j'accuse...!

L’arte deve essere militanza, avanguardia. Mi oppongo al non cambiamento. Per questo non sono interessato al mercato dell’arte che impone l’omologazione, la negazione della ricerca e, quindi, della conoscenza.

Peppe Morra

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Elmetto in testa e chini nella trincea, sempre.
 
Un artista, un uomo, di altri tempi…
 
Milano "veste il Natale" con questo orrendo albero identificativo della maison Gucci.

Purtroppo, come anche nell'arte, questa ostentazione di pacchianate buone per i cinesi dai portafogli gonfi, sta allargandosi sempre di più.

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Be penso di impatto per i bambini,…..sembra una roba uscita da quei film stile mago di OZ o da qualche favola :D
Non condivido il cartello in alto, stona di brutto……mi ricorda i prezzi infilzati sui formaggi.

ma un filo di arte c’è dai…..ok me ne vado :D
 
E va bene che qui in Italia siamo forse un po’ troppo tradizionalisti, ma mi pare stiano un po’ esagerando in stravaganza queste “esibizioni” nelle principali gallerie internazionali.:rolleyes:

O sono io ad essere un boomer?:P

Duane Linklater presso Bortolami Gallery in New York (panni sporchi su trabattelli)

Cildo Meireles presso Galerie LeLong sempre in New York. (spiaggia finta)

Segue un “impoverito” Giuseppe Penone presso Gagosian in Parigi.

Infine Idun Baltzersen (improbabili paraventi) presso Gallery Magnus Karlsson in Stoccolma.

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.... rammento ai furbetti del quartierino che Beuys è mancato il 23 gennaio 1986 :p
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infatti ciò che ben poco ho gradito in Beuys fu l'essere diventato un pò un mito.
 
“…Il mercato dell’arte è popolato da imbroglioni che guadagnano ai danni delle persone oneste. Alle volte le case d’aste fanno finta di non sapere, chiudono un occhio (anzi due), si tappano le orecchie e così la fregatura è servita sul vassoio d’argento..” cit.



Come trasformare Donato Grieco in Pacecco De Rosa
 
... comunque andrà a finire, se mai andrà a finire ...

buttiamola sul ridere

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Ciao Alessandro, ben trovato! ...mettiamola pure sul ridere..spero solo che non finisca tutto a tarallucci e vino, come spesso capita quando si tratta dei potenti...quello che mi stupisce è la PAZIENZA dei cronisti che intervistano Sgarbi...sono meglio dei monaci Buddisti...
 
Ciao Alessandro, ben trovato! ...mettiamola pure sul ridere..spero solo che non finisca tutto a tarallucci e vino, come spesso capita quando si tratta dei potenti...quello che mi stupisce è la PAZIENZA dei cronisti che intervistano Sgarbi...sono meglio dei monaci Buddisti...
ciao Kiappo

ben ritrovato anche a te;)
 
Lettera aperta


Chiusura delle sale dedicate al Gruppo T
e del quarto piano del Museo del Novecento a Milano

Dai primi giorni di gennaio il 4° piano del Museo del Novecento è chiuso al pubblico. La sezione del Museo a cui si accedeva attraverso la passerella sospesa tra Arengario e Palazzo Reale è inaccessibile e totalmente disallestita. Non sono più visitabili le sale dedicate all’arte d’avanguardia del secondo Novecento.

Non è neppure possibile rintracciare informazioni sulla eventuale prossima riapertura e sul destino di quegli spazi. Un biglietto collocato all’entrata avvisa i visitatori che “per motivi tecnici alcune sale del percorso espositivo sono solo parzialmente visitabili”.
Le sale del museo dedicate al Gruppo T, gruppo storico di arte cinetica e programmata attivo a Milano dai primissimi anni ’60, formato da Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo, Gabriele De Vecchi e Grazia Varisco, sono state completamente smantellate. La Tricroma di Anceschi è stata restituita. I quattro “ambienti”, l’Ambiente a shock luminosi di Anceschi, l’Ambiente stroboscopico n. 4 di Boriani e l’Ambiente Strutturazione a parametri virtuali di Gabriele De Vecchi, smontati e, se non di proprietà del museo, restituiti anch’essi, come nel caso dello Spazio elastico ambiente di Gianni Colombo.

Strana è sembrata fin da subito la scelta del museo di privarsi di opere già acquisite, diminuendo di fatto il fondo che costituisce la sua ricchezza. Incomprensibile la tempistica e la fretta nel disfarsi a cavallo tra Natale e l’Epifania di quelle testimonianze preziose dell’arte cinetica e programmata. Assente qualsiasi rassicurazione rispetto ad una loro possibile nuova collocazione all’interno del museo.

Ma soprattutto è la decisione di smontare gli ambienti, allestimenti per loro natura fragili e difficilmente ripetibili, senza un progetto concreto di ricollocazione che desta le maggiori preoccupazioni.

La presenza degli ambienti del gruppo T nella Collezione Permanente costituiva un tassello fondamentale del percorso del Museo che dalla Struttura al neon di Lucio Fontana, posta alla fine dello scalone di accesso e visibile dall’esterno attraverso le vetrate dell’Arengario, portava alle sale del Gruppo T fino ad arrivare alla sala dedicata a Luciano Fabro.
Gli “ambienti” erano stati allestiti nel 2010 con l’attiva collaborazione e supervisione degli artisti, fatto che rendeva quell’allestimento irripetibile, rappresentando un’esperienza museale unica a livello internazionale.

L’arte cinetica e programmata è nata dall’impegno di artisti come Lucio Fontana e Bruno Munari in collaborazione con giovani artisti che lavoravano in gruppo (gruppo T, gruppo N, gruppo Mid, e altri). Le forme di arte nate dalla collaborazione tra artisti, sono state proposte come presa di coscienza collettiva di processi in continua evoluzione.
Critici e storici dell’arte come G.C. Argan e Umberto Eco ne hanno condiviso e difeso obiettivi e valori.
A quella che allora si configurava come evoluzione dell’arte nata in Europa, è stata contrapposta la Pop Art, importata dagli USA alla Biennale d’arte del 1964 con grande impegno di mezzi pubblici e privati allo scopo dichiarato di rendere predominanti nel sistema dell’arte modalità e interessi del mercato privato USA.
La prospettiva di facilitare lo scambio commerciale di opere ridotte a merce, ha prevalso sugli obbiettivi più complessi della ricerca interdisciplinare, dell’analisi e della risposta a bisogni emergenti sul piano collettivo, della nascita di forme di arte coerenti con lo sviluppo dei diversi saperi.

La difesa di questi valori non a caso si affianca alla difesa oggi necessaria di quei valori analoghi che qualificano l’assetto democratico della nostra società.
Le opere che vuole distruggere chi è preposto alla loro conservazione, sono realizzazioni essenziali del movimento che ha segnato l’evoluzione dell’arte italiana nel Novecento.
Ciò che è avvenuto al Museo del Novecento prefigura sostanzialmente l’affossamento dell’idea originaria da cui è nato il museo e, in generale, la rinuncia a ogni prospettiva che tenga conto dello svilupparsi dell’avanguardia artistica.

Chiediamo alla città, agli artisti, ai critici e agli intellettuali di mobilitarsi perché venga preservato un luogo amato dai milanesi, visitato dagli studenti, anche i più piccoli, e attrattivo per i turisti e gli studiosi di tutto il mondo.


Giovanni Anceschi
Davide Boriani



Non c’è più spazio al Museo ‘900 per la Tricroma del Gruppo T: “Me l’hanno rimandata a casa nel cellophane”

Lettera aperta
 
Ultima modifica:
Il museo più brutto d Italia.. chi ha progettato questo museo merita la xxxxxxxxx
Serve un navigstore per sapere dove andare,sale cupe,poco illuminate….questo è Milan 🙈
A parte la sala fontanail resto è da rifare…peccato, il piano 4 era il migliore,c’era anche tutta la fotografia concettuale
 
Da quello che mi ha confidato un custode circa un mese fa quando ho chiesto informazioni sul perchè mi fosse impedito l'accesso alla sala pur avendo pagato un biglietto per l'intero museo, dovrebbe trattarsi di quello che nell'antinfortunistica si definisce un "near miss", una grossa lastra facente parte di un'installazione sarebbe collassata in orario di apertura serale e solo il caso ha fatto si che non ci fossero conseguenze per visitatori e personale.
Da qui credo la grande preoccupazione e la decisione, per me assurda, di chiudere l'intera area fino a nuovo ordine.
Andrebbe però ricordato che il museo è della città e una scelta del genere andrebbe perlomeno spiegata ai cittadini, trincerarsi dietro un imbarazzato riserbo non fa che alimentare il mio già scarso giudizio sull'attuale amministrazione comunale.
 
caro black,
i cosiddetti near miss fanno parte del mio mestiere;)

Se si rileva un near miss si adottano delle azioni correttive per ridurre il rischio, ma di certo non vai ad annullare una pagina di storia dell'arte in un museo:5eek: sperando ci ripensino, eh
 
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