Unicredit: solo news n. 4

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17/06/2019 10:30

Rbc: Unicredit può rivalutarsi di oltre il 50% grazie alla cessione degli Npl non-core

Ci vorranno altri 2,5 mld di euro per aumentare i livelli di accantonamenti sugli Npl al 90% e sugli unlikely to pay all'80%. Ciò si tradurrà in un costo in termini di Cet1 di 30 punti base, ma anche in una creazione di valore per gli azionisti di 40 bps a livello di Rote. Unicredit resta top picks di Rbc anche se il target price scende a 16 euro, mentre Intesa Sanpaolo è sector perform (il target price cala a 2,3 euro)

di Francesca Gerosa

Rbc continua a puntare su Unicredit , non su Intesa Sanpaolo . Nonostante la sovraperformance di circa l'8% di Unicredit rispetto a Intesa Sanpaolo fino a oggi, gli analisti della banca d'affari continuano a vedere più upside nella banca guidata da Jean Pierre Mustier. Per questo mantengono il rating top pick su Unicredit , anche se il target price è stato limato da 17 a 16 euro. Invece su Intesa Sanpaolo il rating è sector perform (il target price scende da 2,4 a 2,3 euro).

"Anche se continuiamo ad apprezzare di Intesa Sanpaolo alcune qualità positive, tra cui l'ampia attività di wealth e asset management, la disciplina a livello di costi, il miglioramento della qualità del credito e il dividendo elevato in un contesto di tassi di interesse più bassi per lungo tempo, riteniamo piuttosto limitate le opzioni a disposzione della banca per controbilanciare la continua pressione sui margini", spiegano gli esperti di Rbc.

Al contrario, quanto fatto da Unicredit a livello di net interest income offre un certo supporto sia in termini di crescita dei prestiti sia dei margini. Inoltre il suo management ha raggiunto buoni risultati a livello di costi, "ma crediamo possa fare di più. Al contempo riteniamo che un'accelerazione nella riduzione dei suoi non performing loans non-core possa rilanciare significativamente il titolo in borsa".

Negli ultimi due anni, ricordano gli analisti di Rbc, Unicredit ha quasi dimezzato i suoi Npl non-core e la copertura su tutti gli Npl è aumentata dal 57% al 62% con il dato relativo ai soli Npl non-core in aumento dal 57% al 66%; i crediti inesigibili (bad loans) hanno un livello di copertura molto più alto: è passato dal 65% al 75% nel periodo. Mentre il ratio Npe core del primo trimestre di quest'anno era pari al 4,1%, che si confronta con la media Eba del 3,6%.

In pratica, "escludendo le esposizioni non performanti non-core, Unicredit sembra essere una banca europea "media" dal punto di vista degli Npl". Gli Npe del gruppo sono diminuiti di circa 12,8 miliardi di euro (lordi) negli ultimi due anni e ora sono pari a 17,7 miliardi di euro lordi (6,2 miliardi netti). L'obiettivo è una riduzione completa degli Npl non-core entro il 2021 con cessioni e svalutazioni.

Tuttavia, sembra che il mercato non sia convinto dell'efficacia di questa strategia o ritenga che la tempistica sia troppo lontana. "Suggeriamo che il management di Unicredit possa fare il passo successivo e aumentare la copertura sulle provision da liquidare. E calcoliamo che ci vorranno altri 2,5 miliardi di euro per aumentare i livelli di accantonamenti sugli Npl al 90% e sugli unlikely to pay all'80%. Riteniamo che questa copertura sia un livello ultraconservativo, dato che un recente studio di Banca d'Italia ha evidenziato che i prezzi delle transazioni per le sofferenze non garantite erano pari a circa 21 centesimi di euro, mentre PwC ha stimato che l'intervallo dei prezzi delle transazioni per gli unlikely to pay italiano fossero compresi tra 40 e 43 centesimi di euro".

2,5 miliardi di euro di ulteriori accantonamenti si tradurrebbero in un costo netto in termini di Cet1 di circa 30 punti base; questo è paragonabile ai circa 100 pbs di generazione di capitale l'anno di cui Unicredit spenderà 30 pb in dividendi solo per quest'anno. "Riteniamo che in tale modo Unicredit possa creare valore per gli azionisti: circa 40 bps a livello di Rote", valutano gli analisti di Rbc che si aspettano un re-rating di oltre il 50% per Unicredit dalla cessione degli Npl non-core.
 
18/06/2019 12:25

Buona accoglienza per il bond di Unicredit

La banca ha collocato un titolo senior scadenza 2025. L'emissione ha già registrato una domanda di 3,25 mld di euro. Non si placa la fame di rendimento degli investitori istituzionali

Continua la fame di rendimento da parte degli investitori istituzionali. In base a quanto riporta Reuters gli ordini per la nuova emissione di un titolo senior garantito a sei anni di Unicredit hanno superato i 3,25 miliardi di euro. Lo scrive Ifr, servizio Refinitiv, precisando che il titolo 25 giugno 2025 "con un'opzione call a giugno 2024, offrirà un premio in area 165 punti base sulla curva midswap, rispetto alle prime indicazioni di 185/190 centesimi".

Da questa mattina un consorzio di banche formato da Unicredit Bank Ag, Abn Amro, Barclays, Bbva , Commerzbank e Natixis sta collocando per conto di Unicredit un nuovo bond senior garantito, di taglio benchmark, denominato in euro e con scadenza al 25 giugno 2025. Una volta emesso, il bond dovrebbe ottenere i rating Baa1 di Moody's e BBB da S&P e Fitch. Destinata a investitori istituzionali, l'emissione prevede tagli a partire da 100 mila euro.

L'accoglienza ricevuta anche nei giorni scorsi dalle emissioni collocate da banche italiane resta positiva in un contesto in cui ormai è chiaro che i tassi di rendimento resteranno ai minimi ancora a lungo. Le dichiarazioni fatte oggi dal presidente della Bce Mario Draghi hanno infatti non hanno lasciato spazi a dubbi sul fatto che la politica monetaria è destinata a restare accomodante. In un contesto di rendimenti risicati nell'universo investment grade la carta emessa da banche e corporate italiane resta quindi un'eccezione che attira gli investitori istituzionali.
 
UNICREDIT, SOSPENSIONE DEI MUTUI PER I LAVORATORI DI MERCATONE UNO

Iniziativa importante da parte di UniCredit. La banca ha deciso infatti di dare la possibilità ai propri clienti, qualora fossero lavoratori di Mercatone Uno, recentemente fallita, di sospendere fino ad un anno di tempo le rate dei mutui casa.

La domanda di sospensione dovrà essere presentata dai dipendenti interessati presso la propria filiale. Una mossa di grande solidarietà da parte del Gruppo, che ha voluto esprimere così il proprio sostegno ai lavoratori e alle loro famiglie. Tutte le filiali UniCredit sono operative per dare informazioni sulle procedure necessarie alla sospensione dei pagamenti.

(TELEBORSA) 19-06-2019 11:27
 
19/06/2019 13:35

Bloomberg: UniCredit+Commerzbank+SocGen il vero campione Ue

Dopo l'annuncio di Draghi di tassi anche più negativi, l'M&A è una conseguenza. L'ad Mustier ha già avviato una pulizia del gruppo, se aggiunge le pmi tedesche e le grandi società francesi, nasce UniComSoc, campione da 300 mld di prestiti. Intanto la Bce e Bill Gates emergono dal libro soci di Unicredit

di Elena Dal Maso

Dopo l'annuncio ieri del governatore della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, di un possibile ulteriore taglio al costo già negativo del denaro, oggi Bloomberg va diritto alla questione. E scrive che in Ue sarà sempre più necessario combattere i tassi ultra negativi che incidono sui margini degli istituti di credito con un'accelerazione delle fusioni internazionali.

E, di fatto, già ora si sta delineando un campione in grado di confrontarsi con i colossi americani. Quello che da mesi cerca il ministro delle finanze tedesco, il socialdemocratico Olaf Scholz. E questo campione, in realtà, non vede Deutsche Bank al centro delle aggregazioni per ora ma il gruppo che più ha fatto pulizia all'interno negli ultimi mesi. Ovvero Unicredit , guidata dall'amministratore delegato Jean Pierre Mustier.

Quest'ultimo sarebbe in grado di guidare una realtà internazionale che vedrebbe aggregata l'Italia, che oggi rappresenta il 47,9% dei ricavi della banca milanese, alla ricca rete delle pmi rappresentata in Germania da Commerzbank e infine dai grandi gruppi industriali francesi che fanno capo a Société Générale .

Con Deutsche Bank impegnata in una profonda ristrutturazione interna, che dovrebbe comprendere la creazione di una bad bank fino a 50 miliardi di euro dove scorporare parte dei vecchi derivati, il gruppo guidato dal ceo, Christian Sewing, non può concentrarsi per ora nel capitolo M&A, anche se una vicinanza con la svizzera Ubs viene considerata molto interessante da Bloomberg. E del resto è uno dei temi che torna regolarmente negli ultimi anni.

Un francese che ha dimostrato rigore già in passato nella ristrutturazione di Hypoverensbank (ora nel gruppo Unicredit ), non sarebbe visto male alla guida di un gruppo italo-tedesco, scrive l'agenzia americana. SocGen dal canto suo porterebbe in dote l'expertise nel campo dei derivati che potrebbe offrire alla clientela corporate internazionale di questo nuovo gruppo, già ribattezzato UniComSoc.

Dal punto di vista della sottoscrizione obbligazionaria (bond underwriting), il trio avrebbe una quota complessiva del 6,3% del mercato europeo, calcolata sulle peformance delle 3 banche nei primi cinque mesi dell'anno. Nessuno dei tre protagonisti è per ora top player in questo ambito. Il gruppo si posizionerebbe dietro a JP Morgan Chanse con il 7,2% del mercato e Citigroup con il 6,9%.

Nell'equity underwriting UniComSoc arriverebbe nono in Europa dopo morgan Stanley, Goldman Sachs, JP Morgan, Citi, Credit Suisse, Ubs e Bofa. Ma nel campo dei prestiti, un segmento che vale quasi 300 miliardi di euro quest'anno, UniComSoc mostrerebbe veramente i muscoli, con una market share di circa il 13% contro il 6% circa della seconda in classifica, ovvero BofA Merrill Lynch.

Intanto dal libro soci di Unicredit , come evidenziato nei verbali dell'ultima assemblea, emergono azionisti interessanti, anche se con quote limitate. La Banca centrale europea, per esempio, detiene 86.887 azioni, mentre il sultano del Brunei è presente con diverse partecipazioni (quote da circa 80mila azioni ciascuna), così come la città a statuto speciale di Hong Kong (263.955 titoli) e la Fondazione Bill e Melinda Gates (276.021 azioni). Anche i pensionati del gruppo Disney hanno una piccola quota (34.388, The Walt Disney Company Retirement Trust), così come l'università della California (The Regents of the University of California), a quota 1,046 milioni di titoli.

La prima banca giapponese che opera come fiduciaria (The Master Trust Bank of Japan) è invece presente per conto dei clienti in una trentina di casi con quote fino a 40mila azioni circa. Le chiese cristiane non mancano, come il Retirement Plan of the Archidiocese of Philadelphia (80.470 quote), The Evangelica Luteran Church in America (33.543 azioni), The International Causeway Catholic United Investment Trust (849.530 azioni) e The Sisters of the Third Order of St Francis Employee Pension Plan (183.956 azioni).
 
25/06/2019 08:30

Mustier (Unicredit), Donnet (Generali) e Kukies (Merkel) assieme a Milano

Il potente uomo di Goldman Sachs in Germania, che avrebbe chiesto al ceo Mustier di rilevare Commerzbank (una delegazione del governo tedesco era a Roma giorni fa), aprirà domani la due giorni a porte chiuse di Mediobanca, edizione 2019 della Italian Ceo Conference. Mercoledì parlerà Gubitosi

di Elena Dal Maso

All'Italian Ceo Conference 2019 di Mediobanca , la due-giorni di incontri a porte chiuse fra amministratori delegati, che si apre domani in prima mattinata, un ruolo di primo piano lo giocherà Jörg Kukies. E' il potente vice ministro alle Finanze tedesco nel governo di Angela Merkel, studi alla Sorbonne e ad Harvard, per anni alla guida di Goldman Sachs in Germania, nonché ora braccio destro del socialdemocratico Olaf Scholz. Kukies e Scholz da mesi stanno lavorando ad un piano per costruire una grande banca tedesca.

E se all'inizio pareva che fosse possibile realizzare una fusione fra i primi due maggiori istituti, Deutsche Bank e Commerzbank , progetto poi naufragato, l'attenzione di Berlino si è rivolta a Unicredit , che controlla Hypovereinsbank. Secondo infatti la Passauer Neue Presse, sia Scholz che Kukies hanno preso parte nel recente tentativo di coinvolgere l'ad Jean Pierre Mustier nel rilevare Commerzbank , che è partecipata da Berlino per il 15,6%. Il giornale parla di una delegazione del governo tedesco presente a Roma la scorsa settimana ma anche del fatto che Unicredit pare non abbia espresso interesse.

Domani, intanto, inizia la due-giorni a Piazzetta Cuccia dedicata all'Italian Ceo Conference 2019. Il discorso di apertura è dedicato come sempre all'amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel, mentre alle ore 8:15 prenderà la parola Kukies per 45 minuti, seguito a stretto giro da Stefano del Punta, Cfo di Intesa Sanpaolo .

Verso fine mattinata, dopo meeting a porte chiuse, alle ore 12:15 parlerà l'amministratore delegato delle Assicurazioni Generali Philippe Donnet e dopo il lunch break dalle ore 14:00 alle 15:00 l'ad di Unicredit Jean Pierre Mustier. Mercoledì 26 giugno, invece ad aprire la mattinata sarà alle ore 8:00 Stefano Besseghini, amministratore delegato di Arera (The Italian Regulatory Authority for Energy, Networks and the Environment, l'Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente). A seguire prenderanno la parola Stefano Venier (Hera ), Valerio Camerano (A2A ), Paolo Gallo (Italgas ) E Massimiliano Bianco (Iren ).

Alle ore 9:45 sarà la volta di Alberto De Paoli, Cfo di Enel , mentre alle ore 12:15 interverrà Luigi Gubitosi, amministratore delegato di Telecom Italia . Dopo la sosta avrà luogo una tavola rotonda con gli amministratori delegati dei maggiori gruppi europei delle torri di trasmissione: Tobias Martinez (Cellnex), Giovanni Ferigo (Inwit ) e Aldo Mancin
 
27/06/2019 13:30

Intesa Sanpaolo, sfiorano i 6 miliardi gli ordini per i due bond senior

L'istituto ha dato mandato a un pool di banche di lanciare due obbligazioni senior preferred a 5 e a 10 anni, entrambe di importo benchmark, con ordini complessivi che hanno superato già quota 5,9 mld di euro. Intanto Unicredit ha sottoscritto un minibond da 5 mln di euro emesso dall'azienda veronese Vrm​

di Francesca Gerosa

Ieri Unicredit , Chh Industrial ed Hera si sono presentate sul mercato obbligazionario per sfruttare le condizioni di funding più favorevoli. Oggi è il turno di Intesa Sanpaolo e con ben due bond. D'altra parte le dichiarazioni accomodanti delle Banche centrali della scorsa settimana hanno portato a un'accelerazione della caccia al rendimento da parte degli investitori obbligazionari.

Stamani l'istituto guidato da Carlo Messina ha dato mandato a un pool di banche di lanciare due obbligazioni senior preferred a 5 e a 10 anni, entrambe di importo benchmark, con ordini complessivi che hanno superato già quota 5,9 miliardi di euro (rispettivamente oltre 3,5 e oltre 2,4 miliardi). Il servizio di Refinitiv, Ifr, ha precisato che la guidance del 5 anni è stata rivista in area 135 punti base sul tasso mid-swap dopo una prima indicazione di rendimento in area 155 punti base sulla curva mid-swap.

Mentre per il 10 anni è in area 175 punti base sul tasso mid-swap dopo una prima indicazione in area 190 punti base sulla stessa curva. Il pricing dei due titoli, con scadenza 4 luglio 2024 e 4 luglio 2029, è atteso in giornata. Sono incaricate dell'operazione Banca Imi, Bnp Paribas, Credit Suisse, Deutsche Bank , Hsbc, JP Morgan e Santander. Il rating di Intesa Sanpaolo è Baa1 per Moody's e BBB per S&P, Fitch e Dbrs.

Sempre oggi Unicredit ha sottoscritto un prestito obbligazionario da 5 milioni di euro emesso dalla società Vrm, azienda con sede a Verona attiva nella commercializzazione di prodotti ittici su tutto il territorio nazionale con distribuzione ai principali operatori nazionali della grande distribuzione e del commercio all'ingrosso. Il prestito, non convertibile e non subordinato e della durata di 5 anni, è finalizzato a sostenere le strategie di crescita dell'azienda. Più in particolare le nuove risorse messe a disposizione andranno a fornire supporto finanziario agli investimenti.

Infatti Vrm, insieme al gruppo di aziende di cui fa parte, sta procedendo sia con l'integrazione del progetto di filiera dell'allevamento ittico, ampliando i propri impianti di produzione, sia con la ricerca per la produzione di mangimi che consentano di ottenere prodotti ittici di qualità certificata. Questi investimenti porteranno a un aumento di produzione sia in termini di quantità che di qualità per offrire al mercato italiano, ogni giorno più esigente in tal senso, un prodotto sempre più selezionato e certificato.

"I minibond", ha sottolineato Francesco Iannella, Regional manager Nord est di Unicredit , "costituiscono uno degli strumenti di finanza alternativa a cui fanno ricorso con sempre maggiore frequenza realtà imprenditoriali di piccola-media dimensione estremamente dinamiche come Vrm. Questo, dal nostro punto di vista, non può che rappresentare un elemento positivo, essendo spesso l'emissione di mini-bond una tappa in un percorso di crescita più ampio. E' evidente che tali operazioni richiedono una controparte finanziaria strutturata ed è per questo che Unicredit intende proporsi come partner di riferimento delle imprese in questi percorsi virtuosi".

Il gruppo Ub Holding, di cui fa parte Vrm, oltre alla commercializzazione dei prodotti ittici a Verona presso il Centro Agroalimentare, gestisce direttamente gli allevamenti della Soc.Agr.Civita Ittica Srl a Civitavecchia (RM) e Piombino (LI) e di Kornat Ittica Doo a Pakostane in Croazia e il mangimificio Naturalleva a Cologna Veneta (VR), ed è la prima e finora unica azienda italiana ad avere una filiera integrata nel settore ittico. Nel 2018 il gruppo, che conta 185 dipendenti, ha superato un fatturato di 100 milioni di euro, con una quota di business da mercati esteri che si attesta sul 20%. Al momento in borsa il titolo Intesa Sanpaolo segna un progresso dello 0,49% a quota 1,887 euro e Unicredit del 2,09% a 10,75 euro.
 
01/07/2019 09:10

Banche: Mustier; a Ue servono capitali, difficili nozze istituti (Stampa)

ROMA (MF-DJ)--Le banche europee "rispetto a quelle americane devono affrontare tassi negativi e regole piu' rigorose. Ma nonostante tutto, stanno reagendo bene. La loro sfida sara' trasformarsi perche' i clienti stanno cambiando". Lo afferma, in un'intervista a La Stampa l'a.d. di Unicredit e presidente della Federazione bancaria europea, Jean Pierre Mustier, sottolineando che le fusioni in Europa tra istituti "al momento non convengono". Secondo l'a.d, e' necessario "recuperare competitivita'" e "crediamo che il punto centrale per le banche e l'Europa sia attrarre piu' capitali". "In Europa, nel 2017 - osserva Mustier - i fondi di venture capital, specializzati per finanziare le startup, hanno investito 9,7 miliardi, un decimo rispetto agli Usa e un quinto rispetto all'Asia. In Italia siamo arrivati appena a 126 milioni. Eppure il 70% dei posti di lavoro in Europa e' nelle piccole e medie imprese e se vogliamo la crescita, dobbiamo assicurarci che prosperino le pmi. E per lo sviluppo delle pmi, le startup sono fondamentali. Per prima cosa, dunque, dobbiamo far crescere il venture capital in Europa e in Italia". Non solo. "La nuova Commissione europea - prosegue - si dovrebbe concentrare su una 'Capital market union' 2.0, con regole che consentano a investitori come i fondi pensione, le assicurazioni, i fondi specializzati, le casse depositi e prestiti dei diversi stati, di puntare anche su asset piu' rischiosi". Secondo Mustier, "il settore bancario, fondamentale per il finanziamento alle pmi appare troppo frammentato. Un fondo che investe in una banca di New York o dello Stato della California, non fa distinzioni: sta mettendo i propri soldi in una banca statunitense. Al contrario quando si investe in Europa si ragiona ancora per singoli Paesi". Come Federazione bancaria europea, precisa, "lavoreremo con la nuova Commissione Ue per far si' che il settore bancario si presenti come un unico comparto europeo. Serve una convergenza del profilo di rischio delle banche, e la Vigilanza Unica in questo puo' dare grande impulso". Infine, conclude Mustier, "penso che avremmo bisogno di piu' banche paneuropee, o di istituti piu' grandi per aiutare le pmi. Per quanto riguarda Unicredit , non commentiamo le indiscrezioni. Sono sempre stato chiaro: il nostro piano e' su basi organiche, il management e' concentrato sulla sua esecuzione, le fusioni europee sono molto difficili e il nuovo piano sara' in continuita' con il precedente, con l'obiettivo di portare valore agli azionisti". alu (fine) MF-DJ NEWS ))
 
03/07/2019 11:28

Unicredit, JP Morgan compra azioni. Il Ministero delle finanze pure

La banca d'affari americana è uscita da Honda ed è entrata nel gruppo guidato dal ceo Mustier col fondo International Value. Ma è azionista anche attraverso altri veicoli, compreso il proprio fondo pensione. Berenberg conferma il Buy e ritiene che a tempo debito rispunterà il dossier Commerzbank​

di Elena Dal Maso

Il fondo comune di JP Morgan International Value ha ceduto, nei giorni scorsi, la partecipazione nel gruppo giapponese Honda ed è entrato in Unicredit . In questo caso ha acquistato 166.716 azioni per un controvalore complessivo di 1,89 milioni di dollari. Lo ha rilevato Bloomberg andando ad analizzare gli aggiornamenti del fondo gestito da Michael Barakos, Ian Butler, Tom Buckingham e Kyle Williams.

Quote che vanno ad aggiungersi ad altre posizioni presenti già nel gruppo italiano, secondo quanto emerge nel verbale di assemblea dello scorso aprile del gruppo italiano. Se si sommano le diverse azioni, si arriva, agli attuali prezzi di mercato, ad un valore di oltre 631 milioni di euro, che corrisponde al 2,7% circa del gruppo.

La banca di investimento americana è presente con diversi fondi nel capitale nella banca guidata dall'amministratore delegato Jean Pierre Mustier. Il fondo Europacific Growth Fund alla data di aprile deteneva 48.921.728 azioni Unicredit , mentre il New Perspective Fund 5.707.501 quote. E anche il fondo pensione della banca ha reputato interessante il titolo italiano (JPM Chase Retirement Plan) con 194.789, azioni, cui aggiungere quelle di JPM European Investment Trust Plc (69.015), JPM International Growthand Income Fund (1.936.035), il JPM Global Allocation Fund (26.284), il JPM Multi Manager International Equity Strategies Fund (posizioni complessive per oltre 2 milioni di azioni), più altre presenze minori per un totale di circa 300mila azioni.

Sempre dal verbale di assemblea emerge anche la presenza di JP Morgan a rappresentare il Ministero delle Finanze (con la dicitura: Ministry of Economy and Finance), a sua volta con tre posizioni da 41.682, 48.686 e 136.399 quote per un totale di 226.767 azioni, pari a 2,411 milioni di euro. Una parteciazione piccola per un gruppo con una capitalizzazione di mercato di 23,528 miliardi di euro.

Su Unicredit , Berenberg ha confermato il Buy ieri con il target price a 16 euro, ribadendo che il titolo è penalizzato in maniera ingiusta, ma che il mercato alla fine premierà un costo dell'equity più basso che sarà raggiunto dall'ad Mustier attraverso tre azioni. Ovvero la chisuura delle attività non core entro il 2021, l'esposizione in calo rispetto ai Btp e al fatto di avere un cuscinetto di 200-250 punti base sopra il requisito minimo di Mda richiesto dalla Banca centrale europea.

Una volta raggiunto l'obiettivo di riduzione dei costi, aggiunge Berenberg, Unicredit sarà pronta per l'M&A e gli analisti tedeschi sostengono che la banca italiana, secondo loro, "è ancora interessata in un'operazione di acquisizione su Commerzbank ", ma se ne riparlerà a tempo debito. Anche perché il ceo Mustier, nel frattempo nominato presidente della Fondazione Bancaria Europea (Ebf) ha detto lunedì a La Stampa che servono nuovi consolidamenti bancari in Europa.

Il manager francece ha aggiunto che "avremo bisogno di più banche paneuropee, o di istituti più grandi per aiutare le pmi. Per quanto riguarda Unicredit , non commentiamo le indiscrezioni". Su una possibile fusione con la francese SocGen o la tedesca Commerzbank , il manager ha specificato che è "sempre stato chiaro: il nostro piano è su basi organiche, il management è concentrato sulla sua esecuzione, le fusioni europee sono molto difficili e il nuovo piano sarà in continuità con il precedente, con l’obiettivo di portare valore agli azionisti".

Per finire con: "Su di noi hanno detto di tutto e non commentiamo. In generale, quando fai una fusione devi fare accantonamenti per la ristrutturazione e ciò ha un impatto sul capitale. Se il capitale si indebolisce, bisogna fare un aumento. Se l’aumento è diluitivo, gli utili per azione scendono e i benefici della fusione se ne sono già andati", ha concluso Mustier. Il titolo questa mattina sale dello 0,94% a 10,65 euro per azione alle ore 11:28.
 
04/07/2019 09:10

Unicredit cede a B2 Kapital 24,5 milioni di Npl

Gli effetti sul bilancio saranno calcolati con la trimestrale, in uscita il 7 agosto. Il gruppo guidato dal ceo Mustier ha ceduto, dal 2015 al 2018, quasi la metà degli Npl delle banche italiane, con un Npe ratio lordo che va dall'1,8% della Germania al 15,8% dell'Italia

di Elena Dal Maso

Dopo un balzo del 5,57% ieri a 11,138 euro per azione, ai massimi delle ultime cinque settimane grazie alla notizia che l'Ue ha congelato la multa all'Italia, Unicredit questa mattina ha annunciato un'altra cessione di crediti deteriorati. E il titolo in apertura di Piazza Affari sale dell'1,315 a 11,284 euro per azione.

Il gruppo, attraverso le controllate Unicredit Banja Luka e Unicredit Bank Mostar, ha reso noto di aver concluso un accordo con B2 Kapital, parte del gruppo B2holding, gruppo quotato alla borsa di Oslo e specializzato nella gestione del debito, con un focus nell'Est Europa. L'accordo fra le due parti prevede la la cessione pro-soluto di un portafoglio di crediti garantiti-chirografari in sofferenza derivanti da contratti di credito concessi da Unicredit Banja Luka e Unicredit Bank Mostar a imprenditori del segmento delle piccole e medie imprese del Paese.

Il portafoglio, spiega il gruppo italiano guidato dall'amministratore delegato Jean Pierre Mustier, "è costituito interamente da prestiti regolati dal diritto bosniaco per un ammontare di circa 24,5 milioni di euro. La cessione del portafoglio costituisce parte dell'attuale strategia di UniCredit di riduzione delle esposizioni deteriorate".

L'impatto sui conti verrà recepito nel bilancio del terzo trimestre, che sarà presentato il 7 agosto 2019 assieme ai risultati del primo semestre dell'anno. Il gruppo norvegese è presente anche in Italia con una società, B2 Kapital srl, filiale italiana attiva dal 2017. A livello di gruppo ha già acquistato crediti deteriorati da Unicredit in passato, portafogli non-performing da 93 milioni di euro da Unicredit Bulbank (Bulgaria) e un portafoglio di Npl da 110 milioni da Unicredit Slovenia.

Il piano di derisking è una delle maggiori azioni su cui si stanno concentrando le banche italiane per far ripartire i margini e contrastare questo lungo periodo di tassi negativi. Infatti negli ultimi quattro anni, dal 2015 ad oggi, Unicredit ha ceduto 30 miliardi di Npl, ovvero 4 miliardi nel 2015, 2,4 nel 2016, 20 nel 2017 e 3,4 nel 2018.

E negli ultimi mesi Unicredit si sta preparando a vendere un portafoglio di crediti deteriorati dei valore nominale di 5 miliardi di euro, operazione attesa per fine anno. Lo ha scritto l’agenzia americana Bloomberg a fine maggio, secondo cui la banca sta selezionando i crediti da cedere e definendo la struttura dell’operazione, che sarebbe salire il totale del piano di derisking a 35 miliardi di euro.

I trenta miliardi che vanno dal 2015 al 2018 rappresentano quasi la metà dello stock ceduto dalle banche italiane nel periodo considerato, ovvero 67,2 miliardi di euro (i dati sono stati calcolati da Kepler Cheuvreux), con un apporto importante di Mps di 25,4 miliardi. Sempre gli analisti di Kepler hanno calcolato che Unicredit ha il minor Npe ratio lordo (il dato racchiude Npl, Utp e Past Due, ovvero tutti i crediti da quando sono scaduti agli inesigibili) fra le banche italiane al 7,6% grazie ai livelli molto bassi delle controllate estere. Basti pensare che in Germania si trova all'1,8%, al 4% in Austria, al 6,4% in area Cee (Centro ed Est Europa), che vanno a diluire il ratio italiano sensibilmente più alto, al 15,8%. L'Npe ratio netto di gruppo, invece, che tiene conto delle coperture sui crediti deteriorati, il tasso è al 3% con una coverage del 61,8% contro il 54,2% medio degli istituti di credito italiani.
 
Ecco...

09/07/2019 07:35

Unicredit incassa 1,099 miliardi da Fineco al prezzo di 9,85 euro

Nella notte si è conclusa l'operazione di accelerated bookbuilding con cui Unicredit è uscita completamente dal capitale di Fineco. La banca guidata da Mustier non ha rispetto il lockup iniziale. Fineco, intanto, ha ottenuto il rating BB- da S&P in attesa di emettere di bond AT1, salito a 300 mln di euro | Unicredit esce da Fineco

di Elena Dal Maso

Unicredit ha chiuso nella notte la vendita, via accelerated bookbuilding, della partecipazione residua detenuta in FinecoBank . La banca guidata dall'amministratore delegato Jean Pierre Mustier ha incassato 1,099 miliardi di euro dalla cessione del 18,3% della partecipata (111,6 milioni di azioni ordinarie) al valore di 9,85 euro ciascuna.

Il prezzo di cessione incorpora uno sconto del 4,4% rispetto all'ultimo prezzo di chiusura pre-annuncio. Ieri Fineco ha finito le contrattazioni in ribasso del 3,6% a 10,305 euro. L'impatto patrimoniale stimato da Unicredit è un aumento dell'indice di solidità di circa 30 punti base nel Cet1 capital ratio del gruppo che verrà calcolato nel terzo trimestre dell'anno.

L'operazione rientra nelle "misure finanziarie complessive in preparazione del piano strategico 2020-23 annunciate", spiega la nota della banca. Il gruppo aveva ceduto il primo 17% l'8 maggio scorso a 9,8 euro sottoscrivendo un lockup di 120 giorni. Ma di fatto ne sono passati circa la metà, 60, "chiaramente ricevendo prima il via libera dalle banche del consorzio", scrive in una nota Keefe Bruyette & Woods oggi. Il gruppo, secondo quanto risulta a milanofinanza.it, pare abbia voluto sfruttare il momento favorevole dei mercati.

Per questa operazione, Unicredit si è avvalsa di J.P. Morgan, Ubs Investment Bank e Unicredit Corporate & Investment Banking in qualità di Joint Bookrunners per l'offerta.

Intanto ieri l'agenzia di rating S&P Global Ratings ha assegnato al bond Additional Tier 1 (AT1) di Fineco , di cui la banca sta valutando l'emissionwe durante il roadshow di questi giorni assieme a Unicredit come advisor, un rating pari "BB-". Sempre ieri Fineco ha comunicato al mercato che, "alla luce delle favorevoli condizioni e dell’interesse atteso, il consiglio di amministrazione ha autorizzato la possibilità di incrementare l’ammontare dell'emissione Additional Tier 1 denominata in euro fino ad un importo nominale massimo di 300 milioni". Sarebbero circa cento milioni di più delle prime indicazioni emerse la settimana scorsa.
 
UNICREDIT: PREPARA LA HOLDING TEDESCA (IL SOLE 24 ORE)

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 09 lug - UniCredit ha allo studio una revisione dell'architettura societaria. A quanto risulta al Sole 24Ore oggi in edicola, l'istituto guidato da Jean Pierre Mustier ha avviato una gara a cui hanno aderito diversi advisor, finalizzata a scegliere il soggetto che dovra' aiutare la banca a rivedere l'impianto di gruppo. Il cantiere e' ancora alla prime battute ma prevede la possibile creazione di una sub-holding estera, basata con tutta probabilita' in Germania, in cui concentrare tutte le banche e attivita' estere, dalla stessa Germania all'Austria, dalla Turchia all'Est Europa. Al di sopra, a controllare il tutto al 100%, ci sarebbe la holding 'madre' italiana, a cui oggi invece fanno capo, singolarmente, tutte le controllate del gruppo. L'altra finalita' dell'operazione e' che cio' consentirebbe di ridurre il costo del funding. La soluzione allo studio prevede infatti che la sub-holding sia basata in un paese a Tripla A, come la Germania (dove il gruppo e' presente tramite la controllata Hvb). La mossa quindi consentirebbe all'istituto di emettere debito beneficiando del rating del paese dove e' collocata la sub-holding. Peraltro, con la creazione di una holding estera, il gruppo punta anche ad alleggerire il peso di una delle grandi 'zavorre' del gruppo, ovvero il rischio Italia, che si sta facendo sentire sulla valutazione di una banca che ha oltre la meta' dell'attivo fuori dai confini italiani. A quanto risulta, infatti, sotto all''ombrello' della divisione estera rientrerebbero infatti tutte le 13 realta' territoriali estere. La creazione di una newco estera, nelle intenzioni del management, permetterebbe di ottimizzare la struttura societaria e rispondere cosi' meglio alle richieste del regolatore in caso di risoluzione, abbassando cosi' le richieste ai fini Tlac, normativa a cui e' sottoposta in quanto banca di rilevanza sistemica (G-Sib). L'altra gamba del progetto e' rappresentata dall''anima' italiana del gruppo, che rimane centrale. A quanto risulta al Sole, la scatola 'estera' sarebbe infatti controllata al 100% dalla holding italiana. Holding 'madre' che verrebbe confermata in Italia, a Milano, dove il gruppo manterrebbe la sede, il quartier generale e la quotazione del titolo, e sotto cui ricadrebbero tutte le attivita' domestiche.

Red- (RADIOCOR) 09-07-19 08:00:28
 
Gli analisti sull'operazione:

09/07/2019 10:30

Mediobanca: grazie a Fineco, Unicredit può ora staccare una cedola del 10%

Mentre si moltiplicano le voci della ricerca di un advisor per Unicredit che lavorerà alla riorganizzazione societaria del gruppo, gli analisti si concentrano sulla cassa da 2,11 mld che deriva dalla doppia cessione di Fineco. Una mossa, scrive Citi, che era meglio fare ora e non a settembre

di Elena Dal Maso

Forse è stata una sorpresa anche per FinecoBank questa cessione di Unicredit del residuo 18,3%, in anticipo di due mesi rispetto al lockup iniziale, ma il gruppo guidato da Alessandro Foti non ne risentirà, scrive oggi Citi. anche perché è in roadshow per collocare 300 milioni di euro di bond subordinato At1. E infatti il titolo, dopo l'accelerated bookbuilding di ieri a 9,85 euro, oggi viaggia in rosso, ma sopra il livello di vendita. Perde infatti il 2,67% alle ore 10:32 a 10,03 euro per azione. Gli analisti americani comunque si dicono positivi sul fatto che Unicredit abbia chiuso l'operazione adesso e non a settembre, allo scadere dei 120 giorni di lockup. I mercati, a giugno, hanno cominciato infatti ad essere più stabili, valeva quindi la pena cogliere l'occasione.

Intanto è debole anche Unicredit (-1,06% a 11,226 euro) in un giorno in cui il Ftse Mib risente delle tensioni geopolitiche e dell'incertezza sui tassi della Banca centrale americana. Si rincorrono sempre più nelle ultime ore le voci che il gruppo guidato dall'amministratore delegato Jean Pierre Mustier stia cercando un advisor per rivedere la struttura societaria in modo da rafforzare il profilo europeo della banca e migliorare le condizioni di funding. Lo ha scritto per esempio questa mattina l'agenzia Reuters citando una fonte vicina alla situazione. Si tratterebbe, pare, di collocare le attività estere in una subholding gestita dalla controllante a Milano che dovrebbe avere sede in Germania, in modo da poter ottimizzare per l'emissione di bond la presenza in Paese a tripla A per S&P.

Gli analisti di Mediobanca Securities oggi fano due conti sulla cassa da 2,11 miliardi che Unicredit ha messo da parte dopo avere ceduto la partecipazione in Fineco da maggio ad oggi: prima il 17%, poi il 18,3%. Secondo Piazzetta Cuccia, che conferma il rating Outperform e il target price di 18 euro sul titolo, nel paniere delle migliori società europee, ha ricavato 21 punti base di Cet 1 ratio dalla prima vendita di Fineco . Con la cessione di ieri verranno contabilizzati nel terzo trimestre 30 punti base di Cet 1, cui aggiungerne altri 13 entro fine anno dalla vendita di immobili. Si arriva a +64 punti base.

Questi ulttimi, però, verranno mangiati, scrive Mediobanca , da 65 punti base di nuove richieste dei regolatori europei (modelli IRB e linee guida dell'Eba), portando il Cet 1 ratio del gruppo al 12,24% contro il 12,25% di fine marzo. I broker poi aggiungono 50 punti base di generazione di Cet 1 nei prossimi mesi che dovrebbero condurre la banca ad una solidità patrimoniale complessiva del 12,5% a dicembre, con un cuscinetto sui minimi richiesti da Francoforte (Mda buffer) di 200-250 punti base. E questo risultato arriverà grazie anche ai benefici della cessione del pacchetto di Npl atteso e il potenziale miglioramento sul fronte Srep (i target specifici, banca per banca, della Bce) di 25-50 punti base, nei calcoli degli analisti.

E quindi, tirando le somme, con un cuscinetto strutturato di solidità patrimoniale, pre-requisito per staccare dividendo, Unicredit è in grado di alzare il payout ratio dal 30% attuale al 50% sugli utili 2020 e Piazzetta Cuccia ritiene che questo sarà uno degli obiettivi che il ceo Mustier illustrerà alla comunità finanziaria nel corso del prossimo piano industriale il 3 dicembre. Quanto al progetto di una revisione dell'organizzazione di gruppo per ottimizzare il funding, Mediobanca ricorda che in ogni caso Unicredit ha già ora il più alto Cost of Equity europeo con un rapporto di 0,5 volte il Price/Tangible Equity. Ecco perché è top pick per Piazzetta Cuccia.

Equita Sim (rating Buy, target price 16,3 euro) spiega oggi che l'azzeramento della partecipazione in FinecoBank comporta una riduzione dell'1% nell'utile consolidato di Unicredit. E che la revisione della struttura societaria internazionale può servire per "ottimizzare e semplificare il gruppo, operazione che potrebbe risultare in benefici in termini di riduzione del requisito Mrel". Banca Imi nota in tal senso che se la riorganizzazione non avesse un impatto negativo sui costi operativi e sulla governance, sarebbe la strada giusta.
 
10/07/2019 11:20

Equita: le banche faranno 3,3 mld di utili, ma il mercato lo ignorerà

Negli ultimi 12 mesi le banche italiane hanno perso in borsa il 22%. Eppure hanno tagliato del 36% gli Npe e lo spread è calato di 30 punti base, con evidenti benefici in bilancio. Il 31 luglio parte la trimestrale di Intesa Sanpaolo

di Elena Dal Maso

Equita Sim ha cercato di calcolare gli effetti del terzo round di Tltro III in arrivo a settembre, un altro aiuto sul fronte della liquidità per le banche annunciato a giugno dalla Bce. E l'effetto del calo dello spread in vista della stagioni delle trimestrali che prenderà il via il 31 luglio con i conti di Intesa Sanpaolo .

Nel primo semestre le banche hanno emesso 23 miliardi di bond quando lo spread con il Bund era di 269 punti base rispetto a una media precedente di 228 punti. Il 65% delle emissioni si è concentrato sulla tipologia più sicura, quella senior, e Unicredit è stata la banca più attiva, scrive la sim milanese, anche a causa dei vincoli europei Tlac, con una quota di mercato del 33% delle emissioni. In base ai calcoli di Equita , ipotizzando una riduzione di 100 miliardi di euro nel prossimo Tltro (le condizioni saranno meno vantaggiose), le banche dovranno emettere 55 miliardi di nuovi bond entro il 2022, di cui 50 miliardi per rinnovare quelli in scadenza presi a prestito dal round precedente di Tltro.

La Sim non si attende ulteriori pressioni sui margini di intermediazione (Net Interest Income) a causa del piano di funding, anche se alcune banche come Mps e la Popolare di Sondrio potrebbero risentire più della media della necessità di accelerare le emissioni. La crescita dei margini (NII), che Equita si attende pari al +0,6% (Cagr) resta legata a dinamiche dei volumi "che però stentano ad accelerare" a causa della persistente debolezza del segmento corporate, piatto, rispetto alla crescita del 2,6% del segemento retail. E non a caso a maggio, secondo i dati pubblicati ieri da Bankitalia, i prestiti alle società non finanziarie sono diminuiti dello 0,2% (-0,6% nel mese precedente).

Negli ultimi 12 mesi la capitalizzazione di mercato delle banche italiane si è ridotta del 22% nonostante un calo del 36% delle esposizioni non performanti (NPE) e un taglio di 30 punti base di spread contro attese di Equita di un differenziale fra il Btp e il Bund più limitato, solo il 18%, in base alle quali i broker hanno realizzato le stime degli utili. Il mercato, aggiunge la sim, non sembra incorporare la riduzione del profilo di rischio attraverso il costo del capitale, la cui dinamica resta legata a fattori macro (tensioni geopolitiche) e all'Italia nei suoi ai rapporti con Bruxelles, in particolar modo alla prossima legge di bilancio che verrà delineata dopo l'estate.

I risultati del secondo trimestre per Equita non dovrebbero rappresentare un catalizzatore perché gli specialisti non vedono i margini in espansione (leggera flessione del NII -1% rispetto al primo trimestre) e nelle commissioni (attese piatte), mentre il costo del rischio dovrebbe restare sotto controllo attorno a 58 punti base contro i 45 punti base del primo trimestre.

Eppure, secondo Equita , la riduzione dello spread aumenterà il Cet1 delle banche di 11 punti, che non è poco. Infatti, in aggregato questo dovrebbe corrispondere a 3,3 miliardi di utili, ovvero 0,5 miliardi in più rispetto a quanto registrato nel primo trimestre dell'anno, aumento legato anche a componenti straordinarie di Unicredit (850 milioni) e di Banco Bpm (320 milioni di euro) in relazione ai programmi di derisking.

Purtroppo, prosegue Equita , le priorità strategiche che emergono dal questionario che i broker hanno inviato ai top manager delle banche difficilmente possono migliorare il quadro a Piazza Affari in ottica di re-rating dei multipli. Infatti, l'aumento del Rote (Return on Tangible Equity, è l'utile netto rapportato al patrimonio tangibile della società) "è considerato prioritario da due terzi dei top manager ma solo in una prospettiva di medio periodo, indicazione che gli investitori non ritengono credibile, mentre nel breve termine il 40% dei partecipanti al questionario considera ancora necessaria una riduzione del profilo di rischio, che il mercato non incorpora in termini di maggior valore".

Gli analisti considerano che lo scenario sui ricavi in linea generale resta "molto debole e questo non permette un re-rating strutturale dei multipli attuali, ovvero un rapporto P/TE di o,45 volte in media e un ratio P/E atteso al 2019 di 7,9 volte".
 
UNICREDIT PREMIATA DA EUROMONEY CON CINQUE AWARDS FOR EXCELLENCE

- Nuovi importanti riconoscimenti per UniCredit, che ha ottenuto cinque prestigiosi premi assegnati da Euromoney, una delle più autorevoli riviste finanziarie internazionali.

Nel corso della cerimonia per la consegna degli Euromoney's Awards for Excellence - edizione 2019 - che si è tenuta ieri sera (10 luglio 2019) a Londra, l'istituto di Piazza Gae Aulenti è stato incoronato miglior banca in Italia, miglior banca in Croazia, miglior banca in Serbia, miglior banca per il Wealth Management in CEE e miglior banca per i Servizi Transazionali in CEE.

"UniCredit è una banca commerciale pan-europea, semplice e di successo, e riceviamo questi cinque premi come un'unica squadra", ha commentato Jean Pierre Mustier, Amministratore Delegato dell'istituto di credito italiano.

(TELEBORSA) 11-07-2019 11:30
 
Sul Corriere Economia di oggi (pag 13) un interessante articolo a firma Stefano Righi:

Dopo Fineco La nuova Unicredit

La cessione ha portato due miliardi in cassa. Ma Mustier pensa solo al piano industriale
 
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