Unicredit: solo news n. 4

Riprendo l'ultima news postata che vede la banca impegnata nell'analisi di una possibile aggregazione con Commerzbank:

26/04/201909:21

Unicredit: Mustier valuta fusione con Commerzbank (Stampa)

ROMA (MF-DJ)--Dopo il flop delle trattative per il matrimonio tra Deutsche Bank e Commerzbank , ripartono le speculazioni su possibili fusioni e consolidamenti nel settore delle banche europee. Nella partita, scrive La Stampa, gioca un ruolo di primo piano anche Unicredit . Secondo indiscrezioni che circolano da alcune settimane, Unicredit starebbe valutando l'idea di fondere Commerzbank , seconda banca in Germania, con la realta' gia' controllata dal gruppo italiano, la HypoVereinsBank (Hvb). vs (fine) MF-DJ NEWS
 
grazie super!
 
29/04/2019 10:10

Unicredit verso 1,26 mld di utile. Lo scoglio Btp

Credit Suisse si attende un utile trimestrale in rialzo del 13% rispetto a un anno fa. Intanto Spiegel avverte: i titoli di Stato in pancia a Unicredit non sono un buon biglietto da visita per acquisire Commerzbank. Titolo in rialzo, sfiora i 27 mld di euro di capitalizzazione, mentre Commerz sfonda 8 euro per azione al Dax | Praga medita una tassa sulle banche. Il peso su Unicredit

di Elena Dal Maso

Unicredit apre bene la settimana. Dopo che S&P ha confermato giudizio e outlook sull'Italia lo scorso venerdì, il titolo della banca guidata dall'amministratore delegato, Jean Pierre Mustier, guadagna il 2,27% a 12,34 euro per azione sfiorando i 27 miliardi di capitalizzazione a Piazza Affari. Il prossimo 9 maggio la banca pubblicherà i dati relativi al primo trimestre 2019, su cui gli analisti di Credit Suisse hanno attese piuttosto interessanti. Infatti il broker si aspetta 1,260 miliardi di euro di utile, ovvero il 13% in più rispetto a un anno fa e il 27% in meno se confrontato con l'ultimo trimestre del 2018.

A questo riguardo, però, va evidenziato che lo scorso anno Unicredit ha registrato 1,11 miliardi nel periodo gennaio-marzo, 1,026 miliardi al 30 giugno, 30 milioni (causa forti svalutazioni in Turchia) al 30 settembre e 1,72 miliardi a fine anno. Il buon dato atteso al 31 marzo è il risultato di un mix di tagli e di cessioni. Gli analisti si aspettano, infatti, 360 milioni di euro di utile dalla vendita di parte del patrimonio immobiliare, a cui aggiungere i 300 milioni di sovra-accantonamenti che si sono liberati dopo il recente pagamento della multa agli Stati Uniti sulla questione delle sanzioni all'Iran e ad altri Stati.

Inoltre, la banca dovrebbe generare margini da attività ordinaria (net interest income) per 2,739 miliardi di euro, in rialzo del 4% anno su anno (-1% sul trimestre precedente) a fronte di ricavi complessivi per 4,875 miliardi, ovvero -5% su marzo 2018 e stabili se confrontati con dicembre. Le spese operative sono viste a 2,604 miliardi di euro, in calo del 5% anno su anno e del 4% rispetto a dicembre, mentre l'utile pre-tasse dovrebbe attestarsi a 1,322 miliardi, anche in questo caso in ribasso del 5% rispetto a fine marzo 2018.

Quello che cambia le carte in tavola sono le imposte, grazie alle quali quest'anno Unicredit dovrebbe chiudere con un buon 1,260 miliardi di utile netto, ovvero il 13% in più rispetto a 12 mesi fa. Mentre sul fronte dei nuovi modelli contabili europei, Ifr 16, Credit Suisse si aspetta un impatto positivo di 10 punti base nel primo trimestre, che porterà il Cet 1 ratio al 12,07%, sopra i livelli di dicembre 2018. Un maggior effetto si vedrà nei conti al 30 giugno, con un impatto di 40 punti base.

Quanto al dossier M&A internazionale, dopo che la scorsa settimana sono falliti ufficialmente i colloqui fra Deutsche Bank e Commerzbank in vista di una fusione forzata dalla politica, resta aperta la possibilità che sia Unicredit a presentarsi a Berlino per un via libera a un'operazione Italia-Germania. Nel weekend il settimanale Spiegel ha messo le mani avanti al riguardo, scrivendo che una banca appesantita di Btp come quella guidata dal ceo Mustier non è una sposa desiderata in Germania.

Tanto più che anche Commerzbank ha investito nel debito pubblico 30,8 miliardi di euro, fra cui i Btp italiani, che ora hanno un valore di 27,7 miliardi di euro. Un problema, questo, che non si trova ad avere Ing, per ora ufficialmente più avanti nell'interesse per Commerzbank , guidata dal ceo Martin Zielke. I primi rumors di una fusione sono di una decina di giorni fa e vengono dalla Germania, dove è stato scritto che Ing si sarebbe già presentata a Berlino dal governo per proporre l'operazione, che peraltro vedrebbe il nuovo gruppo avere sede a Francoforte e non in Olanda. Intanto alla borsa di Francoforte Commerzbank sfonda il tetto di 8 euro e guadagna il 2,33% a 8,08 euro, mentre Deutsche Bank cede lo 0,92% a 7,27 euro per azione.
 
29/04/2019 13:40

Praga medita una tassa sulle banche. Il peso su Unicredit

Il governo ha ammesso che discuterà di una tassa su istituti bancari e assicurazioni per poter aumentare le entrate. Le previsioni sono di un deficit nel 2019, fatto che non accadeva dal 2015

di Elena Dal Maso

Il governo ceco discuterà a breve l'introduzione di una tassa da applicare alle banche, alle compagnie assicurative e agli operatori mobili. E cercherà di capire se questa decisione potrebbe danneggiare i consumatori. Lo ha detto il primo ministro, Andrej Babis. A causa del rallentamento della crescita economica, il governo ha iniziato a cercare nuovi flussi di entrata, calcolando che le finanze pubbliche del paese dell'Europa centrale torneranno in deficit per la prima volta dal 2015 a partire dal prossimo anno. E che la situazione economica generale in Ue non è brillante.

I socialdemocratici (Cssd), partner della coalizione, hanno spinto per una tassa sulle banche, sebbene Babis e il suo partito Ano si siano opposti da tempo a una simile mossa, affermando che potrebbe colpire i consumatori attraverso imposte finali più alte. Tuttavia, Babis, in un rapporto trasmesso sulla televisione ceca domenica sera, ha reso noto che il gabinetto avrebbe posto in discussione la proposta.

In Repubblica Ceca Unicredit ha asset complessivi per 15,983 miliardi di euro, da cui gli analisti si attendono un utile pre tasse per il 2019 di circa 435 milioni di euro, ovvero l'1% dell'utile complessivo di gruppo, mentre la francese Societe Generale , per esempio, è più esposta al Paese, con un utile del 2,5% generato a Praga.
 
02/05/2019 10:37

Unicredit, il consenso vede oltre 5 mld di ricavi e 1,19 mld di utile

Il gruppo guidato dall'ad Jean Pierre Mustier ha pubblicato il consenso in vista della trimestrale. Kepler prende le distanze, secondo gli analisti l'utile sarà del 15% più alto, 1,365 miliardi, grazie al 20% in meno di accantonamenti e il 50% in più di entrate straordinarie. Nonostante le tasse salate

di Elena Dal Maso

In attesa della trimestrale, che sarà pubblicata mercoledì 8 maggio, Unicredit ha reso noto il consenso degli analisti sui dati relativi al primo trimestre 2019. L'utile netto è previsto a 1,191 miliardi di euro, dopo 1,727 miliardi di fine 2018 e i 29 milioni del terzo trimestre dello scorso anno, affossati dalla mega svalutazione della partecipata in Turchia, Yapi Kredi.

Il margine di intermediazione (net interest income), la capacità della banca ordinaria di operare, dovrebbe assestarsi al 31 marzo scorso a 2,677 miliardi, in calo del 4,9% trimestre su trimestre ma in linea con un anno fa (+0,2%). Per contro le commissioni nette a 1,679 miliardi dovrebbero essere in rialzo dell'1% sul trimestre e in calo del 4,6% nell'anno. I 496 milioni derivanti dal trading (+50,6% rispetto a dicembre e +14,5% da marzo 2018) beneficiano chiaramente del recupero dei mercati azionari partito quest'anno.

I ricavi totali per il consenso degli analisti dovrebbero essere di 5,047 miliardi di euro, in miglioramento dell'1,3% trimestre su trimestre e in riduzione del 3,7% anno su anno, con costi per 2,778 miliardi nelle attese, in contrazione del 3,2% sul trimestre e del 4% anno su anno. A questo punto il margine operativo lordo dovrebbe toccare 2,269 miliardi di euro, con un balzo del 7,4% nel trimestre e inferiore per il 3,4% rispetto ad un anno fa.

In netto calo a 857 milioni gli accantonamenti, -46,7% da dicembre e -32% da marzo 2018. Da aggiungere 239 milioni di entrate straordinarie, quindi tasse per 404 milioni, la cifra più elevata da inizio 2018, che ha visto un massimo di 258 milioni nel secondo trimestre dello scorso anno e si arriva ad un utile di 1,191 miliardi.

Una nota di Kepler Cheuvreux mette in discussione il consenso su Unicredit , spiegando che l'ultima riga di bilancio dovrebbe essere invece più alta del 15%, pari a 1,365 miliardi di euro, grazie al 205 in meno di accantonamenti, pari a 42 punti base di costo del rischio e il 505 in più di entrate straordinarie, soprattutto capital gains dalla cessione di beni immobili, come aveva anticipato il ceo Mustier alla fine dello scorso anno. Il consenso si aspetta un dividendo per azione di 0,76 euro dal precedente 0,77 euro, mentre per Kepler il rapporto è di 0,65, il 5% circa in meno.

Il 30 aprile Credit Suisse ha pubblicato le sue attese sui dati di Unicredit , nelle quali si aspetta 1,260 miliardi di euro di utile, una posizione intermedia rispetto al consenso e a Kepler. Il buon dato atteso al 31 marzo è il risultato di un mix di tagli e di cessioni. Gli analisti della banca svizzera si aspettano, infatti, 360 milioni di euro di utile dalla vendita di parte del patrimonio immobiliare, a cui aggiungere i 300 milioni di sovra-accantonamenti che si sono liberati dopo il recente pagamento della multa agli Stati Uniti sulla questione delle sanzioni all'Iran e ad altri Stati.

Questa mattina il titolo della banca, che ha avviato le contrattazioni in rosso, passa in positivo e ora sale dello 0,18% a 12,352 euro per azione.
 
06/05/2019 11:05

Mediobanca: la politica incide per il 20% sugli utili delle banche italiane

Domani parte la settimana dei conti con Intesa Sanpaolo, a seguire l'8 maggio Banco Bpm e Credito Valtellinese. Piazzetta Cuccia si attende risultati netti per 2,59 mld di euro nel primo trimestre contro i 3,21 mld del 2018. Continua la corsa ai Btp: +5 mld solo a febbraio

di Elena Dal Maso

Domani parte la settimana dei conti degli istituti di credito con Intesa Sanpaolo , a seguire l'8 maggio con Banco Bpm e Credito Valtellinese. Gli analisti di Mediobanca Securities hanno fatto intanto due conti sulle trimestrali, che vedono in previsione un calo del 20% degli utili rispetto ad un anno fa. E qui la politica, sia vicina (effetto spread) che lontana (crescita dell'Eurozona schiacciata dalla guerra dei dazi) si fa evidente. Oggi più che mai, dopo il tweet di ieri del presidente Usa Donald Trump contro la Cina.

A livello aggregato, le nove banche italiane coperte da Piazzetta Cuccia dovrebbero pubblicare in settimana risultati netti per 2,594 miliardi di euro nel primo trimestre contro 3,211 miliardi del 2018. Il calendario prevede il via domani con Intesa Sanpaolo (7 maggio), martedì 8 è la giornata di Banco Bpm e Creval, mercoledì 9 pubblicheranno Unicredit , Ubi Banca , Bper , Mps , Credito Valtellinese e Banca Popolare di Sondrio .

Nel mese di febbraio, secondo i dati di Bankitalia, gli istituti italiani hanno acquistato altri 5 miliardi di Btp, facendo salire il totale in portafoglio del 14% da inizio anno. Un'operazione spesso legata al carry trade fatto con la liquidità presa a prestito dalla Bce che costa lo 0,4%, ma i titoli di Stato a 10 anni rendono circa il 2,6%. Mediobanca nota che è in arrivo il Tltro 3 e che quest'ultima modalità di aiuto sarà costruita da Francoforte in modo da limitare l'uso del carry trade per incentivare invece i prestiti a privati e imprese. Sempre secondo i dati di febbraio di Banca d'Italia, i prestiti alle società sono scesi dello 0,1% anno su anno, invece sono saliti del 2,6% quelli alle famiglie per i mutui.

Da gennaio le banche hanno registrato un andamento vario a Piazza Affari, fra un -10% di Mps e Sondrio al +20% di Intesa e +25% di Unicredit con valutazioni sempre piuttosto compresse che vanno da 0,3/0,6 volte il rapporto prezzo/valore di libro (P/Te), con punte di 0,9 volte (Intesa e Credem). Le banche italiane, ricordano gli analisti, sono le più sensibili in Europa allo spread.

Gli specialisti di Mediobanca si attendono allora dalla trimestrale di Intesa Sanpaolo (rating neutral, target price a 2,25 euro, 7 maggio) 906 milioni di utile contro 898 milioni del consenso, a fronte di margini di intermediazione (net interest income) per 1,776 miliardi (1,750 miliardi il consenso) rispetto a 1,738 miliardi del 2018.

Su Banco Bpm (rating neutral, target price a 2 euro, 8 maggio), le aspettative sono di 98 milioni di utile su 223 milioni del primo trimestre 2018 (e una perdita di 584 milioni di fine 2018 dopo il pesante piano di de-risking sui crediti deteriorati). I margini di intermediazione sono attesi per 545 milioni (erano 595 milioni un anno fa). Quanto al Credito Valtellinese (rating outperform, target price a 0,09 euro, 8 maggio) le aspettative sono di 8 milioni di utile (perdita di 30 milioni un anno fa) e net interest income di 90 milioni, in linea con gli 89 milioni del 2018.

Il rating su Unicredit è outperform con un prezzo obiettivo di 17 euro (9 maggio). Qui il consenso vede utili per 1,25 miliardi, Mediobanca pensa che saranno maggiori (1,389 miliardi) contro 1,111 miliardi di un anno fa. Il margine di intermediazione dovrebbe essere di 2,645 miliardi (2,677 miliardi il consenso, 2,636 miliardi nel 2018).

Anche le altre banche pubblicheranno la trimestrale giovedì 9 maggio. Su Ubi il rating è neutral con un target price di 2,7 euro. In questo caso l'utile è visto in calo del 58% anno su anno da 118 a 49 milioni. Su Bper (Neutral, 4,2 euro il target price) le aspettative sono di 42 milioni di utile da 251 di 12 mesi fa, su Mps (rating neutral, target price a 1,6 euro) il risultato netto di 31 milioni attesi si confronta con 188 milioni del marzo 2018, mentre nel caso del Credem (outperform, 7 euro) i 40 milioni di utile sono inferiori ai 55 del 2018. Infine, la Popolare di Sondrio (neutral, 28 euro), con attese per 31 milioni do utile contro i 43 milioni di un anno fa.

Il dato positivo, sottolinea Mediobanca , è che per ora le attese alle elezioni politiche europee del 26 maggio, non vedono i partiti populisti raggiungere un terzo dei seggi (blocco di minoranza). Intanto MF-Milano Finanza ha scritto che Intesa Sanpaolo sta trattando con Prelios per un'operazione da 10 miliardi che dovrebbe definirsi entro fine anno. Sul tavolo ci sono gli unlikely to pay, i crediti di aziende finite in difficoltà che però possono ancora essere riportati in bonis grazie a interventi mirati. Il portafoglio potrebbe passare di mano al 50-55% del valore nominale a fronte di un livello di copertura al 36,2% (dato al 31 dicembre 2018), anche se i dettagli dell'operazione devono ancora essere definiti.
 
UNICREDIT STUDIA LA CESSIONE DEL 15% DI FINECO

Unicredit sarebbe pronta a cedere fino al 15% di Finecobank. L'indiscrezione riportata da Il Sole 24 Ore vede la banca guidata da Jean Pierre Mustier intenzionata a mettere sul mercato una quota compresa tra il 10% e il 15% della banca multicanale "per l'incasso potenziale che verrebbe generato".

L'operazione potrebbe essere discussa durante il Consiglio di Amministrazione in calendario domani 8 maggio 2019. Con il titolo che viaggia attorno a quota 11 euro, Unicredit si troverebbe a "monetizzare un'importante plusvalenza e puntellare il capitale in maniera significativa".

Intanto in una nota diffusa stamane, UniCredit e FinecoBank fanno sapere di aver posto le basi per la piena indipendenza di FinecoBank. I rispettivi Consigli di Amministrazione hanno approvato una serie di azioni e procedure che dovranno essere realizzate da UniCredit e Fineco, al fine di assicurare a Fineco di poter operare come società pienamente indipendente dal punto di vista regolamentare, di liquidità ed operativo, anche nel caso di potenziale futura uscita dal Gruppo UniCredit.

Alla data odierna, Fineco beneficia di limitate sinergie con il resto del Gruppo UniCredit, spiega il comunicato congiunto. In caso di completa indipendenza, Fineco sarebbe in grado di concentrarsi pienamente sul proprio sviluppo strategico e sulle proprie prospettive di crescita autonoma. Ciò non avrebbe implicazioni sul modello di business di Fineco né sui clienti e, inoltre, non comporterebbe nessun impatto significativo sul suo solido profilo di capitale e liquidità, né sulla sua redditività.

Tali azioni concordate consentirebbero a UniCredit di cogliere qualsiasi opportunità di mercato, anche nel breve termine, in relazione alla sua quota in Fineco; a tale riguardo, UniCredit e Fineco hanno stipulato un accordo quadro che prevede, tra l'altro, le seguenti azioni:

- Concessione da parte di UniCredit di una garanzia finanziaria ("collateral") a favore di Fineco al fine di neutralizzare l'esposizione al rischio di credito di Fineco nei confronti di UniCredit;

- UniCredit e Fineco mantengono in vigore l'attuale contratto di licenza del marchio.

Il Consiglio di Amministrazione di UniCredit si è inoltre impegnato, in caso di eventuale futura uscita di Fineco dal Gruppo UniCredit, a rinunciare a qualsiasi diritto amministrativo – relativo all'eventuale quota residua detenuta in Fineco – a nominare o revocare il Consiglio di Amministrazione di Fineco ovvero inerente ad altre materie di competenza dell'assemblea ordinaria degli azionisti, ivi inclusa l'approvazione del bilancio annuale di Fineco. Inoltre, UniCredit si asterrà dal sottoscrivere qualsiasi tipo di accordo volto a perseguire gli stessi obiettivi. Per completezza, alla data della presente comunicazione, non sono in essere accordi di questo tipo, che riguardino Fineco o le azioni di Fineco.
Gli accordi prevedono, inoltre, delle previsioni standard di cambio di controllo a seguito dell'acquisizione del controllo di Fineco da parte di determinati concorrenti italiani ed europei.

Impatti attesi su Fineco. A seguito dell'eventuale attuazione delle sopra menzionale disposizioni transitorie, non sono previsti impatti significativi sulla redditività né sui coefficienti di adeguatezza patrimoniale di Fineco. Il Leverage Ratio sarà vicino al 3 per cento su base pro forma nel caso di uscita dal perimetro del Gruppo UniCredit e potrà essere ulteriormente rafforzato al di sopra del 3 per cento, attraverso la possibile emissione, nei mesi successivi, di titoli qualificabili come capitale aggiuntivo di classe 1 ai sensi del CRD IV per un
importo fino a 200 milioni di euro (gli "Strumenti AT1"). Non ci si aspetta che i relativi costi abbiano un impatto significativo sul capitale di Fineco.

(TELEBORSA) 07-05-2019 08:24
 
Qualche dettaglio in più nel report di MF:

07/05/2019 08:20

Unicredit si prepara all'uscita da Fineco

I cda dei due gruppi hanno approvato una serie di misure per assicurare che la banca rete guidata dall'ad Foti possa essere indipendente dal punto di vista regolamentare, di liquidità e operativo "anche nel caso di potenziale futura uscita da Unicredit". Oggi Fineco ha 8,3 mld di bond Unicredit | Per Fineco utile netto sopra le attese a 62,6 milioni

di Paola Valentini

Unicredit getta le basi per un possibile disimpegno da FinecoBank di cui detiene il 35,47% del capitale, una quota che di recente è già progressivamente scesa dal momento che nel 2016 il gruppo guidato dall'ad, Jean Pierre Mustier, aveva ceduto il 20% e poi aveva messo sul mercato un ulteriore 10%. Le due banche hanno comunicato, in una nota congiunta emessa stamani prima dell'apertura della borsa, che i rispettivi cda hanno approvato una serie di azioni "al fine di assicurare a Fineco di poter operare come società pienamente indipendente dal punto di vista regolamentare, di liquidità ed operativo, anche nel caso di potenziale futura uscita dal gruppo Unicredit ".

A oggi la banca-rete guidata dal dg e ad, Alessandro Foti, beneficia di limitate sinergie con il resto del gruppo Unicredit . "In caso di completa indipendenza, Fineco sarebbe in grado di concentrarsi pienamente sul proprio sviluppo strategico e sulle proprie prospettive di crescita autonoma. Ciò non avrebbe implicazioni sul modello di business di Fineco né sui clienti e, inoltre, non comporterebbe nessun impatto significativo sul suo solido profilo di capitale e liquidità, né sulla sua redditività", sottolinea ancora il comunicato, "tali azioni concordate consentirebbero a Unicredit di cogliere qualsiasi opportunità di mercato, anche nel breve termine, in relazione alla sua quota in Fineco ".

In sostanza Unicredit e Fineco hanno stipulato un accordo quadro che prevede, tra l'altro, la concessione da parte di Unicredit di una garanzia finanziaria (collateral) a favore di Fineco al fine di neutralizzare l'esposizione al rischio di credito di quest'ultima nei confronti della banca di Piazza Gae Aulenti. Inoltre, Unicredit e le altre società del suo gruppo (inclusa Fineco ) hanno avviato nel quarto trimestre 2018 una revisione delle azioni propedeutiche a favorire l'autofinanziamento di tutte le società di Unicredit , minimizzando progressivamente le esposizioni infragruppo esistenti.

Al 6 maggio 2019 Fineco detiene circa 8,3 miliardi di euro di obbligazioni Unicredit . Dal punto di vista del capitale regolamentare, l'attuale esposizione di Fineco nei confronti di Unicredit è pari a zero, essendo parte dello stesso gruppo bancario. Al fine di mantenere sostanzialmente inalterata l'attuale esposizione regolamentare in caso di potenziale uscita futura di Fineco da Unicredit , questa le concederà delle garanzie finanziarie per garantire le sue esposizioni al rischio di credito nei suoi confronti fino alla scadenza naturale delle proprie obbligazioni nel 2024.

"Di conseguenza, l'assorbimento in termini di attivo ponderato e il rispetto dei limiti di concentrazione del rischio per Fineco rimarranno sostanzialmente inalterati anche a seguito di una potenziale uscita futura dal gruppo Unicredit . Pertanto, Fineco conferma la sua attuale strategia di investimento della liquidità, senza impatti significativi attesi sulla sua redditività", sottolineano le due banche.

Come annunciato al mercato al momento della presentazione dei risultati 2017 il 6 febbraio 2018, Fineco ha progressivamente sostituito le obbligazioni Unicredit a scadenza con un portafoglio di titoli di Stato diversificato. Il portafoglio di obbligazioni Unicredit detenute da Fineco è diminuito di 3,5 miliardi di euro dal primo trimestre 2017 al primo trimestre di quest'anno e scadrà completamente entro il 2024.

Le due banche mantengono in vigore l'attuale contratto di licenza del marchio: "nonostante la piena indipendenza dal punto di vista commerciale, regolamentare e operativo, le due banche si sono anche accordate del fatto che, in caso di una eventuale futura uscita di Fineco dal gruppo Unicredit , Fineco , in base all'accordo di licenza esistente, possa continuare ad utilizzare denominazioni e marchi figurativi contenenti il termine "Fineco " di proprietà di Unicredit ", la quale "continuerà inoltre a fornire determinati servizi a Fineco per un determinato periodo di tempo, in linea con gli attuali termini e condizioni, inclusi l'accesso agli Atm di Unicredit e servizi amministrativi".

Queste misure non avranno su Fineco "impatti significativi" sulla redditività né sui coefficienti di adeguatezza patrimoniale. Il leverage ratio sarà vicino al 3% su base pro forma nel caso di uscita dal perimetro del gruppo Unicredit e potrà essere ulteriormente rafforzato al di sopra del 3%, attraverso la possibile emissione, nei mesi successivi, di titoli qualificabili come capitale aggiuntivo di classe 1 per un importo fino a 200 milioni di euro (strumenti AT1).

Da inizio anno il titolo Fineco ha registrato in borsa un rialzo del 26% e capitalizza 6,7 miliardi, mentre Unicredit un +19,5% per una capitalizzazione di oltre 26 miliardi. Domani Unicredit diffonderà la sua trimestrale, mentre oggi Fineco ha comunicato la sua chiusa con un utile netto in aumento del 6,1% a 62,6 milioni e un patrimonio totale a fine marzo di 74,1 miliardi, +8,9% rispetto alla fine dello stesso mese 2018. Sempre a marzo Fineco ha raccolto, in base ai dati Assoreti, 685 milioni, piazzandosi al primo posto tra le reti e sorpassando Fideuram (640 milioni) e Banca Generali (535 milioni).
 
07/05/2019 13:35

Con la separazione FinecoBank sarà più libera e Unicredit potrà dare più dividendi

Un futuro indipendente per FinecoBank non sembra preoccupare le investment bank che hanno apprezzato il fatto che sia stata chiarita la strada per affrontare il tema dei bond Unicredit. Per quest'ultima il rafforzamento del Cet1 potrebbe aprire la strada a dividendi più generosi

di Roberta Castellarin

Gli analisti delle principali investment bank iniziano a fare i conti su cosa comporterà per FinecoBank e Unicredit una possibile futura separazione. Infatti i cda di Unicredit e di FinecoBank hanno approvato una serie di azioni e procedure che dovranno essere realizzate al fine di assicurare alla stessa Fineco di poter operare come società pienamente indipendente dal punto di vista regolamentare, di liquidità e operativo, anche nel caso di potenziale futura uscita dal gruppo Unicredit .

Per FinecoBank la notizia è arrivata nella stessa giornata in cui sono stati presentati i conti del primo trimestre. Il titolo ha avuto un andamento volatile nella prima parte della mattinata e ora tratta a 10,76 euro (-2,84%). Un futuro indipendente per FinecoBank non sembra preoccupare gli esperti delle investment bank, che hanno apprezzato il fatto che sia stata chiarita la strada per affrontare il tema dei bond Unicredit attualmente detenuti da FinecoBank.

Nell'accordo annunciato oggi dalle due società si prevede infatti la concessione da parte di Unicredit di una garanzia finanziaria a favore di Fineco al fine di neutralizzare l'esposizione al rischio di credito di Fineco nei confronti di Unicredit . Infatti Fineco detiene circa 8,3 miliardi di euro di obbligazioni Unicredit . Il portafoglio di obbligazioni Unicredit detenute da Fineco è diminuito di 3,5 miliardi di euro dal primo trimestre 2017 al primo trimestre 2019 e scadrà completamente entro il 2024. Dal punto di vista del capitale regolamentare, l'attuale esposizione di Fineco nei confronti di Unicredit è pari a zero, essendo parte dello stesso gruppo bancario. Una situazione destinata a cambiare se fosse ceduta la partecipazione nella banca digitale.

"Al fine di mantenere sostanzialmente inalterata l'attuale esposizione regolamentare in caso di potenziale uscita futura di Fineco dal gruppo UniCredit , UniCredit concederà delle garanzie finanziarie a favore di Fineco al fine di garantire le esposizioni al rischio di credito di Fineco nei confronti di UniCredit fino alla scadenza naturale delle obbligazioni di Unicredit nel 2024. Di conseguenza, l'assorbimento in termini di attivo ponderato e il rispetto dei limiti di concentrazione del rischio per Fineco rimarranno sostanzialmente inalterati anche a seguito di una potenziale uscita futura dal gruppo Unicredit . Pertanto, Fineco conferma la sua attuale strategia di investimento della liquidità, senza impatti significativi attesi sulla sua redditività", si legge nella nota.

Banca Imi, che ha su FinecoBank un rating hold e un prezzo obiettivo a 10,3 euro, sottolinea come non siano emerse grosse sorprese dai conti del primo trimestre di Finecobank. Mentre per quanto riguarda il progetto legato all'indipendenza del gruppo dividono l'analisi in due tempi. Nel breve termine il titolo potrà risultare indebolito dall'operazione, mentre nel medio periodo: "crediamo che questo sia uno sviluppo positivo perché Fineco potrà focalizzarsi completamente sulla propria strategia di sviluppo e sulle prospettive di crescita stand-alone". Infine gli analisti di Banca Imi sottolineano che: "finalmente le azioni per risolvere il principale tema del gruppo, ossia l'esposizione verso Unicredit , sono state chiaramente indicate".

Dal canto suo Banca Akros riduce il giudizio su FinecoBank da neutral a reduce, alzando il prezzo obiettivo a 10 euro da 9,6 euro. Questi esperti segnalano che i conti sono stati linea alle attese, ma il titolo Fineco è ancora caro, trattando a multipli elevati. Inoltre, anche se potrebbero non esserci implicazioni per il business model, la base clienti, la liquidità e la redditività, una possibile vendita di una quota di Unicredit potrebbe mettere pressione al titolo nel breve termine.

Mediobanca Securities, su cu FinecoBank ha un giudizio neutral e un prezzo obiettivo a 10 euro, si sofferma anche sull'impatto che la futura operazione potrebbe avere su Unicredit . In particolare gli analisti di piazzetta Cuccia stimano che la cessione dell'intero 35% detenuto da Unicredit in Finecobank porterebbe a un miglioramento di 65 punti base del Cet1 e una diluizione del 2% degli utili per azione. Queste stime riguardano però il momento in cui saranno scaduti tutti i bond Unicredit detenuti dalla banca digitale, nel frattempo le garanzie date da Unicredit implicheranno un minor beneficio in termini di Cet1 in un primo momento.

Quando il beneficio sarà pieno, secondo Mediobanca , il miglioramento del Cet1 potrà anche consentire al gruppo Unicredit di alzare il dividend payout al 50%. La conclusione degli analisti di piazzetta Cuccia è che "sebbene l'operazione dal punto di vista finanziario abbia un senso visti i multipli di Fineco, la perdita di controllo sulla società potrà essere percepita anche come una riduzione di competenze nel fintech, vista la leadership di Fineco in questo ambito. Su Unicredit abbiamo un giudizio outperform".

Gli analisti di Fidentiis, che hanno su Unicredit un giudizio buy e una valutazione di 19-20 euro, ricordano che la banca ha già ridotto la sua partecipazione in FinecoBank due volte tra il 2016 e il 2017 (l'azione valeva circa 5 euro, la metà del prezzo attuale) incassando in tutto 900 milioni di euro e ottenendo un benefico di 20 punti base in termini di Cet1. "Se l'intero 35% di Finecobank fosse venduto ai prezzi attuali ci sarebbe un beneficio potenziale in termini di Cet1 di 50 punti base. Tuttavia non è ancora chiaro se la garanzia offerta da Unicredit per i bond detenuti da Fineco potrebbe temporaneamente ridurre questo beneficio. Tuttavia il beneficio riemergerà progressivamente quando i bond saranno completamente scaduti (nel 2024) o saranno stati sostituiti da altri titoli".

Infine per Equita l'integrale uscita di Unicredit dal capitale di FinecoBank rappresenta una notizia del tutto inaspettata "che ci lascia perplessi dal punto di vista strategico visto le potenzialità di crescita nel lungo termine del business model di FinecoBank ancorché il contributo all'utile consolidato di Unicredit di Finecobank sia limitato, circa 3% in base ai nostri calcoli".

Il mercato potrebbe inoltre interrogarsi sul razionale della cessione che, al momento, "dal nostro punto di vista sembra legato esclusivamente ad un tema di capital management, creando di conseguenza overhang sulla valutazione di Unicredit . In base alle nostre stime la cessione integrale di Finecobank ai prezzi di mercato comporterebbe un beneficio sul Cet1 di Unicredit di almeno 80 punti base", afferma Equita che ha un giudizio buy su Unicredit e un prezzo obiettivo a 16,8 euro.

Per quanto riguarda Finecobank la sim conferma il rating hold e il prezzo obiettivo a 9,2 euro. Dal punto di vista dei conti secondo gli esperti il primo trimestre del gruppo si è rivelato leggermente migliore del previsto principalmente per i minori costi. Mentre per quanto riguarda la possibile cessione da parte di Unicredit di FinecoBank gli analisti osservano che non sono previsti impatti significativi sulla redditività né sui coefficienti di adeguatezza. patrimoniale di Finecobank. Il Leverage Ratio sarà vicino al 3% su base pro forma nel caso di uscita dal perimetro del gruppo Unicredit e potrà essere ulteriormente rafforzato al di sopra del 3%, attraverso la possibile emissione, nei mesi successivi, di strumenti AT1 per un importo fino a 200 milioni. Non ci si aspetta che i relativi costi abbiano un impatto significativo sul capitale di Finecobank. Sicuramente, conclude Equita , "la decisione di FinecoBank di rendersi indipendente, rende più impellente la gestione del portafoglio bond Unicredit ".
 
Operazione eseguita.....

08/05/2019 07:03

Unicredit cede il 17% di Fineco a 9,8 euro

Il ricavato è di 1,014 miliardi, con una plsuvalenza attorno a 500 milioni, che permette alla banca di ottenere 21 punti base di Cet 1 ratio. Il lockup ora sul 18% restante di Fineco è di 120 giorni. KBW: l'operazione ha stupefatto i mercati, forse va a compensare un forte piano di derisking. Citi: perché c'è bisogno ora di più capitale?​

di Elena Dal Maso

Unicredit ha chiuso ieri in tarda serata l’operazione di accelerated bookbuilding vendendo il 17% delle azioni FinecoBank per un totale di 1,014 miliardi di euro, pari a 103,5 milioni di titoli al valore di 9,80 euro per azione. La plusvalenza, non indicata dalla banca, dovrebbe essere attorno a 500 milioni di euro.

Si tratta, scrive il gruppo nella nota, del primo passo di una serie di misure finanziarie in preparazione del piano strategico 2020-23, che sarà presentato al mercato il 3 dicembre prossimo a Londra. Il prezzo incorpora uno sconto del 4,4% rispetto all’ultimo valore di chiusura di Fineco pre-annuncio, riporta Unicredit . Però ieri il titolo ha chiuso in ribasso del 7,45% a 10,25 euro.

L’impatto patrimoniale stimato da Unicredit è un un aumento di 21 punti base nel Cet1 ratio. A seguito della chiusura dell'operazione, Unicredit avrà una partecipazione di minoranza in Fineco pari al 18% cento e deconsoliderà il titolo dal proprio bilancio. La quota restante sarà classificata come partecipazione finanziaria.

Unicredit ha sottoscritto un impegno a non cedere altre azioni Fineco per un periodo di 120 giorni dalla data di regolamento dell'operazione. Durante il lockup, salve eccezioni in linea con la prassi di mercato, la banca non potrà disporre altri titoli sul mercato senza il consenso di JP Morgan e di Ubs Investment Bank per conto dei Joint Bookrunners. All'accelerated bookbuilding ha lavorato anche Unicredit Corporate & Investment Banking in qualità di Joint Bookrunners.

Sull'operazione, che ieri ha spiazzato i mercati (Unicredit ha ceduto il 3,2% a 11,448 euro), gli analisti americani di Keefe Bruyette & Woods hanno scritto che, di primo acchito, le misure annunciate dal gruppo guidato da Jean Pierre Mustier paiono rendere il gruppo più resiliente e trasparente ma nel contempo possono implicare qualche problema sottostante in termini di ricavi.

E questa forse sarebbe una ragione per cui il titolo continua a viaggiare a multipli depressi, a un rapporto di prezzo/valore di libro 2018 di 0,54 volte (circa la metà di Intesa Sanpaolo ). A ciò si aggiunga che la cessione, parte di una serie futura, mira a raggiungere 200-250 punti di cuscinetto Cet 1 ratio sui minimi regolamentari attesi per il 2019, ovvero un target finale del 12,5% di Cet 1, con il consenso degli analisti che oggi vede il requisito di capitale a fine marzo al 12,1%. Gli analisti si chiedono se la cessione di Fineco per raggiungere 21 punti base di capitale non serva a compensare in realtà un progetto importante di cessione non ancora annunciato.

In tal senso KBW ha previsto 600 milioni di euro di derisking l'anno nel periodo 2019-2021 che porteranno ad una "distruzione di capitale" di 1,4 miliardi di euro, equivalenti a 743 punti di extra copertura del Cet1 ratio. Domani mattina presto sono attesi i conti del gruppo.

Lo stesso dubbio sulla mossa di vendere Fineco è sorto oggi anche agli analisti di Citi, che si chiedono: Unicredit "ha bisogno di generare più capitale a causa di complicazioni maggiori del previsto?". Sta cercando "una diversa opportunità di crescita o ha semplicemente dismesso un asset con una valutazione elevata?"
 
si ma titolo sta li a 11,34
mercato boccia il piano..stiamo sempre nella mer...a

la discussione su ucg non la trvo 1a pagina so scappati tutti
 
Unicredit presenta domani i conti del primo trimestre
Oggi intanto si riunisce il cda di Unicredit per approvare i risultati del primo trimestre che saranno diffusi domani mattina in preapertura. Il consensus degli analisti raccolto dalla banca stima un utile netto di 1,19 miliardi di euro (+7%)
 
Trimestrale

Le prime 3 pagine del comunicato stampa:


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Oggi sul quotidiano

MF - NUMERO 091 PAG. 14 DEL 09/05/2019

Dopo la vendita del 17% di Fineco Unicredit chiarisca al più presto quali sono i suoi piani​

di Angelo De Mattia
 
Trimestrale

Il report di MF:

09/05/2019 07:40

Unicredit, utile del trimestre a 1,38 mld (+24%) oltre le attese

Battuto il consenso che indicava 1,19 mld, ma il risultato è in calo rispetto agli 1,72 mld del trimestre precedente. Ricavi a4 ,952 mld, oltre i 4,888 mld del consenso e in diminuzione del 3% anno su anno. Confermati i target del piano Transform 2019. Il 3 dicembre a Londra business plan 2020-2023​

di Paola Valentini

Unicredit ha chiuso i primi tre mesi dell'anno (l'ultimo del piano Transform 2019) con un utile netto in aumento del 24,7%, rispetto allo stesso periodo 2018, a 1,387 miliardi di euro, battendo le attese del consenso fornito dalla società (e relativo a 22 analisti) di 1,191 miliardi (1,287 miliardi la mediana), ma il risultato è in calo del 19,7% rispetto ai 1,727 miliardi del trimestre precedente, l'ultimo del 2018.

L'utile rettificato si è attestato a 1,129 miliardi, +1,5% anno su anno e +34,3% trimestre su trimestre e si tratta del miglior risultato trimestrale degli ultimi dieci anni per la seconda volta consecutiva. Il rote rettificato di gruppo è al 9,4%, in rialzo di 0,5 punti percentuali anno su anno: la banca guidata dall'ad Jean Pierre Mustier ha confermato il target del rote superiore al 9% per il 2019. L'istituto ha spiegato che le buone dinamiche commerciali nella Cee hanno compensato il rallentamento iniziale nell'Europa occidentale.

Il rapporto tra crediti deteriorati lordi e il totale dei crediti lordi è al 4,1%, con una diminuzione di 73 punti base anno su anno, inferiore all'obiettivo del 4,7% per il 2019. Mentre le esposizioni creditizie deteriorate lorde della non core sono scese di 5,1 miliardi anno su anno a 17,7 miliardi. I ricavi sono stati di 4,952 miliardi, anche in questo caso superiori al consenso che indicava 4,888 miliardi in media (4,884 miliardi la mediana), ma in diminuzione del 3% anno su anno, (+2,1% trimestre su trimestre) principalmente a causa del difficile scenario di mercato. Il target dei ricavi per l'intero 2019 è confermato a 19,8 miliardi.

Il margine di interesse è salto dello 0,7% anno su anno a 2,6 miliardi, un valore in linea con quello stimato al consenso. Questa voce è però scesa del 4,5% trimestre su trimestre principalmente per effetto giorni e dei cambi, dei maggiori costi del funding (-32 milioni) e di voci non ricorrenti (-20 milioni), che hanno compensato l’impatto positivo dell’aumento dei tassi sui prestiti (+39 milioni). Il margine percentuale di interesse è sceso da 1,42% nel quarto trimestre 2018 a 1,39%.

Il margine operativo netto ha raggiunto 1,9 miliardi, -0,5% anno su anno e +53,9% trimestre su trimestre, oltre gli 1,717 miliardi del consenso medio (1,752 miliardi la mediana) per via di minori rettifiche su crediti pari a 468 milioni (-5,8% anno su anno e -49,3% trimestre su trimestre) contro attese del consenso di 553 milioni (534 milioni la mediana).

A proposito della cessione del 17% di Fineco a investitori istituzionali completata ieri per un corrispettivo di 1,014 miliardi, la banca ha anche confermato che la partecipazione sarà deconsolidata, che l’operazione porterà a un aumento di circa 21 punti base nel Cet 1 capital ratio del gruppo nel secondo trimestre 2019, indicatore che alla fine del primo trimestre è al 12,25%, e che la quota rimanente di circa 18 per cento verrà classificata come partecipazione finanziaria.

L'operazione è il primo passo di una serie di articolate misure finanziarie in preparazione del piano strategico 2020-2023 che sarà presentato al Capital Markets Day di Unicredit del 3 dicembre 2019 a Londra. L'attuazione del piano in corso Transform 2019 ha anche prodotto risultati sui costi operativi scesi del 4,2% anno su anno a 2,614 miliardi, in linea con il consenso medio (2,619 miliardi) e mediano (2,624 miliardi).

Il gruppo ha confermato gli obiettivi previsti dal business plan per quest'anno, oltre ai citati ricavi per 19,8 miliardi, ovvero: costi a 10,4 miliardi, utile netto a 4,7 miliardi, rote oltre il 9%, Cet1 tra il 12 e il 12,5% e un patrimonio netto tangibile in crescita per tutto l'anno. "Giunti all'ultimo tratto di Transform 2019, sono molto soddisfatto della performance di Unicredit in questo inizio d'anno. Per la seconda volta di seguito, si è trattato del migliore primo trimestre dell'ultimo decennio, a riprova del successo del nostro attuale piano strategico e del fatto che siamo sulla strada giusta per raggiungere gli obiettivi di Transform 2019, che sono tutti confermati, entro la fine di quest'anno", ha detto Mustier.

Il banchiere ha aggiunto: "Ancora una volta abbiamo agito in modo risoluto e il 7 maggio 2019 abbiamo annunciato quattro articolate misure finanziarie che costituiranno le basi della nostra strategia di business 2020-2023 che verrà presentata il prossimo dicembre. La cessione del 17% di Fineco completata con successo ha rappresentato il primo passo e sarà seguita da altre azioni, quali l'accelerazione della vendita di Npe nel 2019 a sostegno del runoff della divisione non core entro il 2021, il riallineamento del nostro portafoglio di titoli sovrani domestici rispetto a quelli dei nostri concorrenti europei e un'evoluzione della struttura del gruppo che ci consentirà di aumentare la flessibilità e ottimizzare i costi del nostro funding".

Mustier ha concluso che "gli obiettivi chiave sono assicurare al gruppo benefici da un Mda buffer ora posizionato nella parte superiore del range compreso tra 200 e 250 punti base entro fine 2019 e consentirci in questo modo di rafforzare la capacità di fare credito, supportare le economie locali e sviluppare ulteriormente le attività commerciali con i clienti nei paesi dove siamo presenti".
 
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