China's giant step: Red moon rising

  • Ecco la 66° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    I principali indici azionari hanno vissuto una settimana turbolenta, caratterizzata dalla riunione della Fed, dai dati macro importanti e dagli utili societari di alcune big tech Usa. Mercoledì scorso la Fed ha confermato i tassi di interesse e ha sostanzialmente escluso un aumento. Tuttavia, Powell e colleghi potrebbero lasciare il costo del denaro su livelli restrittivi in mancanza di progressi sul fronte dei prezzi. Inoltre, i dati di oggi sul mercato del lavoro Usa hanno mostrato dei segnali di raffreddamento. Per continuare a leggere visita il link

Occhio!!

Titolone che riassume due articoli (da Messaggero e Corriere)...

WASHINGTON CHIAMA, SALVINI RISPONDE - LA LEGA FRENA SULL'ADESIONE DELL’ITALIA ALLA “BELT OF ROAD INITIATIVE” DELLA CINA - DALLA CASA BIANCA SONO ARRIVATE PRESSIONI SUL GOVERNO E ORA I TECNICI SONO AL LAVORO PER CORREGGERE IL DOCUMENTO IN VISTA DELL’ARRIVO IN ITALIA DI XI JINPING - LE INFRASTRUTTURE, IL 5G, LE CONNESSIONI DATI E IL CONTROLLO DEI CAVI SOTTOMARINI: ECCO COSA E’ IN BALLO - IL RISCHIO DI FINIRE STRITOLATI DALLA COMPETIZIONE TRA USA E CINA…

:rolleyes:

modernancient.jpg
 
Omologati

Via Seta, Di Maio-Salvini: no pregiudizi - Rai News

12 marzo 2019

13.05 "La Via della Seta non è assolutamente l'occasione per noi per stabilire nuove alleanze a livello mondiale e geopolitico, ma il modo per dire che dobbiamo riequilibrare le esportazioni più sul nostro lato, rapporto ora sbilanciato sulla Cina". Così il vicepremier Di Maio. "Non abbiamo pregiudizi ma molta prudenza", dice l'omologo Salvini. Siamo favorevoli al sostegno e all'apertura dei mercati per le nostre imprese. Altre però sono le valutazioni da fare in settori strategici come telecomunicazioni e infrastrutture".

:rolleyes:

m_7360.jpg
 
Via Seta, Di Maio-Salvini: no pregiudizi - Rai News

12 marzo 2019

13.05 "La Via della Seta non è assolutamente l'occasione per noi per stabilire nuove alleanze a livello mondiale e geopolitico, ma il modo per dire che dobbiamo riequilibrare le esportazioni più sul nostro lato, rapporto ora sbilanciato sulla Cina". Così il vicepremier Di Maio. "Non abbiamo pregiudizi ma molta prudenza", dice l'omologo Salvini. Siamo favorevoli al sostegno e all'apertura dei mercati per le nostre imprese. Altre però sono le valutazioni da fare in settori strategici come telecomunicazioni e infrastrutture".

:rolleyes:

Vedi l'allegato 2586026

Telecomunicazioni strategiche ???? Per chi ??? Per i nostri padroni francesi ????
E se Tim dovesse passare di mano, che differenza c'è tra Bollorè di Vivendi e Singer del fondo Elliott ?
 
Bella foto: voi siete qui

Spazio: la Cina condividerà i dati raccolti dalla sonda Chang'e-4

La Cina ha reso noto che condividerà gradualmente con gli altri Paesi i dati raccolti dalla sonda Chang’e-4, attualmente sul lato nascosto della Luna: l’annuncio è stato dato ieri, da Wu Weiren, accademico dell’Accademia cinese di ingegneria, che ha rilasciato la dichiarazione in occasione del 13° Comitato nazionale della Conferenza consultiva politica del popolo cinese.

:o

desolation.jpg
 
Confronto cervellotico

China is about to overtake America in AI research – RR-Magazine

Intelligenza artificiale: Europa “terza incomoda” tra Cina e Usa?

La guerra alla supremazia sull’intelligenza artificiale la stanno giocando, quasi a colpi di guerra fredda, Cina e Stati Uniti. L’Europa è in grave ritardo, anche se qualcosa si è mosso, e l’Italia ha reagito con estremo ritardo anche rispetto agli altri paesi europei (come Inghilterra e Francia). Qual è lo scenario politico internazionale attuale entro il quale si sta evolvendo l’AI e quale dovrà essere il ruolo dell’Italia?

:o

5c8a87d2ec18f.jpeg


 
The US, China and the return of a two-bloc world

March 11, 2019

During the cold war, there was an “east” bloc and a “west” bloc and nations were defined by whether they were closer to Washington or Moscow.
Now, nearly 30 years after the fall of the Berlin Wall, rising tensions between the US and China are re-creating a geopolitical dividing line. And countries are increasingly expected to make clear whether they stand with Washington or Beijing.
The latest example of this came last week, with the news that Italy is close to becoming the first G7 country to sign a memorandum of understanding endorsing China’s giant infrastructure project, known as the Belt and Road Initiative.
Within hours, a White House spokesman had criticised the BRI as “made by China, for China”, and suggested that it would bring no benefits to Italy. The Chinese foreign minister fired back, reminding the Americans that Italy is an independent nation. President Xi Jinping is planning to visit Italy later this month to seal the deal.

:o

fergchi.jpg
 
Bellina la cover

Whether or not there is a U.S.-China deal, the global trade system is changing - Barron's

Investors have been on edge as the world’s two largest economies, the U.S. and China, tiptoe toward a trade agreement. Yet even if President Donald Trump and President Xi Jinping reach a deal, a tariff peace won’t mean a return to the old ways of doing business.

The global system of trade is being realigned. A decadeslong drive toward freer trade across borders has begun to reverse. Globalization is being overwhelmed by populism, nationalism, and protectionism.

E se fosse la Cina a insegnarci la globalizzazione? - Ticinolive

La Cina ha saputo utilizzare la leva economica per allargare lo spettro dei propri rapporti internazionali. Ma i suoi punti di forza sono insiti nella sua cultura. Come ci ricorda una grande studiosa della Cina, Maria Weber, ormai scomparsa, autrice del saggio “Vele verso la Cina” (che vinse nel 1996, il premio del Global Business Book of the Year), l’etica confuciana ha plasmato i comportamenti sociali di questa immensa moltitudine di persone. Il segreto del successo, sono il forte senso dell’armonia sociale e la ricerca continua del compromesso.

In queste condizioni, con un mercato di 1 milardo e 400 milioni di persone, parafrasando quel proverbio cinese che dice: “non sono le stelle troppo lontane, sono le scale per raggiungerle, troppo corte”, la Cina ci sta già insegnando, il nuovo modo di fare globalizzazione.

:o

DXgAUU.jpg

 
Segnalazione

Intervista all'autore:

"Tucidide direbbe: siamo in trappola"


Il rischio di un conflitto con la Cina è reale?
«La Storia dice di sì. Ed è perché conosciamo la Storia che dobbiamo lavorare per evitarlo. Scopo del libro non è predire il futuro ma prevenirlo. Certo: se Tucidide osservasse oggi Stati Uniti e Cina non avrebbe dubbi. "Quello che rese inevitabile la guerra", scriveva, "fu la crescita di Atene. E la paura che creò a Sparta". Eccola la Trappola. E oggi le due potenze seguono proprio le tappe da lui indicate».


Cina-Atene contro Usa-Sparta. E una terza incognita chiamata Corea del Nord.
«L'America, potere dominante, ha la percezione che la Cina, potere emergente, sia in guerra con lei. E qui scatta la seconda fase della trappola: basta una provocazione a scatenare la guerra. In scena, d'altronde, ci sono i migliori attori del momento. Donald Trump il dominatore. Xi Jinping il rampante. E Kim Jong-un il provocatore».


Mike Pence parla già di guerra fredda.
«Quel discorso segna una svolta nella strategia americana.
Condanna l'operato dei predecessori. Bill Clinton, George Bush, Barack Obama avrebbero "frainteso" la Cina considerandola partner invece che rivale: l'integrazione l'avrebbe spinta verso economia di mercato e democrazia. Invece Trump, solleticato da Steve Bannon, è convinto che la Cina sfidi gli Usa da anni: ed è determinato a frenarla con ogni mezzo. Lettura non del tutto sbagliata: ma priva di strategia. La Cina non è l'Unione Sovietica di mezzo secolo fa».


È molto più ricca. E tecnologicamente sviluppata.
«È un pilastro dell'economia globale: l'Urss era un paese economicamente isolato. Difficile contenerne l'economia quando la Cina è il principale partner commerciale di alleati strategici degli Stati Uniti.

:o

tucidide.jpg
 
Intervista all'autore:

"Tucidide direbbe: siamo in trappola"


Il rischio di un conflitto con la Cina è reale?
«La Storia dice di sì. Ed è perché conosciamo la Storia che dobbiamo lavorare per evitarlo. Scopo del libro non è predire il futuro ma prevenirlo. Certo: se Tucidide osservasse oggi Stati Uniti e Cina non avrebbe dubbi. "Quello che rese inevitabile la guerra", scriveva, "fu la crescita di Atene. E la paura che creò a Sparta". Eccola la Trappola. E oggi le due potenze seguono proprio le tappe da lui indicate».


Cina-Atene contro Usa-Sparta. E una terza incognita chiamata Corea del Nord.
«L'America, potere dominante, ha la percezione che la Cina, potere emergente, sia in guerra con lei. E qui scatta la seconda fase della trappola: basta una provocazione a scatenare la guerra. In scena, d'altronde, ci sono i migliori attori del momento. Donald Trump il dominatore. Xi Jinping il rampante. E Kim Jong-un il provocatore».


Mike Pence parla già di guerra fredda.
«Quel discorso segna una svolta nella strategia americana.
Condanna l'operato dei predecessori. Bill Clinton, George Bush, Barack Obama avrebbero "frainteso" la Cina considerandola partner invece che rivale: l'integrazione l'avrebbe spinta verso economia di mercato e democrazia. Invece Trump, solleticato da Steve Bannon, è convinto che la Cina sfidi gli Usa da anni: ed è determinato a frenarla con ogni mezzo. Lettura non del tutto sbagliata: ma priva di strategia. La Cina non è l'Unione Sovietica di mezzo secolo fa».


È molto più ricca. E tecnologicamente sviluppata.
«È un pilastro dell'economia globale: l'Urss era un paese economicamente isolato. Difficile contenerne l'economia quando la Cina è il principale partner commerciale di alleati strategici degli Stati Uniti.

:o

Vedi l'allegato 2587475

Dal libro una istantanea del Principe Rosso...ma rosso forte, restando un mistero neurologico del perche' piaccia tanto ai fasci...

ahahahah

Chi è Xi Jinping?
Xi era nato come uno dei principi della rivoluzione, poiché figlio di un fidato collaboratore di Mao, il vice primo ministro Xi Zhongxun, che aveva combattuto al suo fianco nella guerra civile. Destinato a crescere nella “culla dei leader” di Pechino, nel 1962, poco dopo il suo nono compleanno, si svegliò un mattino per scoprire che, in preda alla paranoia, Mao aveva fatto arrestare il padre. Nei giorni che seguirono, quest’ultimo fu umiliato e alla fine imprigionato per tutta la durata della rivoluzione culturale. Durante quello che Xi descrive come un periodo «distopico», le Guardie Rosse lo costrinsero ripetutamente a denunciare il padre. Quando la sua scuola venne chiusa, trascorse le giornate a difendersi nelle risse da strada e a rubare libri dalle biblioteche ormai sprangate, così da provare a darsi da solo un’istruzione[SUP]375[/SUP]. Spedito in campagna da Mao per essere “rieducato”, Xi si ritrovò a vivere all’interno di una grotta, in un villaggio rurale nei pressi di Yan’an, a spalare sterco e come tutti gli altri contadini a scattare alle richieste del suo caposquadra. Fortemente provata dagli abusi e dalle privazioni, la sorellastra Xi Heping, più grande di lui, finì per impiccarsi nella doccia.
Anziché il suicidio, Xi scelse invece di calarsi nella realtà della giungla. E qui, per usare le sue parole quanto mai appropriate, si sentì come «rinato». Discorrendo con un diplomatico americano, uno dei suoi amici di lunga data disse che Xi aveva «scelto di sopravvivere diventando più rosso dei rossi»; e facendo tutto il necessario per riconquistare la vetta[SUP]376[/SUP]. Xi non fece altro che persistere. E in effetti, il capo di 1,4 miliardi di persone e di un Partito Comunista con 89 milioni di membri fu, dapprincipio, respinto tutte e nove le volte in cui cercò di entrare nel Partito, riuscendovi infine solo al decimo tentativo.
Grazie all’aiuto di alcuni vecchi amici del padre, Xi riuscì a tornare a Pechino e a diventare uno studente della prestigiosa Università Tsinghua. Dopo la laurea, ottenne un lavoro di primo livello nel personale della Commissione militare centrale. Al fine di avanzare nella propria carriera, tornò quindi in campagna per quella che Kerry Brown, il biografo di Xi, ha definito come «la dura e ben poco affascinante gavetta politica» di un funzionario di provincia[SUP]377[/SUP]. Ciononostante, laggiù lavorò indefessamente alla propria ascesa lungo la gerarchia e nel 1997 vinse – giusto per un soffio – un seggio nel Comitato centrale del Partito (quando furono contate le schede per i 150 posti, Xi risultò essere il 151º. Tuttavia, riuscì lo stesso a rientrare nella rosa degli eletti solo perché il capo del Partito, Jiang Zemin, decise di fare un’eccezione, innalzando a 151 il numero dei membri)[SUP]378[/SUP]. Quando nel 2002 fu inviato nella provincia di Zhejiang per essere il capo locale del Partito, Xi sovrintese a una crescita economica spettacolare: nei quattro anni del suo mandato, le esportazioni erano aumentate del 33 per cento annuo[SUP]379[/SUP]. Si rivelò anche abile nell’individuare e sostenere gli imprenditori locali più promettenti, tra cui Jack Ma, la cui Alibaba è oramai un colosso mondiale che compete con Amazon.
Pur dimostrando le proprie doti di amministratore, Xi aveva comunque mantenuto un profilo basso, evitando gli eccessivi sfoggi di ricchezza davvero comuni tra molti suoi colleghi. Quando, nel 2005, iniziarono a circolare i nomi dei possibili futuri leader del Partito, il suo non era tra questi. Poi però, all’inizio del 2007, le alte sfere di Shanghai furono travolte da uno scandalo di corruzione. Il presidente cinese Hu Jintao e i suoi colleghi del Comitato permanente del Politburo si trovarono dunque nella necessità disperata di agire in modo rapido e incisivo. Conoscendo la sua reputazione di persona retta e disciplinata, scelsero Xi per domare l’incendio. E infatti, questi riuscì a farlo con una combinazione di fermezza e finezza, guadagnandosi l’ammirazione di tutti i suoi pari. Nell’estate del 2007 il suo nome era in cima a tutte le liste interne del Partito degli individui più capaci che avevano maggiori probabilità di entrare a far parte della prossima generazione di leader.
Xi venne ricompensato nell’ottobre del 2007, quando i quattrocento più alti capi del Partito, che componevano il Comitato centrale, e i loro sostituti si incontrarono per selezionare il Comitato permanente, composto di nove uomini, che avrebbe guidato la nazione per i cinque anni successivi. Egli spiccò non solo come membro del Comitato permanente, ma anche come successore incontestabile del presidente Hu. Tanto sobrio quanto ambizioso, Xi aveva costantemente tenuto la testa bassa durante la sua ascesa attraverso i ranghi del Partito, battendo di stretta misura il favorito Li Keqiang e arrivando così in cima alla lista per la carica più alta. Quando la stampa lo presentò per la prima volta come il probabile successore di Hu, Xi era talmente sconosciuto al di fuori delle cerchie interne del Partito che un po’ ovunque iniziò a circolare una battuta in cui si chiedeva: «Chi è Xi Jinping?». La risposta era: «Il marito di Peng Liyuan», ossia la famosa cantante di musica tradizionale con cui è sposato[SUP]380[/SUP].
Dopo la morte di Mao, avvenuta nel 1976, il Partito compì ogni sforzo per impedire che possibili autocrati salissero al potere. I criteri di selezione da esso adottati ponevano l’accento non solo sulle competenze, ma anche sul temperamento, andando in cerca di uomini giudiziosi, affidabili e preferibilmente non carismatici. Il capo divenne quindi semplicemente uno dei membri di una squadra di nove alti tecnocrati del Partito, i quali prendevano le decisioni politiche attraverso il consenso. Tradizionalmente, i membri del Comitato permanente sono tra loro dei sosia. Difatti nelle foto ufficiali, in cui sono vestiti con abiti, camicie e cravatte identici, per gli omologhi stranieri è spesso difficile distinguerli l’uno dall’altro. Hu Jintao incarnava talmente bene questo modello, che spesso leggeva su dei foglietti i punti da discutere, a volte perfino in un incontro a due. Si supponeva quindi che Xi fosse fatto della stessa pasta: un portavoce come si conviene per la dirigenza collettiva.
Lo conoscevano davvero ben poco. Alla fine del suo secondo anno da presidente, Xi aveva già concentrato così saldamente il potere nelle proprie mani, che spesso veniva definito il “presidente di tutto”. A differenza dei predecessori, che si erano adeguati per sopravvivere, Xi aveva messo fuori gioco ogni altra figura, al punto da non avere più alcun vice o chiaro successore. Sebbene sulla carta il suo vicepremier, Li Keqiang, continuasse a guidare il programma di riforme economiche, di fatto il processo decisionale su tutte le questioni più importanti era ormai finito nelle mani di un neonato Gruppo dirigente per gli affari economici e finanziari, alla cui guida c’era Liu He, un fidato collega di Xi che riferiva direttamente al presidente. Utilizzando con esiti magistrali una campagna anticorruzione di grandissimo impatto, Xi riuscì a epurare decine di potenti rivali fino ad allora ritenuti intoccabili, compreso l’ex capo del servizio di sicurezza interna della Cina, Zhou Yongkang, il primo membro del Comitato permanente mai perseguito per corruzione. Sulla via del consolidamento del proprio potere, Xi ha assunto più di una dozzina di titoli, tra cui quello di presidente di un nuovo Consiglio per la sicurezza nazionale e di comandante in capo dell’Esercito, un titolo mai concesso neppure a Mao. E si è fatto anche consacrare “leader supremo” della Cina, un termine che simboleggia la sua centralità rispetto allo Stato e che Hu aveva rimosso. E, cosa ancora più eloquente, mentre scrivo queste pagine sembra proprio che Xi stia preparando il terreno per sottrarsi ai tradizionali limiti di mandato e per rimanere al potere ben oltre il 2022[SUP]381[/SUP].


il suo avversario yankee, implicato con mafie italo-americane e russe e' pero' molto meglio...

ahahahah
 
Ultima modifica:
Scusate, abbiamo qualche connazionale al gabbio in Cina?

Prime arance siciliane arrivano in Cina - Rai News

19 marzo 2019

23.30 Qualità moro e tarocco: le arance siciliane arrivano per la prima volta in Cina lungo la via della Seta marittima: il primo carico, partito a fine gennaio da Catania, ha raggiunto Ningbo, nello Zhejiang, dove il 23 marzo si terrà una cerimonia inaugurale. Nello stesso giorno a Roma, durante la vista del presidente Xi ci sarà la firma dell'accordo Cina-Italia sull'export di agrumi. "Sono due container di circa 12 metri da 40 tonnellate", dice Salvo Laudani, marketing manager della società che ha promosso l'iniziativa.

:confused: :censored: :bye: :bye:
 
Bellina la prima pagina de Il Foglio

La Serie A va in Cina: ecco il piano per sfruttare il nuovo mercato

La Serie A guarda alla Cina e prova a costruire una sua Via della Seta approfittando della presenza del presidente Xi Jinping a Roma. I vertici federali hanno colto l'occasione per un incontro ad alto livello per studiare progetti comuni di sviluppo del business legato al pallone, così che nei prossimi anni il calcio italiano possa recuperare una parte del ritardo accumulato nei confronti di alcuni competitor.

:o :bye: :bye:

fomano.jpg


 
Rara intensita'

Avvisate i lisergici del Corriere...

rara.jpg

...che quest'uomo

cover1030x615_13.jpg

:o :rolleyes:
 
Ci puo' stare...

The future of classical music is Chinese

March 22, 2019

Classical music is not dying in China. Its audiences are young and eager; its performance halls are new, architecturally stunning and full. Indeed, China’s current political landscape is as complicated as the country I left in the late ’80s, but it now holds a priceless gift for posterity: the key to classical music’s future.

:o

chiclamus.jpg
 
Fronti aperti

Progressi su tutti i fronti per i negoziati tra Usa e Cina | Trend Online

PUBBLICATO: 5 ore fa

Progressi su tutti i fronti sarebbero stati raggiunti nei negoziati tra Usa e Cina, mentre la delegazione guidata dallo U.S. Secretary of the Treasury Steven Mnuchin e dallo U.S. Trade Representative Robert Lighthizer è a Pechino per proseguire nelle trattative. Settimana prossima, invece, un nuovo round di incontri è previsto a Washington. Citando alti funzionari dell'amministrazione di Donald Trump, Reuters ha riferito che la Cina si è offerta di fare più che mai per frenare i trasferimenti forzati di tecnologia. Non sarebbe stato definito comunque ancora un calendario per raggiungere un accordo definitivo. In precedenza il South China Morning News aveva riportato che l'atteso vertice tra Xi Jinping e Trump potrebbe slittare fino a giugno, visto che l'accordo commerciale è improbabile che venga raggiunto il mese prossimo.

:o

0319_issuecover.jpg

 
Indietro