Armi da fuoco, bianche, contundenti, di difesa, etc. Etc....

Grazie Hearts di avere condiviso questi tuoi "frammenti di vita vissuta [... con un pizzico di nostalgia]".:bow:

Alla Uno Bianca è associato un altro delitto terribile, quello di Cogne.
Tra le ipotesi più azzardate, c'è quella che evoca i killer della Uno Bianca, la banda dei fratelli Savi.
Stefano Lorenzi avrebbe fatto parte dei servizi segreti, e sapeva cose delicatissime su illustri magistrati e pure su politici.
Inoltre era stato nella polizia un infiltrato della “uno bianca” ed aveva contribuito a smascherare i quattro poliziotti assassini che poi sono finiti in carcere
.
Ma poiché si temeva che costoro avessero degli amici, si era pensato di mandarlo a Cogne pensando che fosse una località sicura per proteggerlo.
L'omicidio di Samuele sarebbe stata la vendetta contro un testimone. Ma l'avvocato Francesco Maisano, ex legale di Stefano
e avvocato di parte civile nei processi sulla Uno Bianca, smentisce: «Ridicolo! Conosco a memoria la vicenda dei Savi, Lorenzi non ne sa nulla».


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Bello e dannato è l'amore
la mia ombra
sopra il tuo sudore
Sul mio **** ho scritto che
storia più bella non c'è
Sparami al cuore...
e morirò!


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Avevamo cinque anni,
correvamo sui cavalli
io e lei, contro agli indiani,
eravamo due cow-boy.

Bang bang, di colpo lei,
bang bang, lei si voltò,
bang bang, di colpo lei,
bang bang, a terra mi gettò.

No, non si può fermare il tempo,
non si può mutare il vento.
Quindici anni aveva lei,
ricordo quando mi baciò.

Bang bang, di colpo lei,
bang bang, lei si voltò,
bang bang, lei mi baciò,
bang bang, e a terra mi gettò.


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Un omicidio senza forbici scintillanti è
...come un asparago senza salsa olandese. Insapore”

Alfred Hitchcock.



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Taxi Driver

Film del 1976 diretto da Martin Scorsese .
La scena più famosa del film è probabilmente quella in cui Travis fa pratica con la pistola davanti allo specchio ed inizia
un monologo in cui si rivolge alla sua immagine riflessa:
«Ma dici a me? Ma dici a me? … Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando? Dici a me? Non ci sono che io qui».
Questa scena è stata completamente improvvisata da De Niro; il copione infatti diceva unicamente «Travis parla a se stesso allo specchio».



A Scorsese piacque così tanto che decise di tenerla nel montaggio finale. De Niro ha inoltre lavorato come tassista nei sei mesi antecedenti alle riprese,
e ha studiato le malattie mentali.

Le quattro pistole che Travis Bickle compra dal losco venditore in una camera di hotel sono: una .44 Magnum Smith&Wesson, un Revolver 38 2 pollici nickel Smith&Wesson, una Colt 25 automatica nickel ed una Walther PPK.


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Travis Bikle: Ha una 44 Magnum?
Easye Andie: È un'arma che costa.
Travis Bikle: Ah, ce li ho i soldi.
Easye Andie: Brutta bestia sa, ti ferma una macchina a cento metri, con una pallottola buca il motore.
Guardi che roba... è un'arma che non perde mai di valore, guardi qui, guardi che perfezione. Potrei venderla a qualche testa
calda di Harlem per 500 dollari ma io preferisco sempre vendere a gente di qualità. Che gliene pare, forse un po' troppo
ingombrante per essere pratica. In questo caso per lei consiglierei questa 38 due pollici, guardi, anche questa è una gran
bell'arma: acciaio cromato, canna corta oppure la stessa ma di acciaio brunito, questa le ferma qualsiasi animale,
la Magnum la usano molto in Africa per gli elefanti ma certo quella lì è più maneggevole.
Ci sono pistole che sono giocattoli ma quella lì no... lei la può usare tutto un giorno come un martello, poi va a sparare e
le fa un centro dopo l'altro, ha una meccanica di precisione ed è robustissima. Le interessa una automatica?
Questa è una Colt25 automatica, piccola ma ottima, cinque colpi nel caricatore, il sesto in canna, se è così imprudente da mettercelo.
Ecco, guardi questa è una 38Walter, otto colpi nel caricatore. Guardi qui ha una meccanica perfetta... gran bella pistola.
Durante l'ultima guerra molte P38 le sostituivano con questa, le davano solo agli ufficiali. È un gioiello no?
Travis Bikle: E quanto per tutte e quattro?
Easye Andie: Ah, tutte e quattro. Aspetti un momento solo uno sprovveduto porterebbe quel cannone così per strada,
tenga, guardi che bella, è una fondina che ho fatto fare a mano nel Messico, 40 dollari. 3 e 50 per la Magnum, 2 e 50 per la 38, 120
per la 25, 150 per la Walter. Ecco prenda questa. Aspetti scendo giù con lei. Ne vuole droga? Erba, hashish, coca, mescalin, eroina?
Oppure magari dell'anfetamina? Ho tutto quello che vuole.
Travis Bikle: No, non mi interessa quella roba.
Easye Andie: Esplosivi, detonatori elettrici, spolette a tempo, non le servono? Vuole una Cadillac? Ho una Cadillac nuova foderata in pelle per 2000 dollari.


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"Questo è il mio fucile. Ce ne sono tanti come lui, ma questo è il mio.
Il mio fucile è il mio migliore amico, è la mia vita. Io debbo dominarlo come domino la mia vita.
Senza di me il mio fucile non è niente; senza il mio fucile io sono niente.
Debbo saper colpire il bersaglio, debbo sparare meglio del mio nemico che cerca di ammazzare me,
debbo sparare io prima che lui spari a me e lo farò.
Al cospetto di Dio giuro su questo credo: il mio fucile e me stesso siamo i difensori della patria,
siamo i dominatori dei nostri nemici, siamo i salvatori della nostra vita e così sia, finché non ci
sarà più nemico ma solo pace, amen". [Il credo del fuciliere - Film Full Metal Jacket]


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Stanotte vi porterete a letto il vostro fucile, e darete al vostro fucile un nome di ragazza...
Siete sposati al fucile, quel coso fatto di legno e di ferro, e rimarrete fedeli soltanto a lui! (Sergente Hartman - Film Full Metal Jacket)


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"Il cacciatore" di M. Cimino ( 1978)

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Ricordi gli alberi? Ti ricordi come sono diversi gli alberi? Te lo ricordi? Te lo ricordi, eh? Le montagne. Ti ricordi le montagne?

Mike ritornerà nell’inferno di Saigon, rischiando la vita, per riportare a casa Nick vivo o morto, come gli aveva promesso prima di partire, la sera del matrimonio di Steven: “Se mi dovesse succedere qualcosa non lasciarmi laggiù, riportami a casa, voglio rivedere questi alberi”. Ho amato molto questo film, uno dei più amati della mia vita e per questo voglio ricordare e ringraziare Michael Cimino prendendo a prestito la commovente scena finale del suo film quando, dopo il funerale, Mike Linda e Steven si trovano con gli altri amici nel locale di John per ricordare Nick. Dopo aver cantato sottovoce God Bless America, sopraffatti dal dolore, alzano i bicchieri e dicono semplicemente “a Nick”. Semplicemente. A Michael!
 
"l fucile è solo uno strumento, è il cuore di pietra quello che uccide.
Se la vostra volontà di uccidere non è pura, ben controllata, potreste esitare al momento della verità.
Non sarete voi a uccidere. Voi diventerete dei Marines morti e come conseguenza vi ritroverete in un
mare di *****, perché a un Marine non è permesso di morire senza autorizzazione!"

(Sergente Hartman)



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Sergente Hartman: Che nome hai dato al tuo fucile, Palla di Lardo?
Soldato Palla di Lardo: Signore, il nome del fucile di Palla di Lardo è Charlene, signore!

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Soldato Joker: Quelle sono cartucce cariche?
Soldato Palla di Lardo: 7,62 blindatissime.

Full Metal Jacket!


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CASO LUIGI TENCO

Caso Tenco - versione ufficiale: Dopo aver accompagnato Dalila (cantante con la quale ebbe una relazione) al ristorante Il Nostromo,
dove c’era tutto lo staff della RCA, Tenco se ne va sgommando in direzione del Hotel Savoy.
Ritornato nella sua stanza avrebbe scritto un biglietto d’addio e si sarebbe suicidato con un colpo di pistola alla testa.
Questa è la versione dei fatti confermata dalla giustizia italiana nel 2006 dichiarando che il caso Tenco è “un suicidio aldilà di ogni ragionevole dubbio”.


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«Quando molti giornalisti mi chiedono se esiste il delitto perfetto, io gli rispondo di sì: è l'omicidio Tenco».
Il criminologo Francesco Bruno ne è convinto.


Era la notte tra il 26 e il 27 gennaio 1967 quando uno dei più talentuosi cantautori del panorama musicale italiano si tolse la vita,
per cause che ancora oggi sono in parte ignote.
«Anche la canzone può servire a far pensare». Tenco è meno musicista di Bindi, meno romantico di Paoli, non ha l’aplomb aristo-maledetto

di De André, ma proprio lui, genovese d’adozione (è nato 
a Cassine in provincia di Alessandria) è il più politico 
del gruppo.




Nel 1962, “Cara maestra”, il “j’accuse” contro l’ipocrisia di certi precetti morali impartiti a scuola e in chiesa, gli era valso due anni di esilio dalla tv.
Tenco, appena sbarcato alla Rca, la sua nuova casa discografica, scopre il Piper Club, il tempio romano del beat e dei capelloni, dove oltre ai Rokes,
all’Equipe 84, a Patty Pravo si possono ascoltare 
i Primitives, i Bad Boys e molti altri gruppi rock blues inglesi sconosciuti ma bravissimi.

E perfino divinità del Rhythm’ n’Blues come Otis Redding, Wilson Pickett, Sam & Dave.
Tenco a differenza di Bindi, di Paoli, di Endrigo, di Lauzi, che hanno la bussola puntata verso la Francia di Brassens, guarda più all’America.
Nasce come sassofonista, viene dal jazz 
e ha trovato in Paul Desmond 
il suo modello.




 
"Secondo la ricostruzione ufficiale, il 23 luglio 1993 Gardini, uno dei più grandi industriali italiani, si sveglia presto. Ha un appuntamento a cui non vuole mancare: lo aspettano Antonio Di Pietro e Francesco Greco per sentirlo sulla maxitangente Enimont. Ma in Procura non arriverà mai. Un proiettile della sua Walther PPK gli trapassa il cervello. Per la famiglia solo un biglietto con scritto: «Grazie». Tutto fa pensare a un suicidio. Eppure, come aveva ripetuto ai suoi avvocati, di cose da dire ne aveva parecchie. Anni di indagini non hanno stabilito con certezza cosa sia accaduto e l’episodio rimane ancora avvolto nel mistero. Tre giorni prima, Gabriele Cagliari, ex presidente dell’Eni e amico di Gardini, si era tolto la vita in circostanze misteriose. Anche lui coinvolto nell’affare Enimont. Una coincidenza? Non bisogna dimenticare che tra il 1992 e il 1994 l’Italia vive una svolta epocale ancora non del tutto compresa. Dopo la caduta del Muro, saltano alcuni importanti accordi internazionali che coinvolgono il nostro Paese. Si modificano radicalmente gli assetti mondiali del potere. Il vecchio sistema politico non garantisce un’adeguata governabilità. Servono interlocutori nuovi. La morte di Gardini – l’imprenditore che con la chimica voleva conquistare il pianeta – avviene proprio in questo contesto. Un’altra coincidenza? L’inchiesta di Spagna ha aperto scenari nuovi e consegnato al pubblico aspetti inediti sulla figura di Gardini e sulle aziende del Gruppo Ferruzzi-Montedison. Un lavoro di ricostruzione che si avvale anche di importanti documenti, utili a capire meglio questa pagina ancora irrisolta della Prima Repubblica."

Raul Gardini: un suicidio imperfetto

Ho maneggiato diverse pistole, per scopi sportivi, e conseguentemente, detenute in casa, seppur smontate. Poi le ho vendute. Oggi non saprei con quale spirito potrei tornare a detenere un'arma in un cassetto.
 

Allegati

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Tenco appariva poco lucido quella sera. Per superare l'ansia del pubblico, Tenco aveva utilizzato alcol e Pronox.
All'amico Paolo Dossena, che lo rimproverava di bere troppo prima dell'esibizione, Luigi Tenco chiese:
«Sei così amico da metterti fra me e il whisky, ma saresti così amico da metterti fra me e la pallottola di un mio nemico?».
A quella frase Dossena non diede troppa importanza, ma se ne ricorderà quando entrerà nella stanza 219 trovando Tenco morto.

Gli verranno in mente anche altre frasi dell'amico, quando Dossena scoprirà l'esistenza di una pistola nell'auto che Luigi Tenco
gli aveva chiesto di portare da Roma a Sanremo.
Infatti Luigi Tenco era arrivato a Sanremo in treno da Genova e aveva chiesto a Dossena di arrivare in Liguria con la sua automobile,
l'amico nel viaggio venne fermato dai Carabinieri e cercando i documenti si era ritrovato l'arma tra le mani
, non notata dalle Forze
dell'ordine.
Tenco si era scusato aggiungendo di avere una pistola «perché hanno già cercato di uccidermi due volte. L'ultima è stata poche settimane
fa a Santa Margherita Ligure. Ma non chiedermi chi ce l'abbia con me, non ne ho idea».
Perciò aveva acquistato una pistola per autodifesa (possedeva in tutto un fucile e tre pistole: una carabina Beretta 22 modello Olimpia,
un revolver Arminius calibro 22, una Dwp P08-Luger calibro 7.65 Parabellum e la Walter Ppk ritrovata nella camera del Savoy)
.

"Ciao amore ciao" ottenne solo 38 voti su 900. Al ripescaggio la commissione scelse "La Rivoluzione" di Gianni Pettenati per cui Tenco fu eliminato dalla competizione.

Luigi Tenco era pallido e assente. La delusione era dovuta ai soli 38 voti su 900 presi dal pubblico: «Cesare, il prossimo anno mi devi scrivere una canzone che
si intitola Eqqueqquà - disse citando la battuta di Pappagone personaggio di Peppino de Filippo in voga in televisione in quegli anni - così il popolo italiano sarà tutto contento».

Tenco decise di accompagnare Dalida al ristorante U' Nostromo, dove il gruppo Rca si riunirà per una cena, ma decise di non fermarsi, tornando all'Hotel Savoy.


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Secondo l'ultima ricostruzione Luigi Tenco si recò nella sua stanza, la 219, ed effettuò due telefonate. La prima a Ennio Melis (capo della Rca)
non ottenne risposta; la seconda a Valeria, la sua fidanzata con la quale parlò di progetti da realizzarsi a breve, e di avere scritto dei fogli
con nomi e cognomi denunciando «fatti che vanno ben al di là della manifestazione». La telefonata sarebbe terminata all'una di notte del
27 gennaio 1967. Un'ora dopo, il corpo di Tenco verrà ritrovato da Dalida nella stanza 219.
La stessa Dalida era stata avvisata mentre si trovava a cena al ristorante e le era stato chiesto di tornare in albergo perché «Tenco sta male»

Ufficialmente alle ore 2:10 il corpo di Tenco fu scoperto da Dalida (ma la telefonata dall'Hotel Savoy dimostrerebbe che la scoperta era già avvenuta)
e solo alle 2:45 la polizia fu avvisat
a.

La polizia comunicò poi ufficialmente "il suicidio" di Tenco e di avere rinvenuto nella stanza 219 sia un biglietto che l'arma di Luigi Tenco,
una Walther Ppk 7.65 regolarmente detenuta dal cantautore
.


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Il corpo di Tenco riportava un foro di proiettile alla testa, l'entrata del foro era sulla tempia destra.
Solo nel 2006 si scoprirà anche un foro d'uscita, in un punto alto della calotta cranica.

Alle ore 5:20 fu allegato agli atti il biglietto, consegnato da Dalida.
Si trattava di un testo breve vergato a mano - che più perizie calligrafiche hanno poi attribuito allo stesso Tenco - contenente il seguente testo:

«Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita.
Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt'altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda
Io tu e le rose in finale e ad una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi.»

Non fu eseguita l'autopsia, né analisi sul bossolo, sull'arma o sulla mano di Luigi Tenco per individuare tracce di sparo.
Il corpo fu fatto portare via. Nel giugno del 1967 il magistrato archiviò la morte di Tenco come suicidio.


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"Il cacciatore" di M. Cimino ( 1978)

Vedi l'allegato 2580133

Vedi l'allegato 2580134

Ricordi gli alberi? Ti ricordi come sono diversi gli alberi? Te lo ricordi? Te lo ricordi, eh? Le montagne. Ti ricordi le montagne?

Mike ritornerà nell’inferno di Saigon, rischiando la vita, per riportare a casa Nick vivo o morto, come gli aveva promesso prima di partire, la sera del matrimonio di Steven: “Se mi dovesse succedere qualcosa non lasciarmi laggiù, riportami a casa, voglio rivedere questi alberi”. Ho amato molto questo film, uno dei più amati della mia vita e per questo voglio ricordare e ringraziare Michael Cimino prendendo a prestito la commovente scena finale del suo film quando, dopo il funerale, Mike Linda e Steven si trovano con gli altri amici nel locale di John per ricordare Nick. Dopo aver cantato sottovoce God Bless America, sopraffatti dal dolore, alzano i bicchieri e dicono semplicemente “a Nick”. Semplicemente. A Michael!

Non ricordavo un così vivo riferimento al Dispositivo dell'art. 580 del CP, proverò a rivedere il film.
 



Un'inchiesta dei giornalisti Pasquale Ragone e Nicola Guarneri nel 2013 affermò che l'arma di Tenco non sarebbe
mai entrata sulla scena del crimine e che il bossolo repertato dalla polizia nel 1967 riporta i segni di una Beretta modello 70 in calibro 7.65 mm
.

Per sostenere quanto asserito, i due giornalisti consultarono e pubblicarono i documenti prodotti dalla polizia nel 1967 e nel 2006,
contestando agli inquirenti:

Importanti errori in fase di analisi del bossolo trovato nella stanza di Tenco
l'assenza di residui dello sparo sulla mano di Tenco
l'assenza di testimoni che affermano di avere sentito lo sparo
una frattura alla mastoide destra che indicherebbe che Tenco è stato tramortito prima di essere ucciso
la mancata indicazione da parte del Dott. Luca Tajana di una frattura femorale che Tenco si procurò anni prima,
mettendo dunque in discussione l'attendibilità delle conclusioni medico-legali del 2006
l'assenza del segno di Felc sulla mano destra del cantautore
l'assenza di microspruzzi sul dorso della mano destra di Tenco
i segni sul bossolo e al foro d'entrata tipici di uno sparo con l'uso di un silenziatore.


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Secondo i due giornalisti, Tenco non avrebbe mai premuto il grilletto e la pistola del cantautore non sarebbe mai entrata nella stanza 219.
In particolare, Ragone e Guarneri evidenziarono il fatto che nel verbale delle ore 3:00 fra gli oggetti non vi erano elencati né il biglietto,
né la pistola, non presenti al momento dell'entrata della polizia nella stanza.
E questo ancor prima che la scena del crimine fosse artefatta.
Nelle fotografie ufficiali scattate alle 4:15, invece, sotto il corpo di Tenco c'era un'arma che gli autori affermarono non essere quella del
cantautore, bensì una Bernardelli mod. 60, inserita dalla polizia per sostituire l'arma di Tenco che non si trovava nella stanza 219
.


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Nella loro ricostruzione troverebbero corrispondenza le parole di Paolo Dossena, che aveva affermato di essere entrato
fra i primi nella stanza 219 e di non avere visto armi accanto al cadavere.
Troverebbe in parte corrispondenza anche la versione di Mino Durand, giornalista del Corriere della Sera, che era entrato
nella stanza e aveva detto d'avere visto una "Beretta cal. 22" nella mano di Tenco.
Nel tempo si sarebbe distorto confondendo la Beretta con la Bernardelli per via del medesimo calibro e alcune similitudini fra le due.

Per Guarneri e Ragone ad avere ucciso Tenco sarebbe stata una Beretta mod. 70 in cal. 7.65 mm.
L'inchiesta dei due giornalisti fu oggetto di due servizi di Tv7 (24.1.2014, Rai Uno) e di Chi l'ha visto? (18 febbraio 2015, Rai Tre).
La procura competente non ritenne tuttavia necessario avviare nuove indagini.


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Trenta giorni dopo la morte di Tenco, Dalida cercò a sua volta di togliersi la vita, e lasciò scritto:
“Tenco è andato avanti, in staffetta, senza volerlo veramente. E io l’ho seguito, volendolo veramente”.
Cosa voleva dire questo messaggio tra le righe?

Altri morti precoci e spesso violente come quella di Lucian Morisse, l’ex potentissimo marito di Dalida, forse legato alla mala marsigliese,
che finì i suoi giorni sicuramente suicida: si sparò nel 1970, a quarantuno anni.
Non riusciva più a sopportare l’abbandono di Dalida, e anche lui (come il rivale d’amore Tenco) usò una Walther Ppk 7,65.

E che dire del commissario di polizia Arrigo Molinari? Fu sempre legato ai francesi, Molinari, che millantò pure una militanza in Gladio e nella
congrega anticomunista “Stay Behind”. “Coprendo la messa in scena del cadavere dentro la camera 19 dell’Hotel Savoy, aveva salvato la carriera
di Dalida e aveva fatto un piacere, ancora una volta, ai francesi – scrive Ferdinando Molteni -. A Lucien Morisse, prima di tutto”.
Lo stesso Molinari non è morto di vecchiaia, ma ucciso a coltellate nel 2005, ufficialmente per una rapina.

Il commissario Molinari aveva dichiarato:
"Indubbiamente un suicidio non lo è stato. Lo posso garantire con una certa sicurezza. Però posso dire che è stato un omicidio colletivo.
L’abbiamo ucciso tutti. […] Posso dire che giocavano, facevano le scommesse sulle canzonette. […] Io le indagini ad un certo punto non le ho fatte
perché non mi hanno permesso di farle. […] A me non me lo hanno mai permesso (parlare sul caso Tenco, n.d.a.) […] Dovremmo fare chiarezza sui fatti."

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