekend o post-ferie della ruota del criceto.
Per altri bastano?. Buon per loro, a me no di sicuro.

Solo una vita da rentier priva della schiavitù lavorativa potrebbe darmi la libertà totale e la tranquillità che cerco inutilmente ORA... e quella vita può realizzarsi solo verso i 50 anni, con la giusta dose di risparmio, investimenti, sacrifici e rinunce da fare (purtroppo!) ORA per raggiungere l'agognato traguardo in un'età che ok non sarà più "la migliore", ma nemmeno "la peggiore"... a 50 anni uno può statisticamente sperare di godersi la propria vita post-lavorativa con salute e fisico ancora decenti/accettabili per almeno altri 10-15 anni, ben prima di arrivare ad essere un ultra 70enne pensionato ma ormai acciaccato e senza più la voglia di fare un cxxxx, a parte forse passare i giorni seduto in poltrona col plaid sulle ginocchia a rincojonirsi davanti alla tv.

E non vale neanche la solita frase fatta "se il lavoro ti toglie troppo tempo ed enegie, cambia lavoro", perchè anche qui, specie di questi tempi, solo una minoranza di fortunati potrebbe permetterselo con relativa facilità, frequenza, convenienza economica e sicurezza... molti altri, volenti o nolenti, sono ormai incastrati, costretti a farsi piacere o sopportare il lavoro che passa il convento, e ringraziare pure di conservarlo per più anni possibili senza ritrovarsi disoccupato.
 
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Ben vengano le provocazioni che stimolano un giusto ragionamento!



Secondo me siamo proprio su due piani diversi. Costruirsi un sistema per disporre del proprio tempo ed eventualmente dedicarlo a chi amiamo è ben altra (più nobile) cosa rispetto all'inseguire oggetti costosi per effimera vanagloria.



Ovviamente vivere una vita di privazioni solo per arrivare il prima possibile al traguardo non è né sano, né sensato. Soprattutto se ci si priva di esperienze, opportunità di imparare e crescere, costruirsi ricordi futuri e così via. Ma sono certo che concorderai -viste le tue premesse- che non si possa considerare "piena" una vita fatta di colazioni o aperitivi al bar tutti i giorni, abiti costosi solo per esibire il loghino o rate da pagare per avere macchine che tutti ti invidiano.


In realtà in molti casi, particolarmente in Italia vista la nostra cultura di invidia verso "chi ce l'ha fatta", chi raggiunge il FIRE ha il problema opposto, ovvero una specie di vergogna a giustificare il fatto che viva senza lavorare, senza considerare il rischio di esclusione sociale perché non condivide più con gli amici lo stesso background di prima fatto di aperitivi post lavoro, attesa del weekend, lamentele verso il proprio capo ecc...


Guarda, a mio avviso chi raggiunge il FIRE in Italia contando solo ed esclusivamente sul proprio lavoro ha le palle cubiche e come tale va solo elogiato, altro che questionato. Se ce la fa, farà del suo tempo cosa vuole e non è tenuto a dirlo a noi. Detto questo, noi ci focalizziamo sempre sulla parte "RE" della parolina FIRE (Retire Early), ma non è che la parte "FI" (Financial Independence) abbia un ruolo insignificante. Già solo il fatto di rendersi finanziariamente indipendenti, quindi impermeabili a qualunque riforma pensionistica venga varata, a qualunque valuta venga usata in futuro, a qualunque cigno nero il destino tenga in serbo per noi... beh è tanta roba. Poi puoi decidere di ritirarti o meno, ma intanto metti in cascina una serenità imparagonabile rispetto a chi ha solo e sempre fatto la cicala.

Bel post, sono d'accordissimo
 
Per molti non è questione di rinunciare, è che proprio non c'è abbastanza TEMPO per la tanto agognata "vita piena", a causa di quella cosuccia inevitabile chiamata LAVORO che di tempo (ed anche energie, a parte qualche caso fortunato) te ne leva parecchio proprio durante gli anni migliori, e quel poco che rimane (qualche weekend senza impegni extra-lavorativi e 3-4 settimane di ferie all'anno) PER ME non basta minimamente a soddisfare quello che io definirei "vita piena" secondo i MIEI standard, hobbies, progetti e aspirazioni... sono solo caramelline concesse allo schiavo che cercano invano di coprire l'amaro dell'ennesima ripartenza post-weekend o post-ferie della ruota del criceto.
Per altri bastano?. Buon per loro, a me no di sicuro.

Solo una vita da rentier priva della schiavitù lavorativa potrebbe darmi la libertà totale e la tranquillità che cerco inutilmente ORA... e quella vita può realizzarsi solo verso i 50 anni, con la giusta dose di risparmio, investimenti, sacrifici e rinunce da fare (purtroppo!) ORA per raggiungere l'agognato traguardo in un'età che ok non sarà più "la migliore", ma nemmeno "la peggiore"... a 50 anni uno può statisticamente sperare di godersi la propria vita post-lavorativa con salute e fisico ancora decenti/accettabili per almeno altri 10-15 anni, ben prima di arrivare ad essere un ultra 70enne pensionato ma ormai acciaccato e senza più la voglia di fare un cxxxx, a parte forse passare i giorni seduto in poltrona col plaid sulle ginocchia a rincojonirsi davanti alla tv.

E non vale neanche la solita frase fatta "se il lavoro ti toglie troppo tempo ed energie, cambia lavoro", perchè anche qui, specie di questi tempi, solo una minoranza di fortunati potrebbe permetterselo con relativa facilità, frequenza, convenienza economica e sicurezza... molti altri, volenti o nolenti, sono ormai incastrati, costretti a farsi piacere o sopportare il lavoro che passa il convento, e ringraziare pure di conservarlo per più anni possibili senza ritrovarsi disoccupato.

Molto bene, hai colto sinteticamente l'essenza dello spirito FIRE.

Qui deve essere chiaro lo spartiacque tra due grandi categorie di lavoratori: chi tollera/apprezza il proprio lavoro/impiego ricavandone a tratti anche fonte di gratificazione e chi invece vive il proprio lavoro come una pressochè costante privazione della propria libertà individuale, dovendo prostituire gran parte del proprio tempo-vita in buona salute, con l'unico scopo di ottenere il necessario per sopravvivere.

E' evidente che finchè ci si riconosce nella prima categoria, non si sarà tendenzialmente interessati a scendere dalla ruota del criceto, la quale verrà piuttosto vissuta come una stimolante ruota di un luna-park (almeno finchè dura...).

I thread dedicati al FIRE hanno dunque come target esclusivamente la seconda categoria di lavoratori, per i quali il miraggio del FIRE è più assimilabile alla liberazione anticipata da un carcere per buona condotta piuttosto che al sogno di potersi un giorno permettere di acquistare un'auto di lusso...
 
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