ANNINOVANTA - Piano di Accumulo Patrimonio Artistico (P.A.P.A.) nr. 10

brravvoooooo
complimenti.....ogni tanto una buona notizia.

Carissimo schiavo,

Come ho già avuto modo di scrivere confido moltissimo inoltre nel Lavoro di Liliana Moro e prevedo (anche) per lei enormi soddisfazioni grazie alla sua partecipazione alla Biennale di Venezia 2019.

Su Roberto Cuoghi sembrò averci visto bene auspico che anche sulla Moro avrò avuto la stessa lungimiranza:cool:....

...


Vedremo se mi sbaglio ma a mio avviso Liliana Moro vincerà il Leone d'oro per la migliore partecipazione nazionale alla Biennale di Venezia 2019, i tempi sono (finalmente) maturi e l’arte italiana degli ANNINOVANTA o meglio per gli artisti italiani della “Generazione anni ‘60” è finalmente arrivato il momento di raccogliere i frutti per quanto hanno seminato in un trentennio (circa) di Lavoro.


...
 
certo caro Roberto, hai ragione ma..... nn sarebbe anche ora per una definitiva conferma di Mercato anche del buon Pessoli ?
che tanto ha lavorato da oramai più di 30 anni soprattutto a livello internazionale ??
ma siamo sempre i soliti italiani che devono "morire" prima di veder riconosciuto il proprio valore ?? mah....
 
Jonathan Guaitamacchi

Imaginary Land

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MASSIMO ORSI

Ritratto - Autoritratto

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ARMANDO FETTOLINI


l'infinito in un quadrato



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certo caro Roberto, hai ragione ma..... nn sarebbe anche ora per una definitiva conferma di Mercato anche del buon Pessoli ?
che tanto ha lavorato da oramai più di 30 anni soprattutto a livello internazionale ??
ma siamo sempre i soliti italiani che devono "morire" prima di veder riconosciuto il proprio valore ?? mah....

Carissimo schiavo,

Scriveva Demetrio Paparoni sul numero 40 (Primavera 1993) di “Tema Celeste” nella rubrica “Lettere al Direttore” in risposta a uno scritto dal titolo “Paesi all’avanguardia”:

“… ho ricevuto un voluminoso fascicolo, interamente realizzato con fotocopie, che costituisce il testo di un corso di studio alla University of Texas at Arlington. Il fascicolo comprende testi fotocopiati da Ars Magazine, New York Times, Art Papers, Tema Celeste e così via. ….. Questo potrebbe essere l’ennesima prova che il presente in America, non è combattuto dalle baronie universitarie e irrompe all’interno delle istituzioni culturali. Una simile attitudine da noi è impensabile perché buona parte del mondo universitario rimane ancorata a quelle regole baronali che la allontanano dal presente.”.

Come hai ben sottolineato nel tuo testo sopra solo in Italia può accadere che un Artista come Alessandro Pessoli non è ancora stato celebrato in patria come meriterebbe, con una mostra Antologica che farebbe bene (ancor più) a noi “paese” (ho scritto volutamente “paese” con la “p” minuscola) Italia pirima che a lui Artista.

Dal canto mio sono felice di avere contribuito a portare avanti (quotidianamente) da più di dieci anni a questa parte “la causa” degli Artisti italiani della sua generazione, la “Generazione anni ‘60”, sia qui sulle pagine del FOL con i miei scritti che nelle Biblioteche un po' di tutto il mondo, vedi Anninovanta : 1990-2015 : un percorso nell'arte italiana (Book, 2015) [WorldCat.org] tra cui in Italia la Biblioteca dell'Istituto Germanico di via Giusti a Firenze che molto probabilmente è la biblioteca di storia dell'arte più fornita del pianeta/mondo.

Roberto Brunelli

P.S. : mi piace concludere questo scritto con l'immagine del Lavoro di Alessandro Pessoli che ho avuto modo di ammirare lo scorso anno al MIC di Faenza in occasione del 60° Premio Faenza.

e con esso il 60 premio Faenza special edition

Alessandro Pessoli.jpg

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purtroppo è un sistema Paese che sta marcendo e non intendo solo nell'Arte ma in tutte le sue sfaccettature (economica e politica in primis)
siamo di una arretratezza e egoismo condito di personalismi da far schifo....
ahimè gli artisti fanno bene a fuggire e cercare "conforto" nelle potenti gallerie estere, e per fortuna ancora qualcuno riesce a trovare "casa"......
affogheremo nella nostra superbia......ce lo meritiamo.....
 
purtroppo è un sistema Paese che sta marcendo e non intendo solo nell'Arte ma in tutte le sue sfaccettature (economica e politica in primis)
siamo di una arretratezza e egoismo condito di personalismi da far schifo....
ahimè gli artisti fanno bene a fuggire e cercare "conforto" nelle potenti gallerie estere, e per fortuna ancora qualcuno riesce a trovare "casa"......
affogheremo nella nostra superbia......ce lo meritiamo.....

 
triste realtà....siamo "contemporaneamente" morti !!
 
Personalmente avevo "premiato" Roberto Cuoghi con il mio personalissimo "Leone d'Oro" alla Biennale di Venezia 2017 e oggi è arrivata per lui questa bellissima notizia:


Yesssss!
Ma... cavallo pazzo il giovane. Difficile da gestire!

Gentile Doctor83,

Prendo spunto dal tuo post sopra per ricordare agli "Amici dell'Arte" il bel volume di Ursula Valmori dal titolo L'anima è un pianoforte.

La vita regala piacevolissime scoperte, quasi per caso mi è capitato tra le mani in occasione delle festività natalizie il libro "L'anima è un pianoforte" di Ursula Valmori edito nel 2016.

Il volume raccoglie una serie di scritti che l'Autrice ha pubblicato tra il 2015 e il 2016 nella rivista di Scienze Psicologiche "State of Mind" nella sezione "Psicologia dell'Arte", nei quali mossa per una grande passione per l'Arte, che trapela dala lettura e sostenuta da un ottima preparazione in psicologia e psicanalisi, indaga i processi psicologici che rendono possibile la creazione artistica spiegando il significato delle Opere attraverso l'analisi della vita psichica e l'eventuale psicopatologia del suo autore.

Non posso non consigliarne la lettura a tutti gli "Amici dell'Arte" del FOL:

E' possibile leggere il libro online a questo link :

L'anima e' un pianoforte di Ursula Valmori

Ursula Valmori L'anima è un pianoforte.jpg
 
Oggi sono qui a salutare l'inaugurazione di una Mostra giovedì 7 marzo 2019 h 18.00 al MAMbo di Bologna a cui guardo con molta attenzione e pieno di aspettative, parlo di :

No, Oreste, No!


L'esposizione curata da Serena Carbone che ripercorre la vicenda del Progetto Oreste tramite i materiali che ne riguardano la vita e la storia: gli artisti con le loro vite e le loro ricerche e l’archivio composto da materiale audio-video e cartaceo.

No, Oreste, No!.jpg

Riporto dalla pagina web: No, Oreste, No! - Mambo

Oreste non era un collettivo, non era un sindacato ma, come spesso hanno ribadito i suoi ideatori, era “un insieme variabile di persone”, di artisti che si sono scelti e trovati per un determinato tempo per condividere una certa maniera di vedere il mondo. Il progetto Oreste non produceva opere e non faceva mostre, creava piuttosto spazi di relazione, di libertà e operatività. Cosa resta oggi di Oreste? La Project Room del MAMbo, così come allora, si trasformerà in uno spazio di relazioni. L’esposizione avrà come fulcro i materiali che hanno riguardato la vita e la storia di Oreste: gli artisti con le loro vite e le loro ricerche e l’archivio composto da materiale audio-video e cartaceo. Di ogni momento si esporranno testi, fotografie, libri, cataloghi e riviste per ricostruire il grande network che l’invisibile Oreste, in pochi anni, ha intrecciato con il mondo dell’arte. Mostra a cura di Serena Carbone.

Del "Progetto Oreste" ho più volte parlato qui sul forum ed anche (lo dico con orgoglio) nel mio libro "Anniniovanta 1990-2015. Un percorso nell'arte italiana" e tante volte ho anche citato il libro "Come spiegare a mia madre che ciò che faccio serve a qualcosa?" nato a seguito di un convegno sulle nuove ricerche artistiche tenutosi al Link di Bologna nel novembre 1997, sotto il pittoresco titolo Come spiegare a mia madre che ciò che faccio serve a qualcosa?, Salvatore Falci, Eva Marisaldi, Giancarlo Norese, Cesare Pietroiusti, Anteo Radovan, Cesare Viel e Luca Vitone hanno raccolto le impressioni, i dubbi e gli interessi di un folto gruppo di artisti, accomunati dalla voglia di lavorare insieme, in una fertile e spregiudicata apertura all’altro – sia esso l’amico, un passante, il vicino, il collega, l’esperto o, semplicemente, la realtà. Il libro ha il piglio del manifesto, ma senza proclami generazionali né sfrontati protagonismi; è piuttosto una riflessione a più voci sul significato delle relazioni umane e artistiche, in barba a chi ci vuole schiavi dell’immateriale tecnologico e della "società dello spettacolo".
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Fantin Emilio.jpg
 
Oggi sono qui a salutare l'inaugurazione di una Mostra giovedì 7 marzo 2019 h 18.00 al MAMbo di Bologna a cui guardo con molta attenzione e pieno di aspettative, parlo di :

No, Oreste, No!


L'esposizione curata da Serena Carbone che ripercorre la vicenda del Progetto Oreste tramite i materiali che ne riguardano la vita e la storia: gli artisti con le loro vite e le loro ricerche e l’archivio composto da materiale audio-video e cartaceo.

Vedi l'allegato 2582806

Riporto dalla pagina web: No, Oreste, No! - Mambo

Oreste non era un collettivo, non era un sindacato ma, come spesso hanno ribadito i suoi ideatori, era “un insieme variabile di persone”, di artisti che si sono scelti e trovati per un determinato tempo per condividere una certa maniera di vedere il mondo. Il progetto Oreste non produceva opere e non faceva mostre, creava piuttosto spazi di relazione, di libertà e operatività. Cosa resta oggi di Oreste? La Project Room del MAMbo, così come allora, si trasformerà in uno spazio di relazioni. L’esposizione avrà come fulcro i materiali che hanno riguardato la vita e la storia di Oreste: gli artisti con le loro vite e le loro ricerche e l’archivio composto da materiale audio-video e cartaceo. Di ogni momento si esporranno testi, fotografie, libri, cataloghi e riviste per ricostruire il grande network che l’invisibile Oreste, in pochi anni, ha intrecciato con il mondo dell’arte. Mostra a cura di Serena Carbone.

Ecco l'articolo che ho dedicato alla Mostra "No, Oreste, No!" che inaugura oggi al MAMbo dedicata a quel "Progetto Oreste" di cui ho scritto qui sul forum per la prima volta il 29 agosto 2013.

L'esperienza del Progetto Oreste

Non eravamo in tanti in quel 2013 a ricordarci e a parlare di Oreste... Eppure la storia sembra restituire lui quanto merita... Il tempo (almeno) a volte è galantuomo!​

Torniamo a parlare di ANNINOVANTA.

Quante volte visto che il tempo che ho sottratto alla famiglia e che sottraggo anche in questo momento loro mi è tornato alla mente questo vecchio libro/catalogo "Come spiegare a mia madre che ciò che faccio serve a qualcosa?" del 1998.

Chi di voi ricorda il Progetto Oreste - Wikipedia
 
Ecco l'articolo che ho dedicato alla Mostra "No, Oreste, No!" che inaugura oggi al MAMbo dedicata a quel "Progetto Oreste" di cui ho scritto qui sul forum per la prima volta il 29 agosto 2013.

L'esperienza del Progetto Oreste

Non eravamo in tanti in quel 2013 a ricordarci e a parlare di Oreste... Eppure la storia sembra restituire lui quanto merita... Il tempo (almeno) a volte è galantuomo!​

... in diretta dal MAMbo di Bologna ... Oreste ...

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Addio a Attilio Rappa

E’ venuto a mancare all’affetto dei suoi cari Attilio Rappa collezionista, mecenate e fondatore de “La collina di Loredana” a Pantelleria.

Solo adesso sono venuto a conoscenza della cosa e mi scuso in primi con i figli Vittorio e Elena per il darne solo ora notizia sul FOL.

Tra i vari siti web che ne hanno scritto mi piace segnalare l’articolo di Desirée Maida Muore a Pantelleria il collezionista Attilio Rappa | Artribune molto sentito e nel quale ha coinvolto alcuni tra i tanti che gli hanno voluto bene.

Personalmente di lui mi rimarrà sempre il bel ricordo di quando nell’agosto del 2017 ho avuto l’enorme piacere di incontrarlo nella sua Pantelleria in occasione dell’inaugurazione di una nuova opera scultorea a firma della Longo, L'arte vista da Sud: intervista a Francesco Pantaleone


Forse la notizia sarebbe stata da pubblicare qui Le brutte notizie dal mondo dell'arte due ma tanto è stato il trasporto e l'amore che ha avuto nel credere, sostenere e collezionare (anche) gli Artisti italiani della “Generazione anni ‘60” che mi sembra doveroso darne notizia in questo thread a loro dedicato.

Che emozione rivedere ieri sera all'inaugurazione dell'Opera "Victory" di Loredana Longo questo monumentale Lavoro di Massimo Kaufmann che avevo avuto il piacere di ammirare nei miei amati ANNINOVANTA a Milano presso Viafarini. "Tu chiamale se vuoi. Emozioni".

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Francesco Bocchini ⎢ Giovanna Caimmi

★ Cantieri Cristallino ★​

Francesco Bocchini.jpg
 
L’artista Filippo Falaguasta ha decorato a Milano la boutique Delvaux con un particolare effetto patinato in omaggio alla cultura di maestri milanesi come Gio Ponti e Piero Portaluppi, realizzando un disegno a losanghe, oltre a delle originali patines murales, come a rievocare un antico affresco poi rimosso.

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Filippo Falaguasta nasce nel 1965 a Sarmato (Piacenza) dove vive e lavora.


Falaguasta tratta la tela grezza come se fosse una parete, utilizzando la tecnica dell’affresco. Le sue tematiche si rifanno alla natura, a volte concettualizzata, altre volte del tutto assente per lasciar spazio a forme astratte
 
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