16/09/2019 12:26
Sotto scacco la banca centrale del petrolio. Ma per Eni è oro colato
Il greggio sta cercando di sfondare i 70 dollari dopo gli attacchi in Arabia Saudita, i più gravi di sempre secondo gli analisti. Rbc ritiene che saranno solo i primi droni e dubita che il Paese riuscirà a difendere le linee strategiche. Gli effetti sulla decisione della Fed mercoledì. Intanto crollano i rendimenti dei T bond | Lo shock dei prezzi potrebbe scatenare ulteriori tensioni geopolitiche
di Elena Dal Maso
Il petrolio Wti americano sta cercando di sfondare la resistenza dei 70 dollari al barile, questa mattina, una corsa di +9% a quota 59,7 dollari e il Brent balza del 9,83% a 66,14 dollari dopo il weekend caldo in Medio Oriente. Sabato dieci droni da combattimento hanno lanciato un attacco al sito produttivo di Saudi Aramco di Abqaiq a Buqyaq e al giacimento petrolifero di Khurais in Arabia Saudita, secondo quanto riportato da Gulf News. E' stata danneggiata metà della capacità produttiva del Paese, pari a 5,7 milioni di barili al giorno di greggio, che rappresentano oltre il 5% dell'intera produzione mondiale.
L'attacco è stato rivendicato dai ribelli Houthi dello Yemen, che nel 2014 hanno conquistato il maggior centro del Paese, San'a, e che sono in conflitto con il governo di Riyad, ma gli Usa hanno accusato direttamente l'Iran, loro storico sostenitore. E che ha preso di mira già in estate le petroliere di passaggio attraverso lo stretto di Hormuz. Theran si è subito difesa sostenendo di non aver alcuna responsabilità. E' stato definito subito dagli americani il maggior attacco petrolifero della storia dopo quello del 1990 di Saddam Hussein alle infrastrutture dell'Arabia Saudita durante la prima Guerra del Golfo.
Helima Croft, responsabile del settore materie prime a Rbc Capital Markets, ha scritto che rischia di essere in realtà il maggior attacco di sempre alla banca centrale del petrolio, l'Arabia Saudita, e che potrebbe rivelarsi un "game changer" per le dinamiche in Medio Oriente, visto che i droni sono riusciti a colpire con successo il più grande sito produttivo di petrolio esistente al mondo. Oggi Equita Sim concorda sostenendo che gli effetti sono più gravi rispetto all'invasione del Kuwait del 1990 e alla rivoluzione islamica in Iran del 1979.
Ora il dubbio si sposta sulla sicurezza dell'area: l'Arabia Saudita, che custodisce la maggiore scorta al mondo di petrolio, è in grado di proteggere i propri luoghi strategici? Gli analisti di Rbc ritengono che arriveranno altri attacchi e sospettano che riusciranno a colpire il segno. Il presidente Donald Trump ha dichiarato in una serie di tweet di aver autorizzato il rilascio della Strategic Petroleum Reserve, o SPR, "se necessario" per "mantenere i mercati ben forniti". Il Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti ha aggiunto che i 630 milioni di barili contenuti nell'SPR, la più grande scorta di greggio al mondo, verrebbero messi a disposizione "per compensare eventuali perturbazioni dei mercati petroliferi a seguito di questo atto di aggressione". Il presidente Trump ieri ha aggiunto che gli Stati Uniti sono "blocked and loaded", pronti quinti ad intervenire ne necessario in Medio Oriente con un un'azione militare.
Il Wall Street Journal, citando fonti saudite, ha scritto che entro questa sera Saudi Aramco riuscirà a recuperare un terzo della produzione. Robert Yawger, responsabile del settore Energia per conto di Mizuho Securities, ritiene che "3 milioni di barili al giorno torneranno sul mercato fra due e cinque giorni, mentre altri 2,7 milioni impiegheranno tempi più lunghi a causa della natura unica e dell'attrezzatura specifica in particolare ad Abqaiq". Lo stabilimento produce normalmente 9,8 milioni di barili di petrolio al giorno ed è considerato uno dei maggiori processori mondiali di greggio.
S&P Global Platts ha stimato che il Brent potrebbe toccare i 70 dollari e che a quel prezzo sarebbe sostenuto dai fondamentali. Negli scorsi mesi l'Arabia Saudita "ha portato le scorte di greggio ai livelli più bassi degli ultimi 10 anni, quindi il Paese da solo non ha più la stessa capacità reattiva di una volta”, ha scritto Bjørnar Tonhaugen, capo analisi del mercato petrolifero di Rystad Energy.
"L'attacco aereo della milizia appoggiata dall'Iran ai siti vitali di lavorazione del petrolio, nel cuore della regione petrolifera dell'Arabia Saudita ha letteralmente rovesciato il mercato in un weekend", ha aggiunto Magnus Nysveen, responsabile delle analisi di Rystad, suggerendo che potrebbe essere necessario sfruttare le riserve mondiali di petrolio per arginare un forte aumento dei prezzi. Tonhaugen dubita che gli Stati Uniti saranno in grado di mitigare efficacemente un aumento dei prezzi nel breve termine con il loro shale non avendo ancora una sufficiente capacità di esportazione". Di conseguenza Flynn ritiene, come già Rbc, che si tratta di "un evento storico e potrebbe avere conseguenze per anni".
Ubs ricorda che la partenza del consigliere per la sicurezza nazionale Usa, John Bolton, la scorsa settimana, era stata interpretata da molti come una riduzione del rischio politico globale, essendo uno stratega molto duro nei confronti dell'Iran e molto attivista sul piano militare. L'attacco di sabato potrebbe avere notevoli conseguenze geopolitiche, scrive Ubs. Mercoledì la Fed si riunirà per decidere il futuro della politica monetaria negli Stati Uniti. La banca centrale non considera di solito il prezzo del greggio un elemento fondamentale da tenere in considerazione, lo sono invece le tensioni commerciali e politiche. Questa mattina i mercati stanno comprando T-bond decennali, con il rendimento tornato a scendere in maniera brusca dall'1,9% all'1,82%.
Quanto ai riflessi su Piazza Affari, per Equita i titoli che beneficiano maggiormente del rialzo del greggio sono chiaramente Eni e Saipem . L'effetto sui conti del gruppo petrolifero italiano è diretto, grazie al maggior prezzo del greggio. La sim calcola che
per ogni aumento di 1 dollaro del valore del Brent, si hanno 170 milioni di utile netto in più, ovvero il 4% previsto per l'intero 2019.
Se quindi il greggio restasse stabile ai valori attuali, circa 10 dollari sopra i prezzi di chiusura di venerdì, Eni potrebbe vedere un utile decuplicato.
Questa mattina Eni guadagna il 2,5% a 14,4 euro, mentre Saipem sale dell'1,93% a 4,64 euro. Saras , invece, potrebbe soffrire degli attacchi per gli effetti negativi del greggio più caro.