Mobili di ieri, di oggi e oggetti di design

INGO MAURER lampada da soffitto LACRIME DEL PESCATORE...per me è stupenda!:)

"35 anni fa sulle acque della Laguna di Venezia ho ammirato le reti dei pescatori ricoperte di infinite gocce d'acqua.
Osservando i riflessi nella luce del sole mattutino mi sono sembrate le lacrime dei pescatori.
Questi tempi sono maturi per un lampadario "da portare via" e l'acquirente durante il montaggio può personalizzarlo e sentirsi co-designer."
Ingo Maurer.


Lacrime del Pescatore è un oggetto luminoso composto da tre reti in nylon con cristalli in vetro.
Se installata in una posizione strategica, Lacrime del Pescatore brilla anche di giorno alla luce del sole.
Unendo più esemplari alla volta è possibile creare con un dispendio relativo un oggetto luminoso poetico e molto suggestivo.


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LUZY - INGO MAURER - Un guanto blu con lampadina smerigliata sulla punta del dito.
Oggetti di uso quotidiano che sorprendono per la loro forma e il loro colore.
Ogni guanto blu è dipinto a mano con un colore speciale.
Luzy è realizzato con guanti di destra e di sinistra


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INGO MAURER - One From the Heart è nata come regalo di nozze per amici.
U n cavo rosso e un cavo blu si avviticchiano al di sotto di un cuore rosso.
Uno specchio a forma di cuore riflette la luce verso la parete o il pavimento.
Sotto, due coccodrilli verdi in agguato. La fonte di luce è sistemata all'interno del cuore e illumina lo specchio


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Michael Thonet (Boppard, 2 luglio 1796 – Vienna, 3 marzo 1871) è stato un ebanista austro-ungarico, uno dei protagonisti
del design del periodo dell'epoca vittoriana.
Negli anni intorno al 1830, Thonet compie i suoi esperimenti con strisce di impiallacciatura ammorbidite nella colla bollente
prima di inventare i “mobili in legno curvato”. Nel 1842, il principe Metternich, colpito dal talento dell'ebanista renano lo
chiama a Vienna.
Qui Michael Thonet si dedica, con i propri figli, a realizzare parquet e mobili per il Palazzo Liechtenstein e il Palazzo Schwarzenberg.
Con la creazione della sedia n° 4 per il caffè Daum sul Kohlmarkt di Vienna conquista ben presto la scena dei caffè viennesi,
ponendo le basi per lo sviluppo del settore dei mobili destinati alla “collettività”, ossia agli ambienti pubblici


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Benvenuta Francesca...:)




La tecnica di lavorazione del legno curvato stupì molti fra i visitatori del Crystal Palace alla prima esposizione universale.
Con la rivoluzione del 1848 molte persone perdono il lavoro e trovano un altro impiego nelle nuove fabbriche di Thonet,
dove sono in funzione le macchine a vapore.

Iniziano ad arrivare le prime commesse dall'estero. Il successo giunge nel 1859, quando l'azienda Gebrüder Thonet dei figli
di Michael presenta la Sedia Nr. 14 in legno massello curvato, la celebre “sedia in paglia di Vienna” annoverata oggi fra le icone della storia del design.


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L'anno 1900 segna una svolta: da adesso, i mobili di Thonet creati da architetti della Secessione (Josef Hoffmann, Adolf Loos, Otto Wagner, Marcel Kammerer).
Nasce così il connubio fra stile Liberty e legno curvato.

Per gli architetti del periodo Bauhaus, la sedia in paglia di Vienna prodotta da Thonet rispecchia perfettamente l'ideale del mobile contemporaneo
ed esprime lo spirito moderno.
In grande voga fra gli architetti è adesso anche un altro materiale, simile per sobrietà e autenticità al legno curvato: si tratta dell'acciaio tubolare.
L'invenzione dei mobili in tubolare d'acciaio, realizzati curvando il materiale a freddo, rappresenta una vera rivoluzione per l'epoca e segna l'inizio
di una nuova era nella storia del design.



«Non ci deve essere alcuna differenza tra il sesso più bello e quello più forte.»

Molto dell'atteggiamento del Bauhaus verso le donne si può immediatamente comprendere da questa frase, di Walter Gropius.
La scuola era infatti aperta a entrambi i sessi, quando il Bauhaus aprì, nel 1917, ci furono più richieste di iscrizione da parte delle donne che da
parte degli uomini. Nonostante ciò a molte donne venne negato l'accesso ai corsi; a quelle che entrarono alla scuola venne impedito di accedere
ai corsi ritenuti molto più importanti, quali pittura, incisione e design industriale e furono quindi dirottate ai laboratori femminili: ceramica, tessitura, rilegatura di libri.


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Sotto la guida del designer ungherese László Moholy-Nagy, la situazione migliorò per molte studentesse.
Laszlo Moholy-Nagy si assicurò che a molte studentesse venisse data maggior libertà e fu infatti lui a incoraggiare Marianne Brandt a unirsi al laboratorio
del metallo. Questo le diede la possibilità concreta di apprendere le competenze che l'avrebbero fatta diventare una dei designer industriali più innovativi
della Germania degli anni '30.




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Marianne Brandt, nata a Chemnitz nel 1893, è stata designer, pittrice e scultrice.

Dal 1924 al 1926 studia presso la Bauhaus, seguendo i corsi di Josef Albers e László Moholy-Nagy. Dal 1927 diventa collaboratrice nel laboratorio di lavorazione del metallo della Bauhaus e si specializza nella lavorazione dell'argento. Dal 1928 al 1929 diventa vicedirettrice del laboratorio.

Ai corsi di Moholy-Nagy, Paul Klee e Vassily Kandinskij si specializza nella lavorazione dell’argento.

Nel 1929 a Berlino collabora con Walter Gropius (il fondatore della Bauhaus), occupandosi di mobili e di arredamento d'interni.

Dal 1930 al 1933 si trasferisce a Gotha ed inizia a collaborare con la fabbrica Ruppelwerk.

La Brandt è stata una delle grandi protagoniste della Bauhaus e della diffusione del design moderno. Alcune sue realizzazioni sono ancora molto attuali, come le Teiere e le Lampade da tavolo.

E' l’unica donna ad aver lavorato nel Metallwerkstatt del Bauhaus. I suoi oggetti sono uno splendido esempio di ricerca di semplicità nel processo di imbutitura (operazione che si esegue a freddo su lamiere metalliche piane per trasformarle in forme concave mediante presse meccaniche o torni). e stampaggio industriale.

La lampada da tavolo Kandem è uno dei progetti più noti di Marianne. Prodotta dalla Korting&Mathiesen di Lipsia, Kandem, essenziale e compatta, rappresenta la sintesi dell’idea stessa di lampada. Famose anche le lampade sospese al soffitto della designer tedesca: lampade a globo, a braccio snodabile, così svincolate da ogni tradizione e concentrate sul meccanismo funzionale.

Sintesi della struttura logica degli oggetti anche per i posacenere disegnati per Alessi nel 1924 e per centinaia di oggetti caratterizzati da linee essenziali, minimali, rigide ma incredibilmente moderne e ancora attuali a distanza di quasi un secolo.

E’ morta nel 1983.


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Mario Marenco:bow:...l'architetto che faceva ridere gli italiani all'ora di pranzo.

Foggiano, vissuto a Bari fino alla maturità («Ma scriva, per favore, che sono nato a Washington, è più chic») e a Roma dagli anni 60,
con una parentesi milanese nella fase in cui era un architetto e un design di grido, Marenco ricorda i tempi migliori, quelli di Alto
gradimento, senza troppa enfasi: «Incontrai Boncompagni per strada a Stoccolma, ero con un amico napoletano che lo conosceva e me lo presentò».
Era il periodo in cui Marenco, dopo la laurea in Architettura a Napoli, girava il mondo per master e specializzazioni: Helsinki, Colonia,
Stoccolma, Chicago (nella scuola razionalista di Mies van der Rohe), New York, Sydney.
Il debutto in tv è con Cochi e Renato e con Enzo Jannacci, ma dal 7 luglio 1970 è impegnato in radio con Arbore, Boncompagni e Bracardi:
sarà il colonnello Buttiglione («Io mi piego ma non mi spezzo, mi spiego»?), il comandante Raimundo Navarro, astronauta involontario
della navicella Paloma secundo dimenticato in orbita da «ocho años» («Puerca vaca, cornudones, maldidos, ricchiones…»), il poeta triste
che parodiava, forse senza saperlo, Sanguineti e la neoavanguardia.
E poi: il chirurgo Anemo Carlone, attento soprattutto all’onorario; Aristogitone, il professore pugliese di un liceo scientifico («Quarant’anni di
duro lavoro in mezzo a queste quattro mura scolastiche»!) e Verzo il suo allievo romano
che in clima di contestazione urlava «no» a tutto,
compreso «er nozzzionismo sfrenato ne’ e scole de l’Angola». E il playboy da quattro soldi Vinicio, il cleptomane napoletano Pasquale Zambuto,
il maestro Torvajanica esperto di canti etnici e la Sgarambona detta Sgaramba o Sgara, zitella dalla voce ***y e cavernosa.
Una variopinta corte dei miracoli inventata da un genio visionario e fantastico.


«Alto gradimento»? Che tradimento! - Corriere della Sera

Marenco Sofa by Mario Marenco for Arflex :

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Nell'intervista del 2010 viene chiesto a Mario Marenco: Quarant’anni dopo, che cosa rimane di Alto gradimento?

«Non era un gruppo ma un agglomerato casuale, un modo di rendersi utili a vicenda. Ci vediamo ancora occasionalmente,
ma manca l’intento deliberato di fare cose in squadra. Il tempo non ci aspetta, passa e via».
Anche gli amici, a quanto pare: «Sento ogni tanto Arbore, fa dei concertini... Ma se uno viene accantonato, è normale
che sopravvenga la delusione.
E poi, vedo che si celebra con interviste questo quarantennale. Parlano Arbore e Boncompagni:
"Abbiamo fatto, abbiamo fatto, abbiamo fatto...". Beh, i veri autori, invece eravamo Bracardi e io, ma nessuno ce lo riconosce.
E i diritti della Siae sono andati alla Patria».

E ora? I libri, a cominciare dal cult Lo scarafo nella brodazza (Rizzoli 1977), sono tutti lì sulle mensole
, tra carte, oggetti vari,
faldoni, lampade, cataloghi, penne, squadre. Marenco mostra gli ultimi progetti: «Di recente avevo pensato di provare a fare
qualche concorso internazionale di architettura, così ho disegnato delle case di legno per persone poco abbienti rispondendo a
un concorso ghanese
. Volevo fare un altro concorso in Florida, molto più impegnativo, ma poi ho lasciato perdere».
Nient’altro? «Ho fatto un monumento stradale molto grosso per Gedda, in Arabia Saudita, una specie di anello girevole in cemento
di 30 metri, ma non ne ho più saputo niente. Per il resto mi sono occupato solo di oggetti da design». Le poltrone e i divani letto
sono qui, in un angolo. Anche le sedie disegnate per la Frau, un tavolino snodabile e le lampade da scrivania prodotte da Artemide
.
«Ecco il disegno di un orologio che mi ha chiesto tempo fa Montezemolo, voleva provarlo per una Ferrari, ma non ho mai
una risposta. Dovrei chiamarlo per sentire se ci sono sviluppi».

Marenco ricorda una collaborazione Fiat di una quindicina d’anni fa per il Motorshow di Bologna, ma quando in un’intervista disse
che la Bmw è una gran macchina fu scaricato: «Ora vorrei cercare di riannodare i contatti, perché il lavoro mi manca. Di recente
con un collega sono andato in Cina, in Thailandia, in Libia e in Congo, per vedere cosa si poteva fare, ma non abbiamo trovato
grandi occasioni».
Tira fuori dalla confusione del tavolone allungabile (progettato da lui «secoli fa» per Bernini) il
disegno di un grattacielo con tre torri
disposte a stella, progettato per la periferia di Bari. È l’orgoglio dell’architetto Marenco: «Un modo per impiegare i pannelli di legno
rigenerato con filamenti di semiconduttori che danno una luminescenza alle facciate. L’orientamento è lavorare con materiali ecologici».
Sempre dal caos di carte tira fuori un quadernetto con «progettini» di sedie, sgabelli, tavolini, divani: «Tutte cose che devono essere
attivate perché diventino prototipi.
Al momento, devo ancora trovare il modo di incanalarmi verso una direzione senza fare di tutto,
perché se no pasticcio. Forse mi darò all’allestimento nell’ambito dell’edilizia prestigiosa anche se in passato ho avuto qualche successo
nel campo del design». E poi ci sono i raccontini: «Sto scribacchiando un po’ delle storielle umoristiche, che continuo a riordinare e a
rivedere, per poi proporle a un editore. Vedremo».

«Alto gradimento»? Che tradimento! - Corriere della Sera


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La designer che inventò la cucina moderna:
Margarete Schütte-Lihotzky, era femminista e ideò la cosiddetta "Frankfurt Kitchen

Nel 1926, Margarete Schütte-Lihotzky, prima donna austriaca a potersi dichiarare architetta e a non dover cedere le proprie
idee a qualche uomo che ci mettesse la firma, pensa che occuparsi delle cose di casa sia un mestiere, occorre quindi dedicare
a questa professione un luogo adatto.
La cucina dei nostri anni apparentemente emancipati tutto sembra, tranne che una cucina. È uno spazio conviviale, ma a fine Ottocento,
al centro della cucina spuntavano enormi stufe in ghisa, scure, pesanti e, nonostante tutta la buona volontà, sporche e insane.
E per questo nasce la Frankfurt Kitchen, per eliminare il grigio e per dare un ruolo a chi la usa e la vive.
L’ispirazione? Le cucine della carrozze ferroviarie, che sono piccole, efficienti e sfornano centinaia di pasti in un ambiente perfettamente
ottimizzato. Anche perché muoversi in grandi spazi significa fare lunghe traversate per passare dal fornello al lavabo
.
La Cucina di Francoforte viene sollecitata a Margarete Schütte-Lihotzky da Ernest May, architetto, urbanista, nel 1926 assessore all’edilizia di Francoforte.

La Frankfurt Kitchen ha successo grazie ai suoi piani di appoggio continui ed alla stessa altezza da terra, al piano di lavoro vicino alla finestra
per migliorare l’illuminazione, alla pianta a U che facilita i movimenti e l’accesso agli strumenti. E si riempie di elettrodomestici, quelli che
l’advertising chiama “la servitù invisibile”. In questo contesto la Cucina di Francoforte diventa la “dream kitchen” dei quartieri residenziali:
colorata, moderna, modulare, razionale, tecnologica.

Oggi, mentre ci avviciniamo al centenario della sua ideazione, le strutture modulari e colorate della Frankfurt Kitchen sono ancora qui:
il bello dei prodotti rivoluzionari non è tanto chi li usa, ma a che cosa servono.


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Charles-Edouard Jeanneret, detto Le Corbusier, è nato a La Chaux-de Fonds, nel Giura Svizzero, nel 1887, ed è morto in Francia, a Roquebrune-Cap-Martin, sulla Costa Azzurra, nel 1965.

La sua opera, nei primi tempi ostacolata per la sua presunta «rivoluzionalità» e per il piglio radicalista scaturito dalle esperienze «puriste», con il maturare dei tempi ha avuto e continua ad avere il giusto riconoscimento.
Invece di "mobili", parola che per il Maestro suonava come "qualcosa di vago e trascurato", Le Corbusier parlò di "équipement", cioè di equipaggiamento. Equipaggiamento significa sistemare, secondo le esigenze domestiche, i diversi elementi necessari, tramite una chiara analisi del loro compito. Gli armadi modulari sostituiscono gli innumerevoli mobili: gli armadi per i vestiti, per tutti i tipi di biancheria, per le stoviglie, per i bicchieri, per gli oggetti d'arte e per i libri. Non sono più in legno ma in metallo, e vengono realizzati nelle fabbriche che finora hanno prodotto solo mobili d'ufficio. Essi costituiscono l'intero équipement di una casa e lasciano il massimo spazio libero nelle stanza.

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Le nuove costruzioni in acciaio e cemento armato, svincolate dalle ingombranti murature portanti, possono accogliere i nuovi casiers standard come gli unici elementi divisori a conformare lo spazio di ogni ambiente.

Al Salon d'Automne di Parigi del 1929, Le Corbusier, unitamente a Pierre Jeanneret e Charlotte Perriand, presentò un "monolocale" con mobili che incarnavano lo spirito "machiniste". Le delimitazioni degli ambienti erano costituite soltanto dalla combinazione dei casiers standard a mezza altezza, in cucina fino al soffitto, utilizzabili da entrambi i lati. Su un pavimento di dure piastrelle di vetro verdastro erano collocati dei tavoli con luccicanti lastre di vetro, anch'esse verdastre. Questi ultimi e le sedie avevano supporti d'acciaio cromato o laccato, ed erano rivestiti in pelle giallo-bruna, o tessuti tipo lino. I "casiers" venivano adattati al loro uso specifico per mezzo di ripiani di vetro, di scomparti di legno e di metallo oppure - come in cucina - con grate di legno per la frutta e la verdura. Gli armadi venivano chiusi con sportelli in lamiera d'acciaio smaltate o lucidate, o con porte scorrevoli di vetro stampato.

Il pubblico reagì a questo nuovo tipo di mobili più con reticenza che con approvazione.

Espressione concreta della loro stessa funzione i mobili furono progettati nel 1928.

La "Fauteuil à dossier basculant" (1928) è una poltroncina che ha la struttura metallica in acciaio, con schienale a dondolo, che favorisce alla persona la posizione più adatta nelle diverse situazioni e di relax.

Le Corbusier designer

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"Un uomo, come Le Corbusier, non può morire. […] Le Corbusier non è morto e ciò senza elucubrazioni trascendentali:
l’uomo tra gli uomini è, perché fanno ancora parte del processo opere, pensieri, perfino aforismi, espressi con
ineguagliabile capacità di sintesi, propria del genio."

(Ernesto Nathan Rogers, 1966)


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Nell’ambito della produzione razionalista, Le Cor*busier (Charles-Édouard Jeanneret 1887-1965) progetta la serie di design
d’interno denominata “Grand Confort” nel 1928. Questa era composta da poltrone e divani divisi in due diverse categorie:
la prima, di cui fa parte la poltrona denominata LC2, fu “Le Fauteuil Grand Confort Petit Modèle” creata per ospitare le forme maschili,
la seconda fu “Le Grand Modele”, dalle forme più ampie, ideata invece per ospitare le forme femminili.

Entrambi i modelli sono realizzati mediante una struttura di tubo cromato (inizialmente, per necessità di contenere i costi,
era di ferro verniciato) con un telaio di sostegno orizzontale. In questo sedile è nettamente evidenziata la distinzione fra la
struttura portante (completamente esterna) e i cuscini (completamente interni).

Di questa poltrona sono state prodotte varie versioni: quella della ditta Thonet nel 1928 (in acciaio laccato grigio-blu metallico
con cuscino in pelle), quella della ditta H. Weher nel 1959, quelle della ditta Cassina nel 1965 (in acciaio nichelato con cuscini
in pelle) e nel 1974 (in acciaio verniciato con cuscini in stoffa) ed attualmente ancora in produzione


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La "Chaise longue à réglage continu", che Le Corbusier definì una "macchina per il riposo"
è costituita da due elementi liberi fra loro: base e seduta.
La seduta può scorrere sulla base con slittamento continuo, consentendo qualsiasi inclinazione.
 

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di Le Corbusier


È ancora oggi un pezzo di valore assoluto, al di fuori dello spazio e del tempo.
Il tavolo LC6 progettato nel 1928 da Le Corbusier esalta i valori di purezza e essenzialità del Movimento Moderno inserendosi
con elegante naturalezza nell'habitat contemporaneo.
Come gli altri arredi disegnati dal grande architetto franco-svizzero, nasce come uno strumento a servizio dell'uomo moderno,
concepito secondo proporzioni ideali per integrarsi con funzionalità e equilibrio negli spazi abitativi.
Semplicissimo e elegante, il basamento è realizzato in tubolare d'acciaio dalla particolare sezione ovale.
È dotato di quattro supporti con gambo filettato in acciaio che sostengono il sottile piano


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Le Corbusier - La "Siège tournant, fauteuil", è una sedia girevole con braccioli.
L'idea base sta nell'elemento di giunzione fra le gambe e il sedile. Questo elemento di collegamento si identifica col meccanismo di rotazione della seduta stessa.
Disegnata da Charlotte Perriand nel 1927 per il suo appartamento di place Saint-Sulpice a Parigi, questa poltroncina fu esposta prima al Salon des Artistes
Décorateurs del 1928 nella Salle à manger 28 e successivamente al Salon d’automne nel 1929, integrata alla collezione co-firmata da Le Corbusier, Pierre Jeanneret e Charlotte Perriand.

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Il "Siège tournant, tabouret" è il relativo sgabello girevole.
Alla fine degli anni venti ed all'inizio degli anni trenta i mobili in tubo d'acciaio, anche se prodotti a volte in piccole quantità, non erano costosi. Tuttavia venivano acquistati solo da una clientela piuttosto benestante, che possedeva la necessaria apertura mentale nell'apprezzare questi oggetti decisamente innovativi.

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"Il mobile metallico di Breuer era dunque la prima sintesi operativa e funzionale delle arti,
la prima, grande vittoria del "disegno industriale"»
(Giulio Carlo Argan)

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Marcel Breuer (Pécs, 22 maggio 1902 – New York, 1º luglio 1981) è stato un architetto e designer ungherese.

È stato un importante esponente del Bauhaus e del movimento moderno.
A 19 anni, nel 1921 progetta e realizza l'African chair o sedia romanticain legno scolpito a mano e tessuti disegnati.
La forma di questa sedia è fondamentale per comprendere le origini derivanti dalle culture locali (popolar ungherese in questo caso)
e da produzioni artigiane.
Questa sedia, come la maggior parte dei prototipi noti del Bauhaus, viene realizzata artigianalmente all'interno dei laboratori.


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Marcel Breuer, dopo un periodo di formazione professionale presso uno studio d'architettura a Parigi, tornò presso la scuola del Bauhaus
dal 1925 come insegnante e fino al 1928 diresse il laboratorio del mobile
.
E sotto la sua direzione dal 1926 i laboratori iniziarono a produrre sedie e tavoli in tubolari d'acciaio, tra cui le sue famose sedie sia in
legno e schienale in stoffa sia in tubolare di ferro con schienale impagliato
attraverso le quali ricerca soluzioni espressive nuove.
Vengono anche creati nuovi materiali come l'eisengarn che sarà utilizzato per la prima volta da Breuer nella Sedia Wassily.
Nel 1927 la produzione industriale brevettata di questi mobili (fra i quali molti disegnati da lui) conobbe un'attività a pieno ritmo.
 

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