Unicredit: solo news n. 4

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ucg è partita in calo questa settimana. i 2,1 miliardi di euro incassati con la vendita delle quote in fineco potrebbero essere utilizzate per procedere con un’eventuale integrazione con Commerzbank, però le nuove prospettive a quanto pare non sono delle migliori..
 
15/07/2019 11:25

Bloomberg taglia 2 miliardi di ricavi a Unicredit e Intesa Sanpaolo

La Business Intellingence Unit aggiorna il consenso sulle 15 banche dello Stoxx 600 e mette a confronto l'indice Tier 1 rispetto al dividend yield, scoprendo che le banche offrono un rendimento da cedola del 5,98%, ben sopra i junior bond. Però gli istituti sotto stress possono non pagarli. Il caso Deutsche Bank​

di Elena Dal Maso

Il team di analisti finanziari di Bloomberg fa il punto della situazione sulle banche europee prima che inizi la stagione delle trimestrali a fine mese. E notano che il rendimento da cedola dei 15 maggiori istituti europei che compongono l'indice Euro Stoxx 600 oggi viaggia al 5,98%, due punti percentuali in più dell'indice sulle obbligazioni subordinate AT1 emesse dalle stesse banche, al 3,98%.

Un dato che emerge a causa della forte richiesta degli investitori per le obbligazioni, anche quelle più rischiose, che potrebbero non essere pagate dalle banche nel caso il Cet 1 scenda sotto i minimi regolamentari imposti da Francoforte. Nel contempo Bloomberg ha rivisto al ribasso le attese sui ricavi (revenues) degli istituti in base al consenso degli analisti interpellati. Rispetto allo scorso gennaio, si tratta di 17,16 miliardi di euro in meno e di 1,49 miliardi di maggiori accantonamenti causato soprattutto da tassi sempre negativi, che in prospettiva dovrebbe scendere ancora di più e dalla difficoltà del pil Ue a trovare una giusta crescita a causa anche di conflitti commerciali a livello globale.

Nel caso di Unicredit la banca guidata dall'amministratore delegato Jean Pierre Mustier dovrebbe registrare per il 2020 un miliardo netto in meno di ricavi e qualche accantonamento in meno (13 milioni), nel caso di Intesa si tratta di un calo di 1,050 miliardi di ricavi e nel contempo di 60 milioni in più di accantonamenti.

La situazione dei due maggiori istituti italiani è comunque migliore rispetto al worst in class, l'inglese Hsbc per la quale le previsioni di ricavi al 2020 sono di 2,94 miliardi in meno con ulteriori accantonamenti per 934 milioni di euro, seguita dalle banche francesi. Bnp Paribas dovrebbe registrare minori entrate per 2,18 miliardi e 191 milioni di accantonamenti in più al 2020, Societe Generale dovrebbe vedere 2,2 miliardi in meno di ricavi e 39 milioni in più di accantonamenti.

Il dibattito sulle due maggiori banche tedesche, Deutsche Bank e Commerzbank , se di fatto siano una trappola di valore, per Blooomberg resta ancora attuale. Usando il metodo di calcolo che mette a confronto il prezzo del titolo rapportato al capitale per il 2020 (PNav), DB e Commerz sono scese dalle prime tre posizioni rispettivamente, alla 33esima e nona posizione anche dopo il drastico piano di ristrutturazione annunciato da Deutsche Bank .

Il gruppo guidato dal ceo Christian Sewing, poi, aggiunge Bloomberg, potrebbe vedere scendere il cuscinetto di capitale (Mda buffer) calcolato sopra il target del Cet 1 ratio, atteso oltre il 12,5% rispetto al precedente oltre 13%. La banca, in merito, ha assicurato che si attende "di avere sufficiente capacità per ripagare le obbligazioni AT1 durante tutto il piano di ristrutturazione annunciato".
 
UniCredit: S&P alza l’outlook a stabile da negativo
16/07/2019 07:49 di Titta Ferraro
NEW
L’agenzia di rating S&P Global Ratings ha modificato l’outlook di UniCredit SpA a ‘stabile‘ (da negativo). Confermati i rating di UniCredit SpA a ‘BBB’ a lungo termine e ‘A2’ a breve termine come anche il rating delle emissioni.

S&P rimarca come UniCredit abbia significativamente migliorato la sua capacità di resilienza ad un ipotetico default del debito sovrano italiano ‘BBB/A2’ con outlook ‘negativo’. UniCredit potrebbe pertanto essere ora rated al di sopra del debito sovrano.
 
Questo è il report di MF sullo stesso argomento:

16/07/2019 08:00

S&P: Unicredit ha ora un outlook superiore a quello dell'Italia

Il giudizio sulle prospettive della banca guidata dall'ad Mustier non è più negativo, come quello attribuito al paese, ma è stato alzato a stabile. Confermati i rating: BBB a lungo termine e A2 a breve termine. Ora l'agenzia potrebbe attribuire al gruppo un giudizio superiore rispetto a quello riconosciuto al debito italiano​

di Paola Valentini

Unicredit ha ora un outlook superiore a quello dell'Italia, secondo l'agenzia di rating S&P che ha migliorato il giudizio sulle prospettive della banca guidata dall'ad, Jean Pierre Mustier, portandolo da negativo a stabile. Confermati i rating: BBB a lungo termine e A2 a breve termine come anche il rating delle emissioni.

La motivazione addotta da S&P è che Unicredit ha significativamente migliorato la sua capacità di resilienza a un ipotetico default del debito sovrano italiano. "Ne consegue che prossimamente S&P potrebbe attribuire a Unicredit un rating superiore rispetto a quello riconosciuto al debito sovrano italiano", ha affermato l'agenzia.

Ad aprile S&P aveva confermato per il Paese la tripla BBB e un outlook negativo a lungo termine, allontanando i timori per un taglio del giudizio di merito creditizio. S&P è intervenuta anche su Bnl (gruppo Bnp Paribas) di cui ha alzato il rating a BBB+ da BBB, un grado sopra quello dell'Italia. Confermati, invece, i giudizi per Mediobanca e Intesa Sanpaolo , su cui rimane l'outlook negativo, così come su Bnl.

L'agenzia di rating ha preso in esame le quattro banche italiane perché "pensiamo che siano in una posizione migliore rispetto ai loro competitor domestici per superare gli effetti di un potenziale indebolimento del contesto economico e di mercato in Italia". Unicredit , Mediobanca e Intesa Sanpaolo "stanno migliorando la propria resilienza per resistere a un ipotetico default dell'Italia". Per Bnl il miglioramento del rating "riflette principalmente il supporto" della controllante Bnp Paribas.

Nel frattempo prosegue il momento positivo dell'obbligazionario italiano con lo spread Btp/Bund che ieri ha archiviato la seduta in netta contrazione a 190 punti base circa. Venerdì sera Dbrs ha confermato il rating dell'Italia BBB (high) con outlook stabile.
 
UNICREDIT, CONTROLLATA BULGARA CEDE CREDITI IN SOFFERENZA PER 28 MILIONI

UniCredit si alleggerisce dei crediti in sofferenza. Attraverso la sua sussidiaria UniCredit Bank Hungary, ha siglato un accordo per la cession pro-soluto di un portafoglio di mutui residenziali, crediti non garantiti e scoperti di conto con la società finanziaria Ungherese, EOS Faktor Zrt.

Il portafoglio ha per oggetto esclusivamente crediti derivanti da contratti di finanziamento regolati dal diritto ungherese per un ammontare – al lordo delle rettifiche di valore – di circa 28 milioni di Euro (HUF 9,0 miliardi).

UniCredit Bank Hungary ha inoltre raggiunto un accordo triennale con EOS Faktor Zrt. per la cessione di nuovi flussi ad NPL nel segmento dei mutui residenziali, credito al consumo non garantito, crediti SME predefiniti e scoperti di conto.

L'impatto verrà recepito nel bilancio UniCredit del secondo trimestre 2019.

(TELEBORSA) 17-07-2019 09:23
 
19/07/2019 08:05

Unicredit, Moody's alza il rating

La banca incassa un'altra promozione dopo quella di S&P. Alzato il giudizio a baa3 da ba1. Anche il rating del debito senior non preferred e il rating Tier 2 sono stati migliorati a Baa2 e a Baa3. Confermato il debito senior a lungo termine e il rating di deposito a Baa1/P-2, due gradini sopra l'Italia​

di Paola Valentini

Mentre proseguono le attività per ridurre in modo sensibile sia il portafoglio di non performing loans, sia l'esposizione ai titoli di Stato italiani e dopo l'uscita dal capitale di FinecoBank (con un incasso di oltre 2,1 miliardi di euro) a beneficio dei requisiti patrimoniali, Unicredit incassa un'altra promozione dalle agenzie di rating.

Moody's ha alzato il rating stand-alone del gruppo a baa3 da ba1. Di conseguenza, anche il rating del debito senior non preferred e il rating Tier 2 della banca guidata dall'ad, Jean Pierre Mustier, sono stati migliorati rispettivamente a Baa2 (da Baa3) e a Baa3 (da Ba1).

Allo stesso tempo, Moody's ha confermato il debito senior a lungo termine della banca e il rating di deposito a Baa1/P-2. Unicredit rimane con un rating di due gradini al di sopra di quello del debito sovrano italiano, secondo le valutazioni di Moody's. L'outlook è stato confermato stabile.

A inizio settimana S&P Global Ratings aveva modificato l'outlook di Unicredit da negativo a stabile, confermando i rating a BBB a lungo termine e A2 a breve termine come anche il rating delle emissioni.

La motivazione addotta da S&P è che Unicredit ha significativamente migliorato la sua capacità di resilienza a un ipotetico default del debito sovrano italiano valutato dall'agenzia BBB/A2, lo stesso della banca, con un outlook negativo. A Unicredit , dice S&P, potrebbe pertanto essere ora dato un rating al di sopra del debito sovrano.
 
19/07/2019 10:05

Credit Suisse, 8 banche a confronto prima dei conti

Da giugno 2017 la performance delle banche è scesa del 25% mentre il Bund è passato da un rendimento del +0,7% a -0,4% con una correlazione diretta. Ora la Bce taglierà i tassi a settembre avviando un altro Qe, stringendo i margini di guadagno. Alcuni dividendi non saranno sostenibili

di Elena Dal Maso

Credit Suisse fa un'analisi delle banche europee con la stagione delle trimestrali già avviata per gli istituti del Nord Europa, mentre in Italia parte a fine luglio e vede i due maggiori gruppi pubblicare i conti il 29 con Unicredit e il 31 con Intesa Sanpaolo . Il punto di partenza degli analisti svizzeri è che la Bce, nelle loro attese, taglierà i tassi, già negativi per lo 0,4% a settembre e avvierà un altro programma di Quantitative Easing.

Nel frattempo, dal giugno del 2017, la performance delle banche europee è scesa del 25% mentre il Bund è passato da un rendimento del +0,7% al -0,4% con una correlazione diretta. E questo può far capire quale può essere l'impatto di un'altra riduzione dei tassi in Europa sui margini di guadagno degli istituti. Con l'effetto che in alcuni casi la necessità di rispondere a regole sempre più restrittive in materia di solidità del capitale renderà alcuni dividendi poco sostenibili.

Le valutazioni sulle banche sono a bassi livelli dal punto di vista storico rispetto al ritorno sul patrimonio tangibile (Rote), ma questo è un catalizzatore insufficiente se si considerano le stime degli utili in calo. E non siamo nel periodo giusto per produrre facili utili, quindi la crescita rimane un fattore di performance relativa.

Quello che può aiutare i margini sono settori quali la bancassicurazione eil private banking (che per Credit Suisse si posizionano meglio in Francia e nel Benelux) e negli utili che arrivano dai mercati emergenti dove vi sono migliori prospettive di crescita e di tassi rispetto al classico margine di intermediazione (Nii) che è sceso anche nelle ultime trimestrali delle grandi banche americane (-8% su base annua, inferiore del 2% rispetto al consenso, con particolare debolezza dell'area Emea). Anche i risultati degli istituti scandinavi hanno mostrato una pressione sui margini e sulle commissioni. Gli utili da trading, dal canto loro, sono soggetti a commissioni deboli e alla perdita di quote di mercato.

Rimangono di conseguenza alcuni rischi sui dividendi quando sono correlati a un payout alto e in vista di un taglio dei tassi. Nello specifico delle banche italiane, Credit Suisse tiene conto del forte rally dei Btp, ma lo considera momentaneo e non in grado di sostenere da solo gli utili degli istituti di credito. Gli analisti scelgono quindi 4 banche in Europa da inserire nella loro Buy list e altre 4 su cui esprimo giudizi di riserva.

Le scelte (outperform) vanno quindi su Abn Amro (ha fissato il Cet1 ratio al 18%, un livello molto alto in Europa, potrebbe ridurlo e distribuire maggiore dividendo), Caixabank, Credit Agricole e Ubs. I titoli da vendere (underperform) sono Deutsche Bank , Intesa Sanpaolo , Societe Generale , Swedbank.

Nello specifico, su Intesa il rating è underperform con target price a 1,8 euro e un possibile storno dai valori attuali del 12%, mentre nel caso di Unicredit il giudizio è neutral, target price di 13,3 euro e un possibile rialzo del 15%. La cedola di Intesa viene posta in area Less Affordable, mentre quella di Deutsche Bank è nella sezione Bubble Size. La banca tedesca ha appena annunciato 18mila tagli e un piano di ristrutturazione che prevede la nascita di una bad bank da 74 miliardi di euro. E per ora non si parla di aumento di capitale.
 
19/07/2019 12:30

Deutsche Bank: ora Unicredit può acquisire Commerzbank e alzare il dividendo

Gli analisti fanno due conti su un merger reso possibile dalla pulizia dei conti di Unicredit e dal rialzo del titolo (+17,7%) da gennaio. L'operazione migliore è su carta e vede il Cet1 ratio salire dal 12,25% al 12,7% con un balzo dell'Mda buffer. E un un netto miglioramento dell'eps (+26%)​

di Elena Dal Maso

Deutsche Bank ha scritto un report di una cinquantina di pagine su Unicredit , dedicando un ampio approfondimento al capitolo M&A, ovvero alla possibilità di acquisire il secondo gruppo tedesco, Commerzbank . Nei mesi scorsi si sono moltiplicate le voci di un interesse del gruppo guidato dal ceo, Jean Pierre Mustier, per Commerzbank e altre dell'interesse del governo tedesco per far sposare la banca, in difficoltà a macinare utili con i tassi negativi, agli italiani. Poi le acque si sono acquietate, lo stesso Mustier ha ribadito di stare preparando il nuovo piano industriale da presentare alla comunità finanziaria a fine anno.

Intanto Unicredit continua a fare pulizia negli Npl sia in Italia che nell'Est Europa e sta preparando con gli advisor una revisione del perimetro di gruppo, in modo da separare il più possibile le attività in Germania (Hypovereinsbank) con un beneficio sul lato del funding a basso costo. Gli analisti di Deutsche Bank sanno che, in mancanza di una normativa europea sull'M&A finanziario, che andrebbe a riconoscere sinergie e benefici specifici nelle operazioni transazionali, i merger sono difficili da eseguire. Ma oggi Unicredit ha comunque molte carte nel mazzo a suo favore per poter muovere su Commerzbank . A beneficio dei conti e anche della solidità patrimoniale.

La soluzione migliore è un'acquisizione 100% su carta che tiene conto del rialzo segnato dal titolo da inizio anno, ovvero il 17,7% a 11,68 euro per azione, con una capitalizzazione di mercato di 25,98 miliardi di euro, mentre Commerzbank vale 7,92 miliardi di euro al Dax di Francoforte. I rapporti sono di 0,5 volte il prezzo/valore di libro di Unicredit contro le 0,3 volte di Commerzbank .

Alla base dei calcoli c'è il riconoscimento di 20,371 miliardi di avviamento negativo (badwill), considerato un fattore probabile ma non scontato, oltre a sinergie di costo per 413 milioni di euro nel 2019, 1,238 miliardi nel 2020 e 2,064 miliardi nel 2021. Queste voci però trovano il contrappeso dei costi di integrazione, stimati in 3,096 miliardi di euro. L'80% dei quali però deriva dagli stipendi. Gli analisti prevedono un taglio del 18% della forza lavoro pari a 11.600 persone, che però riceverebbero 200/250mila euro a testa per uscire. Qui si vede che Deutsche Bank ha fatto la due diligence a inizio anno di Commerzbank (le previsioni erano di un taglio del 30% dei dipendenti), però in primavera i due istituti hanno deciso di non continuare i colloqui per un merger interno alla Germania.

E per mitigare gli effetti di una banca italiana che acquista il secondo istituto in Germania, i broker spiegano che l'ad Mustier sta facendo bene a separare gli attivi tedeschi in una società ad hoc, questa operazione verrà ben accolta a Francoforte e a Berlino. E permetterà poi di aumentare il funding ai costi nulli che hanno i gruppi tedeschi, visto che la Germania è ancora uno Stato a tripla A e il Bund viaggia con un rendimento negativo. Anche perché il business tedesco genera il 16,7% dei ricavi ma il 17,4% degli utile prima delle tasse.

Se l'Eps di Unicredit atteso per il 2019 è di 2,44 volte e dovrebbe scendere a 1,8 volte nel 2020 e 2021, la realtà combinata vedrebbe l'Eps scendere a 1,54 volte nel 2019, ma balzare a 2,08 volte nel 2020 e a 2,27 volte nel 2021, rispettivamente del 15% e 26%. Il badwill e la buona qualità degli asset di Commerzbank aiuteranno a raggiungere un Cet 1 ratio del 12,7% nel 2020 con ben 264 punti base di cuscinetto sui requisiti Srep, contro il 12,25% di Cet 1 di Unicredit al 31 marzo scorso e 219 punti base di buffer. Il payout ratio atteso entro fine anno del gruppo è del 30%, ma per Deutsche Bank post fusione può salire subito al 50%.

Con Commerzbank , Unicredit aumenterebbe la quota di mercato sui prestiti in Germania da 2% al 7% (e non ci sarebbero problemi di antitrust), pari a 352,3 miliardi di prestiti e 249,7 miliardi di Rwa (asset ponderati per il rischio), per 1.753 filiali e 62.913 dipendenti. Ora Unicredit ha 339 sportelli e 13.503 addetti in Germania. A quel punto le attività tedesche peserebbero per il 43% sui ricavi e il 50% sui prestiti con l'Italia che inciderebbe post fusione per il 34% dei ricavi (oggi è appena sono il 50%).
 
L'intervista a Mustier

22/07/2019 08:21

Unicredit: Mustier, focus su efficienza e trasformazione business (Mi.Fi.)

MILANO (MF-DJ)--Per Unicredit l'uscita da Fineco e' stata una delle ultime tappe del piano industriale Trasform 2019. In questi ultimi tre anni la banca di piazza Gae Aulenti ha rivisto profondamente il proprio perimetro, rinunciando ad asset come Pioneer, Bank Pekao e, per l'appunto, la banca online ereditata da Capitalia. Ma per l'amministratore delegato Jean Pierre Mustier non si e' trattato di misure opportunistiche. Al contrario il banchiere francese ha un'idea precisa del percorso industriale intrapreso dal gruppo, un percorso che continuera' con il nuovo piano. La strategia sara' tenuta a battesimo a Londra nel prossimo mese di dicembre, ma in una conversazione con MF-Milano Finanza Mustier ne ha illustrato obiettivi e linee guida.

Domanda. Signor Mustier, in questi mesi il vertice di Unicredit sta lavorando al nuovo piano. Che piano sara'?
Risposta. I dettagli e la strategia saranno comunicati in dicembre. Transform 2019 e' stato un piano di ristrutturazione nell'ambito del quale ci siamo concentrati sulla pulizia dell'attivo, sul controllo dei costi e sul rafforzamento dei ratio di capitale. A pochi mesi dalla conclusione del piano, posso dire che abbiamo fatto molta strada, come dimostrano i risultati gia' raggiunti. I recenti upgrade che abbiamo ricevuto da S&P e Moody's ne sono una conferma tangibile. Nel nuovo piano invece lavoreremo molto di piu' sulla trasformazione di Unicredit . L'efficienza arrivera' soprattutto dall'ottimizzazione delle attivita'. Per esempio semplificheremo i processi e la gamma prodotti grazie all'automatizzazione e alla digitalizzazione. Questo genere di efficienza consentira' alle nostre persone di dedicare molto piu' tempo al cliente.
D. Un esempio.
R. In Germania stiamo gia' lavorando in questa direzione: alla fine del 2017 occorrevano 80 minuti per aprire un conto corrente visto che il cliente doveva leggere una ventina di pagine e fare 40 firme. Abbiamo semplificato il processo e oggi bastano 14 minuti, grazie all'introduzione della firma elettronica. I minuti risparmiati ci consentono di dedicare tempo e energie a seguire i clienti e ad acquisirne di nuovi. Nel nuovo piano estenderemo questo metodo a tutti i nostri processi puntando sull'efficienza. Un'efficienza che sara' una leva fondamentale in un contesto di debole crescita economica e di tassi negativi che ci aspettiamo per i prossimi anni in Europa. In questo contesto non e' credibile una strategia basata sulla crescita dei ricavi. Bisognera' muovere piu' leve e lavorare sia sulla stabilizzazione delle fonti di reddito che sul controllo dei costi.
D. Nella strategia potrebbe rientrare anche la creazione di una subholding per le banche estere?
R. In vista del nuovo piano strategico, abbiamo annunciato lo scorso maggio quattro misure finanziarie e una di queste consiste nella evoluzione della struttura del gruppo aumentando le potenzialita' e la flessibilita' e, in particolare, ottimizzando il costo della raccolta. Si tratta di un'opzione che potrebbe rivelarsi utile qualora ci trovassimo ad affrontare un contesto negativo di mercato. Tutte le quattro misure peraltro vanno viste in prospettiva come strumenti per potenziare il profilo della banca. Non c'e' nulla di piu' di questo. Siamo e resteremo quotati in Italia e con il nostro quartier generale in Italia.
D. Sara' un piano stand alone?
R. Il piano avra' come presupposto la crescita organica: oggi un'integrazione di dimensioni importanti e' estremamente difficile. Sono circolate molte voci che preferiamo non commentare, ma siamo sempre stati molto chiari su questo punto. nostra abitudine dire quello che facciamo e fare quello che diciamo.
D. Lei ha parlato di ricavi. Qualcuno ritiene che in questi anni Unicredit abbia penalizzato la propria base ricavi cedendo partecipate molto redditizie come Pioneer o Fineco . Cosa risponde?
R. Guardiamo all'asset management, settore del quale ho peraltro avuto esperienza diretta prima di tornare in Unicredit . Da Amundi oggi noi riceviamo esattamente le stesse commissioni che ricevevamo da Pioneer, quando era controllata da Unicredit . Da quel punto di vista nulla e' cambiato. Quello che non abbiamo piu' e' la proprieta' della fabbrica prodotto, ma questa scelta e' stata dettata da considerazioni di carattere industriale: oggi un asset manager per bilanciare il costo di produzione ed essere profittevole deve avere una massa critica di almeno 1.000 miliardi, cosa che Pioneer non aveva prima della fusione con Amundi. Insomma, potevamo o fare acquisizioni (strategia che avrebbe assorbito molto capitale) oppure optare per un'integrazione. Una scelta simile del resto ha riguardato anche l'equity brokerage che qualche anno fa abbiamo chiuso, affidando le attivita' in gestione a Kepler. Anche in quel caso qualcuno ci accuso' di esserci ritirati dal settore, ma la strategia era perfettamente coerente. Per internalizzare una fabbrica prodotto oggi occorre avere la massa critica che la renda profittevole, altrimenti la strada obbligata e' l'esternalizzazione.
D. Stesso discorso per Fineco ?
R. Anche in questo caso la cessione va vista in prospettiva ed e' per certi versi un caso simile alla vendita di Bank Pekao avvenuta all'inizio del piano. Da un lato tra Unicredit e Fineco non c'erano significative sinergie industriali e non avrebbe avuto senso cercare di svilupparle. Oggi Fineco ha bisogno di crescere in maniera indipendente e siamo felici di averla aiutata in questo percorso. Dall'altro lato la dismissione e' avvenuta a multipli particolarmente favorevoli: basti pensare che dalla cessione di maggio Unicredit ha incassato l'equivalente di 17 anni di dividendi. Va da se' insomma che la cessione ha avuto molto senso per Unicredit , soprattutto per il forte contributo ai nostri livelli di capitale. Oggi una robusta dotazione di capitale, nel quadro regolamentare, ci da' piu' opzioni per aumentare il ritorno dei nostri azionisti.
D. Da questo punto di vista allora perche' non vendere anche la quota in Mediobanca ?
R. Perche' se oggi vendessimo quella partecipazione finanziaria registreremmo un impatto negativo sul capitale. Quando e se ci saranno le condizioni favorevoli, prenderemo una decisione. Quanto alla governance di Mediobanca , anche se Unicredit e' un investitore finanziario che non interferisce con le scelte del board, avevamo comunque proposto la creazione di un patto di sindacato piu' forte per proteggere l'istituto. Gli altri soci pero' non hanno voluto.
D. Deutsche Bank ha appena annunciato un drastico piano di ristrutturazione. Che sfide vede per il settore bancario in Europa?
R. L'evoluzione del settore bancario in Europa e' una questione complessa. Bisogna partire dalla constatazione che le banche europee hanno perso la battaglia del corporate & investment banking contro le concorrenti americane. Quello che oggi i nostri istituti possono fare e' concentrarsi sul tessuto delle piccole e medie imprese che rappresentano il 70% dell'occupazione in Europa. Queste realta' hanno bisogno di capitali per crescere, capitali che vengono solo in piccola o piccolissima misura dal venture capital e dagli investitori internazionali. La capacita' di attrarre capitali e' oggi un problema fondamentale: per rendersene conto e' sufficiente confrontare il rapporto tra mercato dei capitali e Pil negli Usa e in Europa. Le banche nel medio termine dovranno essere in grado di mettere in campo soluzioni. Unicredit , per esempio, ha creato, insieme con importanti gestori internazionali, una piattaforma per un valore fino a 2 miliardi di euro per partecipazioni di minoranza a lungo termine nelle pmi. Non solo. Abbiamo avviato un programma di accelerazione rivolto alle start up per favorire lo sviluppo di nuove attivita' imprenditoriali. Iniziative che confermano la nostra vocazione di banca commerciale paneuropea. Un'altra sfida e' fornire risorse finanziarie a persone che secondo i criteri tradizionali non potrebbero accedervi, attraverso forme di microcredito; oppure finanziare progetti ad impatto sociale. Anche questa e' una missione in cui oggi Unicredit crede molto.
D. Un problema aperto per il sistema e' il completamento dell'Unione Bancaria. A che punto e'?
R. Sono molto attento a questo tema, anche per il mio ruolo di presidente della European Banking Federation. Il dibattito sul completamento dell'Unione Bancaria oggi e' concentrato soprattutto sullo schema di assicurazione dei depositi, ma il tema e' piu' ampio. La questione cruciale e' attrarre capitali dall'estero: per questo e' importante ridurre la forte frammentazione del sistema bancario europeo e renderlo piu' omogeneo. Faccio un esempio: chi investe nel settore bancario negli Usa non fa distinzione tra istituti dello stato di New York o della California. In Europa invece si pensa ancora in termini di banche italiane, tedesche o spagnole. Questo va superato.
red/cce (fine) MF-DJ NEWS
 
UNICREDIT: VALUTA TAGLIO FINO A 10MILA POSTI LAVORO (STAMPA)

Nel nuovo piano atteso a dicembre. Da banca "no comment" (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 22 lug - UniCredit starebbe valutando il taglio fino a 10mila posti di lavoro e una riduzione dei costi operativi. Misure che rientrano nel nuovo piano strategico (che verra' presentato al mercato il prossimo dicembre). A riportare l'indiscrezione e' l'agenzia Bloomberg. I numeri finali della riduzione della forza lavoro, aggiunge l'articolo, sono ancora sotto esame e potrebbero essere molto piu' bassi. I tagli coinvolgeranno sia il personale in Italia - dove il gruppo bancario ha il maggior numero di dipendenti - sia gli altri Paesi. L'istituto guidato da Jean Pierre Mustier sta anche valutando una riduzione di altre spese operative fino al 10%. UniCredit, contatto in merito, non ha commentato le indiscrezioni.

Red-Enr- (RADIOCOR) 22-07-19 13:57:04
 
22/07/2019 16:09

Unicredit non commenta le voci sui maxi esuberi

Interpellata in merito alle indiscrezioni riferite da Bloomberg, che ha riferito della possibile individuazione di un numero d'esuberi fino a 10 mila unità nell'ambito del prossimo Piano strategico, attraverso un portavoce Unicredit ha fatto sapere di non voler commentare le indiscrezioni di mercato​

Interpellata in merito alle indiscrezioni riferite da Bloomberg, che ha riferito della possibile individuazione di un numero d'esuberi fino a 10 mila unità nell'ambito del prossimo Piano strategico, attraverso un portavoce Unicredit ha fatto sapere di non voler commentare le indiscrezioni di mercato.

I rumors riportati parlano di esuberi individuati in particolare per l'Italia, dover il gruppo concentra oggi la maggior parte dei dipendenti, ma con impatti previsti anche in altri Paesi dove la banca è presente. Nell'ambito del Piano allo studio, Unicredit starebbe infine ragionando sulla possibilità di ridurre di un ulteriore 10% i costi operativi.
 
Titta Ferraro
23 luglio 2019 - 14:21

MILANO (Finanza.com) Dopo la prima reazione a caldo di ieri, con Unicredit sceso leggermente al rumor del possibile maxi-taglio del personale fino a 10 mila unità, oggi il titolo della banca di piazza Gae Aulenti si riprende con decisione e segna un progresso dell'1,75% a 11,38 euro. Oggi gli analisti di Hsbc hanno confermato buy sul titolo con prezzo obiettivo passato da da 16,50 a 16 euro. Raccomandazione buy confermata anche da Equita.

In generale tra gli analisti domina l’ottimismo sul titolo Unicredit: ben il 90,6% dei 32 analisti del consensus raccolto da Bloomberg dicono Buy, mentre il 9,4% consiglia Hold e nessuno dice Sell. Gli analisti vedono ampio spazio di ripresa dei corsi azionari di Unicredit, il prezzo obiettivo medio indicato è infatti 15,08 euro, con un potenziale upside del 33,6% rispetto ai livelli attuali.

L'indiscrezione lanciata da Bloomberg parla di tagli fino a 10 mila unità (11,5% della forza lavoro) previsti dal prossimo piano che verrà presentato a dicembre. L'obiettivo del piano sarebbe quello di portare ad efficienze che possano ridurre del 10% l'attuale base costi. "Se confermata, pensiamo che la riduzione della forza lavoro - sebbene possa portare a degli oneri straordinari - possa comunque essere gestibile", rimarcano gli analisti di Equita. "Nell'attuale contesto di bassi tassi di interesse, tale approccio confermerebbe la nostra view secondo la quale per le banche il miglioramento della profittabilità debba passare principalmente da efficienze e derisking, visto le limitate le leve per rafforzare la top line".
 
23/07/201918:42

Unicredit: Mustier, solo prepensionamenti d'intesa con sindacati

MILANO (MF-DJ)--E' soltanto attraverso i prepensionamenti - da concordare assieme alle sigle sindacali - che Unicredit intende gestire eventuali riduzioni di personale che potrebbero essere decise in occasione della presentazione del nuovo Piano d'impresa atteso a inizio dicembre. E' quanto scrive l'a.d. Jean Pierre Mustier in una lettera inviata poche ore fa ai dipendenti dell'istituto, in seguito a indiscrezioni di stampa di ieri che ipotizzavano fino a 10.000 esuberi. Un'ipotesi che il banchiere transalpino ha derubricato a "speculazione mediatica sul nostro piano". "Come sapete, noi non commentiamo mai le voci o le speculazioni, ma vorrei darvi alcune informazioni di contesto in modo che non andiate in vacanza con queste voci in mente", scrive Mustier in un altro passaggio della lettera. "Siamo nelle prime fasi di sviluppo del nostro nuovo piano quadriennale di gruppo. Il piano sara' finalizzato il prossimo novembre e sara' presentato a voi e ai nostri investitori il 3 dicembre. Come ho commentato in una recente intervista" rilasciata a Milano Finanza, "nel nuovo piano lavoreremo ancor di piu' sulla trasformazione di Unicredit . L'efficienza derivera' principalmente dall'ottimizzazione delle attivita', semplificando i nostri processi e la nostra gamma di prodotti attraverso l'automazione e la digitalizzazione. Questa sara' una leva fondamentale in un contesto di debole crescita economica e di tassi negativi che ci aspettiamo per i prossimi anni in Europa", ha osservato ancora il numero uno dell'istituto. "Tutte le banche europee stanno affrontando questa sfida e i suoi effetti. In Unicredit , ogni evoluzione del gruppo e di tutte le nostre banche sara' gestita attraverso il prepensionamento e, come sempre, in modo socialmente responsabile e in linea con le rappresentanze dei lavoratori del gruppo", ha aggiunto Mustier. Il banchiere ha concluso la lettera ricordando come nel corso dell'ultimo triennio "abbiamo chiesto molto" ai dipendenti. Ma "il vostro inesauribile impegno verso Unicredit e verso Transform 2019 e' stato prezioso per renderci una banca migliore e piu' forte": una banca paneuropea vincente. Permettetemi di ringraziarvi ancora una volta e di congratularmi con tutti voi per i risultati finora ottenuti", ha concluso il banchiere transalpino. ofb (fine) MF-DJ NEWS
 
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Per fare pareggio con UBS :D

24/07/201910:16

*Unicredit: Banca Akros alza rating a buy
 
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UNICREDIT, GOLDMAN SACHS AUMENTA IL TARGET

News Image (Teleborsa) - Gli analisti della banca d'affari americana Goldman Sachs hanno rivisto al rialzo il prezzo obiettivo su Unicredit, portandolo da 16,90 a 17,50 euro e hanno confermato la raccomandazione "buy".

(TELEBORSA) 24-07-2019 05:12
 
25/07/2019 08:25

Unicredit cede altri 1,1 miliardi di crediti in sofferenza

L'istituto ha siglato un accordo con un veicolo di cartolarizzazione finanziato da Spf Investment Management per la cessione di un portafoglio del valore di circa 1,1 mld di euro di crediti in sofferenza derivanti da contratti di credito chirografario verso clientela del segmento piccole e medie imprese italiane. Prosegue dunque a ritmo serrato la riduzione delle esposizioni deteriorate in vista del nuovo piano

di Francesca Gerosa

Unicredit cede un altro portafoglio di crediti in sofferenza. L'istituto guidato dal ceo, Jean Pierre Mustier, ha siglato un accordo con un veicolo di cartolarizzazione finanziato da Spf Investment Management L.P. per la cessione pro-soluto di un portafoglio di crediti in sofferenza derivanti da contratti di credito chirografario verso clientela del segmento piccole e medie imprese italiane.

Il portafoglio comprende esposizioni granulari derivanti da contratti di finanziamento regolati dal diritto italiano con una creditoria complessiva, al lordo delle rettifiche di valore, di circa 1,1 miliardi di euro. L'impatto della cessione è stato già recepito nel bilancio del secondo trimestre di quest'anno della banca.

La cessione costituisce parte dell'attuale strategia di Unicredit di riduzione delle esposizioni deteriorate e segue quella dello scorso 17 luglio di un portafoglio di mutui residenziali, crediti non garantiti e scoperti di conto da parte della sussidiaria Unicredit Bank Hungary con la società finanziaria ungherese, Eos Faktor Zrt. Il portafoglio aveva un ammontare, al lordo delle rettifiche di valore, di circa 28 milioni di euro.

Unicredit Bank Hungary ha, inoltre, raggiunto un accordo triennale con Eos Faktor per la cessione di nuovi flussi di Npl nel segmento dei mutui residenziali, credito al consumo non garantito, crediti Sme predefiniti e scoperti di conto. Anche in questo caso l'impatto è stato già recepito nel bilancio del secondo trimestre.

C'è grande attesa per il nuovo piano industriale del gruppo che sarà finalizzato il prossimo novembre e presentato agli investitori il 3 dicembre. Dopo le indiscrezioni secondo cui la banca sta valutando la riduzione della forza lavoro di circa 10.000 unità, il ceo Mustier, in una lettera inviata ai dipendenti ha chiarito che Unicredit gestirà eventuali riduzioni di personale nell'ambito del piano industriale 2020-2023 soltanto attraverso prepensionamenti.

"Non commentiamo mai le voci o le speculazioni ma vorrei darvi alcune informazioni di contesto in modo che non andiate in vacanza con queste voci in mente", ha scritto Mustier. "Nel nuovo piano, lavoreremo ancor di più sulla trasformazione di Unicredit . L'efficienza deriverà principalmente dall'ottimizzazione delle attività, semplificando i nostri processi e la nostra gamma di prodotti attraverso l'automazione e la digitalizzazione. Questa sarà una leva fondamentale in un contesto di debole crescita economica e di tassi negativi che ci aspettiamo per i prossimi anni in Europa", ha sottolineato il banchiere.

D'altra parte "tutte le banche europee stanno affrontando questa sfida e i suoi effetti. In Unicredit , ogni evoluzione del gruppo e di tutte le nostre banche sarà gestita attraverso il prepensionamento e, come sempre, in modo socialmente responsabile e in linea con le rappresentanze dei lavoratori del gruppo", ha concluso Mustier.
 
Consensus

29/07/2019 08:15

Unicredit, il consenso vede l'utile del secondo trimestre a oltre 2 mld

A 2,133 mld di euro, in forte crescita rispetto agli 1,387 mld del primo trimestre e agli 1,024 mld dello stesso periodo 2018. Il margine di intermediazione medio è indicato a 4,643 mld e il risultato netto di gestione a 1,513 mld. I conti saranno pubblicati il 7 agosto. Il 91% dei broker ha un buy sull'azione e il 9% hold, nessuno sell. La trimestrale recepisce le recenti cessioni di npl e la vendita di FinecoBank​

di Paola Valentini

Il consenso degli analisti sul conto economico del secondo trimestre 2019 di Unicredit prevede un utile netto medio di 2,133 miliardi e di 2,225 miliardi mediano in forte crescita rispetto agli 1,387 miliardi del primo trimestre di quest'anno e agli 1,024 miliardi del secondo trimestre 2018. Il margine di intermediazione medio è indicato a 4,643 miliardi e quello mediano a 4,617 miliardi, dai 4,952 miliardi del primo trimestre 2019 e dai 4,735 miliardi del secondo trimestre 2018.

Il risultato netto di gestione è previsto a 1,513 miliardi in media e quello mediano a 1,493 miliardi dai 1,871 miliardi del primo trimestre 2019. L'utile ante imposte è stimato a 1,447 miliardi in media e quello mediano a 1,291 miliardi. I costi operativi si dovrebbero attestare a 2,503 miliardi in media e a 2,498 miliardi come mediana dai 2,614 miliardi del primo trimestre 2019 e dai 2,564 miliardi del secondo trimestre 2018.

Si tratta della sintesi delle di stime di analisti che rappresentano 25 broker che coprono il titolo Unicredit pubblicate sul sito Internet della banca guidata dal ceo, Jean Pierre Mustier, in vista dei conti del trimestre che saranno pubblicati il prossimo 7 agosto. Gli analisti che hanno espresso un giudizio sul titolo sono stati 22, il 91% ha formulato una raccomandazione buy, il 9% hold, con nessun sell. Il target price medio espresso dal questo panel è di 15,16 euro. L'utile per azione medio è visto a 2,39 euro (da 24 analisti) nel 2019 e il dividendo per azione a 0,59 euro (da 23 analisti).

Intanto è proseguito nelle ultime settimane la realizzazione della strategia di Unicredit di riduzione delle esposizioni deteriorate. Le ultime operazioni annunciate sono state quelle relative alla cessione un portafoglio di crediti in sofferenza chirografari del segmento piccole e medie imprese di 1,1 miliardi a Spf Investment Management e di 450 milioni a Illimity e Guber. Gli impatti di queste due operazioni sono stati recepiti nel bilancio del secondo trimestre 2019.

Senza dimenticare la cessione del 35% del capitale di FinecoBank, avvenuta in due tranche, la prima (17%) messa sul mercato a maggio e la seconda (18%) a luglio. Tutti questi interventi gettano le basi per la definizione del nuovo piano industriale 2020-2023 che sarà presentato agli investitori in occasione del prossimo Capital Markets Day del 3 dicembre 2019.

Il gruppo ha l'obiettivo di raggiungere la parte superiore del buffer di 200-250pb del Cet1 ratio sui requisiti patrimoniali entro fine 2019, attraverso la vendita di alcuni asset, ivi incluse le iniziative già completate o annunciate, come alcuni immobili nel primo trimestre 2019 e l'uscita da FinecoBank. Il prossimo piano strategico conterrà anche indicazioni sulle uscite dal gruppo. Dopo le indiscrezioni della scorsa settimana su possibili tagli relativi a 10 mila dipendenti Mustier ha rassicurato con una lettera il personale della banca scrivendo che le riduzioni del personale saranno gestiti tramite prepensionamenti.
 
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