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il bello, il buono, il giusto
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Pochi luoghi al mondo racchiudono così tanti miti e leggende popolari come lo Stretto di Messina,
snodo cruciale delle rotte marinare battute dalle antiche civiltà.
“E' pieno di voci e questo cielo è pieno di visioni. Ululano ancora le Nereidi obliate in questo mare,
e in questo cielo spesso ondeggiano pensili le città morte.
Questo è un luogo sacro, dove le onde greche vengono a cercare le latine”. (Giovanni Pascoli)
Suggestioni che rivivono ancora oggi, nei racconti dei pescatori e dei più anziani, dall’ancestrale paura generata da Scilla e Cariddi, al potere simbolico e immaginifico della Fata Morgana, fino al dramma familiare di Oreste che ritrova la pace bagnandosi nel Metauro.
E’ un miraggio di rara bellezza quello della Fata Morgana : accade quando l’acqua limpida dello Stretto agisce come un'immensa lente riflettendo ed ingrandendo Messina. Ed ecco che la Sicilia, in alcune giornate, da Reggio Calabria, Villa San Giovanni, Scilla, Bagnara, Seminara, Palmi, appare improvvisamente ad un passo dallo stivale: si vede una Messina capovolta, città irreale che si modifica e svanisce in brevissimo tempo. A tratti si possono distinguere le case, le auto e anche le persone.
Una magia che nei millenni si è tramandata attraverso il mito della Fata Morgana, la fata delle acque.
La leggenda vuole che Fata Morgana abiti nelle torri che si materializzano sull’acqua nel giorni in cui la distribuzione dell'indice di rifrazione della luce del sole, in diversi strati d'aria, produce effetti per certi versi analoghi al miraggio.
La Fata Morgana in un leggendario mese di agosto fece apparire la Sicilia, agli occhi di un re barbaro arrivato a Reggio, talmente vicina che il re si tuffò per raggiungerla. Mentre nuotava, l’incantesimo si interruppe e il re barbaro morì affogato.
Morgana era la sorellastra di re Artù. Arrivarono in Sicilia dalla Bretagna, su una barca che aveva l’antico simbolo celtico della triscele, un essere con tre gambe che oggi è diventato simbolo dell’isola ma anche del viaggio che unì il nord al sud dell’Europa, i normanni e i siciliani. Artù decise di restare a vivere sull’isola e Morgana, preoccupata che qualcuno potesse attaccarlo, decise invece di fermarsi al centro dello Stretto, in un castello subacqueo, a guardia del fratello e della Sicilia. Ecco dunque, secondo la leggenda, che ogni volta che Morgana sente un pericolo avvicinarsi ad Artù, crea uno specchio tra cielo e mare: il miraggio della fata Morgana.
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