19/07/2019 12:30
Deutsche Bank: ora Unicredit può acquisire Commerzbank e alzare il dividendo
Gli analisti fanno due conti su un merger reso possibile dalla pulizia dei conti di Unicredit e dal rialzo del titolo (+17,7%) da gennaio. L'operazione migliore è su carta e vede il Cet1 ratio salire dal 12,25% al 12,7% con un balzo dell'Mda buffer. E un un netto miglioramento dell'eps (+26%)
di Elena Dal Maso
Deutsche Bank ha scritto un report di una cinquantina di pagine su Unicredit , dedicando un ampio approfondimento al capitolo M&A, ovvero alla possibilità di acquisire il secondo gruppo tedesco, Commerzbank . Nei mesi scorsi si sono moltiplicate le voci di un interesse del gruppo guidato dal ceo, Jean Pierre Mustier, per Commerzbank e altre dell'interesse del governo tedesco per far sposare la banca, in difficoltà a macinare utili con i tassi negativi, agli italiani. Poi le acque si sono acquietate, lo stesso Mustier ha ribadito di stare preparando il nuovo piano industriale da presentare alla comunità finanziaria a fine anno.
Intanto Unicredit continua a fare pulizia negli Npl sia in Italia che nell'Est Europa e sta preparando con gli advisor una revisione del perimetro di gruppo, in modo da separare il più possibile le attività in Germania (Hypovereinsbank) con un beneficio sul lato del funding a basso costo. Gli analisti di Deutsche Bank sanno che, in mancanza di una normativa europea sull'M&A finanziario, che andrebbe a riconoscere sinergie e benefici specifici nelle operazioni transazionali, i merger sono difficili da eseguire. Ma oggi Unicredit ha comunque molte carte nel mazzo a suo favore per poter muovere su Commerzbank . A beneficio dei conti e anche della solidità patrimoniale.
La soluzione migliore è un'acquisizione 100% su carta che tiene conto del rialzo segnato dal titolo da inizio anno, ovvero il 17,7% a 11,68 euro per azione, con una capitalizzazione di mercato di 25,98 miliardi di euro, mentre Commerzbank vale 7,92 miliardi di euro al Dax di Francoforte. I rapporti sono di 0,5 volte il prezzo/valore di libro di Unicredit contro le 0,3 volte di Commerzbank .
Alla base dei calcoli c'è il riconoscimento di 20,371 miliardi di avviamento negativo (badwill), considerato un fattore probabile ma non scontato, oltre a sinergie di costo per 413 milioni di euro nel 2019, 1,238 miliardi nel 2020 e 2,064 miliardi nel 2021. Queste voci però trovano il contrappeso dei costi di integrazione, stimati in 3,096 miliardi di euro. L'80% dei quali però deriva dagli stipendi. Gli analisti prevedono un taglio del 18% della forza lavoro pari a 11.600 persone, che però riceverebbero 200/250mila euro a testa per uscire. Qui si vede che Deutsche Bank ha fatto la due diligence a inizio anno di Commerzbank (le previsioni erano di un taglio del 30% dei dipendenti), però in primavera i due istituti hanno deciso di non continuare i colloqui per un merger interno alla Germania.
E per mitigare gli effetti di una banca italiana che acquista il secondo istituto in Germania, i broker spiegano che l'ad Mustier sta facendo bene a separare gli attivi tedeschi in una società ad hoc, questa operazione verrà ben accolta a Francoforte e a Berlino. E permetterà poi di aumentare il funding ai costi nulli che hanno i gruppi tedeschi, visto che la Germania è ancora uno Stato a tripla A e il Bund viaggia con un rendimento negativo. Anche perché il business tedesco genera il 16,7% dei ricavi ma il 17,4% degli utile prima delle tasse.
Se l'Eps di Unicredit atteso per il 2019 è di 2,44 volte e dovrebbe scendere a 1,8 volte nel 2020 e 2021, la realtà combinata vedrebbe l'Eps scendere a 1,54 volte nel 2019, ma balzare a 2,08 volte nel 2020 e a 2,27 volte nel 2021, rispettivamente del 15% e 26%. Il badwill e la buona qualità degli asset di Commerzbank aiuteranno a raggiungere un Cet 1 ratio del 12,7% nel 2020 con ben 264 punti base di cuscinetto sui requisiti Srep, contro il 12,25% di Cet 1 di Unicredit al 31 marzo scorso e 219 punti base di buffer. Il payout ratio atteso entro fine anno del gruppo è del 30%, ma per Deutsche Bank post fusione può salire subito al 50%.
Con Commerzbank , Unicredit aumenterebbe la quota di mercato sui prestiti in Germania da 2% al 7% (e non ci sarebbero problemi di antitrust), pari a 352,3 miliardi di prestiti e 249,7 miliardi di Rwa (asset ponderati per il rischio), per 1.753 filiali e 62.913 dipendenti. Ora Unicredit ha 339 sportelli e 13.503 addetti in Germania. A quel punto le attività tedesche peserebbero per il 43% sui ricavi e il 50% sui prestiti con l'Italia che inciderebbe post fusione per il 34% dei ricavi (oggi è appena sono il 50%).